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La Metro bollente che porta al mare di Roma


di Membro VIP di Annunci69.it GiadaLabbraBollenti
26.08.2014    |    20.320    |    7 9.2
"Finisce sempre di imboscarsi tra le dune a succhiare bei cazzi vogliosi che poi mi sfondano il culetto di burro caldo e fuso che ho..."
E' estate, fa caldo. A Roma per fortuna c'è a pochi minuti il mare, così armata di zoccoli, pareo, bikini ed occhiali da sole vado in spiaggia. Adoro le palpatine al culetto di giovani maschi arrapati nel bus che porta ai Cancelli. Finisce sempre di imboscarsi tra le dune a succhiare bei cazzi vogliosi che poi mi sfondano il culetto di burro caldo e fuso che ho. Passa la giornata tra un bagno ed una dissetante doccia di sperma di gruppi di maschietti e riprendo la Metro per tornare a casa.
Trovo posto in fondo al vagone, e' sera e non funzionano le illuminazioni interne. Nonostante questo e' piena di gente che torna a casa. Alla seconda fermata dal capolinea entra tra urla e spintoni un gruppo di amici saranno stati una trentina, tutti giovani dai venti ai trent'anni. Come spesso capita nei branchi c'è il capo che comanda, il più duro di tutti e gli altri che seguono. Così il capo mi nota e leggo nei suoi occhi subito le fiamme del desiderio. E' un bel marcantonio alto sul metro e novanta, moro, muscoloso, e subito mi immagino chissà che cazzone avrà. C'era però gente e penso che nonostante fossimo in penombra potevo solo fantasticare. Poi essendo in compagnia non è detto che tutti avrebbero gradito che fossi una Troia ma trans.
Cerco di distrarmi girandomi dall'altra parte quando all'improvviso sento strusciare sul mio culetto un chiaro ed enorme cazzone durissimo ma non ho il coraggio di fare niente. Il dondolio della metro e la penombra rendono tutto eccitantissimo tanto che senza volerlo muovo il culetto per sentire meglio questo palo di carne che preme su di me. Dopo pochi minuti noto che le persone intorno a me non sono più le stesse. Senza farsene accorgere tra una spinta e l'altra il gruppetto di maschi mi aveva circondata. Su un lato avevo la parete del vagone ma tutto intorno ero circondata di maschi vogliosi.
Mi girai un istante e come mi aspettavo il loro capo era dietro di me ad appoggiarmi il suo cazzone sul culetto. Fu in quel momento che dopo uno sguardo complice sentii la sua poderosa mano sulla testa che mi spingeva in basso per farmi inginocchiare. Mi tremavano le gambe dalla paura ma alla fine trenta ragazzoni alti e piazzati facevano muro ed impedivano a chiunque di vedere. Così provai ed in pochi secondi i due davanti si abbassarono il costume spingendo prima uno poi l'altro la mia testa sui loro cazzi duri come il marmo. Iniziai a succhiare avidamente eccitata dal rischio della situazione e dalla bellezza di quei giovani maschi vogliosi di sborrare. Loro rimasero impassibili, non gemevano, stavano in silenzio mentre ad uno ad uno sborravano nella mia gola profonda e si cambiavano di posto. Intanto si susseguivano le fermate, che io non vedevo, intenta solo a far godere questi maschi. Qualcuno si fece pure il doppio giro nella mia bocca quando all'improssivo il loro capo, mi fece mettere a pecorina. Slacciai il pareo, lui scostò il perizoma e spinse il suo cazzone enorme, duro come il marmo e nodoso, di quelli dritti e grossi che in un solo colpo secco mi entrò dentro facendomi lanciare un urlo strozzato dalle possenti mani che mi tapparono la bocca per non destare sospetti.
Nonostante avessi preso non pochi cazzi nel mio culo fighetta, già bagnato, il suo era davvero enorme. Ben presto i miei urli si trasformavano in mugolii, ero bagnata, come sa bene chi mi ha scopata mi si inumidisce il buchetto sfondato, proprio come una figa. Godevo a sentirmi trapanata da quel cazzone mentre gli altri due attorno a me, di nuovo eccitati mi facevano succhiare i loro cazzi nuovamente duri.
L'estasi la raggiunsi quando sentii i colpi aumentare mentre il cazzone già duro diventava sempre più duro fino a sentire i flotti di sperma pulsare dentro di me allagandomi il culetto già fradicio. Mi ressi alle gambe dei maschi attorno a me per non cadere. Con assoluta naturalezza ed un po' di spavento riemersi in piedi infarcita come ero di bianco nettare ingoiato ed ora anche iniettato nel mio culetto.
Il capo mi allunga un bigliettino ed alla chetichella i ragazzi uno alla volta si allontanano come se niente fosse stato. Il treno si ferma e tutti scendono.
Scendo anche io a Porta San Paolo e apro il bigliettino.
Scopro, felice, il numero di cellulare.
Sarà l'inizio di una bella amicizia con quel gruppo di maschietti che tornarono pochi giorni dopo a trovarmi.
Stavolta a casa. A fare la loro Troia, come piace a me :-)
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