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In campagna... 7. La vigna


di Membro VIP di Annunci69.it Calaf
18.08.2016    |    5.082    |    4 9.9
"In un estremo lampo di lucidità le chiede e è felice di sentirsi rispondere di andare tranquillo, che è protetta, e così Emilio le gode dentro finalmente, ..."
Al mattino Pia prepara la colazione per tutti. Abbraccia la figlia che scende le scale sussurrandole un “grazie”. Non c’è bisogno di aggiungere altro, sanno entrambe a cosa si riferisce.

Silvia vorrebbe ringraziarla a sua volta però non sa se è bene farle sapere del suo incontro con lo zio. L’arrivo degli uomini affamati e rumorosi le distoglie, le rimanda ognuna al proprio ruolo.

E’ una colazione veloce, allegra, piena di battute a doppio senso e di risate. Ai cinque si uniscono alcuni braccianti appena arrivati e poi sono tutti fuori per il lavoro.

Silvia fa squadra con un ragazzo e una ragazza del paese, e lavorano spensierati per tutto il mattino. E’ faticoso, fa caldo, ma la giovane età e lo spirito allegro non fanno pesare le ore sotto il sole, sempre in movimento a tagliare e riporre i bei grappoli odorosi.

Dopo pranzo sono ancora in tre a terminare quell’angolo della vigna. A un certo punto Silvia si accorge di essere sola, non ha più vicino i due ragazzi, non sente più le loro voci. Si preoccupa e si guarda intorno, torna indietro a cercarli e li vede, a una ventina di metri di distanza, parzialmente nascosti dall’altra parte del filare. Sussulta, sotto le foglie più basse vede bene lui disteso, lei accovacciata sopra, la bocca sul sesso di lui. Assiste in silenzio a quel pompino inaspettato, vede il corpo di lui tendersi, la mano sui capelli di lei, il muoversi veloce della testa e della mano.

Quando la ragazza si stacca Silvia si volta e torna al punto in cui stava lavorando, aspetta che la raggiungano e non dice nulla: La ragazza la guarda, si passa la lingua sulle labbra, le fa l’occhiolino, scoppia a ridere e riprende in mano le forbici. Silvia scoppia a ridere insieme a lei, ricambia l’occhiolino, le pare tutto strano e tutto normale insieme, e sente caldo dentro Silvia, tra le gambe. Si accorge di volere che il tempo passi in fretta, che la sera arrivi presto.

A cena sono tutti stanchi e sudati. Maria insiste perché si facciano una doccia prima di mangiare e li aspetta finché non sono tutti seduti, con abiti puliti. La televisione accesa sul telegiornale è presto dimenticata, parlano di lavoro, di cantine sociali, di trasporti, e anche di ciò che hanno visto succedere. Alfredo racconta malizioso di due ragazzi del paese che si sono appartati dietro dei cespugli a fianco della vigna, Emilio ride e racconta della ragazza del paese mano nella mano con uno studente impegnato come bracciante temporaneo. Silvia vede che è dato per scontato e quasi racconta quel che ha visto per potersi unire al pettegolezzo, non ci riesce per le battute a ripetizione di Alfredo che sotto la tovaglia ha appoggiato ancora la mano sulla sua coscia.

La cena finisce, Mario e Alfredo salutano e vanno a casa lanciando sguardi d’intesa con Pia, Maria ha ancora dei disturbi e preferisce tornare a casa con i figli.
Emilio e Silvia salgono le scale verso le proprie camere. Passando davanti a quella di Emilio lui apre la porta e la lascia spalancata senza entrare. Lo fa Silvia come fosse la cosa più naturale del mondo, precedendolo, attendendolo davanti al letto senza voltarsi fino a quando lui non l’abbraccia da dietro, le mani sui seni, la bocca sul collo. Si spogliano con lentezza guardandosi reciprocamente, si toccano i corpi nudi come per esplorarli, lui la spinge verso il letto.

Mario e Alfredo hanno fatto finta di tornare a casa, separandosi dalla madre con una battuta di lei che sa bene dove stanno andando.
Entrano nel fienile e attendono che arrivi Pia. La spogliano in due, la carezzano, la fanno inginocchiare per un doppio pompino, è il copione dei loro incontri ma questa volta Alfredo dopo poco si sottrae. Aspettava Silvia e non vedendola arrivare vuole andare a cercarla.

Lascia il fratello con Pia e va verso la casa. Entra senza far rumore, sale le scale e si dirige verso la camera di Silvia. Sente rumori e gemiti inequivocabili dalla camera di Emilio e si sorprende, pensava che la madre fosse tornata a casa. Incuriosito si affaccia allo spiraglio della porta lasciata aperta e vede Emilio non con Maria ma con Silvia. Lei è sopra di lui, rovesciati in un 69. Vede di lato la bocca di lei sul cazzo di lui, la testa di lui persa tra le cosce di lei, la curva meravigliosa delle natiche sporgenti.

