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Lui & Lei

La Complice: l'incontro erotico con Elisa


di Membro VIP di Annunci69.it LucasFromParis
24.09.2018    |    3.479    |    3 7.7
"Avremmo percorso mano nella mano il sentiero della trasgressione..."
Non riesco più passare in quell'angolo di parchetto senza pensare a E. Senza ricordare quel bacio: fu un bacio lunghissimo e disperato. Mi stavo indubbiamente facendo trasportare dalla fantasia e dal bisogno di un rapporto speciale. Volevo essere accettato così com'ero. Benché fosse del tutto prematuro, volevo che fosse lei. Doveva essere lei. Il bacio non mente mai. Così come non mentivano le sue mani che mi abbrancavano le spalle mentre le accarezzavo il viso e i capelli. Raramente avevo desiderato una donna a quel punto. Improvvisamente mi sentivo un ragazzino, provavo quel senso di leggerezza che da troppi anni mancava alla mia vita. Non aveva senso: la conoscevo da meno di ventiquattro ore, avrebbe potuto essere una scopata senza domani. Ma non volevo che fosse così.
Il week end fu eterno. Non potevo chiamarla né mettermi in contatto con lei. Potevo solo aspettare, rivivere gli attimi inebrianti, chiudere gli occhi per assaporare di nuovo la sua bocca. Potevo solo immaginare ciò che sarebbe stato. Ed era così assurdo. Non ero un ragazzo, bensì un vecchio lupo indurito. Cosa mi stava succedendo? Le ore scorrevano lente. L’appuntamento era fissato l’indomani all'angolo di una certa strada. Ci sarebbe stata? Sarebbe venuta? Mi avrebbe scritto una banale scusa per annunciarmi un contrattempo? Mi avrebbe detto di aver cambiato idea? O addirittura mi avrebbe bloccato per lanciarmi uno sgradevole ma inequivocabile messaggio. Le scrissi subito e ancora una volta attesi. Attesi le il segno della spunta, quella maledetta doppia “v” diventasse azzurra. A volte il confine della felicità è un segnale che cambia colore. Che ci annuncia come il nostro destinatario ha finalmente letto ciò che abbiamo scritto. Poi arriva il momento del “E. sta scrivendo un messaggio….” si attende di vedere ciò che scriverà. E quando lessi, “fra cinque minuti solo lì” ebbi finalmente la certezza che l’agognato incontro ci sarebbe stato.
La vidi: esattamente all'ora che aveva detto, esattamente nel punto che aveva detto. Era lì. Ed era li per me. Era li per farsi possedere e per godere con me. Era li per concedermi il suo corpo. Lo voleva! Capite? Lo voleva anche lei. Indossava pantaloni larghi e morbidi uniti e una maglia uguale. Un colore chiaro, forse sabbia o forse beige. Era una specie di completo che da uomo non saprei descrivere. Non mi importava nulla di ciò che indossava. Quando salì al mio fianco contava solo quel sorriso timido e imbronciato e quell'atteggiamento fra il pudico e il timido. Contava solo lo sguardo che teneva basso mentre parlavamo. Quasi non trovavo le parole. Il tragitto fu breve. Apparve il Motel dove avremmo consumato la nostra passione. La procedura fu la solita: documenti di identità, fumatori/non fumatori. Mi venne consegnata la chiave per il paradiso. Mentre percorrevamo il viale interno notammo entrambi le numerose automobili parcheggiate ognuna davanti a una stanza. E commentammo divertiti che già di lunedì mattina la gente si dava da fare. Quello era un business che non conosceva crisi! Uno di noi due commentò che in quelle stanza non si consumava solo sesso normale, ma che molti vivevano situazioni più audaci, a tre, a quattro.
Un pensiero mi attraversò la mente; la mia amica sapeva esattamente di cosa parlava. Le pratiche di sesso non convenzionali non le erano sconosciute. Ne ero certo. E conosceva il mio mondo. Lo aveva frequentato. Senza che me lo confessasse ne ebbi la certezza assoluta. Allora il mio intuito non si era sbagliato. Oltre ad essere una donna bellissima, forse avrebbe potuto essere una complice. La MIA complice. La MIA donna in questo mondo. E., ti ho cercata così a lungo. Dove eri nascosta? E adesso eri lì in macchina con me. Sentivo di essere una svolta in una parte importante della mia vita. Decisi che a qualunque costo avrei avuto non solo il suo corpo, ma anche il suo cervello. L’avrei fatta impazzire. L’avrei travolta con la mia fantasia, la mia perversione e la mia passione. Giurai a me stesso, ancora prima di averla spogliata, di renderla totalmente dipendente. Non sarei più stato un cacciatore solitario. Il lupo aveva incontrato la lupa. Non una cucciola da svezzare e far crescere. Una vera lupa. Che conosceva quanto e più di me tutte le sottigliezze del sesso e del gioco. Una complice con cui avere un rapporto da pari a pari. Non ci sarebbe stato un insegnante (ruolo che avevo ricoperto così spesso nella mia vita) e un’allieva. Lei sapeva. Sapeva come muoversi. Ci saremmo capiti al volo. Avremmo condiviso ogni fantasia e ogni pensiero. Saremmo stati trasparenti l’uno con l’altra. Nessuna fantasia, nessun passato sarebbe stato “troppo” per l’altro. Non avremmo dovuto, come accade in troppe coppie, una parte segreta di noi. Lei mi avrebbe accettato come ero, luce e ombra. E lo stesso avrei fatto io con lei. Avrei potuto essere me stesso senza temere in ogni istante uno sguardo scandalizzato, offeso o perplesso. Il Lupo e la Lupa. Avremmo percorso mano nella mano il sentiero della trasgressione. Saremmo arrivati al ciglio del burrone tenendoci per mano.
