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Lui & Lei

Lei....una donna da sogno. Parte 1 di 2


di BisexGe59
24.08.2017    |    5.730    |    5 9.4
"Sembrava quasi che volesse farmela pagare..."
Racconto, vero, a carattere fetish e bdsm, specialmente nella seconda parte.

Lavoro provvisoriamente come custode in un palazzo del centro; poche abitazioni e tanti uffici, soprattutto di avvocati, commercialisti e studi medici. Pertanto, benchè le ore siano lunghe da passare durante il giorno con il solo compito di guardianato, una volta finite le pulizie quotidiane, non mi mancano i momenti da dedicare a belle visioni di impiegate, e perchè no anche quale bell'impiegato; alcune sciatte, alcune meramente esibizioniste fuoriluogo, ed alcune che non aspetti altro di vederle passare per ammirarle in silenzio e con il dovuto rispetto e accortezza per non giocarsi il posto. Ho quasi 60 anni, e sono tutto fuorchè un bell'uomo.
Tra tutte c'è lei: “R”. Non una bellezza Michelangiolesca, ma statuaria, elegante e mai volgare, sinuosa nei suoi movimenti, sicuramente studiati, come tutte le Donne con la D maiuscola che amano essere ammirate e desiderate, ma ti stanno distanti km e km. Alta almeno 1.70, tra i 40/50 anni, una terza di seno sempre valorizzata al punto giusto anche con scollature gratificanti la vista. Un corpo ben definitivo che non lasciava nessuno spazio all'immaginazione. Un sorriso ammaliante che solo quello ti manda KO, ma soprattutto con vestiti attillati o svolazzanti, con le giuste trasparenze, e perennemente con scarpe e/o sandali con tacco 12 minimo. In pratica quasi una Dea. In effetti distante da me anni luce...per me con lei zero possibilità. Ma..... E' un mix pazzesco e terribile per un feticista e masochista come me, che vorrebbe essere sotto quel paradiso e goderne della sensazioni che ne possono derivare, e assorbire tutta la sua essenza. Una donna così me la sogno da anni ed ora averla davanti tutti i giorni, ma avere pochissime possibilità di poterlo realizzare, è una tortura lenita solo dal piacere di vederla. Il suo carisma è per me una droga; non nascondo di essermi masturbato pensandola, ma mai a livello sessuale, mai una volta ho pensato di andarci a letto. La sua cortesia nel saluto, che non andava mai oltre il classico buongiorno, il sorriso dovuto ma con un modo di fare ed uno sguardo che dicevano chiaramente: Io sono io e tu non sei un cazzo (Cit. Marchese del Grillo) mi portavano a immaginarla come una Donna Dominante e sadica e non come potenziale compagnia di giochi. Se avevo dei dubbi su questo ci pensò lei a togliermeli un giorno che la incontrai nelle scale e dopo il consueto saluto, abbassai lo sguardo notando che oltre un paio di pantaloni che le fasciavano il sedere in maniera divina. indossava un bellissimo decoltèe con tacco a spillo finissimo, il mio preferito; rimasi senza fiato e probabilmente anche con una faccia da pesce bollito senza riuscire a muovermi. Come con un sesto senso se ne accorse, si girò e con fare severo mi disse:
-Qualche problema?
-No no io ecco..è che quelle scarpe sono veramente affascinanti. Complimenti.......
-Grazie, ma non credo sia un suo problema. Arrivederci.
Chiuse la porta dell'ufficio abbastanza seccamente, lasciandomi lì come un cretino con la scopa in mano, cazziato, umiliato, e pensieroso di aver osato troppo. La sera quando usciva dal lavoro, temevo un suo riscontro al fatto accaduto, ma me la cavai con un “Buonasera” da parte sua, senza neanche guardarmi in faccia. Non contento riuscii a prendermi ancora una botta di deficente un giorno che stavo lavando l'ingresso, lei arrivò scusandosi del suo passaggio ed io:
-Non si preoccupi R, con quelle scarpe le è concesso di tutto. (Ma perchè non sono stato zitto?)
-Ancora???!!!! Mi sembra di averle già fatto capire come stanno le cose.
-Si si scusi, mi è uscito spontaneamente.....
-Ecco, allora cerchi di evitare in seguito. Spero di essere stata chiara!!!.
Sbamm!!!, altra botta di coglione e la paura di diventare lo zimbello dell'ufficio era tanta, Non sbagliavo. Un giorno una sua collega mi porto una busta dicendomi:
-Deve venire una mia amica a ritirare questa busta. Mi raccomando, non tacchini anche lei!