Alfredo si ritrae, questa è una cosa che proprio non si aspettava. Vorrebbe quasi farsi avanti ma non è sicuro di come potrebbe prenderla Emilio a vedersi scoperto insieme alla nipote. Torna indietro in fretta, eccitato, con grande gioia di Pia che lo sente solo quando lui la penetra con forza da dietro mentre lei cavalca Mario. Ancora una volta tutti e due, ancora una volta insieme, ancora una volta il Paradiso.

In casa Emilio sta scopando Silvia con ardore, si prende il suo tempo per esplorarne tutto il corpo, le tette morbide e piccole senza essere minuscole, la micina che è poco più di un taglio, con le labbra che appena sporgono, completamente diversa da quella di Maria, affascinante ugualmente; il culetto sodo, prominente, a cui dedica carezze e saliva desideroso di prenderla anche lì.
Silvia accoglie le carezze di mani e lingua, le gradisce, anche quando un dito curioso saggia la rosetta dell’ano, girandoci intorno, entrando per una falange o poco più. Si nega solo quando Emilio vuole andare oltre.

- No, non mi piace –

Emilio con rammarico accetta la sua decisione, già pregustava di ripetere con lei ciò che Maria gli ha insegnato, rinuncia a penetrarla con le dita e, messosi dietro di lei, la penetra nella micina trovandola calda, stretta, bagnata
La scopa così, con forza, riempiendo la stanza del rumore delle carni che si scontrano, dei gemiti di lei fino all’urlo liberatorio con cui s’inarca e poi si lascia andare trattenuta da lui che ancora spinge cercando il proprio piacere.

In un estremo lampo di lucidità le chiede e è felice di sentirsi rispondere di andare tranquillo, che è protetta, e così Emilio le gode dentro finalmente, gustando fino in fondo l’orgasmo, riempiendole la pancia del proprio seme.

Cadono abbracciati sul letto, lui ancora dentro di lei, scambiandosi carezze e piccoli baci.

La vendemmia prosegue il mattino seguente e a Silvia sembra di star vivendo un sogno. Sono giorni che si sente sempre “calda” ma questa mattina non riesce a pensare a altro che il sesso. La sua mente vaga, gira e rigira e va sempre a parare lì. Rivede davanti agli occhi sua madre con i ragazzi, lei con suo Emilio, e tra le gambe sente aumentare l’umidità nel suo sesso.

Non sa cosa le stia capitando, non sa come controllarlo, e così, quando il ragazzo con cui fa squadra le si appoggia da dietro con la scusa di farle vedere come tagliare un grappolo in alto, spinge indietro le reni per sentire bene l’evidente erezione racchiusa nei pantaloni di lui.
Si strofina contro il ragazzo senza vergogna, chiudendo gli occhi e mordendosi le labbra quando sente e mani di lui abbracciarla da dietro, stringerle i seni e giocare con i capezzoli induriti.
Ha un attimo di lucidità pensando alla ragazza, la stessa che ha visto ieri succhiargli l’affare. Non vuole scenate ma quando apre gli occhi guardandosi intorno allarmata la vede lì vicino che li osserva ridendo e ancora una volta le fa l’occhiolino passandosi lubricamente la lingua sulle labbra tumide.

Lui si fa più audace, scende con le dita dentro i pantaloncini leggeri, la accarezza, le entra dentro con uno e poi due dita, la masturba lentamente. Abbondanti succhi bagnano la mano bollente.

Appoggiata contro il corpo muscoloso del ragazzo Silvia sospira felice mentre gode, stringe le gambe intorno alla mano, geme chiudendo di nuovo gli occhi e assaporando il piacere che le cresce dentro fino a un’esplosione di lampi colorati sullo sfondo chiaro delle palpebre esposte al sole. Si lascia andare indietro sentendo nitidamente il pene che il ragazzo ora striscia con forza sul suo sedere.

Ora tocca a lui; febbrilmente la fa girare, sedere per terra sdraiandosi di fianco. Si cala i pantaloncini insieme agli slip e espone il pene teso verso il cielo. Porta la mano di lei a contatto e la lascia lì, in attesa.

Silvia sente il cazzo durissimo nel palmo della mano. Lo stringe, muove la pelle per scoprire la punta, passa il pollice sul buchino asciugando una piccola goccia pre-orgasmica, lo passa anche tutto intorno alla cappella strappando un sospiro al ragazzo. Poi la sua azione si fa più decisa: muove la mano prima lentamente, poi più velocemente, coprendo e scoprendo la punta.
La affascina il piccolo buco alla sommità. Le pare che si contragga, che sia una piccola bocca che le parla, che la chiama.
Non sa resistere: si china in avanti.

