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Lui & Lei

L'impiegata


di hot80boy
11.12.2011    |    6.492    |    0 9.1
"I miei gemiti aumentavano d’intensità ed ora anche lui sembrava ansimare leggermente..."
Era passato un mese e, presa dal cercare di eliminare da casa mia anche la più piccola traccia di Carlo, non ero
riuscita ad organizzare la mia nuova esistenza. Ora però mi sentivo in forma e più bella che mai, il sole di settembre filtrava fra le tende e riusciva a strapparmi più di un sorriso.
Dopo aver fatto colazione mi ero preparata per andare al lavoro. Avevo perso del tempo nello scegliere i vestiti, ma, alla fine ero soddisfatta di ciò che vedevo riflesso nello specchio.
Quando arrivai in ufficio mi sentii osservata da tutti i miei colleghi e pensai che la cosa fosse inevitabile: indossavo una camicia bianca che lasciava trasparire il reggiseno in pizzo a balconcino, il mio tailleur rosso brillava agli occhi di tutti, mentre percorrevo il lungo corridoio che portava al mio ufficio. Finalmente mi sentivo “donna”.
La maggior parte degli uomini presenti, più che dal decolletè a dir la verità non molto prosperoso, erano attirati dalle mie splendide gambe messe in risalto dalle autoreggenti nere. La cosa che mi fece più piacere fu che, in mezzo alla massa c’erano anche molte mie colleghe ad ammirarmi mentre percorrevo il corridoio; che lanciavano sguardi di sfida e che erano sicuramente invidiose del successo che avevo riscosso quella mattina.
Entrata in ufficio e preso posto alla scrivania, avevo cominciato a lavorare. Scelsi di cominciare col rispondere a qualche e-mail quando un commesso delle pulizie, dopo aver bussato alla porta, mi consegnò una busta con un messaggio: era di Giulio Martini.
Giulio era un collega del terzo piano che si occupava di Marketing; aveva sempre manifestato un particolare interesse per me e più di una volta mi aveva invitato ad uscire con lui.
Non avevo mai accettato perché ero succube di un amore Maledetto che mi teneva legata a Carlo, ma ora ero libera e non potei negare a me stesa che il bel Martini un po’ mi piaceva.
Il suo messaggio diceva:

Ciao Samy; come va? Oggi sei veramente uno Splendore.
Ardo dal desiderio di parlare con te di alcune cose importanti.
Ti attendo stasera nel mio ufficio dopo l’orario di chiusura, visto
che ho dell’arretrato da sbrigare e mi fermerò qualche ora.
Fammi sapere la tua risposta. Baci da Giulio

