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Io, Bruno e Alessandra - Capitolo 4


di Honeymark
21.12.2014    |    8.646    |    0 8.6
"Alla fine scopammo senza ritegno..."
L’indomani mattina, come sempre, passai dal direttore del giornale.
- Ti ho prenotato un volo per la Repubblica Centroafricana, - mi disse prima ancora di chiedermi come era andata a Gibuti. - Parte martedì mattina via Zurigo e Addis Abeba.
- Ti sei mai posto il problema di andare a fare in culo?
- Ha ha! Tutti i giorni.
Mi mise in mano biglietto e istruzioni.
Mi girai sui tacchi e me ne andai.
- Ehi Marco…!
Mi girai in silenzio.
- Ti ringrazio per tutto quello che fai. Le cose accadono quando e dove vogliono loro, non quando le vuole il giornale.
Non dissi nulla e uscii. Un tempo mi piaceva quel lavoro, ma adesso ero stanco di sangue e di viaggi infernali. Decisi che avrei dovuto pensare cosa fare da grande.

Quella sera li portai fuori a pranzo. Mi chiesero del viaggio, ma evitai i particolari più pesanti, ben sapendo che se avessero voluto li avrebbero letti sul giornale. Loro rappresentavano l’altra faccia della mia vita, quella bella. E glielo dissi. Mi presero la mano. Avevano capito.
- Temo che starò via due settimane stavolta. – Dissi. – Però dopo mi danno il recupero di una settimana.
- E cos’è?
- Anziché pagarmi gli straordinari, mi danno ferie in più.
- Dopo avrai voglia lo stesso di giocare con noi? – Mi chiese Bruno.
Sorrisi.
- Sempre. E voi?
- Sempre, - disse Alessandra,
Andammo a casa, stavolta da me. Essendo l’abitazione di uno scapolo, mancavano un sacco di cose, per cui prima passarono da loro e poi vennero da me in accappatoio. Tanto, a quell’ora di sabato non c’era nessuno.
Ci spogliammo subito. Misi degli asciugamani sui divani e poi mi sedetti in mezzo a quello più grande. Bruno si portò da me in ginocchio e me lo prese in bocca fino a farmelo rizzare per bene. Allora fece spazio a lei, che mi salì a cavalcioni se lo infilò abbracciandomi. Io la tenni con le mani sulle natiche e andai subito a toccarle il buco del culo con l’indice. Era un po’ la mia firma… E piaceva a entrambi.
- Lo sapete che prima o poi ve lo metto nel culo, vero?
- Ha ha! Non avevamo dubbi.
- E come siete messi lì?
- Siamo virginali.
- Entrambi? Cioè anche tu Alessandra?
Sorrise.
- Bruno non mi ha mai sodomizzato…
Come dire che qualcun altro, probabilmente prima di lui, lo aveva fatto.
- Bene allora, vi inculerò io. Entrambi.
- Non vediamo l’ora.
- Quello che ho per la testa di fare inculandovi è un po’ complicato da descrivere. Direi di cominciare una delle prossime volte. Ma dovete capire che essendo in tre, le combinazioni sono molte.
- Ci racconti qualche storia di culo?
- Sdraiatevi sulle mie ginocchia al contrario, così mentre ne parlo tocco il buco del culo a entrambi. OK?
Obbedirono e passai la serata a raccontare bellissime maialate che li affascinarono.
Alla fine scopammo senza ritegno. La posizione finale fu quella di lei che lo prendeva in bocca da lui, mentre io glielo mettevo dentro da dietro. Un classico che ci fece impazzire di piacere.

La domenica mi alzai tardi e loro mi avevano lasciato un SMS per dirmi che dovevano passare la giornata in montagna con amici.
Non amici come te. - Avevano precisato nel messaggio. E devo dire che quella nota mi aveva fatto piacere. Non tanto per la fedeltà che mi offrivano, quanto per la sensibilità di volermi tranquillizzare.
Tu sei l’unico amico così, recitava un SMS arrivato più tardi. Ti amiamo.
Anch’io. Risposi. Non ricordavo quanto tempo fosse passato a quando mi ero scambiato sms così…

