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Una moglie infoiata


di Honeymark
14.06.2016    |    49.668    |    1 8.8
"Sono tutti fedeli a te perché li hai aiutati quando nessuno voleva farlo..."
Avvertenze: questo racconto - che si divide in tre parti - è scritto su fatti realmente accaduti. I nomi sono inventati e ci si scusa per eventuali casi di omonimia.
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Una moglie infoiata


1.


Avevo conosciuto mia moglie appena diplomato geometra, quando lei era in seconda ragioneria. Era minorenne, ma ci siamo innamorati e i suoi genitori ci hanno lasciati fare.
Ero spiantato, ma suo padre aveva una piccola impresa edile, con quattro operai e un motocarro. Mi assunse e io non persi l’occasione. In un anno gli operai erano diventati 10, in due erano diventati 50.
Quando mia moglie si diplomò, ne avevo assunti 100. Non ero più un giovane geometra spiantato e quando suo padre morì, mi aveva affidato la sua famiglia e la sua azienda.
Quando sposai sua figlia, l’azienda aveva 200 operai, due macchine movimento terra, cinque betoniere e 10 autocarri. E il motocarro storico nell’atrio dell’azienda.
Quando ebbi il primo figlio, mia moglie aveva 22 anni, quando ebbi la figlia ne aveva 23. Poi, però, qualcosa cambiò. Mia moglie rallentò il suo ruolo di moglie per assumere sempre più quello di madre dei nostri figli. Un po’ alla volta la sua passione a letto sembrava scomparire. Quando mi accorsi che lo faceva per dovere e non per voglia, le chiesi se voleva che smettessi. D’altronde, non avrei forzato la mano a una sconosciuta, a maggior ragione decisi di farmi indietro.
Preferiva che smettessi di fare sesso.
Ma contraccambiò con gratitudine, dicendomi a lettere più o meno chiare “Divertiti!”. Usando l’intelligenza, ovviamente, un po’ alla volta mi dedicai alle donne che conoscevo, accorgendomi che poco o tanto quasi tutte erano disponibili. Forse sapevano della nostra crisi del settimo anno (così l’aveva definita il suo ginecologo) e magari speravano che l’avrei lasciata per una di loro. Errore madornale, perché io amavo mia moglie e lei amava ma. E amavamo la nostra famiglia.
Fatto sta che quando iniziò la storia che sto per raccontare, la nostra azienda era diventata una multinazionale che fatturava un miliardo di euro all’anno, i miei figli erano all’università uno a Londra e l’altra a Arvard a fare dottorati e stage di varia natura, mia moglie era diventata una bellissima cinquantenne (che desideravo ancora) e io chiavavo con sempre maggiore creatività le più belle donne di questo mondo.
Il gentlemen agreement tra me e mia moglie aveva funzionato e gliene sarei stato sempre grato.

