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Costretto ad essere il suo schiavo - Senza scampo – cap 2


di shinigami83ge
28.01.2014    |    38.959    |    8 9.5
"“questo servirà ad abituare la tua bocca da bocchinara a tenere un cazzo in bocca” dice ridendo il mio Padrone..."
BDSM - piss, feet, master/slave, plug, punizione
(Storia di fantasia, rivisitazione, in chiave forse più cattiva, della mia precedente storia. Come sempre graditi commenti o messaggi pvt)
Sento il collare stringermi il collo, e osservo incredulo i bracciali di cuoio intorno ai miei polsi, entrambi simboli della mia nuova schiavitù impostami da un camionista grosso come un armadio a 2 ante, che dopo aver deciso che dovevo essere suo mi ha prima costretto a bere la sua piscia, poi a inghiottire la sua sborra, ed infine, dopo avermi fatto leccare i suoi stivali e i suoi piedi si è pure impossessato della mia verginità, divertendosi a chiamare il tutto “rito di iniziazione”.
Adesso stiamo uscendo dal bagno, e circospetto mi guardo intorno per trovare una via di fuga. Lentamente, per sua stessa ammissione, vuole fare di me un servo umile ed ubbidiente, annullando la mia volontà. Già più volte mi ha costretto a idolatrarlo come “il mio Padrone” e benché nella mia testa pensi ancora a lui in molti altri modi: lo stronzo, l’aguzzino, il bastardo, mi accorgo che identificarmi come usa sua proprietà e pensare a lui come “mio Padrone” mi eccita, tanto che nel bagno alla fine ho comunque raggiunto un orgasmo molto intenso, come mai mi sarei aspettato. Questo mio lato nascosto di uomo sottomesso, desideroso di dominazione mi spaventa e non voglio approfondirlo oltre, devo quindi scappare.
“avanti, vai in macchina e prendi le tue cose, poi chiudila e lasciala lì, penseremo dopo che cosa farne, da adesso in poi viaggerai con me sul mio camion”
“sì mio Padrone, come desidera” rispondo ormai come un automa.
Vado sicuro verso la macchina, mentre lui si dirige dal suo camion dall’altro lato della piazzuola; devo per forza sfruttare quell’occasione di sbadataggine per sfuggire, non so se lo abbia fatto pensando di avermi già soggiogato o per stupidità, ma una volta messa in moto l’auto dubito che possa più raggiungermi.
Salgo in macchina continuando a guardare le spalle del mio aguzzino e metto in moto. Il rombo del motore mi riempie il cuore di gioia e soddisfatto non posso fare a meno di pensare “è fatta”, ma il tempo di muovere l’auto in avanti di pochi centimetri ed un rumore assordante di pneumatici che scoppiano mi fa piombare nuovamente nel terrore.
Rapido scendo dall’auto in preda al panico, qualcuno avevo masso una sorta di trappola davanti ad ognuna delle mie ruote. Guardo verso il camion, il camionista non è più lì. Devo decidere cosa fare, forse l’unica alternativa valida è chiedere aiuto dentro l’autogrill, ma mentre cerco di mettere a fuoco i miei pensieri due braccia possenti mi afferrano per il colletto del vestito e mi sollevano sbattendomi con violenza contro il bordo dell’auto procurandomi dolore alla schiena.
“allora lurido pezzo di merda, che cosa pensavi di fare è? Avanti dimmelo? Che cazzo pensavi di fare” mi grida in faccia il mio Padrone
“io… io…” non trovo parole adeguate per spiegare e giustificare la mia insubordinazione
“pensavi davvero che fossi così stupido da mandarti dall’auto senza nessuna precauzione?” e una sberla mi parte sul volto “tu devi capire che ormai sei mio intesi?” e mi arriva un’altra sberla “tu sei una mia proprietà” ed una seconda sberla mi imprime sul volto quelle parole
“sì.. mi scusi mio Padrone…. Mi scusi.. non capiterà più” piagnucolo temendo l’ira bruciante che ancora vedo dietro agli occhi
“lo sai che cosa sei tu?” mi chiede cattivo
“sono… sono il suo schiavo” rispondo io, ma un altro ceffone mi fa capire che non è la risposta esatta
“no…. Tu sei una lurida troia affamata di cazzo che non ci ha pensato due volte a cercare di tradirmi. Hai capito?” e mi arriva un’altra sberla “hai capito?” e ne arriva un’altra
“sì… ho capito mio Padrone.. ho capito”
“che cosa hai capito?” e mi arriva un ulteriore sberla
“sono la sua troia, sono la sua troia” inizio quasi a gridare purché la smetta di torturarmi in quel modo
“bene..” e tira in lungo respiro allentando la stretta con cui mi stava inchiodando contro la macchina “adesso andiamo” e impendendomi di prendere qualunque altra cosa dall’auto, fossero i soldi o il cellulare, mi tira violento per un braccio portandomi al suo camion e senza alcun riguardo mi scaraventa quasi dentro, poi chiude la portiera e lui sale dal lato del guidatore.
