bdsm
Cagna_D1
di FreyjaL
25.08.2024 |
557 |
7
"La porta è chiusa, ma non a chiave..."
Ci sono molte cose di cui dobbiamo parlare, ma non adesso, adesso è l'ora di obbedire. Gli ordini sono precisi, basta solo saperli svolgere nel migliore dei modi.“Alle 10 precise arriverai all'albergo vestita normale, non dovrai farti notare, dovrai essere quasi invisibile, trasparente, solo le scarpe saranno particolari, altissime. Troverai una stanza già prenotata a nome mio, chiederai la chiave e salirai.
Ti accorgerai che io ci sono già stato per le cose che avrò lasciato sul letto per te. Potrai guardarle, ma non dovrai toccarne alcuna, fartele usare sarà prerogativa solo mia.
Sarai pulita, profumata e truccata se vorrai, ma solo gli occhi, così vedrò colare il nero del trucco quando piangerai. Ti spoglierai di ogni cosa, dei tuoi abiti e delle tue paure, lascerai solo le scarpe e le calze, come piace a me, e ti metterai in ginocchio al centro della stanza ad aspettarmi. Nuda, anche nei pensieri. Dovrai tenere gli occhi chiusi finché non riceverai il mio ordine esplicito che li potrai aprire. Fino ad allora non ne voglio neanche vedere il colore.”
Arrivo, prendo la chiave e salgo, le mani tremano talmente tanto che ho qualche difficoltà ad aprire la porta della stanza. Il letto è come lo cercavi, disposti in ordine sul copriletto scuro ci sono oggetti che non riconosco. Solo la coda e il collare mi sono familiari, me li avevi mostrati con orgoglio il giorno in cui li hai comperati dicendomi: "questi sono tuoi, te li porterai a casa quando ci incontreremo, così potrai indossarli per me ogni volta che vorrò."
C'è anche il contratto sul comodino, un foglio bianco con poche parole scritte, non c'è bisogno di sprecare molto inchiostro per cedere ogni volontà al proprio Padrone, è già firmato da giorni, è lì solo come sicurezza per ricordare ad ognuno il proprio ruolo e i limiti di quel gioco.
Appoggio la borsa sul sedile della poltrona e sul bracciolo il cappotto e l'abito che sfilo da sopra la testa con un unico movimento. Una sistemata ai capelli, sciolti lungo la schiena e prendo posizione al centro della stanza, tra il letto e il divano.
Occhi chiusi e in silenzio aspetto il tuo arrivo. La porta è chiusa, ma non a chiave.
Le uniche cose che mi sono rimaste addosso sono le mie aspettative, le autoreggenti nere in micro-rete lavorata e le scarpe di camoscio rosa, punta aperta e proteggi tacco in metallo.
~
Non so quanto tempo resto così, anche se nella stanza c'è un orologio che scandisce i secondi al ritmo dei battiti del mio cuore nelle orecchie.
Ad un certo punto la porta si apre, fortissimo è l'istinto di sbirciare che almeno non sia una cameriera o un inserviente, ma vi resisto.
Qualcuno trae un respiro profondo, mi si avvicina e comincia a girarmi intorno come il falco fa con la sua piccola preda.
Il silenzio è assoluto e sento l'incedere dei passi sul tappeto a terra.
Un fruscio alle mie spalle, rumore di una catena.
La tensione è così alta che mi si è seccata la gola mentre altre parti di me grondano umori senza controllo. Sento il calore di un corpo vicino al viso, sbircio a terra senza che nessuno se ne accorga. Tra le mie ginocchia aperte c'è una scarpa nera, lucida, viene strusciata con poca cura in mezzo alle cosce e ne esce madida di umori.
"Cagna, mettiti a quattro zampe, con la bocca aperta e la lingua di fuori."
Non riconosco la voce, arriva dalle mie spalle e non dall'uomo sopra di me, obbedisco, sempre in silenzio, gli occhi nuovamente serrati.
