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Dalla webcam al letto.... (1^ parte)


di sicilturiddu
20.02.2015    |    7.460    |    3 5.8
"Ci accomodammo entrambi, mentre Lei si aggirava per la stanza mettendo in bella mostra la sua camminata, sfoggiando la sua solarità e il suo fascino di DONNA..."
Subito dopo l’estate del 2014 conobbi una coppia pugliese, incrociata per caso su questo sito; solita presentazione, soliti convenevoli e scambi di opinioni; lei LICIA cinquantenne appena, lui GIACOMO più vicino ai sessanta che ai cinquanta. Inizialmente i contatti li tenne Lui, ma in seguito, constatato che s’era creato un certo feeling ed una certa fiducia, chiesi se era possibile interloquire anche con Lei. La disponibilità fu immediata, chattammo per una mezz’oretta circa, ci scambiammo opinioni di intimità (Lei come coppia, io come singolo): rapporto anale, cunnilingus, fellatio, doppia penetrazione, rapporti sessuali, esperienze, possibilità di incontrarci; diciamo il quadro generale per poterci conoscere e scoprire le velleità e le aspirazioni reciproche.
Dopo qualche giorno ci ritrovammo nuovamente a chattare; fu Lei quella volta a smanettare sulla tastiera del PC; cercai di spingere un pò sull’acceleratore chiedendole se era disposta a vederci in cam: la risposta fu affermativa. Accendemmo la cam: ai miei occhi si presentò la bellezza femminile per eccellenza, rimasi immobile ad ammirarla, un pochino in carne ma non grassa, un viso celestiale, una bellezza mediterranea affascinante, due occhi che bucavano lo schermo, un seno di una 4^ appena coperto, un fondoschiena ed un monte di venere attraversati uniti da un cordino dorato che copriva appena la peluria e che saliva per andarsi ad intrecciare con l’altro capo del cordino che saliva nell’incavo del lato B e cingeva la vita. Nulla da invidiare alle sgallettate che appaiono in TV, sui vari canali commerciali o sulla TV pubblica. Lui stava sdraiato sul divano in mutande senza maglietta. Io ancora vestito, non potei far altro che togliermi la camicia e la maglietta sottostante, mi sfilai i pantaloni dopo essermi slacciato le scarpe, rimasi solo coi boxer; l’eccitazione e la voglia di vedere Lei in costume adamitico, erano alle stelle.
Lei fece una risatina di piacere un pò offuscato, Lui mi face segno con la mano in segno di saluto; mi chiesero di accendere l’audio, per parlare dal vivo in diretta. Così, dopo un breve scambio di complimenti reciproci, per lo stato fisico reciproco; Lei mi chiese di mettermi in mostra per apprezzarne le possibili qualità, ma che non sarebbero state determinanti ai fini di un possibile incontro. Infatti precisò subito che il coinvolgimento cerebrale era per Lei predominante rispetto alla dotazione sessuale. Mi sfilai i boxer, facendoli scivolare lentamente, Lei era fissa con lo sguardo sulla cam, in attesa di veder spuntare da sotto il mio copricazzo, il giocattolo anche se solo in video. Giocai un pochino con Lei, facendo fare capolino alla cappella, per poi ritrarla; ripetetti questo per tre volte, con Lei che si divertiva ridendo e che di rimando s’infilo la mano sotto il tanga fingendo una penetrazione masturbatoria. Non andammo oltre; ci bastò l’approccio a farci capire che era nata un’AMICIZIA sincera, rispettosa anche se trasgressiva, fino al punto che decidemmo d’incontrarci in Puglia, ma con una condizione: senza impegno alcuno. Fissata la data di un weekend, mi misi in viaggio di buon mattino di un sabato; prima di mezzogiorno ero già sull’uscio di casa loro.
Sono stato accolto con la gentilezza, la simpatia, la gioia e l’ospitalità, riservata a qualcuno di molto importante. Era quasi mezzogiorno.