Una volta in postazione mi guarda e mi dice “avanti, spogliati, qui sul camion non hai abbastanza dignità per poter stare vestito”
“ecco…. Io”
“ti ho detto di spogliarti” ripete cattivo facendo il gesto con la mano come per darmi un altro ceffone ed io intimorito, avendo capito che non scherza inizio a spogliarmi restando in mutande.
“nudo non significa in mutande” mi fa notare lui e vergognoso, essendo nella cabina di guida di un camion all’aperto, mi sfilo anche le mutande.
“bene, ora vai dietro nella cuccetta” mi ordina con il suo solito tono ed io ubbidisco. Una volta in postazione vedo che fruga dentro una borsa e ne tira fuori un plug a forma di coda di cane.
“ecco qui il regalo per la mia cagna, una bella coda” e porgendomi la parte che deve poi essere inserita nel culo aggiunge “avanti, bagna per bene di saliva la tua nuova coda”
Un po’ titubante inizio a succhiare quella pallina di PVC nero inumidendola per bene con la mia saliva e una volta soddisfatto il mio Padrone mi fa girare e mettere a 90.
Il mio ano è ancora stressato dalla violenta penetrazione subita nel bagno e il plug fatica ad entrare, ma lentamente lo sento scivolare dentro di me, avanzando inesorabile, millimetro dopo millimetro, sotto la spinta del mio Padrone. Il mio ano è costretto a dilatarsi di nuovo in modo considerevole, poi, superato il punto di massima dilatazione della pallina il mio culo inizia quasi a risucchiare il plug, cercando di arrivare il più in fretta possibile ad una dilatazione minima, ed in breve lo ritrovo tutto dentro di me.
Non avevo mai indossato un plug prima, e mi trasmette una strana ed intensa sensazione di pienezza, come avere un cazzo, ma senza alcun dolore. Guardo poi il mio culo, e vedo spuntare la mia nuova coda. Provo a muovermi e la coda inizia ad oscillare trasmettendo attraverso il plug vibrazioni piacevoli che fanno sembrare quell’estensione di plastica un qualcosa di reale e ormai parte di me. Sento il mio corpo trasformato e in grado di ricevere nuove sensazioni e questo mi procura una leggera erezione e mi accorgo che il mio Padrone è riuscito a disumanizzarmi ancora un po’, avvicinandomi di un altro gradino al ruolo di schiavo per cui mi ha designato.
“bene, ed adesso mettiamo questo” e così dicendo tira fuori un penis gag, una fascia di cuoio per la bocca con al centro un pene stilizzato. Senza darmi il tempo di reagire mi spinge il fallo finto in bocca e con la sua consueta irruenza lo blocca sulla mia bocca stringendo per bene i lacci di cui è corredato intorno alla mia testa.
“questo servirà ad abituare la tua bocca da bocchinara a tenere un cazzo in bocca” dice ridendo il mio Padrone. In effetti il fallo finto mi riempie la bocca dandomi la sensazione di avere una cappella durissima in bocca ed istintivamente mi viene da succhiarlo.
“ma siccome serve anche ad evitare che tu possa gridare nei momenti sbagliati devo essere sicuro che tu non possa toglierlo, dammi le mani”
Non ho idea di cosa abbia in mente, ma l’idea di fornirgli le mie mani e perdere ulteriore liberà mi intimorisce resto quindi immobile cercando al più, per quanto impossibile, di indietreggiare.
“ti ho detto di darmi le mani” e con fare brutale afferra la mia mano destra e la infila in una sorta di guanto senza dita che mi lega saldamente al polso e poi fa lo stesso con l’altra mano.
“perfetto, ora direi che possiamo partire”
Mi ritrovo così nella cuccetta del camion di uno sconosciuto, completamente nudo, con un plug a forma di coda di cane nel culo, le mani inutilizzabili fasciate dentro dei guanti e la bocca tappata da un fallo finto.
Mi sento completamente in balia del mio Padrone, ma con fastidio mi accorgo che la paura sta iniziando a fare spazio al piacere di quella sottomissione, che vede nell’ubbidienza la possibilità di vivere nuove sensazioni.
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