Alzando gli occhi vede poco distante ancora la ragazza. Ora non ride, li guarda assorta, con una mano si carezza l’inguine, la bocca aperta a cerchio in cui vede muoversi la lingua come se stesse lei stessa facendo un pompino.
Silvia abbassa di più la testa, con la lingua toglie un’altra gocciolina apparsa sul glande, lecca tutto intorno la corona prima di chiudere le labbra sulla testa, serrandole appena sotto e succhiando con forza.
Il ragazzo sospira ancora, la mano leggera sulla testa è un muto invito a andare oltre e lei lo raccoglie. Inspira profondamente e poi va giù, sempre più giù, scivolando con le labbra intorno all’asta dura, fino a sentirsi in gola la cappella rovente, resistendo ai conati spontanei, fino a affondare il naso nella peluria del pube. Resta lì un secondo, muovendo appena la lingua, poi torna indietro lasciando una scia di saliva sul percorso. Lascia libera l’asta, osserva la sua opera quasi con orgoglio, stringe entrambe le mani sul cazzo ruotandole in senso inverso, stringendo e lasciando, stupendosi ancora della granitica fermezza del pene, e ancora scende con le labbra nascondendolo alla vista, succhiando e leccando per poi muovere su e giù la testa nel ritmo canonico del pompino.

Il ragazzo non riesce a resistere a lungo, sente l’orgasmo salirgli dentro, le reni muoversi da sole sollevandosi verso l’alto. Non ha il tempo nemmeno di dirle che viene, o forse nemmeno ci pensa, che già parte il primo schizzo di sperma.

Silvia ha avvertito i sintomi dell’orgasmo e stringe le labbra sull’asta poco sotto la corona del glande, nemmeno per un attimo pensa di lasciarlo sfogare fuori. Muove ancora le mani sull’asta, incava le guance nella suzione e finalmente sente schizzargli in gola il seme bollente. La bocca le si riempie presto di sperma e ancora non vuole staccarsi, ingoia finché può e solo alla fine cede al bisogno di respirare e smette di serrare le labbra, lasciando che parte della sborra coli lungo l’asta, sulle sue dita, avviluppando e muovendo la lingua sul glande fino a quando sente l’asta iniziare a perdere il suo vigore.
Solo allora rialza la testa, si tira in piedi, si lecca le labbra deglutendo il poco seme rimastole in bocca. La ragazza la guarda con occhi eccitati, la sua mano è ancora sull’inguine ove appare una piccola macchia di umido sui pantaloncini, e Silvia fa ciò che fece lei: le strizza l’occhio passandosi la lingua sulle labbra, ricevendo in risposta un sorriso complice e gioioso.
Poi Silvia riprende le forbici e come se nulla fosse torna al lavoro, lavoro che svolge meccanicamente perché la sua attenzione è tutta sulle proprie sensazioni, sulla propria lingua ove ancora sente il sapore di lui, sulla gola che ha fatto fatica a contenerlo,

- Sei bravissima, come fai? –

La domanda della ragazza le arriva inattesa da dietro. Si gira e la guarda:

- A fare cosa? –

- Dai, lo sai. A prenderlo tutto dentro. Io non ci sono mai riuscita, a un certo punto mi viene da vomitare e devo smettere. –

- Non lo so, l’ho fatto e basta. –

- No dai, devi insegnarmi. –

- Ti dico che non lo so, non ho un trucco particolare, l’ho fatto. Stop. –

Un po’ la infastidisce la curiosità della ragazza, però si sente inorgoglita dall’evidente ammirazione di lei. Non le va di raccontarle che fino a pochi giorni prima non avrebbe mai pensato di fare una cosa del genere. Sì, l’aveva preso in bocca ai suoi partners, si era fatta sborrare in bocca senza problemi, ma in effetti era la prima volta che riusciva a prenderne uno interamente dentro, e non è che fosse piccolo. Interroga se stessa e poi fa una piccola concessione:

- Posso spiegarti come ho fatto, non so se sia insegnartelo, non so nemmeno se sono capace di ripeterlo –

- Sì, dai. Oggi pomeriggio me lo dici, ora ci stanno chiamando per il pranzo. Dai, andiamo. –

Le due ragazze si avviano verso la casa, passando lei prende sottobraccio il ragazzo e Silvia la imita allegramente dall’altra parte e tutti e tre, ridendo, si affrettano lungo la vigna.
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