Mi ha accolto Licia con l’abbraccio delle sue mani al collo, con un bacio su entrambe le guance; io accennai a un bacio sulle labbra, ma Lei è riuscita a scansarsi evitandomi di gustarne il sapore; mentre Giacomo si accingeva a chiudere l’uscio di casa. Il quale girandosi su se stesso ci trovò ancora stretti nell’iniziale abbraccio; strinsi la mano a Lui e con la sinistra mi permisi una pacca sulla sua spalla in segno di complimento, che Lui accetto ricambiandomela.
Notai la tavola ellittica apparecchiata di gran lusso, per tre persone, con candelabro a tre braccia in argento e candele rosse accese, bouquet di fiori a centro tavola, vettovagliamento di pizzo ricamato a mano, posate d’argento, piatti Royal Copenhagen, bicchieri in vetro di Murano multicolori per tre bevande; per non dilungarmi, un paradiso di eleganza, di stile e di buon gusto; come le foto e l’abbigliamento intimamente sex che Lei indossa durante l’apertura dell’obiettivo manovrato da Giacomo, regista e artista della bellezza.
Indossava Lei un vestito leggero a sacco multi cromatico, scollato, smanicato, un po’ sopra il ginocchio, con soggetto la campagna pugliese in primavera, con case sullo sfondo e verde abbondante, una meraviglia della natura come Lei; dalla scollatura apprezzavo l’avvallamento tra i suoi seni prosperosi, che facevano capolino dai lati delle ascelle; una visione iniziale non male, anzi che in cuor mio prometteva bene, (anche se la condizione iniziale era stata: senza impegno alcuno).
Il trucco appena accennato e accettabile, labbra in rosso sfumato e unghie un pò lunghe dall’effetto cromatico leopardato, fede nuziale all’anulare sinistro, due anelli per ogni mignolo. Giacomo mi invitò, accompagnandomi ad accomodarmi sul divano che loro utilizzano per le video riprese in cam.
Ci accomodammo entrambi, mentre Lei si aggirava per la stanza mettendo in bella mostra la sua camminata, sfoggiando la sua solarità e il suo fascino di DONNA e di FEMMINA.
L’ammiravo guardandola dal basso verso l’alto passo dopo passo, sperando che quel vestito multi cromatico si alzasse sempre più a ogni suo movimento leggiadro e ancheggiante, sopra un paio di stivaletti con tacco 8-10 non più.
Dopo un paio di minuti Lei si avvicinò a me porgendomi la mano sinistra in segno di invito ad alzarmi, così feci avvicinandomi, una volta in piedi, sempre più vicino al suo viso, sfiorando con le mie labbra la sua fronte.
Mi ha accompagnato alla tavola già apparecchiata, indicandomi di accomodarmi alla testa della tavola, mentre Lei prendeva posto alla mia destra e Giacomo alla mia sinistra.
Le chiesi di indicarmi il bagno per lavare le mani, mi ha fatto strada in un corridoio in fondo alla stanza, girando a destra ha aperto la porta del bagno e acceso la luce posta all’interno dello stesso, mi disse: “prego qui c’è il lavabo ed il sapone liquido e qui l’asciugamano”, ha aspettato che finissi e mi ha accarezzato le mani appena lavate ed asciugate ma ancora umide, dicendo “mani grandi hai” e prendendomi per mano mi ha riaccompagnato a tavola.
Giacomo intanto, rimasto seduto, aveva versato l’aperitivo nei bicchieri e appena ritornati si alzò e porgendo a me e a Lei i bicchieri, alzò il suo invitandoci a fare altrettanto, bevemmo e ci accomodammo.
I miei occhi guardavano all’indirizzo di un solo “obiettivo” il suo corpo e il suo prosperoso e semiaffiorante seno.
A dire il vero non ero imbarazzato a lanciare sguardi verso il suo seno e nemmeno verso i suoi occhi, per incrociare il suo sguardo, per carpire qualche sfumatura o qualche sua sensazione, che mi comunicasse quale piega avrebbe preso la giornata.
Iniziammo a pranzare, con un consistente antipasto di specialità pugliesi, verdure in pastella soffritte, salumi di suino, formaggi che sconoscevo, tutti in bagno di vino locale di gusto leggero e scorrevole.
Ero tentato di tanto in tanto di accennare a farle il piedino per poter avere almeno un contatto fisico con Lei, di nascosto agli occhi di Giacomo.
