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Tiramela fuori


di Membro VIP di Annunci69.it evapetra
20.07.2016    |    12.097    |    6 9.5
"Le sue dita entravano e uscivano senza problemi, quando erano fuori, con la mano, mi sculacciavano e poi ricominciavano ad ispezionare il buco, bollente..."
Nel tempo la nostra intesa e la nostra complicità si sono intrecciate in un mix che ci regala, ogni volta che ci vediamo, momenti di godimento puro.

Dalla prima volta in cui ci siamo incontrati è nato un feeling che ci permette di assaporare, sempre di più, le gioie del sesso ma e non secondariamente, sappiamo anche condividere riflessioni, pensieri e opinioni che rendono l’incontro ancora più piacevole e completo.

Tutto è iniziato un po' di tempo fa, qualche scambio di messaggi e poi l’incontro.

Si è presentato in tenuta sportiva ma, senza troppi convenevoli, si è spogliato mostrando un corpo atletico, frutto dei tanti sport praticati.
Dalle foto si vedeva una dotazione di tutto rispetto, confermata poi dal vivo.
Il cazzo, già barzotto, si è ingrossato nella mia bocca e si è rivelato essere una xxl capace di regalare momenti felici.

Ho capito dalla sua reazione che il pompino era di suo gradimento, il cazzo si induriva sempre di più, i colpi di bocca, i movimenti con la lingua, le leccate dell’asta e delle palle lo eccitavano parecchio.

Con il tempo ho capito cosa piace al suo cazzo e ho capito cosa devo fare per farlo crescere e indurire.
Inizio a prenderlo in bocca e, mentre la mia lingua rotea attorno alla sua cappella, si indurisce.
Una volta duro il mio compito è mantenerlo così perché poi, quel palo di carne, mi regala sensazioni uniche.
La mia bocca lo succhia e lo aspira e, lentamente, faccio colare la mia saliva su quell’asta raccogliendola poi di nuovo con la lingua che lecca quel cono sempre più avidamente.

Lo succhierei per ore, lui seduto o sdraiato mi incita a continuare, a fargli vedere quanto mi piace.
In quei pochi istanti in cui non è nella bocca, mi piace guardarlo, è davvero un cazzo grosso, in cui l’asta, la cappella e le palle rispettano pienamente le proporzioni.
Quando esce dalla bocca lui mi richiama al mio dovere “non devi farlo uscire”, “chi ti ha detto di farlo uscire”, “tienilo dentro”; non è una sofferenza, anzi.

I movimenti devono essere lenti “con calma”, la mia bocca deve gustare ogni centimetro e il suo cazzo deve essere stimolato in tutti i punti.
È lui che decide il ritmo, regola i movimenti, affonda e allenta la presa fino a quando, di colpo, decide di scoparmi la bocca.
Mi blocca la testa e spinge.
Mi manca il respiro, mi sento soffocare ma lui non arretra, “tienilo dentro”; io cerco di assecondarlo, continuo la mia pompa perché il bello deve ancora venire, questa è l’anteprima.

So che se la mia pompa, con tutti i trucchi che ho imparato, è di suo gradimento poi guadagno il palo, turgido e venoso, dritto nel mio culo.

Lo succhierei per ore, il suo cazzo non mostra segni di cedimento e la mia bocca è come se fosse calamita da quell’asta.
I suoi gemiti e i suoi commenti mi eccitano e mi fanno succhiare sempre di più.

Non ci piacciono le cose fatte con fretta, il sesso va goduto lentamente per scoprire nuovi piaceri.

Una sera, mentre io ero sdraiata intenta a prendermi cura del suo cazzo ha cominciato a giocare con il mio culo.
Due schiaffi sulle chiappe per farmi capire che il mio lato B doveva essere lasciato a sua disposizione.
Ha sputato sul buco per lubrificarlo e ha iniziato a infilare un dito. Nelle nostre chiacchiere avevamo parlato
di dita nel culo, se l’era ricordato “non volevi questo?”, non potevo tirarmi indietro, anche perché lui non avrebbe arretrato dalla sua idea.

I miei movimenti sono così aumentati per fargli capire che stava toccando una corda giusta.
Il buco ha cominciato lentamente a cedere e le dita sono diventate due. Il mio pompino era adesso regolato dalle sue due dita che mi allargavano il buchetto. Il terzo dito è entrato e l’eccitazione è aumentata, volevo sentire tutte le sue dita dentro, attraverso i movimenti della mia bocca volevo fargli capire di andare avanti, di forzare, di provare a infilare tutta la mano.
Non sentivo male, sentivo la voglia aumentare e il suo cazzo diventare ancora più duro.
Le sue dita entravano e uscivano senza problemi, quando erano fuori, con la mano, mi sculacciavano e poi ricominciavano ad ispezionare il buco, bollente dalla voglia, bagnato dall’eccitazione e voglioso di continuare. Le dita continuavano ad aumentare e mi scopavano senza tregua, la bocca era piena di cazzo ed era scopata anche lei dai colpi che sferzava.

Ormai eravamo in piena eccitazione e, ad un certo punto, mi ha messa a novanta, culo in aria e schiena inarcata, ho capito cosa volesse fare.
Ho lasciato fare.
Un colpo deciso. Uno solo. Senza troppi convenevoli.
Il suo cazzo era tutto dentro.
Con un affondo lo aveva infilato fino alle palle. Il culo, preparato dalle sue dita, era pronto.

È iniziata la monta.

Una cavalcata senza tregua, con il cazzo che non usciva mai completamente ma che affondava e sfondava. Colpi decisi, colpi precisi, colpi esperti. Il cazzo non usciva mai completamente, arrivava alla cappella e poi rientrava.

Ha preso il telefono e ha fatto un video, in cui si sentono i gemiti e i colpi contro le mie chiappe.

Ma la pompa è il nostro fil rouge.

Dopo la monta, dopo che il suo palo, dritto nel culo, mi aveva allargato e aveva fatto pulsare il mio buco per la voglia, per il dolore iniziale e per il piacere che ne è seguito, ho ripreso a succhiare.
Ha fotografato il mio pompino da angolature diverse.

Era giunto il momento, lui in ginocchio sul letto mostrava il cazzo dritto come un fuso e duro come la pietra, l’eccitazione era reciproca; “Tiramela fuori”, ha detto.
Il mio compito era adesso quello di liberare il suo succo.
Il cazzo era stato così stimolato che la crema era quasi pronta.

Stava per esplodere.

Ho succhiato alternando forza, passione e delicatezza, ho usato solo la bocca o ho accompagnato i movimenti con le mani, lasciando colare un po' di saliva e sfiorando l’asta con le dita.

La stimolazione era così più profonda, la cappella era presa in carico dalla bocca e l’asta dallo sfioramento delle mie dita.
Il momento stava per arrivare.
“Tiramela fuori”, ha ripetuto.
La cappella si è gonfiata ancora di più. Ho proprio sentito la pressione sulla mia lingua. Il cazzo, già di marmo, si è indurito ancora di più, i suoi respiri si sono fatti più profondi, il suo ventre si è contratto, ho sentito il suo succo salire dalle palle, percorrere l’asta e, di colpo, un getto potente mi ha inondata.
L’avevo letteralmente tirata fuori, missione compiuta.

Di fantasie ne abbiamo parecchie, credo seguiranno altri racconti.
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