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Un trav chiamato Desiderio -parte 2


di passivocaserta
12.07.2014    |    10.568    |    9 9.6
"Mi chiese come mai avessi fatto tutta quella scenata la settimana precedente se poi nella realtà dentro me già esisteva Desiderio..."
Lo feci accomodare sul divano. Lui era sorpreso, quasi scioccato nel vedere una versione di me completamente diversa da Andrea, non si aspettava di consocere Desiderio soprattutto in ragione di quanto accaduto la settimana prima.
Si accomodò tra l’imbarazzato e l’eccitato. Gli chiesi cosa gradisse bere e mi rispose che preferiva un whisky.
Mi accomodai di fronte a lui e iniziò a fissarmi. Leggevo nei suoi occhi una eccitazione smodata e una passione che non avevo ancora avuto modo di vedere in nessuno degli uomini che avevo avuto.
Mi chiese di accomodarmi accanto a lui sul divano perchè così avrebbe conversato con me più a proprio agio.
Mi ero vestita secondo i miei gusti. Amo il nero, soprattutto il pizzo nero. Avevo messo un body nero attillato con maniche lunghe trasparenti velate, una minigonna in macramé nera effetto vedo non vedo, collant nere interamente ricamate a motivi floreali con la riga dietro e tacchi a spillo 13 cm. Un trucco non pesante con un fondotinta chiarissimo, ombretto nero, eyeliner stile egiziano ,rossetto e fard marrone e un’acconciatura lunga e liscia con frangia davanti.
Il pallore della mia pelle spiccava sotto le trasparenze del nero. Sotto la gonna di macramé si intravedeva un perizoma nero a filo che lasciava in trasparenza due natiche formose.
Avevo concluso l’opera con qualche goccia di profumo Sicily di Dolce e Gabbana.
Appena mi sedetti accanto a lui, nel continuare a parlarmi mi prese la mano e la strinse a sé.
Mentre parlavo con lui guardandolo negli occhi, ogni tanto sbirciavo la patta dei suoi pantaloni per vedere se e quanto fosse cresciuta.
Lui faceva finta di non accorgersi di questi miei repentini cambiamenti di sguardi.
Mi chiese come mai avessi fatto tutta quella scenata la settimana precedente se poi nella realtà dentro me già esisteva Desiderio. Gli dissi che la mia reazione era stata di paura e di diffidenza perché in fondo lui era un amico di mio fratello e non mio.
Mi passò le dita attorno alle labbra e accostò il suo viso accanto al mio. Mentre iniziò a mordicchiarmi il lobo di un orecchio, mi prese la mano e la appoggiò sulla patta dei suoi pantaloni.
Dio , il suo cazzo era un pezzo di marmo e che cazzo! Istantaneamente pensai alla moglie e a quanto fosse fortunata ad avere un marito così bello e bono.
Mi colse all’improvviso un leggero senso di sadismo. Gli chiesi di chiamare al cellulare sua moglie e facendo finta di essere ad una cena di lavoro di conversare con lei per qualche minuto con la scusa di riportargli i dettagli della cena e di quanto fosse noiosa la serata.
Sorpreso, per non contrariarmi acconsentì.
Nel momento in cui la moglie rispose al cellulare, mi inginocchiai tra le sue gambe e gli sbottonai il pantalone.
Indossava slip neri da cui faceva bella mostra di sé un cazzo turgido. La sua pelle ambrata e vellutata induceva a baciarla e leccarla tutta.
Inginocchiata tra le sua gambe, mentre parlava con la moglie al telefono, iniziai a mordicchiargli il cazzo da sopra gli slip, a prendere le palle in bocca . Sentivo che gemeva ma cercava di reprimere i gemiti altrimenti la moglie li avrebbe sentiti.
Gli tirai fuori la capocchia del cazzo dal lato sinistro degli slip e iniziai a slinguarla.
Ad ogni slinguata lo sentivo gemere e sussultare sul divano.
Si stava bagnando.
Gli feci cenno di continuare la telefonata e mentre lui conversava iniziai a fargli un pompino che credo non dimenticherà mai più in tutta la sua vita.
Ad un certo punto era troppo eccitato e decise di chiudere la chiamata con la moglie.
Mi alzò la testa dal suo cazzo e mi baciò, infilandomi la lingua in bocca in uno scambio che durò vari minuti.
Ripresi a succhiarlo avidamente , a succhiare le palle e a mordicchiarle nel piacere di sentire i suoi gemiti.
Al culmine dell’eccitazione mi venne in bocca. Fiotti possenti e consistenti. Mi passai il suo cazzo ancora sborroso sul viso e, a mo’ di lucidalabbra, sulle labbra.
Mi riprese la testa tra le mani e mi baciò di nuovo volendo condividere con me il residuo del suo dolce latte.
Era esausto ma pronto dopo una breve pausa a ricominciare.

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