Poco dopo mezzogiorno di una calda giornata di primavera, ero nel mio ufficio con tre donne. Ultimamente cercavo di divertirmi con ricercatezza e davo precedenza alle coppie di amiche, meglio ancora alle tre amiche. Erano venute nel mio ufficio senza le mutandine, due donne le avevo messe di lato in modo che potessi accarezzare le loro intimità, mentre la terza mi faceva un pompino. Poi le avevo girate a 90 gradi sulla scrivania, avevo sollevato loro le gonne e, mentre chiavavo da dietro la centrale, con le mani accarezzavo le altre due come prima. Una delizia. Come facevo? Beh, ero piacente, compiacente e… generoso.
Stavo per venire in quella splendida posizione, quando suonò il telefono rosso. Le mie segretarie sapevano che non dovevano disturbarmi quando ero in piacevole compagnia, anche perché il mio ufficio era collegato a un bagno e a una camera da letto. Insomma, era chiaro perché non potevano disturbarmi. Per questo la telefonata me la inviarono al telefono rosso e per questo mi allarmò. Sospesi la seduta e sollevai la cornetta.
- Che c’è, Fiore? – Chiesi alla mia segretaria Fiorella.
- Mi scusi, signore, ma c’è sua moglie al telefono. Le ho detto che era in riunione, ma dice che devo interromperla perché è urgente,
- Certo, – risposi con una certa apprensione. – La prendo.
- Pronto?
- Ciao.
- Ciao. – Risposi, mentre le mie amiche si ricomponevano. – Tutto bene?
- Non tutto. – Rispose. – Il ginecologo chiede se puoi passare a trovarlo.
- Il ginecologo? – Risposi preoccupato. – Ci sono problemi?
- Tu vai a trovarlo e poi vieni a casa che ne parliamo.
Salutai le tre ragazze dicendo loro che c’era un’emergenza, pregandole di tenersi in contatto tramite le mie segretarie. Poi uscii e chiamai l’autista, Daniele.
Daniele, quando lo assunsi era uno sbandato, ma ero certo che una volta inserito nella vita normale mi sarebbe stato fedele per tutta la vita. E così è stato.
- Portami dal dottor Marchetti, – gli dissi.
- Si capo.
Sapeva chi era perché vi aveva portato con l’auto mia moglie alcune volte.
- Aspettami da qualche parte, ti chiamo quando esco.
- Sì capo.
Il ginecologo mi stava aspettando anche se era quasi l’una.
- Marchetti… – Gli dissi stringendogli la mano.
- Si accomodi. – Disse indicandomi la poltrona.
- Mi dica subito qual è il problema.
Ero davvero preoccupato.
- Mi fa piacere che si interessi di sua moglie…
- Senta, se mi ha chiamato per farmi la predica…
- No, – rispose. – Mi scusi. Ma la premessa ha il suo senso.
- Vada avanti.
- Sua moglie è entrata in menopausa.
Non sapevo se dovevo sentirmi sollevato o preoccupato. Certo era un momento importante per le donne, ma non ne sapevo molto.
- Sta male? – Gli chiesi.
- Beh, qualche problema c’è. A sua moglie è venuta la Sindrome di Halley. Prende il nome dalla cometa perché…
- Vada avanti e si spieghi.
- Vede, sua moglie ha improvvisamente bisogno di fare sesso.
- Come ha detto?
- Ha bisogno di fare sesso. Più di quello che può immaginarsi. Molto di più.
Rimasi un po’ a pensare, poi gli chiesi spiegazioni.
- Vuol dire che adesso finalmente potrò scopare mia moglie come un tempo?
- D più, le ho detto. Molto di più.
- Ma è magnifico! – Esclamai.
- La smetta, – mi interruppe. – Lei non basterà…
- Cosa dice? Lei non ha idea di cosa…
- Ne ho idea, mi creda. Ma a sua moglie non basterà. E, se me lo consente, le ho preparato dei nomi di donatori di sperma che potrebbero aiutarla in caso di bisogno.
- Ma checcazzo dice? Mia moglie la scoperò solo io! Ne ho e ne avanzo.
- Non ha capito la gravità della situazione. – Esclamò. – Sua moglie potrebbe aver bisogno anche di venti coiti al giorno!
Lo guardai pietosamente.
- Dottore, la ringrazio. – Gli strinsi la mano. – Vado subito da mia moglie.
Lasciai sulla sua scrivania l’elenco dei donatori e andai a… montare mia moglie.

2.


