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I momenti di gioia (terza parte)


di cuckold211
15.06.2016    |    6.401    |    3 9.3
""Amore" riuscì a dire, ed io le affondai la lingua tra le labbra dischiuse..."
Mentre ci preparavamo per la serata fuori, chiesi a Loredana come pensava di inserirmi nel suo gioco erotico con Antonio.
Lei rispose che lo aveva già informato: eravamo una coppia aperta, io non ero un tipo possessivo e le permettevo ogni libertà, senza interferire nelle sue scelte. Che, insomma, il nostro menage matrimoniale era tale da non avere riserve mentali o scheletri nell'armadio, difatti, appena tornata a casa, mi avrebbe subito informato di quanto avvenuto nel bar; egli, non senza meravigliarsi, aveva solo saputo rispondere "Che coppia meravigliosa, siete! Da invidiare".
Ecco il cicalino del citofono: "Siamo pronti, scendiamo".
Era davvero bella la mia Loredana... forse l'amore o, meglio, il fare l'amore la rendeva sempre più seducente. Quella sera, poi, era da sballo nella sua "mise" che la copriva dalla testa ai piedi e con una classe che le donava una sensualità particolare.
Indossava un "pigiama palazzo" blu elettrico, di quelli con pantaloni, in cui si infilano le gambe e poi si tira sul busto fino a chiuderlo al collo, mediante una lunghissima zip sulla schiena, che partiva dal solco dei glutei.
Lasciando spalle e braccia nude, sul davanti presentava un'apertura, tipo taglio, fino all'ombelico che faceva intuire l'assenza del reggiseno e analoghe aperture erano praticate su entrambe le cosce dei pantaloni.
In buona sostanza, se si eccettua un mini slip, mia moglie sotto quel vestito era completamente nuda.
Un leggero trucco del viso, metteva in risalto i suoi occhi verdi, brillanti, e la bocca, tumida, con una leggera traccia di rossetto, rappresentava un'autentica tirabaci.
Parure di perle coltivate (orecchini e girocollo), catena in vita con medaglioni di avorio, e sandali ai piedi ben curati e rigorosamente nudi, completavano ed impreziosivano il tutto.
Antonio, devo dire un bell'uomo oggi, doveva essere davvero un ragazzo che attirava e faceva sognare le fanciulle di ieri, nel vedere Loredana, rimase di stucco e gli sfuggì di dire "Sei uno schianto! Proprio fortunato tuo marito!"
Furono fatte le presentazioni e l'amico ci condusse in un locale/balera.
Al tavolo la mia Loredana era raggiante; non ricordavo di averla mai vista così.
Mi era caduto il tovagliolo dal grembo e mi chinai a raccoglierlo. Un sandalo di mia moglie era abbandonato lì a terra, perché, evidentemente, il suo piedino vagava altrove.
Subito rivolsi lo sguardo verso Antonio e notai che armeggiava con una mano sotto il tavolo, mentre Lory mi rivolse un cenno d'intesa.
Era un po' su di giri per le bevute, era allegra e si sentiva la regina della serata: di tanto in tanto mi lanciava occhiate languide, che erano tutto un programma, quindi si alzò e rivolta a me disse:
"Tesoro, ho voglia di ballare. Ti dispiace se lo faccio con Antonio?"
Senza neanche aspettare la risposta, lo prese per mano e lo guidò al centro della sala. Si immersero tra la gente.
Mia moglie era letteralmente incollata a lui, che non poteva non sentire tutte le rotondità di quel corpo separato dalle sue mani solamente da una sfoglia di tessuto.
Di ritorno al tavolo era addirittura euforica; cominciò a confessare alcune fantasie avute all'epoca nei confronti di Antonio, il quale si mostrava meravigliato, dicendo di non essersi accorto mai di nulla.
Doveva esser vero, perché altrimenti non si spiegava perché non ne avesse approfittato allora e, sopratutto, perché tra le due compagne, avesse scelto Serena.
Ma lo scopo di Loredana era quello di eccitarlo ancora di più, se possibile, seguendo il programmino che si era prefigurato fin da casa, e di cui mi aveva messo a parte.
I brindisi al fortunato ritrovarsi non si contavano più ed io feci notare che non era il caso che Antonio bevesse, dal momento che doveva guidare per riportarci a casa. E lei, con estremo candore:
"Ma, tesoro, non ti va di fare da autista al tuo amore?"
Non so se, durante il ballo, lei avesse informato Antonio del suo progetto dopo cena, ma era chiaro che desiderava stargli vicino anche nel percorso di ritorno a casa.
Così, usciti dal locale, mi feci dare le chiavi del veicolo e loro due si sistemarono sul divano posteriore, ove, da subito, cominciarono a limonare, senza curarsi del sottoscritto.
Arrivammo a casa che erano stravolti dall'eccitazione; mia moglie gli aveva estratto il fallo dai calzoni e lo masturbava, mentre lui, fra un bacio e l'altro, le aveva infilato la mano nell'apertura del vestito sul petto, afferrandole i seni e se ne gustava i capezzoli, che per le reiterate succhiate erano divenuti purpurei.
Fortuna volle che riuscimmo a rientrare in casa senza che nessuno potesse vedere lo stato di euforia di mia moglie e quello di ebbrezza di Antonio; o almeno così mi va di pensare, perché era abbastanza tardi, le 3,00 del mattino.
