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Triangolo Uomo-Uomo-Donna.


di Honeymark
03.05.2015    |    20.125    |    3 9.5
"Allora lo infilai per un’ultima volta e lasciai che fossero le pulsazioni a dettare il ritmo..."
Il sogno di ogni donna: fare il triangolo con due uomini.
Ma è molto più facile fare un triangolo con due donne che con due uomini, perché tra maschi è difficile creare l’affiatamento necessario. A parte il rapporto cuck, voglio dire, che però non è un trio ma uno speciale rapporto a due.
Quella che racconto è una storia unica e forse irripetibile.
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Triangolo MMF – Prima parte.
La donna che mi amava.


Mi trovavo in un noto bar del centro con Roberta (vedi racconto “Accetto ma a una condizione”), quando d’un tratto la mia ospite mi chiese se conoscessi un giovane sui 20 anni che stava al bancone con una flute di spumante in mano insieme ad altri amici.
- Sì, - risposi. – Si chiama Mirko, è italiano ma sembra un tuareg.
- Me lo infili nel letto? – Sparò senza porsi problemi-
- Ma avrà 10 anni meno di te!
- Tu ne hai 15 più di me…
- Vero… Ma cosa ci trovi?
- Così, a vederlo, deve avere un cazzo enorme…
- Non ti avevo mai sentita parlare così.
- Non avevo mai parlato così. Ma da quando siamo diventati amanti, mi hai insegnato a vivere con la logica del maschio… Non sarai geloso?
- No, certo che no, ma mi piacerebbe avere l’esclusiva… he he
- Ce l’hai l’esclusiva e te la lascio finché non avrò un moroso tutto mio, che amerò. Ma ora vorrei proprio che fossi tu a portarmi a letto quel “tuareg”.
- E perché?
- Perché non voglio fare nulla che non sia condiviso da te. – Disse. – E perché non esiste che una signora chieda a un ragazzo di scopare.
- Neanche che se ne occupi il suo amante…
- Te ne occupi per noi, non per me.
- Cosa dici…!
- Voglio che venga a letto con me e te. Non te lo vedi che mi monta alla pecorina mentre io ti faccio un pompino?
Cominciai a sentire un po’ di calore.
- Lo vorrei come schiavo. Nostro schiavo. – Continuò. - I dominanti restiamo io e te e non sarebbe male avere un fusto funzionale a entrambi.
La guardai perplesso.
- Se ce lo infili nel letto - aggiunse - potrei accettare le tue proposte sadomaso che mi hai fatto.
Accettai in un baleno.

Quando ci salutammo e lei uscì dal bar, io andai da Mirko.
- Ciao Mirko.
- Ciao, - rispose. – Chi è quella bellissima gnocca con la quale parlavi?
Forse, senza saperlo, mi stava facilitando le cose.
- La mia segretaria, Roberta. Perché me lo chiedi?
- Scusa non lo sapevo, - rispose. – Ma è davvero bellissima.
- Ti ringrazio. Ma è anche più grande di te, di 10 anni.
- E’ una favola, sei davvero fortunato a vederla tutti i giorni in ufficio.
Non aveva avuto il coraggio di chiedermi niente…
- Se ci provo ti incazzi? – Aggiunse.
-No, però magari si incazza lei. Se vuoi le parlo e vediamo cosa dice.
- Davvero? Non sei geloso?
- E’ solo la mia segretaria. Ma lasciami sondare e vediamo cosa dice. La prendo un po’ alla larga e vediamo almeno se ti ha notato o no.
- Cosa? Davvero potresti parlarle…?
- Non ne ho idea. Posso solo sondare, - ripertei. - Ma voglio una contropartita.
Cioè, cosa vorresti esattamente?
- Te.
- Me? E da quando ti piacciono gli uomini?
- Non mi piacciono affatto. Ma voglio essere sicuro di dominarti, se necessario. Se mai faremo qualcosa con lei, ci sarò anch’io.

L’indomani, all’ora dell’aperitivo serale, entrai al bar, trovandolo ad aspettarmi.
- Allora? – Mi chiese con enfasi.
- Datti una mossa, Mirko. Il tuo era l’ultimo problema che avevo oggi.
In realtà ne avevo parlato con lei, giungendo a una decisione.
- Dai, cosa ti ha detto?
- Senti, Mirko, prima di ansare avanti io e te dobbiamo fare un patto.
- Lo so, me l’hai detto.
- No, è un’altra cosa. Vieni che ci sediamo e beviamo qualcosa.
Mi seguì al tavolo come se stesse camminando sulle uova fresche.