Mentre Daniele mi portava a casa, chiamai la mia segreteria.
- Fiore, puoi disdire tutti gli appuntamenti che ho con le mie amiche?
- Certo, signore. – Rispose Fiorella. – Devo dire che le richiamerà lei tra… diciamo un mese?
- Facciamo due.
Mi aveva fatto venire un dubbio e chiamai il ginecologo.
- Dottore, – gli domandai. – Quanto potrebbe durare questo periodo, diciamo il periodo Halley?
- Da qualche settimana a qualche mese.
Ringraziai e chiusi il cellulare mentre entravamo nel giardino di casa. Salii di sopra e abbracciai mi moglie. Non ricordo se ci salutammo, ma lei mi spogliò e io la spogliai come una volta. Mi sembrava di essere tornato ai tempi della scuola. Era bellissima nonostante i suoi 50 anni. E aveva usato solo creme, niente interventi. Il suo culo era bellissimo, ovale come piace a me. Liscio, sodo, ambrato. Tutto come piace a me.
Le presi la figa in mano, che era bagnata fradicia come non ricordavo proprio, poi le diedi delle palpate alle tette e delle manate al culo. E via nel letto. La penetrai come coltello caldo nel burro.
Venni in pochi minuti.
Quando ci tornò il fiato, parlammo della situazione.
- Il medico ti ha dato l’elenco dei donatori di sperma?
- Sì ma non l’ho preso. Non ho nessuna intenzione di pagare qualcuno affinché monti mia moglie.
- Sono d’accordo anch’io. – Ammise. – Però adesso montami di nuovo.
La montai con più calma e attenzione. Eravamo felici.
- Ho preparato un elenco di uomini che vorrei montare. – Mi disse poi.
- Ha ha! E perché?
- Perché ho voglia di nuovo.
- Stai scherzando…
- Affatto. Magari poi per un po’ mi passa, ma intanto ho bisogno di sesso.
- Anna, io non so se…
- Ecco perché ho preparato un elenco. Devi dirmi se sei d’accordo.
- Ma che cazzo dici! Useremo dei dildi, comprerò una protesi. Ti starò sempre vicino.
- No, voglio lo sperma.
Capii allora il senso delle parole del medico.
- Anna io non voglio che tu…
- Senti, per 20 anni non ti ho mai detto nulla quando ti facevi Mirella, Silvana, Cristina, Raffaella, Rita, Laura, Rosanna… Vuoi che parlo delle straniere, o continuo con le tue amiche italiane?
Mi sentivo un verme.
- Ma come fai a pensare queste cose…!
- Hop sempre saputo tutto.
- Ostia, mi spiavi?
- Beh, come potrai capire, potevo vederti a letto con altre, ma dovevo essere sicura che una troia non ti facesse perdere la testa e rovinasse la famiglia.
- Dai, nessuna ci ha provato...
- Ah sì? E Paola Zanetti? Ileana Fiorenzi? Nadia Zampedri? Fiorella Borghetti?
- Ostia, sai tutto? Beh, sono balle! Se ne sono andate tutte prima di avanzare istanze di qualsiasi genere.
- Ceerto. Ma chi pensi che abbia fatto trasferire Paola a Londra? Ileana l’ho dovuta minacciare di persona… Nadia l’ho pagata perché cambiasse areale… Fiorella non ha ancora capito nulla, ma di certo non ti starà più intorno...
Non sapevo cosa dire.
- Vedo che hai perso la parola. – Disse. – A me invece, parlare di sesso mi ha fatto venir voglia di cazzo.
Mi buttò giù e mi fece un pompino. Venni e anche abbondantemente, ma per me era l’ultima volta della giornata.
- Adesso vuoi leggere l’elenco dei maschi che voglio… scusa, che vorrei farmi?
Presi in mano il foglietto e mi sentii venir male.
- Non se ne parla! – Esclamai. – E’ tutta gente che conta nella società e rovineresti il buon nome dell’azienda. E sono quattro bastardi. Dietro la loro immagine di persone per bene sono dei luridi perversi immorali.
- Bene, era quello che volevo sentirti dire. – Sorrise, buttando via il biglietto e prendendone un altro. – Adoperiamo persone per bene, fidate, che ci rispettino, che non parlino in giro e, cosa non da poco, che siano ben dotate e che sappiano scopare quanto basta.
La guardai. Così pragmatica e determinata era proprio la donna che amavo.
- E chi avresti per la testa? – Le domandai con una certa cautela.
