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Gay & Bisex

Cocktail d'Amore


di honeybear
13.07.2017    |    6.981    |    3 8.7
"Provo a cercarti con una mano, ma la lasci agitare inutilmente nel vuoto..."
Io vengo sempre qui in discoteca
Per cercare qualche cosa da amare.

Le mirror balls sospese sopra la pista intercettano le luci stroboscopiche frantumandole in una miriade di schegge colorate che ondeggiano attorno all’agitata massa umana.
Esito un istante poi inizio a scendere i gradini nel frastuono della musica.
Stasera è la mia sera: mi sono lavato, profumato e vestito per fare di questo il mio venerdì sera. Mentre mi avvicino alla pista il mio cuore accelera i suoi battiti e i miei occhi cominciano a guardarsi intorno…

La nazionalità non è così importante
Crollo solamente se è un boom d'amante.

…Vedono corpi. Corpi che si muovono convulsi. Bianchi e neri, uomini e donne si mescolano, si muovono freneticamente liberando se stessi e i loro pensieri al ritmo stabilito dal pezzo che dj in consolle sta mixando.
I miei occhi li scrutano. Li osservano. Cercano… Cercano qualcosa. Qualcuno…
Lo trovano, perché istantaneamente si fermano e puntano dritti i suoi. Sono verdi e limpidi come l’acqua del mare. Sono magnetici, come devono esserlo i miei visto che anche tu non smetti di guardarmi.
Ad ogni passo che mi avvicina a te, sento il cuore che accelera i suoi battiti.
Adrenalina? Paura?
Poco importa in questo momento che ti sto squadrando da capo a piedi. I capelli neri che luccicano di gommina, lo sguardo volitivo, il sorriso dolce incorniciato da una mascella piuttosto definita e perfettamente rasata. Come definiti sono i pettorali stretti nella maglietta aderentissima che, attraverso la stoffa, ti disegna perfettamente i grossi capezzoli. Anche i jeans a vita alta in cui sei fasciato delineano le tue curve: sia davanti che dietro.
Sembri uscito da un’illustrazione di Tom of Finland tanto sei bello e irreale.
Accorciamo ancora un poco le distanze. Anch’io ho iniziato a ballare avvicinandomi sempre più a te. La pista mi sembra sgombra, tutta per noi. La gente si è spinta ai lati ad ammirarci mentre giriamo in tondo in senso opposto fino a sfiorarci i fianchi, le spalle. Ora siamo finalmente uno di fronte all’altro.

Stai con me
Con me…
Con me

Ondeggi con la testa lasciando che la tua lingua scivoli sulle tue labbra umide mentre sincronizzi i tuoi movimenti al ritmo della musica. Sorrido e ti strizzo l’occhio. Con un cenno m’inviti a seguirti al bar. Non so il tuo, ma il mio cuore è in fibrillazione. La mia felicità alle stelle…

Io voglio un incontro felice
Ed osservare tutto ciò che dice

Ordiniamo da bere.
“Non mi sembra vero!” esordisci.
“Cosa?”
“Aver riacquistato così in fretta l’udito!” scoppio a ridere.
“In effetti il volume della musica è decisamente alto…”
“Qui si riesce a parlare ad un tono ragionevole! – mi sorride - Cosa prendi?”

È un cocktail d'amore con te,
Un cocktail d'amore con chi,
Mi può dare l'amore, può farmi soffrire
E farmi morire, morire se vuole.

Ecco: il ghiaccio è rotto! Dopo le formalità delle reciproche presentazioni, iniziamo a chiacchierare come se ci conoscessimo da sempre.
Il barista ci allunga l’ordinazione.
Sorseggiando la mia bibita ascolto ogni parola che la tua voce bassa e calma mi racconta. Non sono solo i tuoi discorsi ed i tuoi occhi ad incantarmi: anche la tua gestualità, la tua spontaneità mi conquistano. E a tua volta sembri veramente interessato a ciò che sto dicendoti. Sembra tutto così naturale… O almeno voglio credere che lo sia…

Un cocktail d'amore con te
Un cocktail d'amore con chi,
Mi rinfresca la mente
È tutto, è niente:
Chissà se è importante
O dura un istante

