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Costretto ad essere il suo schiavo - Primo giorno da schiavo (2° parte) – cap. 4


di shinigami83ge
04.02.2014    |    30.296    |    5 9.2
"Esausto mi accascio sul materasso e a quel punto mi vengono slegate le braccia e prima che la sborra che mi riempie possa colare fuori dal mio buchetto mi..."
BDSM: master/slave, dog training, plug, feet
(Ecco la seconda parte del racconto. In realtà questa parte della storia era un unico racconto, ma ho preferito dividerlo. Come sempre, sperando di eccitarvi auguro a tutti buona lettura e ricordo che sono graditi commenti e messaggi, fosse anche solo uno smile di approvazione)

Viaggiamo ancora per diverse ore, infine ci fermiamo in un autogrill. Il mio Padrone entra nell’apposito parcheggio riservato ai camion e prende posto, poi senza dirmi nulla scende dal veicolo. Sparisce alla mia vista per alcuni minuti; lo sento armeggiare con qualcosa nel retro del camion, ma non riesco ad intuire di cosa si tratti, ma prima di poter giungere ad una risposta apre la porta del passeggero, sale, mi afferra per i capelli e tirandomi indietro la testa aggancia una catena di metallo al mio collare
“avanti scendi” mi ordina, e contemporaneamente da un violento strattone alla catena
Cerco di oppormi e rimanere nascosto all’interno del camion, ma anche questa volta la forza bruta del mio Padrone ha la meglio su di me e cercando di non cadere per terra mi ritrovo completamente nudo fuori dal camion.
Vergognoso come non mai mi guardo intorno per accertarmi che nessuno mi possa vedere e con le mani ancora incappucciate cerco di coprire meglio che posso le mie nudità. Al momento sembra non esserci nessuno nel nostro campo visivo, ma a giudicare dal comportamento del mio Padrone anche qualcuno ci filmasse poco gli importerebbe, ed incurante mi tira per la catena verso il fondo del camion costringendomi a camminare dolosamente a pieni nudi sull’asfalto, mentre la mia coda, ondeggiando violentemente, mi invia piacevoli sensazioni alla prostata attraverso il plug.
In una situazione diversa quella sarebbe stata l’occasione perfetta per cercare di scappare e chiedere aiuto, ma il cazzo barzotto per via degli stimoli del plug, la vergogna per la mia nudità e il penis gag in bocca mi fanno sperare di tornare dentro al camion il prima possibile.
Per fortuna il mio desiderio viene esaudito in fretta e con sorpresa trovo i portelloni posteriori del camion aperti. Il mio Padrone mi fa salire nel retro del container e dopo essere salito anche lui accende una torcia al led mostrandomi l’ampio spazio attrezzato con un materasso matrimoniale, qualche sedia e alcuni scatoloni.
Ormai divertito dal nuovo modo con cui può esercitare il suo potere su di, il mio Padrone mi porta vicino al materasso tirandomi per la catena ed una volta lì, con un violento spintone sulle spalle mi ci scaraventa sopra facendomi ritrovare a 4 zampe. Prima di poter capire cosa sta succedendo si posiziona dietro di me e si slaccia i pantaloni capisco quindi che come per il pompino un nuovo impellente desiderio si è impossessato di lui e che in questo caso a pagare lo scotto non sarà la mia bocca, ma il mio culo.
Per la prima volta da diverse ore vengo privato della mia coda ed una strana sensazione di vuoto di impossessa di me, subito colmata dal suo enorme cazzo già in tiro e durissimo, che rapido affonda dentro di me. Se non si è sentito il mio grido di dolore per quella penetrazione violenta è solo merito del gag nella mia bocca.
Sento il cazzo del mio Padrone in profondità dentro di me, sensazione accentuata dalla sua grossa dimensione, che mi ha praticamente sfondato incurante della resistenza del mio ano. Lo sento carico di un nuovo desiderio animale incurante di darmi piacere o meno, ma con l’unico obiettivo di farlo sborrare. Mi scopa con irruenza, con colpi di bacino secchi e decisi che mi procurano dolore ed istintivamente, con le mani, cerco di allontanarlo da me affinché il suo cazzo vada meno in profondità.
“ti piace troia?” mi chiede lui in tono retorico essendo io impossibilitato a parlare e nel mentre allontana le mie mani da lui
“ecco come devono essere scopate le troie come te per sentire qualcosa” e allontana nuovamente le mie mani tornate all’attacco per allontanarlo.
“ora sai come scopano gli uomini, quelli veri” e a questo punto, infastidito dai miei tentativi di distanziarlo si sfila completamente la cintura dai pantaloni e sempre continuando i suoi affondi, diventati forse più ancora più cattivi per punizione, mi lega le braccia dietro la schiena inibendo anche quella mia ultima resistenza.
Inerme, in balia di un uomo sconosciuto che ha deciso di fare di me il suo schiavo, sento il mio ano piano piano abituarsi alla violenza degli affondi e quello che prima era solo dolore si trasforma in un intenso piacere.
