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I momenti di gioia (prima parte)


di cuckold211
05.06.2016    |    11.142    |    5 8.5
"Grosse gocce di sperma denso, si aggiunse alla parte liquida già raccolta e contenuta nella mia bocca..."
Un giorno, di ritorno dal lavoro, trovai sul mio scrittorio degli appunti relativi a pensieri, appresso riportati, vergati da mia moglie, che, a proposito della nostra vita trasgressiva, mi metteva a parte del suo animo aperto, felice e colmo di speranza per il futuro. Questo il loro tenore:
"Le strade sono per correre, l'acqua per sguazzare, la bocca per ridere, il corpo per saltare, per rotolare..........
Nel mondo dei bambini tutto sembra creato apposta per soddisfare un gusto matto a divertirsi.
Il gioco, nell'infanzia, è la principale forma di espressione, è un contatto con la realtà che coinvolge dalla testa ai piedi, lascia spazio alla fantasia, alla creatività, al piacere di momenti liberi e istintivi del corpo, sì, lascia spazio alla gioia che, solo in questo periodo della vita, è una dimensione naturale.
No, è difficile da adulti, tornare a quel mondo, a quella stessa libertà. Troppe cose in mezzo, e, forse, si va anche al di là del giusto far coincidere la maturità con la serietà, con la negazione del gioco e, quindi, con la privazione di tanti momenti di gioia.
E' vero che col tempo subentra la ragione, che si diventa più consapevoli... e già questo impedisce di vivere con allegria.
E' anche vero, però, che il bisogno di gioia, di originalità, di spontaneità, di espressione e comunicazione attraverso il linguaggio del corpo, esigenze che stanno alla base del gioco, rimangono anche nell'età adulta.
Il guaio è che, purtroppo, presi dal tipo di vita come il nostro, teso a rincorrere le esigenze del domani, le gioie si riducono a poche e comunque lontane dall'assecondare gli istinti.
Giornate passate in automobile, gratificazioni cercate nell'abito nuovo, nell'oggetto diverso, giochi "da grandi" fondati sulla fortuna e sulla competitività, sono gli svaghi, le evasioni più comuni e non sanno, riconosciamolo, né di spontaneità né di allegria, e men che meno di gioia. Per non parlare, poi, della repressione, che quotidianamente viene esercitata dal lavoro e dalle norme di comportamento, sulla fantasia, sull'energia del corpo, sulla sessualità.
Da queste condizioni, se vissute passivamente, rischia di uscire impoverito non solo l'individuo, ma anche ogni rapporto umano, compreso quello che per sua natura si fonda sulla gioia e sulla spontaneità: il rapporto d'amore tra un uomo e una donna.
C'è posto, nella storia di una coppia, per tanti momenti di benessere, di felicità... ma quanti di noi vi si lasciano andare, consapevoli della ricchezza insostituibile di questi attimi?
Generalmente, alle esigenze di gioco e di allegria, si dedica poco tempo, dando la precedenza ad altri bisogni materiali, molto spesso individuali, che sembrano più importanti, ma non sempre lo sono.
Ai momenti della gioia comune si riservano i fine settimana, i giorni delle vacanze, e non è raro, quindi, ritrovarsi così disabituati al piacere, da essere incapaci di viverlo con la giusta scioltezza, ma, anzi, di viverlo con un senso di colpa.
Eppure basta pensare perché ci si sceglie, perché ci si piace, la nascente curiosità dell'una per l'altro, ed è subito chiaro quanto i momenti di gioia siano essenziali all'amore, perché nasca e viva.
Improvvisa, dolce ed immediatamente travolgente, la gioia può nascere in qualsiasi momento della giornata, purché la si sappia riconoscere ed accettare: può essere la telefonata inattesa, l'incontro non programmato, il regalo che arriva di sorpresa.