Porca miseria che figura da pollo, pure in giro mi prendevano. Fantastico. La voce si era sparsa.
Il tempo passava, la mia mente cercava di capire cosa era, chi era, come potevo almeno ingraziarmela nei gesti quotidiani, di avere un minimo di confidenza per conoscerla meglio e chissà.....
Fortunatamente ho una faccia come il sedere, e cominciando ad essere sempre più presente nella quotidianità del personale dell'ufficio, riuscii ad entrare nella grazie “amichevoli” delle colleghe con le quali si intensificarono le chiacchiere, le battute, magari con qualche piccolo favore per la posta o i pacchi che arrivavano, e devo dire che anche lei piano piano cominciò a sciogliersi soprattutto quando parlando, in un attimo in cui aspettava l'ascensore, sentì che parlavo con una sua collega che avevo lavorato in passato vicino a casa sua, in una zona residenziale con tanto di porticciolo. Poche chiacchiere ma quel tanto che bastava per sciogliere un po' il ghiaccio. Con uno stratagemma venni a sapere il suo cognome e mi affrettai subito a cercarla su FB, ovvero la “Bibbia dei cazzi altrui”. Non vidi molto, in quanto aveva l'account privato, accidentaccio, ma tanto mi bastò per vedere che il suo comportamento era molto di facciata, ma che in effetti amava essere desiderata, era esibizionista, le piaceva farsi vedere e certe foto avevano quel sorriso che diceva: “Se trovi la chiave che apre la porta mi avrai. Ma occhio perchè potresti pentirtene”.
Hai capito? Il bianco ed il nero, il sole e la luna, la luce ed il buio..... il mio mondo.
Ad aiutarmi ad “avvicinarmi” a lei ci pensò suo figlio senza volere. Venne a cercarla un giorno, chiesi dove andava, vista la giovane età, e saputa la risposta lo indirizzai verso l'ufficio. Notai dalla borsa da calcio che aveva che giocava nei pulcini della mia squadra del cuore. Quando uscirono feci i complimenti al bambino per la borsa, sorrisero entrambi e lei mi ringraziò con un sorriso genuino e sincero che non avevo mai visto. Questo piccolo e innocente fatto, le fece cambiare atteggiamento nei miei confronti. Il buongiorno solito, diventava un: Uffa che stress il lunedì, che bello oggi è venerdì e arriva il we, come ha passato la domenica etc etc; insomma sane cazzate verbali che però mi ponevano in un modo diverso nei suoi confronti e lei nei miei, ma sempre, da parte sua, con lo sguardo severo di chi comunque stabilisce una distanza invalicabile. Si arrivò anche ad un piacevole saluto il mattino e la sera con convenevoli che si allargavano sempre di più così come si stringeva la forbice di tempo tra una masturbazione e l'altra sempre con lo stesso pensiero. Scarpe, Tacchi, lei Dominante, io zerbino. Anche perché la stagione cambiava, i vestiti si toglievano come foglie di cipolle e in lei erano comparsi vestiti sempre più leggeri e corti; non erano poche le volte che la ammiravo salire le scale, lavorando al primo piano, ed io da sotto a guardare, per quanto potevo, le lunghe gambe fasciate da autoreggenti che terminano su due chiappe tanto morbide quanto sode. Sicuramente immagino che lei sappia che la guardo, e che gradisca anche, altrimenti il passo non rallenterebbe quando la incontro, così come non camminerebbe a bordo scale con i vestiti corti che tutto lasciano vedere. Tutto procedeva verso una discesa verso la piccola speranza, sembrava che lei cominciasse a gradire i miei piccoli tentativi di approccio, fino ad offrirmi anche un caffè mentre lo portava in ufficio, ma durante la discesa l'ostacolo del mio “uscire di testa” e non sapermi trattenere quando vedo certe situazioni, si frappose in maniera inaspettata.