Decisi tutto questo in una frazione di secondo. Per una volta sapevo esattamente cosa volevo. E, costi quel che costi, lo avrei ottenuto.
Entrammo nella stanza. Un letto era tutto ciò di cui avevamo bisogno. La spinsi sopra con gentile fermezza e in un attimo le fui addosso con tutto il mio ardore. Ancora quella bocca da baciare, ancora e ancora. Le mie mani sul suo viso, osai passarle il polpastrello sulle labbra e la sua risposta non mi deluse. Subito schiuse la bocca e inizio a leccare e succhiarmi le dita man mano che diventavo sempre più audace le infilavo a fondo le dita in bocca. Sì, me le stava succhiando come avrebbe succhiato un cazzo, il mio cazzo di lì a poco. Ricordo perfettamente che armeggiai impacciato con i suoi vestiti. Io, proprio io che mi facevo un vanto si slacciare un reggiseno con 2 dita. Era il complicato intreccio dei suoi vestiti o l’emozione a bloccarmi? Lei fu molto più disinvolta; le sue dita agili slacciavano bottone dopo bottone la mia camicia. Le sue mani mi accarezzavano il petto, poi avvertii i suoi baci sui capezzoli. Quando mi ritrovai in boxer ripresi l’iniziativa. La sdraiai e iniziai un lento percorso con la mia bocca. Prima il collo, la gola; poi finalmente ebbi fra le labbra un seno maestoso e opulento. Non mi stancavo di percorrerlo, di fare piccoli cerchi sui capezzoli per vederli indurirsi. Tornavo a baciarla e poi ancora giù. Ogni volta più giù. Era la mia prima occasione e volevo renderla indimenticabile per E. Non era una ragazzina o una casalinga annoiata. Non si poteva vincere facile. Avevo sotto di me una donna esperta che conosceva il sesso. Le volevo dimostrare che ero diverso dagli altri. Che le potevo dare di più. Che le potevo dare più emozioni. Che le potevo dare sensazioni più forti, intense, vere, violente…
Avvertivo ormai l’odore della sua eccitazione con la testa fra le sue cosce aperte. Sempre più maledettamente vicino. Giocai a lungo baciando l’interno coscia fino all'inguine, ma senza arrivare “lì”. Quando non ne poteva più scostai il bordo del suo perizoma e la vidi. Semi aperta, perfettamente depilata, lucida di umori. Allargai delicatamente le grandi labbra per baciarle delicatamente il clitoride; misi tutto me stesso in quel primo agognato contatto. Poi passai la lingua lungo la fessura, in cerca dei suoi punti sensibili. Esplorai senza fretta, finché i suoi fianchi iniziarono a dondolare ritmicamente. Avevo trovato ciò che le piaceva, e fu il momento di far entrare in gioco le dita. Prima una, poi due. Infine un terzo nel suo ano che avevo abbondantemente lubrificato di saliva. Quando E. passò al contrattacco ebbi la conferma che sapeva il fatto suo. La mia cappella conobbe presto le sue labbra, la sua bocca. Infine la sua gola. Era una maestra. Conosceva perfettamente il segreto di far impazzire un maschio ed esercitò tutto i suoi talenti con me.
Quando le entrai dentro fu come entrare in un paradiso di morbide cedevolezza. Continuavo a baciarla e fissarla negli occhi per spiarvi ogni traccia di piacere. Tutta la sua apparente freddezza era evaporata. Avevo sotto di me una donna con una passione un desiderio infiniti. Stavo letteralmente annegando nel piacere. E fu meraviglioso. Non mi concedette il suo culo ma sapevo che sarebbe stata solo questione di tempo. L’arrendevolezza con cui aveva accettato le mie dita nel suo buchino mi rendevano consapevole che non sarebbe rimasto a lungo un tabù. L’apoteosi giunse quando volle farsi venire in bocca. Ero immobile e la guardavo con gli occhi sbarrati. Sentivo le mie cosce irrigidirsi spasmodicamente. Tutto il mio essere agognava a quello. Al momento supremo. Non esitò neppure un secondo quando iniziai a gridare di piacere e grandi fiotti si sperma iniziarono a imbrattarle le labbra e la lingua. Fu l’ingoio più bello della mia vita.
L’avevo trovata. Non l’avrei fatta scappare. La Lupa e il Lupo.
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