Ma è anche la normalità se viene vissuta senza pigrizia, con fantasia. E' gioia, ed ogni volta nuova, ritrovarsi la sera e dissolvere la stanchezza di tutto un giorno nel piacere di stare vicini, di sentirsi, di comunicare i fatti ed i turbamenti non solo con le parole, ma anche con gli sguardi, con gli abbracci, con un linguaggio d'amore che s'impara a poco a poco in due, con una gestualità che non conosce la fretta.
Darsi tempo per amarsi bene è un bisogno primario, da assecondare: è gioia, allora, scoprire gli infiniti spazi nella propria sensualità, godere il calore delle carezze, sentirsi assaliti e sorpresi, mille volte, da brividi nuovi; è gioia guardarsi e, all'improvviso, sentirsi avvampare d'entusiasmo come la prima volta, ed accorgersi di quanto ancora grande e intatta è la potenzialità dell'amore".
Era questo lo spirito che albergava nell'animo di mia moglie, quando, intenerita e sedotta da momenti, espressioni o attenzioni particolari, si sentiva di dovere e potere condividere la gioia autentica che la pervadeva.
Dal rientro dalla vacanza a Creta, Loredana avvertiva quella sensazione di libertà, quasi infantile, nei confronti di Victor (vedi il racconto "La vacanza a Creta 6: il black) che, proveniente da altra cultura si comportava e mostrava tutta la genuinità, semplicità e schiettezza, che poi costituisce il motore di un'esistenza fine a sé stessa, fuori dagli schemi, scevra da prevaricazioni, brutture che, infinite, affliggono l'umanità; insomma vagheggiava una sorta di Eden, nel quale tutto era possibile, perché consistente in un permanente scambio di affettuosità e di piacere, privo di altri scopi.
Spesso Victor, quando non era lontano da casa per lavoro, telefonava e ci avvertiva di una sua visita, che proiettava mia moglie in uno stato di euforia senza uguali, sapendo di rappresentare il punto di riferimento e di voluttà per entrambi: me e Victor.
Avevamo raggiunto un'intesa straordinaria nell'amplesso: a Loredana piaceva assumere la posizione "a pecorina", perché così poteva offrire all'amante la visione completa della sua intimità, mentre io, infilato fra le sue cosce, potevo gustarmi il sapore del suo godimento provocato dall'azione vigorosa di Victor.
Per mia moglie questa con Victor non era la prima esperienza con un black, perché ce ne erano stati altri due: un istruttore di fitness in Kenya, di cui ho parlato in un commento al racconto di "Malenamorbida" dal titolo "Pazza per il cazzo nero"; l'altro, una guida messicana, di etnia "mescaleros", un gigante di circa due metri, tra le cui braccia mia moglie, ballando, scompariva. Con costui era stata oggetto di infinite attenzioni e lusinghe durante l'intera giornata di escursione alle piramidi "Maja", e la sera, dopo cena e durante il ballo, si sentì illanguidita al punto che non pose alcuna resistenza allorché, presa per mano, si lasciò condurre nelle "toilettes" dell'hotel e lì scopata, con le braccia aggrappate al collo e le gambe avvinghiate ai reni del maschio che, in piedi, la teneva sul fallo mentre imprimeva il movimento di "su e giù" con le mani che le trattenevano i glutei.
L'istruttore keniota l'aveva presa con violenza e l'aveva apostrofata "puttana"; la guida messicana si era presa la ricompensa per le attenzioni profuse, senza conferirle dignità, ma trattandola da turista "troia"; Victor, invece, era di tutt'altra pasta e questa sua qualità gli valse la totale ed assoluta disponibilità di mia moglie ad ogni suo desiderio.
Che splendido ricordo quella volta! Era giunto a casa nostra madido di sudore per il caldo che imperversava e ci chiese di poter fare una doccia; era sotto lo scroscio dell'acqua, mentre io e Loredana, completamente nudi, lei allungata su di me, ci scambiavamo coccole, baci, carezze, in attesa di lui; giunse e, al nostro tentativo di scioglierci dall'abbraccio, ci invitò a continuare perché gli trasmettevamo un'immagine di profondo amore cui lui si sentiva coinvolto, gli si apriva il cuore.