La sera mi telefonarono per chiedermi se potevano venire da me, visto che l’indomani partivo. Ovviamente risposi di sì. Li aspettavo con ansia.
- Volete che venga io da voi?
- Meglio, grazie, dato che ci stiamo asciugando.
Andai da loro, ci abbracciammo e ci spogliammo in un baleno, come una coppia appena messa insieme. Beh, eravamo un tris appena formato…
Ci abbracciammo nudi a tre, tutti a palparci il culo e a cercare il buco del culo, trovando la mano dell’altro e dovendo dividere il piacere con l’altra. Io trovai la cosa stupenda.
Poi Alessandra si inginocchiò e abbracciò i nostri culi, godendosi i cazzi sulla faccia.
Poi si alzò e lasciò che a inginocchiarsi fosse Bruno, che fece la stessa cosa.
Infine mi inginocchiai io, inserendo le mani nel solco del culo e gustandomi sulle guance i loro due sessi.
- Cosa facciamo? – Chiesi appena conclusi gli abbracci.
- Abbiamo pensato di metterti a tuo agio. – Disse Alessandra. – Hai voglia di lasciarti andare a noi? Ti vogliamo stomacare di coccole…
Mi lasciai accompagnare nel letto mano nella mano.
Mi fecero sdraiare pancia sotto. Mi allargarono le gambe, come per guardarmi palle e buco del culo, il che mi fece provare una certa trepidazione. Poi, uno per parte, cominciarono a leccarmi i piedi. La cosa dapprincipio mi fece solletico, ma poi divenne una specie di massaggio fatto con la lingua. Incredibilmente eccitante. E rilassante. Le lingue si adoperarono per passarmi l’intera pianta dei piedi. Dopo un’infinità di minuti, sempre con la lingua, iniziarono a risalire le mie gambe. Prima i polpacci, poi le cosce e infine, le piegoline alla base del mio culo.
Io non feci assolutamente nulla, salvo godermi quel preziosissimo sistema di coccole.
Giunti al culo, iniziarono a mordicchiarlo e a leccarlo, facendomi venire i brividi. Poi Alessandra mi allargò le natiche per consentire a suo marito di arrivare a leccarmi l’ano. Fu una delle più belle sensazioni erotiche della mia vita. Le mani dolci di lei che mi scoprivano la fessura e la lingua abile di lui che provava a penetrarmi l’ano, umida e calda, mi portarono alla più passiva erezione della mia vita. E, tocco mirabile, la ruvidezza della barba di Bruno fatta quella mattina.
Ma il bello accadde dopo. Quando credevo che fossero arrivati alla fine della performance, lei mi salì dolcemente al collo e appoggiò le natiche al mio collo. Girata di schiena, me lo massaggiava con le culatte. Io sotto, a X, li lasciavo fare. Erano loro a divertirsi e io solo un mezzo per farli giocare. E sentirsi vicini a me.
Quando fu il momento mi fecero girare pancia in su. Iniziarono a lavorarmi l’uccello in due e io reagivo alle loro sollecitazioni lasciandomi andare ai riflessi condizionati. Sdraiato con braccia e gambe allargate, come l’Uomo di Leonardo, i due che mi tenevano in mano una natica a testa e che si alternavano al pompino per avere sempre lo stesso impeto, mi sentivo come un pascià.
In quella maniera, ognuno dei due cercava di infilarsi il cazzo in gola più dell’altro, come per fare più bella figura con me.
Toccai il cielo con un dito. E quando fu il momento di venire lo dissi, in modo che decidessero chi dei due dovesse prendere il mio sperma. Non so chi lo fece, ma quando si accorsero che era finito tutto, vennero da me per farsi coccolare. Li accolsi con il viso nelle ascelle.
- Ma a voi chi vi ha inventato? – Chiesi per fare un complimento palese.
Ovviamente non risposero.
- E chi vi ha insegnato a fare questo tipo di massaggio linguale?
Su questo rispose Alessandra.
- In viaggio di nozze siamo andati in Thailandia. L’albergo ci ha suggerito il massaggio di coppia per famiglie in viaggio di nozze. Noi ci siamo buttati e ci hanno massaggiati così.
- Erano in due?
- No, erano in quattro e tutte donne, Ci hanno messo in una vasca di idromassaggio con dei piani inclinati dietro la schiena. Poi due ragazze si sono insaponate e ci hanno massaggiato con il corpo strofinandosi su di noi.
- E poi?
- Poi ci hanno risciacquati e messi su un grande lettone per farci i massaggi come quello che abbiamo fatto a te poco fa.
- Non eri gelosa che delle donne lavoravano tuo marito?
- E perché? Mica volevano portarmelo via… E poi, leccavano anche me.
Rimasi senza argomenti.
- A te è piaciuto?
- Direi decisamente di sì, è bello essere amati da voi…
Mi baciarono entrambi.
- Siete sicuri di quello che state facendo?
- Beh, ci pare di esserci riusciti bene, non trovi?
- Mi riferivo al fatto che mi state viziando.
- Ti amiamo. Tu no?
Li strinsi a me.
- Sì, - dissi. – Vi amo.
Non era così semplice, ma io li amavo davvero.

(Continua)
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