Mi diede un altro biglietto. Lo lessi.
- Adesso esageri dalla parte opposta… – Osservai. Però mi piaceva il tono di fottuta complicità che era nato tra me e lei nel giro di un’ora. – Hai pensato al mio autista, al mio portiere, al giardiniere… Ha ha!
- Pensaci. Daniele ti è fedele sino alla morte.
- Appunto, non ti scoperà mai.
- Sì, se glielo chiedi tu.
Non risposi.
- Il portiere anche.
- Zumbia? Ma è un negro!
- Che discorsi da razzista sono questi? – Protestò. – Tu ti ei fatto Daniza, Yurka e Brenda, che sono tanzanesi, poi Bettiza e la moglie del tedesco Wenden, che sono keniote…
- No, Bettiza è del Mozambico.
- Maiale… Vedi che ho ragione? Sei un maiale. Voglio Zamby, il portiere negro.
- Non so come chiederglielo.
- Glielo chiederà Daniele.
- E il giardiniere?
- Glielo chiedo io e poi tu gli spieghi perché deve accettare. Sono tutti fedeli a te perché li hai aiutati quando nessuno voleva farlo.
Forse aveva ragione.
- E siamo a tre, se accettano.
Mi guardò male. – Basta che tu li autorizzi, te l’ho detto. E secondo me sono tutti attivi e ben funzionanti.
- Lo penso anch’io.
- Ah, vorrei farmi il maestro di tennis.
- Dai, Anna,potrebbe essere tuo figlio!
- Ma non lo è. Posso ricordarti che anche la tua palleggiatrice potrebbe essere tua figlia e la fai giocare con il gonnellino senza le mutandine?
- Dannazione! – Esclamai. – Mi hai spiato per tutta la vita?
- Ho fatto di più. Tutta la villa di campagna è imbottita di telecamere.
- Ne ho messe solo un paio… – Protestai.-
- Le altre 18 le ho fatte installare io.
- Anna…! – Scossi la testa.
- Adesso sarà lì che passerò il tempo della foia.
- Il tempo di cosa?
- Sono infoiata, Marco. Infoiata. Sai cosa vuol dire? Leggi sul vocabolario. Sto proprio così. Infoiata.
Allargò le gambe e se la fece leccare. Fantastica. Non ricordavo neanche il sapore di mia moglie. Mi si rizzò ancora e la montai. Ma non potevo reggere di più.
- Mi servono subito altri tre maschi. – Continuò. – Voglio che istruisci Daniele, Zumbia e Kurt il giardiniere, dopodiché vai a convincere altri quattro amici tuoi che sono in giro per il mondo. Li voglio qui.
Mi diede un altro bigliettino e lessi i nomi.
- Stai esagerando. Non tirare troppo la corda…
- Senti, devo spiegarti perché li ho scelti?
- No no… Nulla da ridire, – osservai. Avevo capito perché li voleva. – Ma come pensi di organizzarti?
- In villa,come ti ho detto. Li organizzeremo per turno. Ah, voglio che tu mi guardi in diretta dai monitor.
- Ti prego, risparmiamelo.
- No, se so che mi guardi,almeno all’inizio, è come se fossimo insieme. Anzi, se vuoi partecipare…
- Smettila.
- Io ti ho guardato…
- E con Dennis, il maestro di tennis?
- No, lui lo seduco io e non deve sapere del mio stato, né tanto meno degli altri. Come hai osservato, anche se non lo è, potrebbe essere mio figlio. Voglio sedurlo in maniera tradizionale. La 50enne e il 20enne. Un’avventura che vorrà ricordare per tutta la vita.
- Dovrò assistere anche alla tua opera di seduzione?
- Ovvio. Con le telecamere a circuito chiuso.
- Quando?
- Prima che parti per il Brasile.
- Immagino che hai già pensato quando dovrei partire, vero?
- Sì. Tre giorni per avviare le cose con i maschi qui e poi via, parti.
- Chi starà con te mentre sarà via?
- Oltre ai ragazzi, vuoi dire? Sara, la mia assistente domestica bulgara.
- Non mi piace Sara,
- Neanche a me. Siamo d’accordo che alla fine della performance la liquido con una buonuscita allettante e poi torna a casa.
- Mi pare una buona idea. Gli altri potranno restare?
- Se dimostrano la fedeltà e la riservatezza che mi aspetto, potranno stare qui anche dopo. L’importante è che sappiano che appena passato il periodo Halley dovrà tornare tutto come prima.
- A proposito, – disse infine. – Quanto impiego a imparare tutte le maialerie che sai fare tu?