Quando iniziavo a stenderlo, lo ritiravo di colpo per non venir meno a quanto concordato con loro: “senza impegno alcuno sul piano sessuale”; ma soprattutto perché ho ritenuto di mantenere la mia promessa e di rispettare l’impegno preso, per non passare come un poco di buono o un “arrapato di sesso”.
Mi sono imposto di resistere, anche a costo di farmi una sega dopo essere andato via.
Il pranzo proseguì nella norma con primo piatto di orecchiette alle cime di rapa e sughi vari, preparati da Lei; il secondo a base di agnello arrosto e salsicce di suino al forno, insalate miste, sempre il solito buonissimo vino, frutta mista: mele, pere, banane, kiwi e poi fragole con panna.
Alla vista delle fragole e della panna la mia mente andò in estasi con fantasie erotiche sessuali: la panna spalmata sulle sue tette e sulla sua figa, consumarla leccandogliela lentamente ma con molta passione, carica sessuale fino a portarla all’estasi dei sensi e del piacere sublime, che ho dovuto immediatamente accantonare per le motivazioni anzidette.
Smessi “i buoni propositi o come dire i cattivi pensieri” alla vista delle fragole e della panna, mi son concentrato come spesso feci, ad ammirare le tette e le sue grazie corporee visibili.
Ho pure accennato a provocarla un pò, presi una banana accennando a dei gesti erotici maneggiandola con delicatezza e con movimenti masturbatori maschili.
Appena accortasi ha subito girato gli occhi su Giacomo per distogliersi da quella visione e ad invitarlo a prendere delle iniziative per iniziare la serata in modo a me gradite; ma era solo una mia fantasia che abortì immediatamente, quando Giacomo accennò: “Licia il dolce? Si sta facendo tardi, il riposino pomeridiano non me lo voglio perdere”.
Queste parole per me risuonarono come un invito ad accelerare la fine del pranzo, perché Lui aveva sonno e l’ospite era già di troppo; ma non potei reagire ma assecondarlo; di tutta risposta dissi: “Si Licia vero, Giacomo è stanco ed ha sonno ed io debbo intraprendere la strada di ritorno verso la Sicilia, nonostante siano trascorsi solo tre ore e mi aspettano circa 500 km di strada, se per cortesia potremmo stringere i tempi”.
Licia a questo mio invito rispose di botto e con aria stizzita e ferma: “Giacomo se Tu hai sonno sai ad occhi chiusi come raggiungere la camera da letto; e tu Turi non preoccuparti, i 500 km di strada non ti permetterò mai di percorrerli dopo un pranzo e con il rischio di addormentarti nella fase digestiva; il rischio è troppo e non desidero avere sulla mia coscienza il rimorso di un eventuale evento negativo; tu sei un nostro amico e tale devi rimanere per tutti i giorni che rimarremo su questa terra; questa è la mia volontà, questa è la mia decisione, Turi rifletti bene; rimarrai qui questa notte, riposerai e domattina rilassato, fresco dopo una notte di sonno riprenderai il ritorno verso la Sicilia nella tarda mattinata in modo che tu possa arrivare a casa prima che faccia buio, ok Turi?”
Al cospetto di così umano e saggio invito e volontà sua, non ebbi dubbi ad accettare la proposta, in quanto erano già trascorse le 15, obbiettivamente e saggiamente, come da Lei suggeritomi, acconsentii a rimanere a casa loro con un: “Si Licia, tu sei anche una madre non solo una Donna”.
E fu così che Giacomo, con la palpebra semichiusa o semiaperta, si concedò da noi dalla stanza da pranzo, lasciandoci soli: io sdraiato sul divano e Lei indaffarata a sparecchiare la tavola, quando di colpo disse: “Giacomo ma il dolce non lo gradisci?”, rispose Lui: “No grazie, adesso non più sono già abbastanza pieno ed il sonno non riesco a contenerlo, scusami Turi ma non ce la faccio…., a più tardi e buona digestione a voi”, rispondemmo insieme io e Lei con un: “BUONA PENNICHELLA Giacomo a più tardi….”. Le lancette dell’orologio segnavano le 15.30 circa.
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