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Sara e il professore - 2a parte


di alessandro1987
12.06.2016    |    18.406    |    4 9.5
"Ma oggi i pensieri erano troppi per poter pensare anche a loro, oggi i pensieri erano altri..."
Era passata ormai qualche settimana da quella giornata un po' particolare, e il professore aveva tentato, invano, di darsi una calmata. Non che fosse solo colpa sua, sia chiaro. In alcuni momenti gli sembrava ormai evidente come Sara, consapevole della presa che aveva su di lui, provasse in ogni modo a suggerirgli pensieri perversi, con quell'atteggiamento sfacciato e sicuro di sé che è comune in molte ragazzine giovani di oggi, soprattutto in quelle belle come lei. Ripensandoci, forse l'unica vera fortuna era che, data la stagione fredda, non vi fosse possibilità di vederla con indosso uno di quei vestitini primaverili che tanto piacciono al nostro professore (e non solo a lui...). I maglioni, d'altro canto, tendono ad evidenziare le forme, cosa di cui in effetti la nostra studentessa non aveva affatto bisogno, ma non si può comunque dire che gli abiti fossero il problema principale.

E Monica? La professoressa con cui il nostro aveva intrattenuto quel piacevole intervallo? Com'era poi continuata la cosa? Scopriamolo insieme.

- Devo assolutamente dirle qualcosa - pensò il professore.
- Dopotutto, siamo tra adulti, è successo qualcosa, d'accordo, ma non vedo cosa ci sia di male, nessuno dei due è impegnato, che io sappia, e, per quanto strano possa sembrare, mi è piaciuto fin troppo, e lo rifarei...- continuò a rimuginare in silenzio.

Gli studenti erano tutti seduti e zitti stamattina, compito in classe. Stavano tutti, più o meno diligentemente, cercando di completare gli esercizi assegnati, non mancavano mezze frasi e sguardi angosciati, al solito, incluso quel sottile fruscio di bigliettini caduti a terra, malamente gettati da compagni altruisti o da disperati in cerca di un qualche appiglio. Ma oggi i pensieri erano troppi per poter pensare anche a loro, oggi i pensieri erano altri.
Le due ore passarono senza troppe sorprese, e, negli ultimissimi secondi, come spesso accade durante un compito di matematica, tutti gli studenti si ritrovarono obbligati a consegnare i loro fogli protocollo, con facce moderatamente depresse, e si diressero all'uscita per la ricreazione. Il professore uscì dall'aula di corsa, scese al piano inferiore percorrendo rapidamente i gradini. Sapeva che nell'aula professori avrebbe trovato Monica, ed era venuto il momento di fare due parole. Nelle settimane trascorse da quel giorno, infatti, i due si erano incrociati più volte, ma nessuno aveva avuto il coraggio di discutere di quell'evento che li aveva coinvolti. In effetti, non credo sia difficile immaginare una spiegazione ragionevole, ma dopotutto era successo, e se ne doveva pur parlare prima o poi.

Entrò, e subito cercò con lo sguardo Monica, ma lei non c'era.
- Poco male - pensò, - Sarà alle macchinette - e nel dirlo uscì rapido dall'aula in cui era appena giunto, percorse il lungo corridoio da cui si accedeva ai dipartimenti dei docenti, masticò alcuni saluti sparsi qua e là, incrociando con lo sguardo facce note di altri professori, e infine arrivò di fronte ai distributori automatici, e lì finalmente la trovò.
- Ciao - iniziò, con insospettabile audacia, tanto che Monica, che si stava ancora voltando per capire chi fosse, intenta com'era a scegliere quanto zucchero mettere nel caffè, rimase in silenzio per un istante. Ma subito si riprese.
- Ehi, ciao! - esclamò, con un sorriso gentile. Sembrava davvero felice di vederlo.
- Sembra davvero felice di vedermi - pensò lui. Lei lo prese in contropiede, continuando: - Credo dovresti vedere una certa cosa, penso ti piacerebbe -.
Il professore rimase interdetto, fece per rispondere, ma di nuovo si dimostrò lento: - Guarda! - riprese ancora Monica, spostando la mano verso il basso.