- Devi giurarmi che non dirai nulla a nessuno.
- Lo giuro! – Disse con troppa enfasi.
Portarono un martini a me e una flute a lui.
- Non sto scherzando, Mirko. – Usai il tono severo. – Se esce qualcosa di quello che ti dico…
- Giuro che starò zitto.
- Bene, anzitutto sappi che Roberta è la mia amante.
Rimase a bocca aperta.
- Ah…
- Le ho chiesto cosa ne penserebbe di fare sesso a tre.
Lui mi guardava allupato, io rimasi per un po’ zitto a mangiarmi l’oliva.
- Dai, dimmi cosa ti ha detto…!
- Che se piace a me… si può fare.
Si trovò senza fiato.
- E a te piace? – Chiese sulle spine.
- No.
Altro silenzio pesante.
- Però è un’esperienza che voglio fare.
Buttò fuori l’aria e espirò nuovamente. Voleva dire di tutto ma riuscì a dire nulla.
- Voglio fare un tentativo. Ma devi dirmi che sei disposto ad accettare alcune prescrizioni.
- Dimmele.
- Anzitutto la riservatezza. Il silenzio.
- Lo giuro!
- Non scherzare. Se ti sfugge qualcosa…
- Lo prometto, dai.
- Poi il gioco lo guidiamo noi. Io e lei.
- D’accordo.
- Farai tutto quello che vogliamo noi. Se te la lascio chiavare ma poi voglio che mi fai un pompino, me lo fai?
In realtà non mi interessava il pompino, ma mi divertiva metterlo alla prova. Un pompino fatto da un uomo non è una cosa da niente.
- Accetto!
Rimasi perplesso e allora alzai la posta.
- Prima dell’amplesso ci lecchi i piedi, dopo l’amplesso ci lecchi il buco del culo!
- Evviva!
- Dannazione, stai tranquillo…
- Ti frusteremo.
- Sììì.
Ora ero perplesso io.
- Pur di avere Roberta faresti tutto questo?
- Stanotte ci avevo pensato e avevo sognato proprio una sottomissione del genere. Lo schiavo da monta.
- Amen.

Dal momento della decisione all’incontro effettivo trascorsero due mesi. Sono sempre mille le complicazioni che si mettono di mezzo a un incontro trasgressivo a due, figuriamoci a tre. Prima Roberta volle pensarci su, tanto che credetti che avrebbe fatto saltare tutto. Le chiesi se per caso lo volesse tutto per sé, cosa più che legittima, ma non era così. Comunque mi spiegò che voleva proprio il triangolo, non sapeva se mai si sarebbe presentata un’altra occasione nella vita. E aveva ragione. Un uomo con due donne ha più probabilità, perché tra donne è più facile che scattino complicità, interesse e voglia di giocare. Più difficile che tra due uomini nasca la stessa complicità che si crea tra due donne, più difficile che due maschi che preferiscono le donne si mettano a giocare tra loro, difficile che uno dei due sia disposto a sottomettersi all’altro, difficilissimo che due maschi si trattino esattamente alla pari.
Beh, la combinazione tra me e Mirko da quel punto di vista era ben equilibrata perché io avevo il doppio della sua età e sottostava volentieri al gallo vecchio.
Comunque sia, alla fine venne il gran giorno. Anzi, la grande serata. Quel venerdì sera passai prima a prendere Roberta, poi andai a caricare Mirko e insieme andammo nel mio piéd à terre.
Entrammo in casa con assoluta serenità e una volta dentro ci mettemmo comodi. I due attesero disposizioni da me. Feci sedere Roberta in poltrona e le presentai Mirko, facendolo stare in piedi in mezzo al salotto.
- Roby, ti regalo Mirko. Puoi fare di lui tutto quello che vuoi.
Avevo spiegato a Mirko che gli regalavo Roberta, ma che fingevo che invece fosse lui a essere il regalo per lei. Roberta lo guardò attentamente e lui si sentì avvampare di desiderio.
- Spogliati Mirko. – Gli disse alla fine.
Lui non attendeva altro. Sfilò le scarpe e con due mosse si spogliò e rimase in mutandine nere.
- Via tutto, - ordinò Roby.
Si girò di schiena e si sfilò le mutande. Aveva un colorito ambrato, proprio come se fosse di origini arabe. Forse le aveva, chissà. La pelle era liscia e i glutei guizzavano sotto la pelle. Devo dire che per quanto mi piacessero solo le donne, lui aveva un fisico che invogliava a fare di tutto. Roberta aveva visto giusto. Chissà se anche il cazzo avrebbe risposto alle sue aspettative…
- Girati.
