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Lui & Lei

LA MUCCA UMANA PARTE SECONDA: IL WEEKEND


di milkytitslover
18.09.2012    |    22.057    |    4 9.7
"Era buono il mio latte, ormai facevo colazione solo con quello..."
Era venerdì sera e a breve sarebbe stato qui. Non vedevo l'ora. Ero stata brava nei miei compiti tanto che in 10 giorni la mia montata lattea era diventata notevole e tutti si erano accorti che il mio seno sembrava più sodo. Era buono il mio latte, ormai facevo colazione solo con quello. In più avevo visto parecchi video di pompini e non vedevo l'ora di stupirlo.
Suonò il campanello. Corsi alla porta.
“Chi è?”
“Luca”
Aprii il portone. Eccolo. “Ciao piccola, come stai?”
“Benissimo!!! Come è andato il viaggio?”
“Stancante...Voglio rinfrescarmi e...bere qualcosa di caldo e dolce” disse ammiccando.
Andò verso il bagno, lo sentii fare pipì, tirare lo sciacquone e aprire l'acqua del lavandino.
“Vieni in camera, ho da darti il tuo regalo.”
Lo raggiunsi subito. Aveva in mano un pacchettino. “Aprilo, ti piacerà.”
Lo scartai e c'erano un reggiseno con le coppe che si sganciano e una t-shirt aperta all'altezza del seno.
“Devo indossarli?”
“No, in casa starai senza nulla. Questi sono per quando siamo fuori.”
“Fuori?”
“Si. Vedrai.”
Si stese sul letto. “Vieni qua. Non ho mangiato nulla.” Sorrise.
Mi tolsi la maglia ed il reggiseno. Erano gonfie ed iniziavano a tirare per quanto erano piene. Presi in mano il capezzolo sinistro, lo strizzai un pochino e feci uscire un goccio di latte. Leccai le dita. Mi sdraiai accanto a lui. “Apri la bocca”.
Era lì, pronto a ricevere il risultato del nostro lavoro. Gli schizzai in bocca il mio latte che lui accoglieva ad occhi chiusi. Ed eccolo: si avvicinò, prese il capezzolo in bocca ed iniziò a bere. Sentivo il latte scendere velocemente, i forellini dei capezzoli dilatarsi e il rumore che faceva il suo succhiare che ti entrava in testa. Estasi. L'altra tetta, libera, cominciò a gocciolare irrefrenabilmente su di me e sulla sua maglia. Ero eccitata e il suo membro si era gonfiato. Mentre era impegnato a nutrirsi, gli sbottonai i pantaloni e presi il suo cazzo in mano ed iniziai a segarlo. Si staccò dal seno.
“Ora tocca a me nutrirmi”
Scesi sul suo pene, presi la mia tetta ed iniziai a ricoprirlo di latte. Quando ormai era ben coperto lo presi in bocca. Iniziai a succhiare il glande, poi scesi verso le palle e le succhiai ad una ad una, come si fa con le caramelle. Salì lunga la sua asta, lo presi in bocca e, andando lentamente su e giù e succhiandolo, partì nel mio pompino capolavoro.
“Hai studiato, mucchina. Brava...” seguì un gemito. Ero brava davvero.
“Sto venendo, dove la vuoi?”
“In bocca”
Mi fece sdraiare, si mise a cavalcioni all'altezza della bocca, puntò il cazzo e con qualche smanettata riversò tanta sborra in bocca e sul viso. Ingoiai tutto e raccolsi con la mano tutto quello che c'era sulla mia faccia mentre lui era già tornato alle mie mammelle. Le succhiò velocemente, riempiendosi la bocca, si alzò e mi sfilò le mutandine. Mi aprì le gambe, si avvicinò con la testa e, dilatandomi le grandi labbra mi sputò dentro il latte. Cominciò a leccarla, intrisa di latte ed umori, penetrandomi con la lingua e succhiandomi il clitoride gonfissimo e, senza rendermene conto, venni urlando e squirtandogli in faccia. Si alzò, mi guardò tutto bagnato e disse: “Girati, visto che davanti sei venuta, tocca anche al tuo buchetto di dietro”
“Dietro sono vergine”
“E quindi? Prima di conoscermi eri praticamente vergine. Bagnami il cazzo e metti bene il culo a ponte, ho voglia di sfondarti e riempirti col mio bianco”
Sputai sulla cappella e massaggiai il suo membro per inumidirlo. Mi girai, il viso e le mani appoggiate sul cuscino, Luca cominciò a leccarmi il buco del culo. “Rilassati e vedrai che ti piacerà”.
