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Il papà di Chantal


di Alexia8
18.03.2016    |    12.777    |    9 9.7
"Bruciava un po e mi resi conto che era enorme, mi mise una mano sulla bocca per evitare che urlassi..."


Chantal la conobbi in chat e diventammo presto amiche.
Lei viveva a Lione ma era di origini di un paese vicino il mio dove tornava in vacanza con la famiglia.
Sarà stato il fatto che fosse cosí lontana dal mio mondo ma sta di fatto che é stata l'unica a cui confidai l'esistenza di Alexia.
Lei venendo da una realtà completamente diversa riusciva a capire quel mio modo di essere che da lei era piú che normale.
Gli confidavo le mie "scappatelle" ridendoci su e mi consolava quando coglieva il mio disagio nel non potermi esprimere in pubblico.
Fino a quando un estate con una mail mi disse che parlando di me con i suoi genitori mi volevano proporre di andare in vacanza per un periodo da loro.
Li per li restai dubbiosa, avevo molto da fare a casa, ma mi convinse lasciandomi intendere che avrebbe voluto uscire con Alexia per locali frequentati da altre come me, ed il fatto di sentirmi finalmente libera dove nessuno mi conoscesse era troppo irresistibile.
Il mio diventò presto entusiasmo e organizzando in fretta e furia mi ritrovai in Francia, era tutto meraviglioso e Chantal e la sua famiglia erano dolcissimi con me, mi diedero anche la vaga idea che sapessero di me piú di quanto fosse stato naturale racccontare ad un genitore.
La madre di Chantal si chiamava Annèt, una donna molto alta e bionda, avanti con gli anni ma di bella presenza, mentre il padre, Antonio, italianissimo sia nei modi che nell'aspetto, molto alto e dal fisico appesantito, con dei grossi baffi e sempre molto sorridente.
Passammo i primi giorni insieme visitando a destra e manca, fino al tanto desiderato venerdí.
Chantal era piú emozionata di me, io ero abbastanza spaventata, era sempre stato impensabile x me uscire da Alexia, ma lei mi rassicurava che nessuno per stada avrebbe badato a me, e che non si capiva nemmeno che non ero una donna, ma mi convinse sopratutto il fatto che il locale dove avremmo passato la serata era frequentato da transex ed era vicino casa.
Finalmente decisa mi preparai. vestii molto sobria, con una maglia a top leggermente scollata abbastanza larga, un jeans elastico molto attillato a vita bassa che lasciava uscire un po il perizoma e un paio di scarpe vertiginose smaltate fucsia che mi portavano a piú di 1 metro e 90.
Mi truccai molto bene grazie a Chantal, comprendo con un fondotinta molto leggero e con colori molto scuri sugli occhi il tutto spezzato da un rossetto rosso terribilmente appariscente.
Per la prima volta optai per una scelta mai pensata prima, avevo i capelli rasati sui lati ma molto lunghi sopra, cosí Chantal mi fece un acconciatura facendoli cadere tutti su un lato e con un filo di frangia su un lato del viso, e lasciai la parrucca a casa.
Mi sentivo bella da morire e naturalissima, é stata la prima volta che restavo io stessa affascinata dalla mia immagine allo specchio.
Mentre chiusi la porta alle mie spalle e misi per la prima volta i tacchi in strada dimenticai completamente chi ero prima e fu tutto una favola.
Camminando i ragazzi guardavano, gli uomini fissavano, ma sapevo che era perché ero bella, lo capivo dai loro sguardi e questo mi dava ancora piú convinzione, camminavo con sicurezza su quelle scarpe tanto alte che ad ogni passo facevano ondeggiare il mio sedere.
Conobbi molti amici di Chantal e tutti si mostrarono normalissimi con me, non li capivo molto bene ma furono tutti simpatici quella sera, andai con tutti loro a ballare come avrebbe fatto qualsiasi ragazza della mia età.
Sul tardi avevamo alzato tutti quanti il gomito con gli alcolici e l'atmosfera si fece piú calda.
Un certo André si mostrò molto interessato a me ma ero intenzionata a non eccedere troppo quella sera tanto l'indomani sarebbe stato sabato.
Era tardi quando Chantal mezza ubriaca mi disse che avrebbe passato la notte a casa di un ragazzo della comitiva di cui non ricordo il nome, io dissi che mi sarei fatta riacconpagnare passeggiando ad André.
Passeggiammo fino a casa mano nella mano, e gia sapevo l'indomani come sarebbe finita, sulla porta mi diede la buonanotte poggiandomi le mani intorno la vita e dandomi un bacio a stampo su un lato della bocca.
Ero felicissima di quella prima uscita di Alexia, di quella notte magica francese.
Entrai dalla porta un po inciampando, un po alticcia mentre sorridevo immersa nei miei pensieri, entrai nel buio del salotto ed accesi uno a caso degli interruttori che illuminò la luce soffusa di una lampada a parete.
Con il chiaro della luce mi imbarazzai vedendo Antonio seduto nel precedente buio della stanza.
Era sulla sua poltrona, mentre in una mano teneva una sigaretta e nell'altra un bicchiere probabilmente con del whisky, era mezzo addormentato o comunque frastornato dall'alcool.
Mentre rimase a guardarmi io sentii di cambiare colore e diventare rossissima, ero davanti a lui come ospite in casa sua, quasi ubriaca e vestita da donna, potevo solo immaginare cosa stesse pensando di me.
Fu lui a rompere il silenzio. "Ti sei divertita cara? Immagino che Chantal non rincaserà, beata gioventú".
Con quanta normalità viveva quella scena, la figlia era nel letto con chi sa chi ed io ero davanti a lui in uno stato che nel mio paese mi sarei dovuta sprofondare, e li capii quanto possono essere diverse le culture, e fu quella differenza che mi spinse in seguito a lasciare l'Italia.