Lei la infilò in tasca, e ne estrasse un foglio spiegazzato, lo aprì, e lo mise davanti agli occhi di lui.
- Ecco, vedi? Guarda che bel ragionamento ha fatto - disse ancora lei.
Il professore non capiva più nulla, ultimamente sembrava dovesse succedere spesso, finalmente riuscì a rispondere: - Ma chi? - domandò.
- Come chi? Marco, quello studente che ho in classe, in quarta, di cui ti avevo parlato -.
- Ah, certo, Marco! - rispose lui.
Non era esattamente l'argomento di cui voleva discutere, ma la lasciò continuare.
- Questa è la soluzione ad un problema che avevo assegnato come esercizio facoltativo, non pensavo che davvero qualcuno lo potesse risolvere, tantomeno in un giorno, e in questo modo elegante! -.
Tutta rapita da questo mucchio di calcoli, si mise ad esporre in dettaglio i vari passaggi, e continuava a lodare questo ragazzo. Per carità, una bella mente, un'ottima soluzione, ma in questo momento a lui non poteva importarne granché.

Finì la spiegazione, e terminò anche la ricreazione. Monica smise di parlare e domandò: - Ma tu volevi dirmi poi qualcosa? - lui rispose vagamente: - No, no, ti volevo salutare, e, cioè, alla fine era da un po' che non ci sentivamo...- ma non poté finire la frase, perché lei, incalzando il suo pensiero, aggiunse: - Ti piace la mia camicetta? -.
Il professore rispose con un classico aggettivo a casaccio, che l'uomo usa a mo' di frase fatta in situazioni di questo tipo: - Carina! -.
Lei rise, maliziosa.
- Non te la ricordi già più - e sembrò che volesse aggiungere qualcosa, ma non lo fece.
Lui si mise a riflettere un istante: - Ma certo cazzo! - esclamò, con la sua voce interiore, - E' la stessa camicetta che indossava, o meglio che non indossava, quando...-.
Monica finì il suo caffé, e, aggiustandosi la camicetta con le mani, disse: - Sai, mi piacerebbe riprendere quella discussione, da dove l'avevamo lasciata -. Lui trasalì, tanto bastò perché in un istante il suo istinto si risvegliasse.
- Vedo che anche tu non sembri del tutto disinteressato alla cosa - e nel dirlo abbassò lo sguardo sulla patta dei pantaloni del nostro eroe, che mostrava evidenti segni della sua eccitazione. La professoressa fece quindi per allontanarsi, la campanella stava suonando, e, nel dirigersi verso la sua aula, sorrise di nuovo, e, con la mano, sfiorò il membro di lui, pur se nascosto alla vista.

- Porca puttana - pensò il professore, sentendosi sfiorare in quel modo, - Cazzo, ha fatto tutto da sola, non ho detto una parola, che stronzo, cazzo -. Non disse più nulla, la guardò allontanarsi, poi, eccitato e un po' arrabbiato per la figura da pirla, si incamminò pure lui verso la classe in cui avrebbe dovuto fare lezione.

Il giorno dopo fu però più interessante. L'insegnante, infatti, venne informato, la mattina stessa, che avrebbe dovuto sostituire la professoressa di italiano della classe di Sara. Questo avrebbe significato 2 ore in più per poter stare con lei. Si vergognava di questi pensieri, ma non poteva fare a meno di averli. Arrivò in aula, erano le ultime due ore prima della fine delle lezioni, e subito fu accolto festosamente dagli alunni, che scoprirono in quel momento che avrebbero avuto due ore buche.

- Professore, possiamo andare in aula multimediale a vedere un film? - chiese qualcuno.
- Un film?! - rispose lui.
- Si, ma è un film in programma! - dissero alcuni studenti all'unisono.
- E che film sarebbe? -
- Ladri di biciclette! - risposero ancora loro.
- Beh, di certo è un buon film, e, ancora meglio, starebbero zitti, non che questo sia un buon motivo dal punto di vista didattico, ma oggi proprio non ho voglia di continuare a zittire questa banda di casinisti - pensò lui.