Avvicinò la sua punta al buchino e, lentamente, lo mise tutto dentro. Sentì dolore, mugolai.
“La strada è aperta, ora godrai.”
Iniziò a muoversi piano, sentivo il suo cazzo entrare ed uscire. “Più veloce” dissi. “Ok”.
Aumentò la velocità. Ora godevo: il suo cazzo entrava e usciva, le sue palle che sbattevano contro la mia fica e i miei seni gocciolavano senza sosta. Quelle lenzuola erano ormai inzuppate del mio latte, del nostro sudore, dei nostri umori. Non so quanto durò, sembrava interminabile, quando d'un tratto si fermò con tutto il cazzo dentro. Un gemito e svuotò le sue palle nel mio didietro. Un fiume di sborra caldo mi inondò fino a sentirlo nel ventre. Urlai di piacere.
Tolse il suo cazzo. Gocciolavo ovunque. Si sdraiò, mi tirò a se, prese la mia tetta in bocca e cominciò a bere come un neonato. E ci addormentammo.
Mi sveglia, era già mattina e lui non era a letto. Sentii i suoi passi verso la camera. Era tutto nudo, col cazzo in tiro e gonfio ed un bicchiere in mano.
“Buongiorno, è l'ora della colazione” Si sedette di fronte a me, mi tirò a sé, prese la mia mano e la mise sul suo membro. “Fai piano, caricalo bene”
“Ok”
Cominciai a segarlo lentamente. Lui avvicinò il bicchiere al mio seno sinistro e iniziò a mungermi per riempirlo.
“Perché non lo succhi direttamente?”
“Perchè questo non è il mio. Questa è la tua colazione, amore.”
Dopo qualche minuto il bicchiere era pieno poco più della metà e il suo pene era pronto ad esplodere. Si alzò, avvicinò il cazzo al bicchiere e con qualche colpo di mano deciso venne copiosamente lì dentro.
“Bevi”
Senza esitare lo feci. Era buonissimo! Mi guardava sorridendo e aspettò che finissi.
“Sei sazia? Ti piace la tua nuova colazione?”
“Moltissimo”
“Sono contento. Ora andiamo a fare la doccia ed usciamo”
“E tu?”
“Io faccio colazione fuori.”
Sotto la doccia ci insaponammo bene l'uno con l'altra e mi scopò. Mi fece indossare i vestiti che mi aveva regalato.
Andammo al parco, cercammo la panchina più appartata e ci sedemmo. Luca si sdraiò e appoggiò la testa sulle mie gambe.
“Finalmente tocca a me fare colazione!”
“Qui? Se ci vedono possono anche denunciarci ai vigili urbani!”
“Non ci vedrà nessuno, tranquilla.”
Aprii la maglia davanti, sganciai la coppa del reggiseno e tirai fuori la tetta. Si attaccò subito. Mi guardavo intorno con la paura di essere beccati, ma più tirava, più non riuscivo a ragionare, e mi lasciai andare. Fu un attimo e due ragazzi impegnati nello jogging ci videro.
“Stai tranquilla, quelli al massimo vorrebbero essere al mio posto. Quando ripassano sorridigli.”
Ripassarono... Ancora una volta... e ancora una... e gli sorrisi. Uno ricambiò, l'altro si leccò le labbra e ammiccò.
“Fatto. Possiamo andare.” Mi coprii e andammo via.
Passammo il resto del giorno in casa a scopare e a bere il mio latte. Lui andò via la mattina dopo.
“E per la prossima volta, ho una sorpresa per te.”
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