Racconti Erotici > trio > i profumi del liceo
trio

i profumi del liceo


di filosofetto
13.09.2016    |    8.310    |    1 7.7
"Facemmo l'amore, come ragazzini in forma e vogliosi sanno fare..."
A noi bolognesi piace rendere pubblico ciò che è privato e altrettanto ci diverte l'idea di far soltanto nostro ciò che è alla portata di tutti; per questo abbiamo inventati i portici, tanto per rubare spazio alle strade e per estendere le nostre case sulla vita che scorre.
A noi piace circondare ed essere circondati; ci piace sentire, ci piace farci ascoltare.

Ieri camminavo verso l'auto senza far molto caso al percorso, camminando assorto nei miei pensieri di lavoro. È stato così che mi son ritrovato sotto le arcate del mio vecchio liceo che doveva esser ormai l'ora di pranzo.
Eh sì, l'ora era proprio quella giusta, perché una gran mandria di studenti m'è corsa addosso all'improvviso.

Non è passata che una decina di anni da quando ero anche io come loro, ma non m'era più capitato di ricordare alcunché di quei tempi.

È stato il profumo smodato di una splendida diciottenne...certamente dell'ultimo anno...a farmi tornar alla mente qualcosa. Truccata, alta, perfetta se non per quella tremenda scia di profumo che si usa quando si puzza ancor un po' di latte, ma si vuol far intendere che si è già sin troppo adulti.

Ho rivisto davanti a me Lucia. Chissà dove viva lei ora, cosa faccia o se sia già sposata come tante di coloro che hanno due anni più di me.
Nei miei occhi Lucia è apparsa così come era allora, quando alla festa dei suoi 18 anni mi portò su da lei in camera e mi disse che le andava di cambiare ogni cosa. Era stanca di vederci soltanto quando riuscivo. Non aveva più voglia di essere una fidanzata parallela. La sola cosa che ancora le piaceva era prepararmi quei pasti segreti, da consumare prima di far l'amore, nei giorni in cui riuscivo a scappare dalla mia lei con la scusa del rimanere in centro a studiare.
Ora non voleva più continuare a vederci di nascosto, a contare i secondi. Mentre me lo diceva aveva un qualcosa di diabolico nello sguardo. Io la guardavo, la ascoltavo e rimanevo immobile, senza fiatare. Non saprò mai cos'altro disse ancora perché io m'ero perso intuendo che qualcosa di grave stava per accadere. Avevo paura. Nelle donne vi è sempre un immenso coraggio, ma anche una grandissima dose di sadismo.
Mentre lei parlava io le guardavo le mani; le sue unghie curatissime brillavano come al solito, ma oggi mi sembravano simili ad affilati artigli. I suoi occhi erano più scavati del normale, avevano una magrezza quasi spettrale che li facevano affondare nelle orbite. Parlava come per convincermi, come per godere di qualcosa che non mi voleva ancora dire.
Mi sdraiai sul letto. Lei ci rimase male.
Cosa mi hai fatto questa volta? Io le chiesi.
Lei smise di parlare; poi mi abbassò la chiusura dei pantaloni e iniziò a toccarmelo, a baciarlo.
Sapeva che non mi interessavano i pompini, ma mi pareva assurdo che si potesse accontentare di punirmi per le umiliazioni che le avevo inferte facendomene uno.
La presi, la spogliai, le morsi i seni. Erano sodi, rotondi, perfetti. Vibravano come quelli che alla nostra età hanno solo certe atlete abituate a gareggiare nell'acqua gelida.
Profumava d'una essenza che allora mi piaceva tanto, sapeva d'allegrezza e innocenza, di quella stessa innocenza che ora mi scandalizza così tanto, specie se indossata da chi di innocente non ha mai avuto nulla...
Iniziammo a far l'amore dopo che gliela ebbi leccata per quasi un'ora. Per fortuna i più sanno divertirsi solo bevendo e nessuno era abbastanza lucido per notare la nostra assenza.
Le chiesi una volta ancora se aveva ben chiusa la porta. Lei mi rispose dicendo che era l'unica cosa della quale era certa.
Come può una donna godere davvero se non sta esibendo se stessa...o non sta sperando di farlo?
Io me lo chiesi, questo, per qualche istante. Ma poi le mie dita si infilarono nel suo sedere e non capii più niente.
Facemmo l'amore, come ragazzini in forma e vogliosi sanno fare. Poi la voltai e tanto era bagnata che fu facile incularla. La feci venire ancora; poi mi venne un'altra voglia. La presi, la alzai e la misi col culo sul pomello della pedata del letto. Piano piano il pomello gelido di ottone a specchio le entrò nel sedere e io, felice di averla immobilizzata, mi misi a far l'amore con lei preso dal pensiero del suo corpo aperto sino al limite del dolore.
Non feci in tempo a venire anche io che accadde una cosa strana.
Nel mio sedere venne spinto qualcosa di gelido, poi delle dita femminili.
Guardai Lucia, ma lei non sembrava molto in sé. O meglio, era assolutamente lucida, ma piuttosto accaldata e felice per far qualunque cosa.
Per di più entrambe le sue mani erano lì in bella vista!
Che stava succedendo?
Se ti volti ti taglio le palle!
Era la voce della mia ragazza. Era lei alle mie spalle!
Continua a scoparla!
Disse la mia fidanzata, con un coltello nella mano mancina.