Che strana la vita… a volte bastano poche ore per cambiare tutto. Per passare da un pianeta all’altro.


3.


Quando uscii chiamai Daniele e mi feci portare in villa. Poi scendemmo e lo portai nella cantina. Stappai una bottiglia e versai due bicchieri. Era abbastanza usuale che io usassi questa familiarità con i miei più fedeli collaboratori.
- Devo chiederti un favore.
- Dimmi.
Anche lui mi dava del tu quando eravamo soli.
- Senti – esordii. – Prima devo chiederti di assicurarmi la massima riservatezza.
- Capo, sono sempre stato riservatissimo!
- Lo so, ma stavolta è una questione delicata.
- Ragione di più.
- Appunto. Tu hai una morosa?
- No, cioè sì, ne ho più di una.
- Come è la tua attività sessuale?
- Ottima! Pensa che a volte preferisco farmi una sega prima di andare a letto con una di loro, altrimenti vengo troppo presto e si incazzano.
- Hai l’eiaculazione precoce?
- Eh?
- Scusa, vieni sempre troppo presto?
- Sì, ma vengo anche una decina di volte in una notte. Non dovrebbero lamentarsi.
- Bene, ecco la proposta. Te la senti di scopare mia moglie?
Seguì un silenzio di tomba. Probabilmente pensava che io sospettassi che lui facesse il filo a mia moglie e volli togliere l’imbarazzo.
- Non è una domanda del cazzo. – Dissi. – Ti sto chiedendo proprio di montare mia moglie.
- Capo, io non capisco cosa vuoi dire. Io proprio non me la sentirei…
- Beh, datti una mossa. Sto per partire e ho bisogno di farla montare da una persona sulla cui fiducia non posso avere dubbi.
- E’ una trappola?
- No. Adesso provo a spiegarti…
Gli raccontai qualcosa, cercando di essere chiaro. Lui non era molto convinto, ma alla fine uscì con una battuta che mi parve davvero disarmante,
- Posso provare, ma non sono sicuro che mi vorrà.
- Daniele, me lo ha chiesto lei. Te la senti di montarla 10 volte al giorno, o poco fa hai esagerato come sempre in questi casi?
- Oddio nooo! – Protestò. – Però non devo farmi la sega prima di cominciare…
- Bene.
- Capo, hai parlato sul serio?
- Sì Daniele.
- Non mi ucciderai dopo, vero?
- Ha ha! No. Purtroppo abbiamo bisogno di te…

Non fu facile prendere accordi in quel senso, ma alle 18 si fece trovare in villa. Mia moglie entrò in casa e lui, senza dire una parola, la seguì. Io mi ero messo alla postazione dei monitor, dai quali tenevo sotto controllo la situazione. Mia moglie aveva voluto che assistessi. E tutto sommato, la cosa mi stava intrigando più del necessario. Uno così grezzo e ruspante come Daniele si montava una signora aristocratica che era mia moglie e che avevo scopato poche ore prima dopo anni di astinenza. Roba da convegni di psichiatria…
Lei lo portò in camera da letto e gli disse di mettersi comodo. Lui si sedette in poltrona e mia moglie dovette ordinargli di alzarsi e di spogliarsi. Visto che la cosa lo imbarazzava, lei andò in bagno e si spogliò. Guardò verso la telecamera nascosta e mi strizzò l’occhiolino. Indossò l’accappatoio e tornò in camera. Lui si copriva a stento l’erezione. Aveva davvero un cazzo enorme e Anna ne rimase estasiata. Si inginocchiò e lo baciò, accarezzandogli le palle. Chiaro che non entrava del tutto in bocca, ma d’improvviso lui venne convulsamente e mia moglie ingoiò tutto. Rimasi molto scosso, tanto che non riuscivo a deglutire. Mia moglie andò in bagno, ma non per sputare. La troia l’aveva ingoiato avidamente… Invece prese il cellulare e mi chiamò. Aprii la comunicazione.
- E’ già venuto… – Mi disse.
- Ho visto, – risposi.
- Cosa fare?
- Non so, cazzo… Aspetta, ha già un’altra erezione. E si è tolto l’accappatoio. Gli dava fastidio. Vai di là che è meglio!
Mia moglie non se lo fece dire due volte, lasciò cadere l’accappatoio e così, nuda, andò da lui. Mia moglie era bellissima, lui era un energumeno peloso nerboruto e… cazzuto.
Lei andò ad abbracciarlo per godersi il gran cazzo, e lui la sollevò di peso e la portò alla vita. Anna lo avvolse con le gambe e lui la lasciò scendere sul cazzo. Dal viso di mia moglie vidi che la stava penetrando così. Se la godeva al punto da tendere la testa indietro. Lui la sbatté alcune volte, poi la portò a letto e la rivoltò in più posizioni come se fosse un giocattolo. Alla fine venne, tendendo la mascella in fuori. Poi si buttò di fianco.
Cha bel maiale. Per fortuna avevo la sua cartella medica nell’ufficio personale che lo dava scevro di qualsiasi malattia sessuale.
Mia moglie era ancora sdraiata come l’aveva lasciata lui, che lui portò l testa tra le gambe. Anna trasalì e provò a fermarlo. Ma lui insistette e lei si lasciò andare, urlando come un’ossessa. Venne più volte e urlava Ancora!.
Decisi che era il caso di lasciarli soli