Mirko si girò piano, con le mosse di un culturista che si metteva in posa. Forse faceva culturismo. Glielo avrei chiesto, ma probabilmente non lo faceva perché non era esagerato nella muscolatura.
Quando si girò del tutto era chiaro che non era un culturista, perché il pene era in erezione e decisamente sopra la media. Roby aveva azzeccato anche questo.
Ostentava la sua erezione tenendo le mani dietro la schiena, come se si fosse preparato più volte questa stessa scena. Guardava Roberta per vedere se era soddisfatta e lei, va da sé, non lo guardava in faccia. Il pene sarà stato 22 centimetri, il diametro 4 centimetri. Le palle erano turgide per via della erezione che tirava la pelle, mentre dei ciuffi di pelo nero si arricciavano ai lati. Non aveva altro pelo se non là.
Roberta era letteralmente affascinata, quasi ipnotizzata. Ero felice di averla fatta felice.
- Ora mi leccherai i piedi, - gli disse.
Con tutto quello che poteva fare, trovai bizzarra la sua richiesta, ma per un po’ sarei stato solo guardare. Roby si era alzata in piedi e girata di culo. Con i suoi blue jeans era uno schianto. Il più bel culo della regione era lì per noi. Slacciò i jeans e li sfilò in un attimo, ma tenne la camicetta. Poi tornò a sedersi e accavallò le gambe in modo che lui potesse leccarle i piedi a carponi in tutta comodità. Mirko si mise in ginocchio e alzò il culo al mio sguardo. Poi, sempre con il pene in erezione, cominciò a leccarle i piedi. Lo fece con così tanta passione che lei ebbe più di un fremito.
- Alzati, - gli disse poi.
E lui si alzò in tutta la sua fierezza. Per essere un ragazzino di 20 anni se la vacava benissimo.
Si alzò anche lei, si girò nuovamente di schiena, slacciò la camicia e la lasciò cadere in terra con un fruscio inebriante. Poi sfilò il tanghino e restò lì in piedi un manciata di secondi per farsi ammirare il culo, sapendo cosa ci provocava.
Io osservavo la scena alternando la vista tra il culo più bello del mondo e il cazzo più grosso e voglioso che avessi mai visto. Ovviamente ero preso anche dalla situazione, mai vissuta prima.
Anche quando lei si girò, lui lasciò che fosse Roby a dirigere il gioco. E fece bene perché lei si mise in ginocchio davanti a lui, risalendo con le mani al culo e appoggiando teneramente il viso al cazzo. Come un gatto che si strofina sulle gambe. Come se gli volesse essere riconoscente. Lui fece fatica a stare fermo, limitandosi ad allargare le gambe quando lei portò le mani alle palle e da lì al perineo, forse al buco del culo. Roberta portò la mano al cazzo e gli fece scivolare il prepuzio fino a scoprire il glande. Quindi glielo baciò teneramente. Poi lo baciò di nuovo e quindi passò a infilarselo in bocca più che poteva. Se lo stava sbocchinando godendoselo passo a passo. La scena di lei in ginocchio che si infilava quasi fino in fondo alla gola una cosa del genere e i muscoli dei glutei di lui che reagivano alla succhiata erano così belli che ai temi dell’antica Grecia ne avrebbero fatto una scultura, come il discobolo. Pensandoci, forse i greci avevano fatto sculture del genere, poi andate perdute nei secoli. O ancora nascoste nelle case aristocratiche elleniche e romane.
D’un tratto mi accorsi che lui stava per venire e pensai di fermarli perché era meglio fare una scopata a tre prima, ma erano tropo belli. E quando lui cominciò ad avere le pulsazioni dell’eiaculazione temetti di venire anch’io. Roberta se lo godette getto a getto, ingoiando il tutto con un sincronismo ammirevole. La gola di lei seguiva le pulsazioni di lui.
Quando lui si placò, continuò a succhiarlo, a baciarlo e a leccarlo, mentre lui le accarezzava la testa.
Alla fine appoggiò l’orecchio all’uccello, aprì gli occhi e si rivolse a me.
- Spogliati - mi sussurrò, - che adesso facciamo sesso. Quello vero.
Si alzò in piedi, aspettò che ci mettessimo al suo fianco e, tenendo le dita nelle fessure dei nostri culi, ci accompagnò in camera da letto. Solo che io avevo l’erezione, lui no.