Ci pensai su un attimo e alla fine, tramite e-mail, gli risposi di sì. Ero consapevole che il suo desiderio era di portarmi a letto, e forse la cosa non mi dispiaceva. Poteva essere divertente e poi l’idea di essere desiderata da lui, e che avrebbe fatto qualsiasi cosa per entrare nelle mie grazie, mi eccitava moltissimo tanto che, quasi senza accorgermene, la mano sinistra aveva sbottonato la camicetta e si era avventurata all’interno del balconcino, accarezzando il capezzolo ormai turgido, e la destra era scesa all’interno del perizoma, inumidendosi del mio caldo piacere.
Dopo questa appagante pausa, ripresi a lavorare, nonostante l’eccitazione continuasse a veleggiare sul mio corpo. Mi chiesi se la situazione che avevo immaginato si sarebbe svolta nel medesimo modo, ma forse mi
sbagliavo, magari Giulio aveva soltanto bisogno di parlarmi di lavoro. Tra una pratica e l’altra, avvicinava l’orario di chiusura della ditta; decisi di andare in bagno a ritoccare il trucco e a sistemarmi per l’evenienza che il mio sogno si potesse avverare. Aperta la mia bustina, tirai fuori un rossetto rosso fiammante e una matita per gli occhi color blu intenso. Mi feci bella.
Terminato di rifarmi il trucco, sentii la campana che determinava la fine della giornata e, passo dopo passo, molto lentamente, lasciai defluire verso l’uscita i colleghi di lavoro. Uno dopo l’altro uscirono tutti e le luci si spensero all’improvviso; i corridoi rimasero illuminati solo dalle luci d’emergenza e dai raggi rosastri del tramonto che filtravano tra i vetri delle finestre. Prese dal mio ufficio le mie cose e mi diressi verso l’ascensore. Ero leggermente agitata e i motivi potevano essere diversi: uno, da tanto tempo non provavo più il piacere di un vero rapporto sessuale; secondo, forse non ero ancora pronta a farmi possedere da un uomo che non fosse Carlo; infine, poteva essere che mi fossi costruita qualche castello in aria di troppo e che Giulio non volesse per nulla provarci con me, nonostante fossi convinta che mi desiderasse moltissimo. Ero in ogni modo vicina alla verità e, mentre mi facevo assurde paranoie, l’ascensore arivò a destinazione.
Le palpitazioni erano a mille. Mi sembrava di vivere una di quelle scene viste e riviste al cinema in qualche film romantico.
Le porte si erano aperte. Dinanzi a me c’era l’ufficio di Giulio con la porta socchiusa. Filtrava una strana luce, come un camino acceso in quella stanza, ma ovviamente non era possibile. Avevo aperto la porta lentamente e subito ero rimasta colpita da ciò che i miei occhi erano in grado di vedere: il pavimento era ricoperto da petali di fiore, di diverso tipo, in prevalenza rose rosse, c’erano candele profumate accese in ogni angolo dell’ufficio ed una bottiglia vino d’annata con due calici a fianco poggiati in terra su di un bellissimo tappeto persiano. Il tutto era reso ancor più piacevole da un incantevole sottofondo musicale che, se non ricordo male, era la colonna sonora del film “Ghost”.
Mi ero fatta avanti chiedendo permesso. All’improvviso una stoffa liscia e vellutata si era posta sui miei occhi, accompagnata da una calda voce che mi sussurrava nell’orecchio – Stai tranquilla, fidati di me!-.
Avevo voluto ascoltare quella voce e mi ero rilassata. Due morbide labbra toccarono il mio collo e, mentre una mano mi accarezzava i capelli, l’altra si era appoggiata sul mio seno destro. Un brivido percorse lentamente il mio corpo tanto che cominciai ad emettere qualche piccolo gemito di piacere. Le due mani ora cominciavano a spogliarmi e la prima cosa a cadere a terra fu la giacca; le mie braccia, dapprima stese e abbandonate lungo il mio corpo, ora, si erano spostate all’indietro, una mano la diressi verso i suoi glutei sodi e palestrati, mentre l’altra cominciava a toccare ed accarezzare il suo sesso, ormai già molto pronunciato sulla superficie dei suoi pantaloni. A questo punto mi girò verso di lui e, quasi contemporaneamente, le nostre bocche si cercarono, così come le nostre lingue.
Mi sbottonò la camicetta e me la sfilò dal corpo; così feci anch’io. Mi alzò la gonna tirandola su lungo le cosce, mi prese in braccio e mi poggiò sulla sua scrivania completamente sgombra. Sentii sfilare il mio reggiseno e le sue calde mani avvolgere i miei seni gonfi di eccitazione, subito dopo una frescura inturgidiva ancor più i miei capezzoli; era la sua lingua che si era poggiata su uno di loro. I miei gemiti aumentavano d’intensità ed ora anche lui sembrava ansimare leggermente.
La sua lingua scendeva vertiginosamente verso la mia pancia, poi ancora più giù, fino al mio sesso dove, nel frattempo, le sue mani avevano sfilato il perizoma ormai fradicio. Rimase in quella zona fino a quando finalmente raggiunsi l’apice del mio piacere. Erano diversi mesi che non provavo più una sensazione come questa, ma cosa più importante, Giulio mi desiderava e lo mostrava senza problemi, mentre il mio ex-marito, mi voleva solo per il suo piacere.
Il momento che attendevo da diversi minuti era giunto: sentii il rumore di una lampo, mi tolsi la benda e vidi il suo membro turgido e venoso appoggiarsi sulle mie calde labbra bagnate. Presa da un’irrefrenabile voglia gli dissi ansimando – Sono tua! Prendimi- e lui senza farsi pregare affondò il suo pene nel mio sesso. Con movimenti lenti e profondi, mi fece sua in diversi modi, facendomi provare piacere altre due volte. Poi venne il suo turno: non avendo usato alcuna protezione, liberò il suo caldo orgasmo sul mio ventre e sul mio seno.
Dopo aver goduto uno dei piaceri dell’altro, finalmente brindammo a noi due. Dopo, esausta tornai a casa dove non potei trattenermi dal prendere il telefono e raccontare tutto a Sonia.
A quella volta ne seguirono altre, ma solo per gioco e sempre senza complicazioni amorose, visto che nessuno dei due amava l’altro. In ogni caso non durò molto in quanto verso giugno lui si trasferì per motivi di lavoro all’estero. Non ci saremmo più sentiti.
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