Andai dal giardiniere, Kurt, il tedesco. Teneva la testa rasata e la barba, così nessuno lo riconosceva. Non era un bandito, sia ben chiaro, ma aveva sposato una moglie in Germania Occidentale e una in Germania Orientale. Quando cadde la Cortina di Ferro dovette scappare.
Un altro che mi doveva la tranquillità che aveva trovato. Gli parlai chiaro.
- Kurt, devi scopare mia moglie.
- Jawohl.
- Mi dici di sì senza chiedere nulla?
- Non ho mai discusso i tuoi ordini, capo.
Mi sembrava di essere a capo di una banda. I miei più fedeli ubbidivano ciecamente, mi consideravano il capo e mi davano del tu.
- Beh, forse stavolta è bene che mi ascolti un attimo.
Gli spiegai come stavano le cose e che avevo deciso che il tutto doveva consumarsi tra le mura domestiche e tra i miei più stretti collaboratori.
- Yawohl, – ripeté alla fine.
Un uomo di poche parole…
- Quando comincio? E quando finisco?
- Ehilà, sei il primo a prendere in considerazione il fatto che prima o poi finirà…!
- Me lo hai detto tu.
- Beh, devi cominciare subito. Il quando finisce non lo sa nessuno. Hai problemi? Hai donne? Uomini?
- Nein.
- Ganz gut.
Fossero tutti così…

Mia moglie mi raggiunse un’ora dopo.
- Daniele va benissimo, – mi disse.
- Meno male, – risposi con una certa ironia.
- Hai parlato con Zumbia e con Kurt?
- Solo con Kurt. E’ disponibile quando vuoi.
- Parla anche con Zumbia. In tre, più il palleggiatore di tennis, dovrebbero bastare fin quando torni. Il medico ha detto che il momento peggiore potrebbe verificarsi tra due o tre settimane.
- Peggio di così? – Domandai meravigliato.
- Sì, – disse. – Ma più è intenso e prima passa il periodo della foia.
- Foia?
- Cerca la parola sul vocabolario.



5.