- Va bene, ma se fate casino vi riporto subito in aula e facciamo matematica, che peraltro sarebbe utile, visto che, dopo aver dato un'occhiata ai vostri compiti, ho pensato di cambiare mestiere!- esclamò l'insegnante, aggiungendo subito dopo: - Fatemi controllare se l'aula è libera, ci metto due minuti, voi nel frattempo cercate di contenervi - e si diresse verso la segreteria.
Percorrendo il corridoio vide una figura nota, era Monica! Lei gli andò incontro e, mostrandosi nuovamente più svelta, parlò per prima: - Proprio te cercavo! Fai supplenza in quarta B? - e lui: - Sì, due ore, perché? -
- Ho supplenza pure io, quarta C, se ti va andiamo insieme in aula multimediale così almeno possiamo cercare di farci un po' i fatti nostri mentre stanno tutti tranquilli, che ne dici? -

Il professore sentì una vampata di calore risalirgli il corpo, la sua asta, tentata brutalmente il giorno prima, si era nuovamente svegliata, in cerca di rivincita, e già la sua sagoma era visibile dai pantaloni, cercò però di contenersi nel rispondere: - Sì dai, mi sembra una buona idea, ma l'aula multimediale è libera? -
- No, ma l'aula magna sì, conviene andare lì, stiamo anche più larghi con due classi -. La cosa si faceva interessante...

Le due classi si diressero quindi verso l'aula magna, l'atmosfera era rilassata e tranquilla, come sempre in queste situazioni, e il nostro infuocato docente percorreva i corridoi senza nemmeno badare a loro, nemmeno a Sara. Sapeva infatti che l'occasione con Monica si pregustava ghiottissima, e a quello puntava, Sara avrebbe potuto attendere una migliore occasione.

Con qualche armeggiare di troppo, il film iniziò, sul telo del proiettore si vedevano già i titoli di testa, mentre il brusio di fondo delle due classi stava lentamente calando, fino a scomparire. L'aula magna era piuttosto grande, in totale una trentina di file di sedie, i ragazzi si erano distribuiti sulle prime, mentre i due professori avevano ben pensato di sedersi un po' più indietro, all'incirca a metà, in modo da avere sotto controllo l'intera situazione...

Buio in sala, solo le voci degli attori riempiono il silenzio, e Monica, sempre lei, si rivolge al nostro.
- Chi ha scelto il film?-
- Ma, non so, richiesta di gruppo, pare che sia nel programma di italiano, alla fine a me sta bene così - risponde lui.
- Sì, un buon film, un classico, anche se preferisco quelli con più azione...-
Il professore comprese forse l'allusione, ma non la raccolse: - Tipo thriller? o azione vera e propria, di quelli dove tutti sparano a tutti? Non ti facevo amante del genere! -
- Ah ah ah, come no, sono un'ottima amante, del genere, io, ma pensavo l'avessi intuito, dato che ci siamo già visti qualcosa insieme...- riprese lei, e, nel dirlo, appoggiò una mano sulla coscia di lui.

Fingendo disinteresse, e avendo, nonostante tutto, il dubbio di poter fraintendere, l'insegnante non rispose, ma fu la donna a parlare ancora: - Anche a te piace l'azione, no? -
- Dipende, sinceramente preferisco i film impegnati, ma magari alle volte...-
- Alle volte? -
- Ma niente, alle volte anche un film d'azione non mi dispiace -
- Certo, certo - rispose Monica, che però, vedendo come la discussione non stesse prendendo piede, si fece più esplicita.
- Guardi mai film porno? -
Il professore ebbe un fremito, sentì il cazzo bussare rabbioso contro i pantaloni: - Beh, che domande, si, mi capita, alle volte -
- Ecco, bravo, quello è un genere di azione che mi piace molto, e, dimmi, ti masturbi quando li guardi? -
- Che domanda... certo, è un po' il motivo per cui uno li guarda, no? -
- Ah ah, hai ragione, sai, ti voglio confessare una cosa -
- Dimmi pure...-
- Mi piace fare seghe... Mi piace stringere il cazzo di un maschio e guardarlo godere, mi piace un sacco, mi fa impazzire -
Quelle parole attraversarono il professore come un vortice spaventoso, un calore intenso lo colpì, irradiandosi in tutto il corpo. La donna, che negli ultimi istanti aveva più volte stretto la coscia dell'uomo, iniziò ad accarezzare docilmente quella gloriosa collinetta posta tra le gambe di lui.
- Vedo che ti stai eccitando, mi piacerebbe tanto aiutarti, ma non posso, siamo a scuola, ed è pieno di minorenni - aggiunse lei, suggerendo con lo sguardo ben altro.