Si avvicinò ed, alle mie, aggiunse le sue carezze al corpo, meravigliosamente nudo ed offerto, di mia moglie, che, al solo contatto delle sue mani, cominciò a vibrare; Victor si inginocchiò sul pavimento ed avvicinò il viso alle agognate intimità di mia moglie, scorrendole con la lingua e provocandole, in aggiunta ai tremiti, autentiche scosse di piacere.
Le aprì il solco formato dai glutei e, una volta apparsa la rosetta ivi nascosta, vi si dedicò con lena ad umettarla con la lingua. Mia moglie, su di me, prese a mordermi le labbra, mentre era attraversata da fremiti continui e, alitandomi nell'orecchio, mi disse: "Mi lecca... il culo... ohhhhh... che bello".
L'operazione che stava svolgendosi sul suo corpo, l'indusse ad arcuare ancor più il fondo schiena, così da offrire maggiore area di scorrimento della lingua, che poté, ovviamente, estendersi al perineo e fino al sesso, ormai allagato dai suoi stessi umori.
Loredana, in preda all'eccitazione che cresceva sempre più, sembrava invasata: mi baciava la bocca con veemenza, riversando in essa fiumi di saliva, poi passava a mordermi i lobi delle orecchie, mi straziava i capezzoli appena accennati ed offriva i suoi, belli prominenti, da succhiare, finché....
"Ohhhh, sì, CHIAVAMI... forte... così... tutto dentro di me... fammi sentire quando godrai di me... e tu, Lucio, amore mio, vorrai... è vero che vorrai?... vedere come sgorgherà da questa mia, ma di diritto anche tua... ohhhhhh... questa FICA... il succo che la inonderà? Sarà il frutto del godimento mio e di Victor... e tu... sì, desidero... anzi no, VOGLIO... che tu lo aspiri tutto da me e lo condivida con me... nella mia bocca, riversandolo in essa, così come ci stiamo scambiando la nostra saliva... per assaporare e gustare questo nostro speciale cocktail... ohhh, sì, chiavami così Victor... ancora... quel cocktail sarà tutto e solo per noi".
Che momento, ragazzi, momenti di gioia? E cosa, se no.
Mia moglie si dibatteva, era tutta un fremito, mi colava, fra la bocca, il viso, la sua saliva, sul corpo il suo sudore e, su di lei, il sudore di Victor, che la sbatteva senza sosta.
Loredana ebbe un momento di languore: aveva raggiunto l'ennesimo orgasmo e cominciava ad essere esausta, quando...
"Ecco, amore, il porcello del nostro amico... lo sento... sta per inondare la fica di tua moglie e sua appassionata amica, ed il suo tributo sarà di omaggio alla mia femminilità e di augurio per tanti altri di questi nostri incontri".
Profetiche le sue parole, perché, con un grugnito simile a quello del maiale, Victor esplose tutto il suo godimento dentro di lei.
"Non muoverti, resta così" disse la mia Lory rivolta a Victor, e a me:
"Infilati fra le mie cosce e vieni a lambire la mia fica ricolma".
Appena in posizione, fece togliere Victor e mi poggiò la fica sulla bocca.
Un rivolo copioso di umori mi invase la bocca e, ricordandomi di non ingoiare, contraeva i muscoli interni, così da espellere il più possibile di quanto le era stato inoculato.
Grosse gocce di sperma denso, si aggiunse alla parte liquida già raccolta e contenuta nella mia bocca.
Allora mi tolsi da quella posizione e, raggiunta la bocca di mia moglie, ci scambiammo un bacio, con una passione e ricchezza di sapori che, mai prima di allora, vi era stata.
Quel bacio servì a suggellare la nostra intesa sui momenti di gioia che la vita può offrire a chi li sa cogliere.
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