Zumbia si presentò a me prima di cena, dopo che Daniele gli aveva spiegato la situazione.
- Daniele ti ha spiegato tutto?
- Ci ha provato.
- E tu cosa hai capito?
- Che devo… Che dovrei… Che… No, capo, è meglio che mi spieghi tu.
- Hai capito benissimo Zumbia. Ricordi quando ti ho dato un lavoro mentre stavano per rimandarti a casa?
- Si, capo. Ma non lo hai fatto pensando a tua moglie…
- Vedi che hai capito?
Se non fosse stato nero, giurerei che era diventato rosso in faccia.
- Senti, è un’emergenza. Mia moglie ha bisogno di scopare 20 volte al giorno, glielo ha prescritto il medico. E io mi fido solo dei miei più stretti collaboratori. Voglio la massima riservatezza. Hai capito perché ti ho ricordato quando ti ho aiutato io?
- Capo, non ti incazzerai davvero se ti monto la moglie?
- Te l’ho detto. Mi incazzerò solo se la notizia esce da casa mia. Guarda che il tutto durerà un mese o poco più. Allora?
- Sarò felice di farlo, capo. Mi impegnerò al massimo.
- Lo immagino…

La prima volta di Zumbia volli vederla anch’io, d’accordo con mia moglie.
Accadde dopo le 23, sempre in villa, dove ci eravamo trasferiti provvisoriamente.
Zumbia, nudo, era gigantesco. La pelle era perfetta e, contrariamente a Daniele, non aveva pelo. Il suo pene era spropositato e mi domandai se non fosse stato meglio per mia moglie cambiare soggetto.
Prima che riuscissi a parlare con lei, era già nuda e lui l’aveva presa in braccio come un fuscello. La posò delicatamente sul letto e, sorridendo dall’inizio alla fine, iniziò a penetrarla con il suo spaventoso attrezzo. La prese da davanti, con mia moglie che sbatteva la testa a destra e a sinistra dall’ingombro del pene. Ma mi accorsi che le piaceva da morire. Sì, quella era la parola giusta. Ma quando la mise alla pecorina, mi accorsi che il pene entrava solo poco più della metà. Ricordai infatti che se la larghezza non ha limiti (ci passa un figlio), la profondità è europea. Io ero quasi al limite, Daniele lo aveva raggiunto. Zumbia aveva battuto tutti i limiti.
La scena era terribilmente erotica. Vedere una donna bianca impalata da un cazzone nero era davvero arrapante. Che poi si trattasse di mia moglie, era inebriante. Avevo scoperto quanto la complicità tra innamorati potesse dare i suoi frutti.
Quando Zumbia venne, inondò mia moglie,che si spalmò del suo liquido seminale fuoruscito copiosamente dalla vagina troppo corta. Decisi di montarla nuovamente anch’io, ma dopo un bagno purificatore.

Dopo mezzanotte tenni un briefing con i quattro fottitori.
- Vi state comportando bene, – esordii per tranquillizzarli. – Manca ancora la performance di Kurt, che andrà a letto con mia moglie domattina.
Anna annuì. Kurt non ebbe reazioni. Io per un attimo mi resi conto dell’assurdità della situazione, ma scacciai subito il pensiero, perché prese la parola mia moglie.
- Vi ringrazio. Terrò sempre al corrente mio marito, perché il tutto sta accadendo nel pieno di un’emergenza che sconvolge la mia persona. Lui mi è stato vicino, autorizzandomi a fare sesso con voi. Vi ho scelti perché so che sarete fedeli a tutti due. E perché secondo me eravate tecnicamente attrezzati e moralmente dotati. Valete mille volte di più della gente bene di questa città.
I quattro si sentirono a proprio agio, non più imbarazzati dalla mia presenza.
- Ho bisogno di fare sesso tutta la giornata, – continuò. – Per un mese o forse più avrò bisogno di tutti voi. Domani sera mio marito partirà per andare a prendere altri quattro amici in giro per il mondo e mentre non c’è dovrete sostituirlo in pieno.
- Adesso sto con mio marito, – disse. – Ma voglio che siate a portata. Domattina sarà la prima volta di Kurt. A mezzogiorno mi lascerete da sola in villa a meditare. Quindi dalle 12 alle 14 andate a pranzo, fate quello che volete, ma lascia tremi sola. Il pomeriggio voglio Daniele, la sera Zumbia. La notte vi terrete a disposizione che io vi chiami.
- Domande?
- Perché chiamare altri… collaboratori? – Chiese Zumbia. – Non potremmo cavarcela benissimo noi da soli?
Era una domanda più sottile di quello che poteva pensare. Tra loro il tutto poteva restare circoscritto.
- Anzitutto le mie funzioni fisiche sono destinate ad aumentare sensibilmente, – rispose Anna. – Ma dovete capirmi se preferisco una maggiore varietà…
-Hai ragione, – commentò Daniele, che preferiva avere più donne.
- E poi è possibile che vi voglia avere più di uno alla volta, – aggiunse, lasciandomi meravigliato.
Ma io ero l’ultimo a poter criticare la voglia di fare triangoli o quadrangoli...
- Un’altra cosa, – aggiunse Anna. – In tutto questo periodo estremamente eccezionale, sarà sempre io a dar ordini. E’ chiaro? Vi voglio qui a mia disposizione sempre. Ubbidienti come cagnolini. Sarò io a scopare voi, non voi a scopare me…
Annuirono soddisfatti.
- Alla fine mio marito vi darà un premio.
Annuirono ancora più soddisfatti.