L'eccitazione evidente del nostro, fomentata da quella mano impertinente, e da quelle parole, lo rese, finalmente, propositivo, quasi spavaldo, come non gli era riuscito di essere fino a quel momento.
- Sì, ora ricordo, quel film che abbiamo visto insieme, una bella pellicola, un po' breve però, si sarebbe potuto approfondire meglio la trama -
Lei lo intese perfettamente, allungò la mano, raggiungendo così l'asta, che si ergeva, per quanto possibile, piena di voglia e promesse. Monica volse lo sguardo sul viso dell'uomo, poi, delicatamente, inizio a sbottonargli i pantaloni, mentre con la mano rimasta libera si portava l'indice alla bocca, a suggerirgli di non fare troppo rumore.

La mano, maliziosa, raggiunse presto i boxer neri del professore, e subito si intrufolò oltre, con fare esperto, arrivando ad afferragli il cazzo. I due continuavano a tacere, il professore aveva allargato le gambe, rimanendo estatico a guardarla mentre lei si adoperava per farlo godere. Il suo membro, durissimo, era ormai completamente scoperto, le palle gonfie e sode sporgevano quasi del tutto all'esterno, bramando di potersi esprimere in tutta la loro potenza.

Monica lo teneva ora stretto in mano, e lo stava sbattendo su e giù, con dolcezza e fermezza al tempo stesso. Le sue dita ne percorrevano l'intera lunghezza, arrivando alle volte a toccargli la cappella, ormai umidissima.
Fu lui ad interrompere quel silenzio.
- Mi fai godere un casino, mi piace quando mi tocchi -
- Porcellino, non sapevo ti piacesse fare queste cose in pubblico, ti piace eh, farti fare le seghe dalla prof...-
Al sentirla parlare così, lui trattenne i gemiti, che spontanei stavano risalendo la gola.
- Si, mi fa impazzire, continua, ti prego, non ti fermare - .
Lei aumentò il ritmo, lo stava segando con vigore, al punto che, se ci fosse stato qualcuno seduto nelle file vicine, sicuramente avrebbe potuto accorgersi di quanto stava accadendo, il rumore spugnoso, ritmico e inconfondibile, risuonava infatti lì intorno. Lui le afferrò il maglione, cercando di raggiungere il suo bel seno, subito si infilò sotto e lo sollevò, trovando conforto con la presa salda su quelle tette prosperose.
- Maiale, ora mi tocchi anche le tette, e se ci vedono? -
Ma la domanda non ebbe risposta, anzi, forse sì, infatti lui le slacciò il reggiseno e iniziò a palparla, tenendole stretto il capezzolo destro, quello a lui più vicino, tra il pollice e l'indice.

Il seno di lei, ormai turgido e pienamente esposto al buio della sala, era splendido, e lui lo sapeva. Lo aveva chiuso nel suo pugno, e lo strattonava con violenza, mentre la dolce insegnante proseguiva nella sua opera manuale. Rapito ormai dalle sue voglie, il professore attirò a sé il corpo di lei, che non oppose resistenza, e, in un attimo, si ritrovò a baciarle il collo. Il sapore leggermente salato della sua pelle lo mandò in estasi, i baci fecero spazio a piccolo morsetti, la sua bocca percorreva avanti e indietro quel piccolo spazio, mentre sentiva l'orgasmo salire rabbioso.
- Sei audace, professore - disse lei, ansimando - Ma ti prego, non continuare, o rischiamo di farci scoprire..- aggiunse.
In tutta risposta lui smise di provocarla, ma chiese: - D'accordo, ma mi devi aiutare tu, sto quasi per venire, e vorrei evitare di sporcarmi, qualche alunno potrebbe accorgersene -
- Certo professore, capisco benissimo, cercherò di ridurre al minimo i danni -

Subito lei si voltò verso gli alunni, piuttosto distanti e stranamente presi dalla pellicola, e, con la complicità del buio, fece per piegarsi sul cazzo di lui, ormai violaceo e pronto ad esplodere. La testa della donna era ora sopra a quel bel membro eccitato, lei aprì voracemente la bocca, e lo accolse tutto, fino alle palle. Lui cercava di intravederne i movimenti, nonostante l'oscurità. Ma si accorse presto di non averne bisogno, la sensazione di quelle morbide labbra bagnate, unita al deciso movimento della sua testa, erano un chiaro indizio di cosa stesse accadendo.

