Gay & Bisex

Don Mario


di dallaltraparte1
04.07.2013    |    20.192    |    5 9.7
"Mi piaceva soltanto andare a servire messa nella cattedrale della mia città per poter indossare l'abito talare..."
Si era circa a metà anni '80 ed avevo tra i 15 e i 16 anni. Avevo già avuto un paio di esperienze etero ed erano state anche soddisfacenti. Cio' nonostante, in quel periodo, ero stato preso da un forte fervore religioso, anche se solo di facciata. Dico di facciata perché in realtà della fede non me ne fregava nulla. Mi piaceva soltanto andare a servire messa nella cattedrale della mia città per poter indossare l'abito talare. Mi piaceva, lo trovavo estremamente elegante. E non mi accontentavo di andarci solo la domenica. No! Ogni giorno, entravo in duomo, andavo in sacrestia e mi infilavo l'abito talare nero e il collarino come se fossi un vero prete. I sacerdoti che frequentavano la cattedrale mi volevano bene e, nonostante tutto cio' che si sente dire adesso, nessuno ha mai osato darmi fastidio.
Tra i preti che ogni giorno venivavo ad officiare in cattedrale c'era don Mario; un uomo intorno ai 55 anni anni, alto, con l'aria austera, il passo marziale e le spalle larghe. Lui era uno di quei preti che portava sempre la tonaca nera e mai l'abito scuro con i pantaloni. Adesso sono quasi estinti ma, all'epoca, di preti in tonaca, era ancora possibile vederne in giro abbastanza numerosi. Dalla prima volta sentii' di provare una particolare attrazione nei suoi confronti. La sua enorme figura, il suo passo marziale me lo facevano apparire estremamente virile e prestante. Con lui avevo stabilito un buon rapporto e una certa confidenza, tanto che era diventato il mio confessore. Come ho già detto, di dio e della religione non mi fregava nulla, per cui, per me, il sacramento della confessione, era piu' una scusa per parlare con lui e, dietro la grata del confessionale, raccontargli in modo sempre piu' particolareggiato, cio' che facevo con le mie coetanee, quante volte mi masturbavo, le fantasie piu' peccaminose che avevo, e notai con un certo mal celato compiacimento, che egli faceva sempre un sacco di domande sui come, sui quando, voleva sapere anche i minimi particolari. Sembrava quasi una curiosità morbosa la sua...e la cosa provocava in me una certa eccitazione. Le penitenze che mi dava, oltretutto, erano sempre molto molto blande, per cui mi sentii' sempre piu' incoraggiato a raccontargli anche i particolari piu' intimimi...
Il giorno prima della festa del patrono ero in sacrestia a mettere a posto i paramenti, dopo aver servito l'ultima messa pomeridiana che aveva celebrato proprio don Mario. Era piena estate, i giorni del sol leone e quindi, sotto la tonaca nera, avevo soltanto una cannottierina bianca molto fine e un paio di slip leggeri leggeri, molto aderenti. Mentre riordinavo mi disse : " Domani, celebrazione solenne con il vescovo e tutto il clero. Ci vuole l'abito talare rosso paonazzo. Tu non ce l'hai, vero?"
"No" risposi io "non credevo che dovesse indossarlo anche chi serve messa."
"E invece si, ma non preoccuparti. Adesso andiamo insieme nel magazzino del vestiario e sicuramente troviamo una tonaca anche per te."
Abbandonammo la sacrestia, attraversammo la cattedrale, e infilammo un corridoio lungo e stretto. In fondo, proprio in fondo, sulla sinistra, c'era una porticina che non avevo mai notato. Don Mario la aprì e mi parve di stare in una sartoria per costumi teatrali, tanti erano i colori e i paramenti disseminati ovunque. In quella stanza il caldo era atroce. Don mario apri' un armadio enorme, lungo circa 3 metri e profondo un metro e mezzo, sul cui ripiano, erano disseminati, in modo arruffato, una quantità industriale di abiti e paramenti ecclesiastici.
Sarà stato il caldo, o la sensazione di trovarmi da solo con lui in quella stanza remotissima e isolata, ma cominciai a sentirmi eccitato. Don mario si appoggio' al grande tavolo in mezzo alla stanza, dietro di me, mentre io, piegato in avanti, cercavo questa benedetta tonaca rossa. Sentivo i suoi occhi addosso e, istintivamente, mi venne fatto di piegarmi ancora di piu' mettendo in fuori il culo, nascosto dalla tonaca. Nel silenzio mi sembro' che il suo respiro si facesse sempre piu' affannoso...