Io non persi tempo, mi misi su di lei e in una botta netta la penetrai perché ovviamente era bagnata come il muschio. Scopando nelle varie figure del sesso, d’un tratto me la trovai sopra che mi sbatteva. Poi si sfilò e venne a baciarmi. Un aspetto di dolcezza che non mi aspettavo. Poi capii perché.
Aveva fatto segno a Mirko di prendermelo in bocca e lui me lo stava lavorando alla grande.
Questo non era assolutamente previsto, perché le battute che gli avevo detto nella trattativa erano solo per sondare il livello della sua disponibilità, della sua sottomissione. Una questione gestionale più che funzionale. Ma confesso che il contatto femminile di Roberta sul mio fianco e la dedizione di Mirko al pene davano davvero risultati sorprendenti. Dunque lo lasciai lavorare , godendomi anche la lingua di Roby che mi frugava le ascelle e tutto quello che era sensibile nella parte alta del mio corpo. Poi Roberta venne a sedersi morbidamente sul mio collo, in modo che la figa poggiasse al mio viso. Le misi le mani al culo, la baciai e a quel punto desiderai di montarla come si deve. Mi spostai per prenderla da dietro, ma lei mi fece cenno di far posto a Mirko. Il quale venne a sdraiarsi in tutta serenità a pancia in su per farselo succhiare ancora da lei. Io non persi tempo e la presi da dietro mentre lo sbocchinava. Ma stavolta Roby se lo era lavorato solo per farglielo tornare in posizione di lavoro.
Subito notai con meraviglia che a lui tirava di già, beata gioventù…!
Lei si portò sopra di lui per infilarselo, ma prima venne a dirmi una cosina nell’orecchio.
- Inculami appena me lo sono infilato. - Sussurrò, con quel suo modo di parlare caldo, suadente e convincente cui non sapevo sottrarmi. - Ma fai attenzione, con dolcezza. Davanti ho un palo…
Era chiaro che lui non avrebbe mai potuto incularla con quel coso, mentre io - per quanto ben dotato (era quantomeno lungo come il suo) – potevo infilarglielo senza fare danni. O comunque ero bravo perché con lei lo avevo fatto più volte.
Di certo lei stava godendo senza freni mentre si infilava il cazzo di Mirko e devo dire che vederlo scomparire dentro di lei e tornare libero quando sollevava il bacino, mi affascinava. Quando si penetrava, inarcava la schiena e gemeva, come se il piacere importasse solo a lei. Ma è così che funziona.
Li lasciai sbattere per un po’, finché lei non si piegò sempre più in avanti e alla fine si girò un attimo con la coda dell’occhio per darmi il via. Sperando di essere all’altezza, portai il cazzo alla fessura del suo culo per palesare la presenza. Alternai le carezze delle mie dita con il passaggio del glande, aumentando la pressione in crescendo. Due volte finsi di penetrarla, so che piace l’attesa. Ora però dovevo infilarlo nel più bel culo del mondo, a pochi millimetri dal più grosso cazzo che avessi mai visto.
Si fermò e io provai a infilarlo. Entrò poco e allora decisi di cambiare tattica. Ciò posizione, la sua. Presi Roberta per le caviglie e gliele distesi. Ora il suo culo era più rotondo e più bello e più disteso e più aperto. Attese il mio intervento controllandomi con la coda dell’occhio, poi attese fermandosi. Entrambi attendevano me. Infilai la cappella, spinsi dentro e, lasciandomi scivolare in caduta, la inculai piano piano.
Lei allargò al massimo le gambe e tirò la testa indietro muggendo. Il ragazzone lasciava che facessimo tutto noi. Provai a stantuffare e presi lentamente il ritmo. Funzionava. Lei urlava, gridava, ululava, sbavava, perdeva, ma non mi fermava. Continuai e continuai finché non sentii che le palle stavano per ordinare il riversamento dello sperma. Allora lo infilai per un’ultima volta e lasciai che fossero le pulsazioni a dettare il ritmo. Roberta cominciò a venire per l’ennesima volta e gridò all’altro di venire anche lui.
Insomma, venimmo insieme a lungo, come se non dovessimo smettere mai.
Alla fine, spossato e smunto, il mio cazzo venne fatto uscire. Aveva dato quello che doveva dare e adesso poteva riposare.
Io mi gettai di lato, mentre i due attendevano di ricaricarsi il più presto possibile.
Alle 23, mentre i due ancora avevano qualcosa da dirsi, me ne tornai a casa.
- Ricordati di chiudere, – dissi a Roberta. – Le chiavi me le dai lunedì. Notte.

Fine prima parte.
Domani l’ultima parte.
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