Sentiva il risucchio di quel pompino fantastico, pregustandone il finale, e rimaneva lì, imbambolato, godendosi le mille sensazioni che gli attraversavano la mente. Con la mano accarezzava delicatamente i capelli di lei, intenta a soddisfarlo con dovizia, sforzandosi di trattenere l'esplosione per prolungare il piacere quanto più a lungo possibile. Monica si stava occupando del professore, di nuovo, e, mentre la sua bocca era ormai la regina dell'azione, le mani non si erano però fermate. Una aveva raggiunto la bocca dell'uomo, penetrandola, e si beava della lingua che, con vigore, succhiava quelle dita magre e vogliose. L'altra era sotto, intenta a torturare di piacere quelle palle di cannone, ormai solide come il marmo.

- Non riesco più a tenerlo - disse lui.
La donna interruppe l'opera, per poter rispondere, ma continuò a segarlo con la mano.
- Non farlo - gli rispose, e aggiunse, a voce molto bassa e cercando di avvicinarsi al suo orecchio: - Avanti, porco, sborrami in bocca, so che ti fa impazzire, lo desideri da morire, vero? E allora non trattenerti, schizzami tutto dentro, voglio soddisfarti come la miglior troia - .
Lui non ebbe molta scelta, infuocato da quelle parole così scandalose, fu un attimo. Monica si piegò nuovamente su di lui, e riprese a succhiarglielo. L'uomo si irrigidì, senti un fiume in piena risalirgli verso l'alto, afferrò allora con entrambe le mani la testa di lei, e si lasciò andare alla lussuria.

La sborrata fu copiosa, sembrava inesauribile. Per tutto il tempo lui mantenne le mani ben salde su quella testa accogliente, a tratti confondendo il suo corpo con quello di lei, tanto erano avvinghiati. Riuscì, in qualche modo, a trattenere il suo godimento, impaurito all'idea che qualche studente potesse sentirlo. Alla fine anche quell'orgasmo ebbe fine. La professoressa si risollevò, baciandolo sul collo, poi, guardandolo dritto negli occhi, fece per ingoiare, e lui la guardò estasiato. Poi la donna si avvicinò al suo orecchio.
- E bravo il mio maschione, avevi un bel carico di cui liberarti eh? Per poco temevo di non riuscire a trattenere tutto. Guarda qui, che bel lavoro hai combinato, mi cola ancora sul mento - disse, per provocarlo.
- Cazzo, sei stata bravissima, maestosa, grazie - rispose lui, con quel poco di forze che gli rimanevano.
- Ah ah, non pensare di cavartela con così poco, ti informo che è già la seconda volta che faccio tutto io, e tu ancora nulla. Hai un bell'arnese, lo ammetto, ma non ho ancora capito se sai usarlo o meno! - scherzò lei, ridendo.
- Hai ragione, la prossima volta toccherà a me soddisfarti, non ti preoccupare, non avrai di che pentirti -

I due insegnanti si rimisero un po' in ordine. Apparentemente nessuno aveva notato niente, e così, un po' alleggeriti per averla fatta franca, si dedicarono al resto del film. Dopotutto, era pur sempre orario scolastico!

