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Il poker è anche un gioco/ 4 – La disfatta


di Honeymark
08.05.2016    |    15.302    |    1 9.2
"– Per 50 dollari voglio anche la camicetta..."
Passò un mese prima che ci trovassimo ancora a giocare a poker in due “col morto”, con la moglie come posta di Franco, mentre la mia posta era invece di mille euro in contanti: finiti quelli era finita anche la partita. Da parte sua la partita finiva nel momento in venivo con sua moglie Elena. Ovviamente potevamo fermarci anche prima, ma eravamo abbastanza assatanati.
Francamente io avrei giocato tutte le settimane, ma c’erano delle controindicazioni. La prima era una questione di soldi. Posso permettermelo, sia ben chiaro, ma se, per assurdo, avessi perso mille euro a volta, non sarebbe stato più così divertente. Alla fin dei conto, il poker è anche un gioco.
La seconda stava nel pericolo di assuefazione o per così dire di “inflazione”. Se, per assurdo, avessi montato sua moglie tutte le settimane, mi sarei stufato presto. Alla fin dei conti, il nostro poker non era solo un gioco.
Quindi eccoci nuovamente al tavolo da gioco a due col morto, cioè con le carte anche per una terza persona immaginaria, allo scopo di scompaginare il mazzo.
Sua moglie non giocava. Stava a disposizione, mi sarei preso di lei quello che vincevo.

Come le altre volte misi il chip di un dollaro e diedi le carte. Nessuno aprì.
Poi diede lui le carte e la moglie venne da me a farsi palpare il culo: era questo il suo «chip». E francamente, anche se non l’ho mai fatto a una donna senza permesso, palpare il culo è una delle cose che amo di più dai tempi delle scuole superiori. Lei lo sapeva e indugiava apposta per eccitarmi e nel contempo deconcentrarmi.
Mi era entrata una scala minima e mi dichiarai servito. Lui si diede una carta.
- Passo, – gli dissi.
Se non aveva niente passava anche lui, quindi non cambiava niente. Ma se aveva gioco puntava e sarebbe diventato interessante.
- Punto la gonna di mia moglie, – disse. – Se vuoi «vedere», devi mettere 50 euro.
Non era poco per la gonna.
- No, – obiettai. – Per 50 dollari voglio anche la camicetta.
- Va bene spilorcio.
Purtroppo però a quel punto sapevo di non aver un buon gioco, ammesso che gli fosse entrato qualcosa. Ma avevo capito che, quando ci giocavamo sua moglie contro soldi, non bluffava mai.
Quindi gli era entrato qualcosa e la mia scala era minima. Ma non potevo comunque andarmene con una scala.
- Vedo. – Dissi a malincuore.
Mise giù le carte. Aveva un full e si prese i 50 euro.
Riuscii a togliere la gonna a Elena solo dopo qualche mano, e poco dopo anche la camicetta. Vederla in mutande, calze e reggiseno mi era costato perdite per 150 euro. Comunque lei valeva questo e altro. Il solo pagamento del chip senza la sottana era un bocconcino da favola.
Decisi di impegnarmi di più. Volevo fotterla.

Il gioco importante si presentò a metà serata. Mi era venuta in mano una scala reale mancata, ma bilaterale. Cioè poteva entrarmi la carta mancante a valle o a monte. Mantenni la calma e lasciai che lui facesse il suo gioco.
- Una carta, – disse.
Gliela diedi.
- Anche a me una. – Aggiunsi, dandomi la carta.
Le guardai. Non mi era entrata una scala reale, ma il colore sì. Finalmente.
- Che dici, – parlò. – Li metteresti 200 euro per denudare Elena?
- Voglio anche un pompino, – rilanciai.
Rimase perplesso. Ricordava come l’avevo battuto con un poker, fingendo di avere una doppia coppia.
- Un pompino? – Disse poi. – Devi rilanciare di 300. Totale, 500 euro.
- Ci sto. – Risposi.
Mise giù le carte. Il bastardo aveva un colore, ma di cuori. Superiore al mio.
Prese i quattrini e continuò a giocare allegro e beato.
Andai avanti a giocare di malavoglia. Quando una serata è no, non è divertente.