…E spero che altrettanto naturalmente tutto si concluda. Senza fretta…

Avere incontri è così eccitante
ma le ansie son mille, son tante

“Da me o da te?” lo guardo incredulo...
“P-per me è indifferente…” mi sento balbettare.
Ti alzi in fretta. Mi afferri la mano. Mentre mi esorti a seguirti te la passi sulla patta: “Dio com’è duro!”
Solo il tempo di avvertire chi mi ha accompagnato. Che peraltro capisce immediatamente…
Saliamo in auto. Non ti lascio quasi il tempo di infilare la chiave nell’accensione. Ti arpiono con la lingua: devo avere la certezza che quel che sta capitando non è fantasia ma è maledettamente reale… La mia mano scende tra le tue cosce. Stringe quanto sta in mezzo: ti lasci sfuggire un grido…
“I pantaloni… Sono ancora più stretti adesso che lui… Beh…”
Non ti lascio terminare: li slaccio, delicatamente abbasso la lampo.
“Sei… Sei senza…”
“…Slip, sì…” arrossendo sorride malizioso e si abbassa leggermente i pantaloni per lasciare che lo ammiri in tutto il suo splendore.
E infatti rimango senza fiato davanti allo spettacolo: un lungo cilindro di carne, leggermente ricurvo e dal ragguardevole diametro con una vena che gli gira tutto intorno, si rizza dal triangolino scuro del pube accuratamente depilato. Appoggio le mie labbra sull’asta di velluto e comincio a risalire baciandola. Gli strappo un sospiro di piacere. Arrivo in cima e con la lingua lo scappello. Mi stacco per godere dell’enorme cappella che il prepuzio nascondeva. Dall’orifizio in cima sgorga una lacrima il liquido prespermatico. Inizio a lavorarlo di lingua. Un sussulto, le tue chiappe si agitano sul sedile. Quando il naso si strofina contro il ciuffetto di pelo, la mano forte mi preme sulla testa: “Aspetta… - mi ferma sorridendo - …Quanta… …Quanta fretta…”

Stai con me
Con me
Con me…

“…Non… - ansima rosso in viso - …Non qui! Andiamo a casa!”

È un cocktail d'amore con te,
Un cocktail d'amore con chi,
Mi può dare l'amore, può farmi soffrire
E farmi morire, morire se vuole…