Il film finì, si riaccesero le luci, gli studenti, con gli zaini già fatti, iniziarono a defluire. Sara, la ragazza che tanto faceva penare il nostro amico, percorse l'aula in senso opposto all'uscita, andò incontro al professore e disse: - Arrivederci professore, grazie per averci permesso di vedere il film - .
- Arrivederci - disse lui.
Lei fece per allontanarsi, ma, nel farlo, si voltò, e sorrise al professore, con velatamente malizia, come se avesse capito qualcosa. Per un momento incrociò anche gli occhi della professoressa, la quale lì per lì ebbe timore di sentirle dire qualche frase imbarazzante. Fortunatamente Sara uscì e non aggiunse altro.
- Dici che ci ha visti? - disse Monica.
- Ma no, stai tranquilla, tenevo un occhio su tutti, nessuno ha mai voltato lo sguardo verso di noi - .
- E se avessero sentito? - .
- Ma dai, ora non diventarmi paranoica - rispose lui.

Apparentemente rinfrancata, lei riflettè un momento, poi disse: - Che brava ragazza, addirittura venire incontro a salutare il professore, quando avrebbe potuto tranquillamente uscire con gli altri -.
Monica lo guardò, con un sorriso furbetto, e aggiunse - Chissà, magari è innamorata di te!-.
- Ma smettila, ho 30 anni in più di lei, cosa mai potrebbe interessarle? Dici che punta alla mia pensione? - fece, cercando invano di risultare spiritoso.
- Non sei mica così vecchio, infatti ti funziona ancora! - rispose lei, dandogli dei piccoli colpetti sull'inguine, a mo' di saluto.

- Bene, allora direi di lasciar perdere certe stupidaggini, ad ogni modo, grazie, ehm, del tempo passato insieme - disse poi lui.
- Che frase idiota, lasciamo perdere - pensò subito dopo.
Lei sorrise: - Spero che la prossima volta mi mostrerai qualcuna delle tue competenze, caro professore, che ne dici? -
- Assolutamente, non avrai di...- ma la frase fu interrotta dal ritorno di Sara.

- Professore, senta, a proposito del compito, so che non è andato granché bene, è possibile fare delle ore di recupero? Qualsiasi orario va bene - chiese, con aria speranzosa.
- D'accordo senti, facciamo così, prima aspettate che vi porti i compiti corretti, poi vediamo se è il caso, e ci mettiamo d'accordo sull'orario, ok? -
- Grazie davvero! Allora di nuovo arrivederci - disse la ragazza, rivolgendosi ad entrambi i docenti.

Lui la fissò allontanarsi, ammirando quel gran bel culetto che aveva avuto modo di sfiorare, seppur involontariamente, qualche settimana prima. Per un attimo ripensò anche a quando l'aveva vista spompinare quel ragazzo, e di come si era incazzato, ed eccitato, a fare il guardone. I suoi pensieri furono interrotti da Monica: - Fammi capire, ti viene duro per ogni ragazza che ti rivolge la parola? E io che pensavo di essere speciale - disse lei, guardandolo con aria interrogativa, sorretta da un alone della solita malizia.

- No, ma dai - iniziò a scusarsi lui, notando che, in effetti, il suo cazzo svettava nuovamente sotto i pantaloni.
- Quindi lei è speciale...- riprese di nuovo la professoressa, che forse aveva capito più di quanto non mostrasse.
- Dai, è un ragazzina, lasciamo perdere questi discorsi - disse l'uomo, cercando nuovamente di minimizzare.
- Certo certo, era giusto un commento, tranquillo - si affrettò ad aggiungere lei, ma poi parlò ancora: - C'è da dire che ha un bel sedere, non trovi? Anzi, un bel corpo, in generale, non credi? -
- Si è vero, vabbé, cioè no! Nel senso, sarà anche carina, ma non mi interessa -
- Se lo dici tu, il tuo bel cazzone sembra avere una diversa opinione a riguardo, ma magari sono io che non ci vedo bene - rispose poi lei, furbetta, posando lo sguardo sulla sua erezione.

- Vabbé, vado, è tardi, buona giornata, ci risentiamo nei prossimi giorni, ok? -
- Sì, certo, e non fare troppi pensieri sulle ragazzine, mi raccomando - disse lei, ridendo.
Lui non rispose, iniziò ad allontarsi, cercando, per quanto possibile, di nascondere la sua eccitazione. Venne però raggiunto da un'ultima, curiosa, frase della professoressa: - Certe studentesse fanno proprio perdere la testa, non trovi? Ne so qualcosa purtroppo, buona giornata! -.

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