Ma il diavolo poi, grazie a dio, glielo mise in culo.
Mi venne in mano un colore. Stavolta però non mi fidai e decisi di cambiare una carta. Poteva sembrare assurdo, ma una partita a poker dove il bluff è praticamente assente, si deve rischiare il tutto per tutto.
- Una carta – dissi.
Me la diede.
- Servito. – Aggiunse.
Capii di aver fatto male a gettar via il colore. Conoscendolo, se era servito gli era entrata una scala, al massimo un full.
Pazienza. Questo è il gioco. Guardai le carte. Mi venne un colpo. Mi era entrata una scala reale! Così si fa.
- Passo, – ebbi il coraggio di dire. Se passava anche lui avevo buttato via una scala reale.
- Quanto ti è rimasto? – Mi domandò invece.
- Ottocento euro. – Risposi.
- Io punto tutto, – disse. – Se vinco mi dai 800 euro, se vinci tu monti mia moglie. Le puoi fare quello che vuoi.
Quell’ultima battuta era un invito a venire a vedere. Cosa poteva essergli venuto in mano? Beh, ad ogni modo avevo una scala reale…
- Rilancio. – Dissi.
- E con cosa? – Rispose allibito ma elettrizzato. – Hai finito la posta.
Misi la mano in tasca e tirai fuori un pacco di banconote.
- Rilancio di altri 500, – dissi, – ma in cambio se vinco voglio tutti due.
- Tutti due?
- Voglio sia tua moglie che te.
Mi guardò con una faccia particolarmente eccitata.
- Sono curioso di sapere cosa ci faresti… he he
- Basta che vieni a vedere. – Aggiunsi.
- No. – Rispose con una sicumera preoccupante. – Ho visto che ne hai altri 500. Rilancio a Mille.
- E tu cosa ti giochi in cambio? – Gli domandai.
- Dimmi tu.
La sua sicurezza era fastidiosa. Chi gioca a poker deve sempre simulare e dissimulare il gioco che ha in mano. Lui invece era spavaldo, come se fosse certo di vincere. Anzi, lo era di sicuro. Cosa gli sarà venuto in mano?
- Vi voglio schiavi per tutta la notte. – Risposi con calma.
Guardò nuovamente le carte.
- Ci sto! – Esclamò alla fine, con lo sguardo lubrico di chi sa di vincere.
Misi giù le carte. Avevamo entrambi scala reale.

È difficile che entri una scala reale, ma pochi sanno che se ne entra una è possibile che ne entrino due nella stessa mano. Una questione matematica, non di probabilità ma di mescolanza delle carte. E forse anche le carte date al «morto» avevano almeno un colore mancato.
Fatto sta che eravamo entrambi rimasti muti di fronte a tanto sfarzo. E, prima ancora di proferir parola, balzammo in piedi emozionati. Il poker è pur sempre un gioco.
- È mia! È mia! – Esclamò Franco. – La mia scala reale è di quadri e la tua di fiori!
- Calmati. – Gli dissi. – Nelle scale reali non è il colore che attribuisce la vittoria, ma la grandezza.
Rimase interdetto, ma conosceva la regola. Poi sbottò di nuovo.
- La mia è una scala reale massima! – Gridò. – La tua è minima.
- Calmati Franco, o fai un infarto. – Ripetei. – Nelle scale reali, la minima batte la massima, la massima batte la media, la media batte la minima. È stato deciso così perché nessuno sia mai in grado di essere certo della vincita.
Ci pensò.
- Questa te la sei inventata… – Disse incerto, sottovoce.
- Adesso chiamiamo Osvaldo e sentiamo cosa dice. OK?
Osvaldo è il direttore del circolo dove di solito giochiamo con gli amici.
Presi il cellulare, chiamai Osvaldo e misi il vivavoce. Dopo qualche squillo rispose.
- Osvaldo scusa l’ora, ma abbiamo bisogno di un tuo parere.
- Ah, non preoccuparti. Ho qui gente che giocherà ancora per due o tre ore. Dimmi tutto.
Gli esposi il problema.
- Giocate in due?
- Sì, col morto.
- Quindi in due. Una scala comincia con l’8 e l’altra finisce con l’asso?
- Sì rispose Franco.
- Vince la minima, quella con l’8.
Feci segno a Franco di tacere in modo che Osvaldo non capisse chi aveva vinto.
- Scusa Osvaldo, – aggiunse Franco. – Perdona l’insana curiosità, ma se avessimo avuto entrambi una scala uguale?
- È l’unico caso di pareggio. Resta tutto sul tavolo e giocano solo i due, a meno che gli altri non mettano lo stesso importo.
- Grazie Osvaldo. – Dissi. – Ci vediamo sabato. Ciao.
Chiusi la comunicazione. Franco era sprofondato nella sua poltroncina. Elena non aveva capito molto, ma dalla reazione del marito era evidente che le cose non si erano messe bene.
Versai tre whisky col ghiaccio e ne diedi due agli amici. Ne bevemmo tutti un lungo sorso.
- Cosa intendi farci? – Chiese Franco a testa bassa.
- Beh, – dissi tra un sorso e l’altro, guardando sua moglie. – Di certo lo metto nel culo a tutti due, ma la nottata è lunga e vedrai cosa tiro fuori.

(Continua)

La puntata successiva è leggibile tramite questo link:
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