Non avevo ancora chiusa la porta, che mia moglie, in ginocchio, aveva preso in bocca il membro di Antonio e glielo succhiava con tutta l'enfasi di cui era capace.
Lo vedevo sparire nella bocca di Lory, fin in fondo alla gola e poi riemergere, sempre più possente e turgido.
L'uomo si era aggrappato ai suoi capelli e al momento del suo piacere, si tese tutto per esplodere nel profondo di Lory, che ebbe un grugnito di sorpresa e di piacere insieme quando il seme la inondò abbondante e violento.
Si alzò e venne verso di me, offrendomi la bocca, parzialmente ancora irrorata.
"Amore" riuscì a dire, ed io le affondai la lingua tra le labbra dischiuse. Nel mentre, le abbassai la zip sulle spalle, cosicché poté emergere dal vestito nel completo splendore della sua nudità.
Anzi, con assoluta impudicizia, davanti a me ed Antonio, tolse via anche lo slip e scappò in bagno.
Antonio non poté far a meno di osservare:
"E' come una ninfa, Loredana. Con lei non si fanno cose turpi, perverse: ella fa l'amore e ti riempie il cuore di sentimenti positivi".
"Ho piacere che dici questo" aggiunsi a mia volta "perché l'ho condotta per mano verso l'erotismo, per qualcuno forse troppo spinto, ma erotismo nella migliore accezione della parola. Una volta, un amante occasionale la apostrofò "puttana" e lei, con il candore che le è congeniale, gli rispose: sì, hai detto bene, ma solo per mio marito. Sapessi quanto ancora devi maturare per comprendere l'estasi che ci doniamo l'un l'altra e, quando avrai capito, ti auguro di trovare una "puttana" come me, che ti guidi nella gioia dei sensi e non nel loro inferno".
Loredana ci aveva raggiunto, magnifica nella sua totale nudità e disse:
"Cosa confabulate, voi due? Siete i miei amori, o cos'altro?"
Antonio volle a sua volta servirsi del bagno, mentre io, presa mia moglie in braccio, come si fa nel giorno del matrimonio, la portai nella camera da letto, dove l'adagiai per farle proseguire e realizzare le fantasie avute da ragazza sul conto di quello di cui era, allora, innamorata.
Antonio ci raggiunse, mentre le leccavo i deliziosi piedini, introducendo in bocca un dito per volta, e lei mi osservava in quella operazione con gli occhi dell'amore.
"Scusa, Lucio, ma voglio rubartela". Anch'egli la prese in braccio e, mentre le baciava con foga il collo, il viso, le labbra, la depose su un'ampia poltrona presente in camera, dicendole:
"Poggia le tue gambe sui braccioli a lato della poltrona: apriti tutta!"
Loredana eseguì alla lettera; Antonio le si inginocchiò di fronte e stette a scrutarle quella parte più intima e segreta in mezzo alle cosce. Ne aspirò il profumo che emanava e la vista di quel nido d'amore, la pelle vellutata di quelle cosce candide, il turgore delle labbra del sesso ipereccitato, gli fecero perdere ogni ritegno. Si tuffò con la lingua in quell'antro e lo percorse in lungo ed in largo, assaporandone gli umori copiosi prodotti. Contemporaneamente faceva scorrere le dita nell'intimità di quella femminilità offerta, e Loredana collaborava al piacere che dava e gliene derivava, sollevando ancor più le gambe, così da offrire anche l'altra sua intimità, nascosta tra i glutei, cui Antonio si aggrappò, ricoprendo di baci ogni lembo di pelle a portata di labbra e lingua.
I sospiri profondi di mia moglie attestavano il piacere che montava sempre più in lei e, nel contempo, quella visione mi trasmetteva emozioni tali da non consentirmi più di restare solo a guardare.
Mi avvicinai a lei e presi a baciarla in bocca da dietro, poi, avendo davanti agli occhi i suoi piedini svettanti in alto, ripresi a leccarli tirandoli verso di me e conseguentemente costringendola ad offrire ancor più, all'avida bocca di Antonio, il suo fondo schiena.
Questi decise che poteva smettere con i preliminari, cosicché riprese mia moglie e la riportò sul letto; la penetrò di colpo, con durezza, e cominciò a possederla sfrenatamente.
Il martellamento durò a lungo: Antonio entrava ed usciva da lei con un piacere sempre più prepotente e senza curarsi d'altro. Si mise le sue cosce sulle spalle per penetrarla più a fondo ed infierire ancor più, fino a quando, al colmo del desiderio, si abbandonò ad un orgasmo folle, che travolse subito anche Loredana, così, insieme, raggiunsero il culmine del loro piacere.
Esausti si abbandonarono alla calma che per forza ne doveva seguire, ma io... vidi apparire tra le labbra della sesso di mia moglie, il frutto del godimento appena raggiunto.
Mi immersi a mia volta in quel mare, possedendo quella magnifica donna che era mia moglie, la quale, sentendomi sprofondato in lei, mi sorrise e disse:
"Grazie, amore. Ho goduto tanto per merito tuo. Non smetterò mai di essertene grata. Godi di me, in me".
Dopo di che, potemmo abbandonarci fra le braccia di Morfeo.
Il nuovo giorno, domenica, avrebbe illuminato con la sua luce i nostri corpi nudi e soddisfatti da infiniti momenti di gioia.
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