Quella notte scopai ancora mia moglie, ma dovetti chiamare in soccorso Daniele, che mi sostituì con dedizione e professionalità.
Guardandoli dalla telecamera, lo vidi salire sul letto, baciare il sesso di Anna e penetrarla con educazione. Scivolando dentro facilmente, si girò verso di me come se sapesse che lo stavo vedendo e sussurrò E’ proprio infoiata…
Dopo un paio di monte, ripresi il mio posto e dormimmo fino alla mattina, quando fu il turno di Kurt.
- Dopo che avrò visto come se la cava Kurt – dissi, – ti lascio in pace.
- No, – rispose Anna. – Voglio sedurre Marcello e voglio che tu veda come vanno le cose.
- Proprio decisa a farti il maestro di tennis, eh?
- Sì. E’ per quello che non voglio nessuno, a parte te, dalle 12 alle 14. Con lui, che è un ragazzino di 22 anni, voglio che sia una seduzione vera e propria. Così come mi auguro che possa accadere a mio figlio con una bella donna della mia età.
Pensai a mia figlia e mi domandai come sarebbe stata la sua avventura con un uomo della mia età. Ma scacciai subito il pensiero.

Kurt, il tedesco, arrivò puntuale alle 9. Sbarbato e lavato, indossava ancora la tuta blu con pettorina da giardiniere, ma forse non aveva altri vestiti.
- Bravo che sei venuto vestito così, – disse mia moglie. – Voglio fare sesso con il mio giardiniere.
- Buon lavoro, – augurai, pentendomi subito della battuta.
Uscii e andai alla sala segreta dei monitor.
Vidi mia moglie spogliarsi davanti al giardiniere, si girò per mostrargli il culo e si piegò in avanti per attizzarlo. Poi si girò, andò da lui, gli slacciò la pettorina e gli abbassò la tuta e le mutande.
Lui istintivamente coprì l’erezione, la lei lo mise a suo agio.
- Non devi vergognarti, – gli disse. – Sei qui proprio perché voglio la tua erezione…
Si inginocchiò, gli prese il pene con la mano destra, i coglioni con la mano sinistra, gli scoprì il glande, lo baciò e se lo infilò in bocca. Kurt credette di svenire, ma poi prese in mano la situazione e cominciò a agire come ci aspettavamo tutti. Infatti mia moglie si girò, si piegò a 90 gradi e lui la penetrò così in piedi da dietro. Poi camminarono così a due gambe più due e saltarono in letto. Per avere i suoi 48 anni, Kurt aveva una grande potenza. Mia moglie ci aveva visto giusto anche lì.
Quando finì, cioè dopo un paio di trombate a pieno ritmo e con sborrate spettacolari, si rivestì e uscì come se avesse finito di potare le rose.
Io non resistetti e saltai in letto con mia moglie, nonostante avessi dato fondo alle mie capacità, la montai ancora una volta.
- Appena torno in forze – aggiunsi alla fine, ricordando i vecchi tempi- te lo metterò nel culo.
- Penso che Daniele sia la persona giusta per farlo mentre non ci sei.
– Amen…

(Continua)

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