Scendiamo di corsa dalla macchina. Saliamo altrettanto velocemente le scale.
Dietro la porta chiudiamo il mondo fuori, per lasciare libero sfogo alla passione che ci brucia.
Mi appiccichi lì, la testa contro il legno massiccio; la tieni schiacciata con la tua, ansimandomi tutta la tua voglia nel mio orecchio.
Fai lo stesso fai con il tuo cazzo contro il mio culo: il mio ano prigioniero lo chiama e lui risponde agitandosi nei tuoi jeans al ritmo dei miei fianchi.
Annusi il mio profumo baciandomi nell’incavo del collo. Mordicchi i miei lobi mentre, con consumata abilità, inizi a sbottonarmi la camicia. Ti fermi quando il torace è completamente scoperto: ne accarezzi il pelo; te lo lasci scorrere tra le dita come se le stessi passando tra i fili setosi di un tappeto indiano. Stringi e torturi i miei capezzoli che ora sono duri e appuntiti come una matita. Me la sfili inginocchiandoti dietro di me. Senza che tu me lo dica, inizio a muovermi: avanti-indietro, destra-sinistra, sento il mio culetto agitarsi attorno al naso. Mi lasci fare, aspirando profondamente, ma non è questo ciò che vuoi: allenti la cintura, slacci tutti i bottoni e abbassi i pantaloni.
“Anche tu sei…”
“Mmm…” e i miei due cocchi vibrano al caldo tocco delle sue lappate fradice di saliva nel mio solco peloso.
Via le scarpe e i calzini, i calzoni scaraventati a terra: sono completamente nudo alla tua mercé. Le tue mani sui miei fianchi mi dicono che devo arretrare leggermente piegandomi. Provo a cercarti con una mano, ma la lasci agitare inutilmente nel vuoto.
Alla fine decidi di afferrarla. L’appoggi sull’asta d’acciaio: “Inculati… Voglio che sia tu ad infilartelo… - faccio per voltarmi – Sì, hai capito bene: mettitelo in culo!!”
Non me lo lascio ripetere due volte: afferro il tuo uccellone più saldamente; lo lascio scorrere tra le chiappe tra cui hai appena sputato per lubrificarle. Il mio buchino è pronto: freme dalla voglia di accoglierti.
E allora diamogli la soddisfazione!
Lo tiro verso di me, puntando la cappella dritta al centro del bersaglio: “Aiutami… Spingi un pochinooohhh… - sento la fragile corona cedere il passo; sento il dolore salire. Mi vedo avvampare nello specchio accanto all’ingresso. Vedo la smorfia che mi si dipinge in viso mentre la punta del siluro inizia a sfondarmi – Mmm… Centrooohhh…” la lascio entrare tutta e stringo, così come stringo i denti. Ansimo, riuscendo a riprendere fiato velocemente: è lo spazio di tempo che il dolore toglie al piacere…
“Fai entrare anche il resto…” la sua voce sembra supplicarmi, ma preferisco disobbedire: voglio lasciarmi spanare da quella prugna succulenta ancora un po’, prima di godere anche del resto: è il mio dildo in carne ed ossa quello con cui sto giocando! Mi proietto in avanti quel tanto che basta per sentire la mia rosellina tendersi fino allo spasmo quando la cappella del fungo esce. Ma subito arretro per lasciare che l’orifizio la ingoi completamente.
E godo. Dio se godo! Me lo leggo in faccia quanto mi sta piacendo…
…E quando decido che è il momento di farti entrare tutto, la spinta è così forte che mi ritrovo la faccia nuovamente sulla porta. È lì che la premi per tenermi fermo.
La monta inizia inesorabile e impetuosa. Sento la sua bisaccia liscia schiantarsi contro i miei coglioni, le tue gambe vellutate contro i miei peli ispidi. Sei inarrestabile: sbuffi e ringhi come un toro. Il suono delle tue cosce contro le mie natiche ed il massaggio prostatico che mi stai regalando, esaltano un piacere già immenso. Intenso. Così intenso da farmelo rizzare fino a farmi provare dolore. Arrivano pacche sul culo accompagnate da piacevoli sconcezze che mi sussurri chinandoti su di me; le stille del tuo sudore scivolano lungo il collo. La tua lingua è pronta a raccoglierle per poi farmele assaggiare mischiandole ai miei umori che il tuo dito mi imbocca.
Mi cavalchi fino allo stremo ed io continuerei a farmi cavalcare ancor di più.
Esci...
Mi volto. E ti vedo affannato e splendido come il sole, porgermi una mano. La maglietta attillata ancora addosso e i pantaloni calati.
“Dov’è…”
Tenendoti per l’uccello, ti accompagno in camera. Ci buttiamo sul letto. Io sopra. Ti sollevo le braccia sopra la testa tenendotele ferme con una mano, e lascio che la mia lingua morbida perlustri il territorio. Lecco ogni centimetro di torace, indugiando sui capezzoli. Li stringo tra i denti attraverso la stoffa si inzuppa della mia saliva per tirarli verso di me strappando un gemito. Scendo ancora più in basso, attratto sempre da quel triangolino scuro. Stavolta non mi sfugge il profumo agrodolce tra le tue cosce, come non mi sfugge il sapore acre del subito sotto. Lo lecco e lo succhio come il più gustoso dei gelati prima di denudarlo completamente levandoti gli inutili jeans.
Ti giro su un fianco. Istintivamente sollevi la gamba destra. Hai capito cosa voglio e me lo dimostri sorridendomi prima di baciarmi dolcemente. Il mio uccello ora preme contro il fiorellino che lo sta chiamando.
Deglutisci.
Inizio a spingere.
Stringi i denti ringhiando.
“Sei!?…”
“No… No, non sono vergine…”
È a quel punto che sento il tuo buco cedere e affondare dentro di te strappandoti un grido.
Ti restituisco il favore, pompando dentro i tuoi intestini tutta la mia foga, tutta la mia voglia di regalarti il piacere che mi hai dato me poco fa. No, sto mentendo: in realtà voglio regalarti di più… Per questo lascio scivolare il braccio sotto la gamba sollevata: così ai colpi di cazzo alterno quelli della mia mano sul tuo scettro.
Non sai che gioia mi da, vederti agitare sbuffando e ansimando ad ogni spinta. Ad ogni bacio.
“Sto venendo… Non ce la faccio più! Devo sborrare…”
Mi sfilo e ci sdraiamo uno accanto all’altro afferrando i rispettivi membri. Iniziamo a masturbarci. Ci guardiamo. Sorridiamo cingendoci le spalle. Le lingue si rincorrono, duellano e cercano riparo nella bocca dell’altro. La velocità delle mani aumentano progressivamente. Stiamo arrivando al capolinea. E lo facciamo insieme, soffiandoci in gola il reciproco piacere che inonda i rispettivi petti.
E poi restiamo lì. Solo un attimo per riprendere fiato.
Le lingue non sono ancora abbastanza stanche e riescono a ripulire tutto per benino.
Ci abbracciamo sopra le coperte, fino a che non veniamo sopraffatti dal sonno…

Un cocktail d'amore con te
Un cocktail d'amore con chi,
Mi rinfresca la mente
È tutto, è niente:
Chissà se è importante
O dura un istante…
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