Era un Venerdì pomeriggio, gli uffici piano piano che si svuotano, quando verso le 18 esce lei, che non avevo visto al mattino: spettacolare nel suo abito strettissimo a mezza coscia, dannatamente scollato davanti, i capelli sciolti, un leggero trucco, un sorriso tanto sadico quanto invitante e un paio di scarpe con tacco 12 con strasse sulle quali ondeggiava sinuosamente e volutamente sapendo che avrebbe colpito nel segno, aperte sul davanti dove campeggiavano le sue dita smaltate di rosso. Adoro i piedi femminili curati e smaltati. Passerei ore ed ore a baciarli ed adorarli. La salutai cercando di restare calmo e facendo finta di niente, ma ho dei dubbi che ci abbia creduto e non si sia accorta del mio stato di eccitazione mentale. Non capii più niente, dovetti sedermi per riprendermi sorseggiando una bibita fredda per calmare i bollenti spiriti. Uscii fuori a fumare una sigaretta pensando che si fosse ormai dileguata, ma mi smentì subito apparendomi a braccetto con una sua amica che sembrava il suo clone, se non fosse per una minigonna “ascellare” ed una 4a almeno di seno generosamente offerta alla vista. Mi passarono davanti, lei accennò un sorriso della serie “non ti azzardare a dire qualcosa”, ed io invece mi misi le mani nei capelli, e sibilai senza volere un: “Ma come è possibile? Ma che spettacolo di donne.....” Evidentemente non lo sibilai abbastanza perchè si girarono di scatto, lei mi diede un'occhiata tra il compiaciuto (poco) e l'infastidito (molto) e si allontanò parlando con la sua amica sicuramente di me, del mio gesto, di quanto sono idioti certi uomini e di chissà cosa. Sembrava quasi che volesse farmela pagare. Maledizione a me quando non riesco a stare al mio posto, ma credetemi: era impossibile restare inermi a loro, fantasticamente a braccetto sculettando sui tacchi e generosamente invuitanti, se ti piace la patatina e se hai un animo libertino come penso di avere io. L'avevo fatta grossa; mi venne in mente che il suo ufficio è il più grande del palazzo e quindi con maggiori millesimali, e che lei ricopre un ruolo abbastanza importante. Cominciai a temere per il mio posto di lavoro; in questi ambienti, dove regna anche la cattiveria, l'invidia ed il “sono grande e comando io” basta un errore pesante che a perdere il lavoro è un attimo, oltremodo se sei precario come lo sono io. Andai a casa con il pensiero fisso, mangiai distrattamente e la notte la passai agitatissimo e con poco sonno.
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La mattina del sabato non sapevo cosa fare, cosa non fare, cosa pensare. Unica cosa positiva che non l'avrei vista e che fino al Lunedì avevo tempo di trovare il modo di uscire da una possibile situazione per me tragica a livello lavorativo. Ma il bello, o il brutto, doveva ancora arrivare, ed arrivò come un fulmine a ciel sereno.
Esco dall'ascensore che avevo pulito, penso al prossimo lavoro sapendo che nel palazzo non c'era nessuno..... e me la trovo davanti, di colpo, quasi come si fosse materializzata all'improvviso. Sbang!!!! La guardo per un attimo...stranamente vestita con una specie di spolverino che la copriva quasi interamente, insolito per lei che neanche d'inverno porta cappotti o similari. Rimango basito di vederla, non so cosa dire, ho paura di dire qualcosa di sbagliato o che lei cominci a dirmi di tutto per la sera precedente.
-Buongiorno R....anche di sabato?....c'è tanto lavoro allora..... (molto originale direi)
-Buongiorno. Ho da sistemare una cosa personale e devo essere sola. Stò aspettando una persona. Lei fino a che ora c'è?
-Fino alle 12, ma fino alle 10.30 circa sono nelle scale. Se la persona che aspetta arriva che non ci sono sa dove trovarla?
-Tranquillo che sa dove trovarmi ehehehe. Comunque quando ha finito mi citofoni così so che lei... è disponibile.
Me lo disse con un sorriso ironico e con un ghigno sadico che notai subito, così come la richiesta di comunicarle quando ero....disponibile. Già, cosa intendeva per...disponibile?
-Buongiorno io avrei finito
-Ah bene quindi ...è disponibile.
-Beh si ora sono in portineria.
-Ok, allora venga su che devo chiederle una cosa.... Le lascio la porta aperta. Entri e venga in fondo all'ufficio.
Il click secco del citofono posato fu una stilettata tremenda. Oddio mio!!! Ora mi fa un cazziatone e mi mette in riga, magari minacciandomi di parlare con il capo. Faccio le scale con il cuore in gola, un lungo respiro prima di entrare ed eccomi dentro. Chiudo la porta, mi dirigo verso il suo ufficio... e in quel momento capisco cosa intendeva per “disponibile” e perchè indossava lo spolverino....

Continua.
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