"Mi provo questa", dissi. E mentre lo dicevo, con finta disinvoltura, cominciai a sbottonarmi l'abito nero. Indossai, senza abbottonarmela, quella rosa e mi voltai verso di lui. Lessi nei suoi occhi un desiderio incontenibile! "Mi sembra un po' stretta, vero?"
"Si...." rispose con un filo di voce. La tolsi e mi girai di nuovo piegandomi in avanti, in modo che vedesse il mio culotto sodo appena appena coperto dagli slip.
"Ti aiuto..." Mi sentii dire, ed immediatamente, mi resi conto che, con la scusa di trafficare anche lui nell'armadio, mi si era appoggiato dietro. Sentivo, attraverso la sua tonaca, il suo cazzo già durissimo muoversi sulle mie chiappe. Con la mano destra faceva finta di rovistare, mentre con la sinistra mi teneva per il fianco per premersi meglio sul mio culo. Avvampai dalla voglia!!
Mi voltai verso di lui per dirgli: "Forse l'ho trovata", e in quel momento lui fece altrettanto, in modo che, senza volerlo, le nostre bocche si toccassero mentre entrambi dicevamo la stessa cosa. Non capii piu' nulla!!! In un attimo gli infilai la lingua in bocca vorticosamente! Sicuramente anche lui provo' la stessa sensazione perchè mi prese con le sue braccia possenti, mi giro', e mi strinse forte le chiappe con quelle sue manone, mettendomi a sedere sul ripiano dell'armadio. Gli sbottonai la tonaca e la camicia sottostante, preso dall'impeto, e mi trovai davanti al suo bel petto nudo e possente. Cominciai a leccaglielo e a baciarglielo mentre gli infilavo la mano nelle mutande per accarezzare il suo pene turgido. Il suo sguardo era un misto tra lo smarrito e l'eccitato, anche se mi resi conto che non era la prima volta che faceva sesso. Mi prese la testa con entrambe le mani mentre gli abbassavo le mutande e mi costrinse a prendere in bocca il suo cazzo gonfio e palpitante. Lo spompinai, all'inizio piano piano, seguendo il movimento delle sue mani, e poi sempre piu' velocemente. Ogni tanto, per riprendere fiato, scendevo e gli leccavo le palle umidicce, per poi tornare a leccargli la cappella e a succhiare il suo cazzone gustoso. " Non hai idea" , gemette "di quante volte ho sognato una cosa simile..." "Anche io" gli dissi guardandolo negli occhi con la mia faccia da troietta invasata.
Mentre ero ancora seduto sul ripiano dell'armadio che lo spompinavo avidamente, mi tolse la cannottierina. "Adesso lo voglio dietro!", esclamai...
Basto' quella frase perché mi inondasse la bocca con la sua sborra calda. Un fiotto enorme, caldissimo e saporito, che ingurgitai con avidità.
Nonostante questo e la sua età, non parve scarico, anzi. Mi tolse gli slip e mi appecoro' sul ripiano. Doveva essere parecchio tempo che non scopava. Misi il culo piu' in fuori che potevo, mentre, con la bocca ancora colante del suo sperma, sentivo la sua lingua che mi esplorava e inumidiva il buchetto. Ogni leccata mi eccitava sempre di piu', tanto che mi accorsi di tremare come se avessi freddo. Poi sentii il suo membro che, piano piano ma deciso, cominciava a stantuffarmi il culo. All'inizio dolcemente, poi con colpi sempre piu' decisi, mentre con le sue manone mi dava delle gran pacche sulle chiappe. Poi le sue mani si portarono sui miei fianchi, risalirono e mi circondarno fino a stringermi il petto con forza, mentre i colpi si facevano sempre piu' secchi e violenti. Indubbiamente ci sapeva fare il don....
Raggiunsi l'orgasmo piu' intenso della mia vita proprio nell'attimo in cui sentii' il suo sperma copioso invadermi tutto l'ano, e sborrammo insieme. Lui nel mio culo e io nella sua mano che, nel frattempo, aveva portato a massaggiarmi l'uccello. Restammo li qualche minuto, sfiniti e fradici di sudore....
Alla fine, mi accorsi che con la mano sinistra, stavo ancora tenendo un lembo della tonaca paonazza che avrei dovuto indossare per la messa solenne del giorno dopo. "Sarà il caso che la faccia lavare" dissi con un sorrisetto a don Mario. "Certo", rispose lui mentre ci stavamo rivestendo "anche perché poi la devi riportare qui."
"Ma io non ho le chiavi"
"Infatti ci tornerai con me", disse lui facendomi l'occhiolino.
Solo allora mi accorsi che la porta del magazzino era rimasta socchiusa per tutto il tempo, con il rischio che qualcuno avrebbe potuto vederci.
"Magari" pensai tra me e me.......
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