Si erano accordate le due fanciulle. E io ero lì nel mezzo. Avrei potuto ribellarmi? Forse sì, ma forse era meglio di no. Dopotutto io avevo la colpa d'essermele scelte, di averle volute e usate. Dovevo rischiare per forza.
Continuai a farmi Lucia, ma non volli esagerare e la alzai di peso così da liberare il suo culo dal pomello di ottone ormai bollente.
Posai la mia amante sul letto, tornai a baciarle la passera...forse in cuor mio sperando di abbassar i toni di quel sin troppo articolato e incerto incontro.
La mia lei era intanto arrivata a tre dita, non dava segni di voler smettere e il culo iniziava a bruciarmi un bel po'. Per fortuna avevamo sudato abbastanza da essere presso che sciolti e molto scivolosi.
Ripresi a far l'amore con Lucia nella speranza che il tradimento bloccasse la mia ragazza o che l'eros vincesse sulla sua voglia di vendicarsi. Feci del mio meglio, fui anche vigoroso, veloce e brutale come piace più alle ragazze che non sono innamorate che a quelle col continuo batticuore.
Nulla...ormai avevo dentro 4 dita e facevano un bel male.
Il dolore, almeno, mi impediva di venire.
Cinque dita e sentii che provava a mettermi dentro la mano. Sentii un male come se stessi sanguinando.

A quel punto provai il tutto e per tutto. mi voltai di scatto, diedi un ceffone alla mia lei proprio sulla mano col coltello. Per fortuna lei ebbe l'istinto di non farmi male e la lama cadde ai piedi del letto.
La presi di peso, approfittando del fatto che Lucia era rallentata dal godere.
La mia ragazza aveva una gonna corta, quella che io amavo più di tutte. La buttai sul letto e le strappai le mutande. Era bagnatissima.
Erano l'una accanto all'altra e io non sapevo assolutamente che fare. Guardai verso i miei vestiti e m'accorsi che non c'erano più. Dovevano essersi accordate per vendicarsi.
Mi fecero sentir senza palle. L'unica cosa che avevo "in doppia" erano rimaste le mani. Inziai io questa colta a infilarle dentro di loro. Stavo fra loro e sarei voluto fuggire. Ma riuscii a farle ansimare.
Cercavo di capirle, di prevenirle, di cogliere ogni minimo segno d'odio o d'intesa che potessero aver tra loro.
Non riuscii a comprendere le cose che sapevano comunicarsi, ma seppi metter le mie mani per intero dentro le loro fiche.
Non servì a nulla. Questa è la sola cosa che compresi per certo. D'un tratto loro si svegliarono dal godere. Le provai tutte, ma sembravano impermeabili a qualsiasi desiderio. Mi baciarono teneramente, insieme

Addio amore
Disclaimer! Tutti i diritti riservati all'autore del racconto - Fatti e persone sono puramente frutto della fantasia dell'autore. Annunci69.it non è responsabile dei contenuti in esso scritti ed è contro ogni tipo di violenza!
Vi invitiamo comunque a segnalarci i racconti che pensate non debbano essere pubblicati, sarà nostra premura riesaminare questo racconto.
Votazione dei Lettori: 7.7
Ti è piaciuto??? SI NO


Commenti per i profumi del liceo:

Altri Racconti Erotici in trio:



Sex Extra


® Annunci69.it è un marchio registrato. Tutti i diritti sono riservati e vietate le riproduzioni senza esplicito consenso.

Condizioni del Servizio. | Privacy. | Regolamento della Community | Segnalazioni