"Non so se Chantal rientrerà, era con degli amici, io mi sono divertita molto, ma ero stanca e volevo rientrare".
Mi fissava senza mai distogliere lo sguardo, "Sei ancora timida, capisco come ti senti, mi ha raccontato Chantal quanto male vivi la tua sessualità, sappi che qui puoi essere chi vuoi e sarai accettata sempre e comunque in questa casa. E poi lasciatelo dire, sei bellissima".
Rimasi lusingata da morire dai suoi complimenti e quella sua riflessione mi sciolse.
"Grazie sei dolce, e sono felice di essere me stessa e che voi mi ci facciate sentire a pieno".
Si alzò un po a fatica dalla poltrona, nel frattempo mi voltai per poggiare le chiavi sul mobiletto, feci tutto talmente lentamente che lui con passi silenziosi si posizionò dietro di me poggiandomi delicatamente le mani sui fianchi.
"Io avrei pregato per incontrare qualcuna come te quando era il momento giusto".
Normalmente sarei rimasta pietrificata ma sarà stata quella serata irreale e il bicchiete di piú, ma mi sentivo sciolta e tutto mi sembrava normale.
"Il tempo é un limite che ci poniamo noi, é un pensiero che non mi aspetterei da chi mi ha dato il suo punto di vista sulla sessualità appena un minuto fa".
La sua presa sui miei fianchi si fece piú decisa e si poggiò dietro di me, era alto e sentivo la sua eccitazione poggiare sul mio sedere.
Mi sciolsi e piegai leggermente la testa dal lato della piega dei capelli lasciando scoperto il collo ed i miei intenti, sentii le sue labbra e i suoi baffi pungere sulla mia pelle, lasciando umido al suo passaggio, baciandomi piano fino all'orecchio.
Iniziai ad eccitarmi e i respiri si fecero pesanti, portai una mano dietro i miei pantaloni per tastare la sue eccitazione, era duro e fremeva nelle sue mutande.
Mi piaceva quella reazione che gli causavo, mi eccitava sapere che Chantal sarebbe potuta rientrare, che la moglie dormiva di sopra e sarebbe potuta svegliarsi, o anche solo capire in quel momento che era assolutamente immorale.
Pensavo di girarmi e inginocchiarmi davanti a lui, ma non ero io a condurre il gioco quella sera, mi sentii infilare la mano dentro i jeans elastici da dietro e scorrere sotto il perizoma tra le mie natiche.
Si sentiva che non era un ragazzo ma un uomo che sapeva quello che faceva, in un attimo sentii un suo dito ruvido e spesso entrarmi dentro, iniziando a farlo entrare ed uscure lentamente.
Abbassai un po la testa ed inarcai la schiena porgendogli il mio culo per facilitargli il gioco, mi sbottonai i pantaloni e li lasciai un po scendere.
I suoi movimenti si fecero piú frenetici mentre con la mano sinistra liberò il suo membro duro e umido, lo accarezzava avanti e in dietro liberando dalla sua pelle la sua testa rossa e gonfia, avrei voluto prenderlo in bocca ma mi limitavo a stare al suo gioco reggendomi con le mani al mobile per sostenere le mie gambe che tremavano.
Scese in ginocchio dietro di me e sentii la sua lingua unida e calda sul mio buchino ormai a sua bella vista, a quel tocco sospirai iniziando a gemere.
Continuò qualche minuto creando un lago di saliva tra il mio sedere scendendo del tutto i miei pantaloni, poi si rialzò e sentii il suo cazzo iniziare a spingere dietro di me, sarà stato l'eccitamento o l'umido creato dalla sua linguà ma entrò dopo un paio di spinte.
Bruciava un po e mi resi conto che era enorme, mi mise una mano sulla bocca per evitare che urlassi.
Me ne stavo li in piedi poggiata al bordo del mobile con i pantaloni mezzi scesi e quel membro enorme che mi spingeva e mi apriva scopandomi ora con piú convinzione.
Godevo come poche volte avevo fatto prima, piú mi scopava e piú scendevo con la schiena porgendogli meglio il mio culo e facendolo entrare di piú, mi teneva per i fianchi e spingeva ad ogni colpo piú dentro senza fare nemmeno un verso.
A un tratto rallentò e io d'istinto mi risollevai dritta e lo tirai fuori da me, restò un po spaesato, mi voltai e prendendolo per il bordo della camicia lo spinsi facendolo camminre all'indietro fino alla poltrona spingendolo a sedersi.
Mi misi a cavallo su di lui facendolo rientrare dentro me con la mia mano, mi impalai su di lui e iniziai a muovermi da prima dolcemente, accarezzandogli il petto mentre dall'eccitazione mi mordevo il labbro sbavandomi un po il rossetto, per poi aumentare il ritmo e cavalcando su di lui come una forsennata.
Il suo viso perse un po della sua sicurezza e smorfie di goduria lo ingannavano e capii che non mancava molto, salivo e scendevo per tutta la sua lunghezza stringendolo dentro di me fino a che iniziai a sentire le sue contrazioni, lo sfilai e iniziai a segarlo con la mano dietro indirizzandolo sul mio sedere mentre fissavo il suo sguardo ormai in un lago di sudore e ansimante.
Bastarono pochi giochi di mano e sentii i suoi schizzi sulla mia pelle, colavano come una pioggia bollente dietro di me mentre gli ultimi gemiti ci accompagnavano in quell'orgasmo da brivido.
Finito mi riverstii senza dire nulla e andai a dormire.
La mattina ci salutammo a colazione come se nulla fosse successo, in fondo ero troppo eccitata a pensare a quel mio primo sabato francese.
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