Mi viene avvicinata la scarpa alla lingua ed io la pulisco con devozione.
Poi, quattro paia di mani mi sollevano da terra e mi portano sul letto, mi fanno sdraiare a pancia sopra e mi legano alle sponde, mani e piedi. In una posizione così allargata che ogni parte di me è esposta alla vista altrui.
Sento il calore di un alito vicino alla guancia:
"Puttana - sussulto al suono della tua voce che riconosco - ti ricordi quello che devi fare?"
Annuisco con il capo. “Dillo!"
"Potrò muovermi e contorcermi per quanto concesso dalle corde, non dovrò parlare né rifiutarmi di lasciarti fare qualunque cosa sia di tuo
gradimento, aprirò gli occhi solo quando starò per godere e li pianterò dentro i tuoi senza chiuderli mai."
"Brava, troia! Ora rilassati, che sei così tesa..."
Le tue mani prendono a carezzarmi il corpo, salgono e scendono senza tregua e senza dolcezza, mi strizzi un capezzolo, lo prendi tra i denti e io sussulto scompostamente.
"Te li devi scordare tutti i tuoi uomini vanilla, ora esisto solo io... chi sono?"
Taccio, l'ordine è di restare in silenzio. "Dillo! Chi sono?"
"Il mio Padrone!"
In tutta risposta la tua mano si infila dentro di me, un dito alla volta ti insinui nella mia figa bagnata. Poi è un susseguirsi di oggetti che entrano ed escono da ogni orifizio senza alcuna tregua, non stai cercando di fare nulla se non avere il totale controllo su di me e sul mio corpo. Quello della mente lo hai già da diversi giorni.
Nessuno emette un fiato, solo tu continui a chiamarmi troia, puttana, cagna, scrofa, vacca con la stessa cadenza con cui mi fai penetrare dai tuoi giocattoli. Io stessa un giocattolo nelle tue mani.
Di colpo ti fermi, getti tutto a terra e sali sul letto, sei ancora vestito. Sento il cuoio del collare circondarmi il collo, il freddo metallo del plug della coda entrarmi nel culo.
"Brava cagna! Cosa ti avevo promesso? Dillo!"
"Che mi avresti concesso il tuo collare e la coda, solo se ne fossi stata all'altezza. Una vera cagna, puttana e chiava, disposta a tutto per il suo Padrone."
"Esatto puttana."
Mi penetri con il tuo cazzo e mi fai aprire gli occhi.
"Adesso godi piccola troia, sarà la prima e l'ultima volta che godrai con me come facevi con gli altri."
Lo sai benissimo che "con gli altri" io non ho mai goduto. Apro gli occhi, per qualche istante vedo solo nero e sfocato tanto li ho serrati forte, poi incomincio a vedere il tuo viso, il tuo sguardo sul mio viso, nei miei occhi e so che da lì non mi posso più muovere, neanche quando non sono legata.
L'orgasmo mi coglie impreparata, non te che lo stavi aspettando. "Godi! Puttana!"
Mi schiacci con tutto il peso del tuo corpo, mi slacci le corde ai polsi, mentre altre mani mi tolgono quelle alle caviglie.
"Inginocchiati ai piedi del letto, puttana, devo pisciare."
Frastornata mi metto in ginocchio al fondo del letto, il viso e le braccia sul copriletto. Mi togli la coda per sostituirla con il tuo cazzo e mi pisci nel culo.
"Ora va, vai in bagno e lavati, poi torna da noi. In silenzio e occhi a terra. Non abbiamo finito."
Mentre mi allontano, con la coda dell'occhio, vedo un altro uomo seduto sul divano e una giovane schiava accucciata ai suoi piedi.
[2019]
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Vi invitiamo comunque a segnalarci i racconti che pensate non debbano essere pubblicati, sarà nostra premura riesaminare questo racconto.
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