Sento le palle del mio Padrone sbattere violente contro il mio culo, e mentre un’erezione prepotente si impadronisce di me, di nuovo nella mia testa si fa spazio il pensiero che essere sottomesso mi piace e capisco che essere uno schiavo, posseduto da quella virile violenza e usato per soddisfare un uomo come il mio Padrone mi piace. Sentirmi pieno del suo grosso cazzo è magnifico e quando con il suo solito suono animalesco e gutturale esterna il culmine della sua eccitazione sborrandomi dentro non posso fare a meno di sborrare anche io.
Esausto mi accascio sul materasso e a quel punto mi vengono slegate le braccia e prima che la sborra che mi riempie possa colare fuori dal mio buchetto mi viene reinserita la coda, come a volermi ricordare che ormai deve fare parte integrante del mio essere e che se dentro di me non c’è un cazzo allora deve esserci lei.
Soddisfatto il mio Padrone si risistema i pantaloni e alzandosi dice:
“bene, vado a prendere la cena, direi che per oggi te la sei guadagnata”
Lega quindi la mia catena ad uno dei pali del portellone e si allontana verso l’autogrill.
Passa circa un quarto d’ora ed infine il mio Padrone torna da me, ammetto che mi sento discretamente affamato. Lui sta già gustando un ottimo panino fontina e cotto e sotto braccio porta un sacchetto di carta che presumo contenga la mia cena.
Aspetto che mi liberi le mani e mi porga il mio panino, ma invece, ignorandomi, prosegue oltre e va a rovistare in alcuni degli scatoloni e ne estrae due scodelle che va a posare per terra vicino ad una sedia, dopodiché in una rovescia dell’acqua e nell’altra riversa il contenuto di una di quelle scatolette pronte con il tonno, solo allora torna finalmente da me. Afferra nuovamente la mia catena e mi dice:
“bene, adesso è l’ora della pappa”
Faccio per alzarmi, ma con un piede sulla schiena vengo bloccato “cammina a 4 zampe cagna” dice tonante il mio Padrone.
Lo guardo per un attimo inorridito da quello che vuole farmi fare, poi rassegnato al mio destino mi incammino verso le ciotole, su cui posso finalmente veder scritto “dog food” e “dog water”.
Il mio Padrone finisce il suo panino, e prendendo posto sulla sedia mi fa cenno di avvinarmi e posarmi sulle sue ginocchia.
Come fossi un cane, mi avvicino a lui e finalmente vengo privato del penis gag.
“avanti fa la pappa”
Troppo affamato per riflettere su quello che sto per fare mi avvento sul contenuto della ciotola mangiando direttamente con la bocca.
Sono a metà del mio pasto, quando improvvisamente il mio Padrone piazza il suo piedone nudo dentro la mia ciotola
“avanti cane, finisci di mangiare e vedi di pulire bene tutto, devi imparare a memoria il gusto e l’odore del tuo Padrone”
Sempre più umiliato, disumanizzato e vittima delle perversioni del mio Padrone, continuo a mangiare iniziando a leccare il suo grosso piede che con forza mi ricorda che in quella situazione io sono l’essere inferiore.
Finito il tonno e pulito il piede del mio Padrone credo di aver finito, ma quest’ultimo non soddisfatto mi spinge nuovamente il suo piede in bocca con forza costringendomi a succhiare ogni singolo dito.
“eccolo, questo è il gusto del tuo Padrone vedi di farlo tuo e di imprimertelo per bene nella testa perché lo sentirai ancora, ed ancora e poi ancora, finché non potrai più farne a meno e verrai ad elemosinarlo”
Le parole del mio Padrone hanno come un effetto anestetico sulla mia psiche, e la mia repressa natura da schiavo lentamente si libera, trasformando in piacere di quello stato di sottomissione e in breve inizio a leccare quel grosso piede con gusto, ritrovandomi eccitato come non mai.
“oooh… vedo che la puttanella si è eccitata” e così dicendo, con l’altro piede inizia a stuzzicarmi e strizzarmi in cazzo, eccitandomi ancora di più e facendomi bagnare copiosamente finché alla fine sborro.
Con l’alluce del piede il mio Padrone raccoglie la mia sborra e me la porta alla bocca. Ora non sono più eccitato, e la cosa non mi piace più di tanto, ma nonostante provi a tirarmi indietro mi ritrovo il suo piede infilato in bocca di prepotenza e volente o nolente sono nuovamente costretto a bere la mia sborra.
“brava, cagna, sei stata brava ora possiamo andare a dormire”
Mi libera quindi dalla catena, prepara il materasso, tira fuori delle coperte e si spoglia mostrandomi la possente essenza del suo fisico nudo. Lo guardo estasiato provando uno strano senso di compiacimento a sapere di essere una sua proprietà, ma i miei pensieri sono bloccati dalla sua voce che mi ordina di andarmi a posizionare sdraiato vicino a lui.
Prendo quindi posto vicino a lui e un po’ intimorito lo abbraccio e con stupore mi è permesso farlo. Passano alcuni minuti poi il mio Padrone dice:
“è inutile, non riesco a dormire come si deve se non ho il cazzo al caldo, quindi questa notte dormirai con il mio uccello in bocca come fosse il ciuccio di un bambino”, e senza aggiungere altro mi spinge giù verso il suo cazzo costringendomi a prenderlo in bocca.
Stranamente felice, lo succhio delicatamente come se fosse davvero un ciuccio e con la testa appoggiata sulla sua pancia dal respiro ipnotico, come un bambino fra le braccia del padre prendo sonno.
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