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Gay & Bisex

Lo sbruffone - parte 1


di ennese80
22.02.2018    |    22.779    |    9 7.9
"“Seguimi troia” disse e ci spostammo nella sua stanza, la tipica stanza di un ragazzo della sua età, libri (quindi almeno in apparenza sapeva leggere), la..."
Capitolo 1

Alessio è un ragazzo di 19 anni, l’ho conosciuto, sarebbe meglio dire visto dato che il conoscere presuppone l’aver scambiato alcune parole, in palestra. È castano chiaro, fisico definito ma non eccessivo, faccia da sbruffone, di quelle che in genere ti viene voglia di prendere a schiaffi, l’atteggiamento di uno che è fin troppo sicuro di se. Bello da vedere insomma ma non certo qualcuno che vorrei come amico ma che avrei voluto tanto nel mio letto. Non credevo che sarebbe mai accaduto nulla con lui, notavo le occhiatacce in risposta a qualche mio sguardo che notava posarsi su di lui, occhiatacce unite all’espressione “So di essere figo”.
In ogni caso passavano le settimane e, a parte qualche sega che mi ero sparato pensando a lui, non c’era mai stato nulla.
Un giorno ero negli spogliatoi della palestra intento a cambiarmi per andare via quando entrò lui.
“Ciao finocchio” esordì.
Gli feci il mio miglior sguardo alla Whoopy Goldberg quello che dice “Ma chi ti s’incula?” e non risposi, non ero in vena discussioni e, per esperienza, so che con gli idioti non ha senso discutere.
“Che fai mi ignori?” Lo riguardai con sufficienza “Tanto lo so che questo lo vuoi” Nel frattempo aveva sfilato i pantaloncini da palestra rimanendo in slip che, nel pronunziare quella frase, aveva abbassato quel tanto da farmi vedere un cazzo che, a riposo, era di almeno 15 cm.
Deglutii vistosamente. “Senti, non voglio problemi. Solo che non mi piace farmi prendere in giro”.
Lui nel frattempo si era avvicinato a me, sempre col cazzo di fuori, mi aveva preso la mano e se l’era poggiata sul suo pisello. “Te lo sto facendo toccare, ti pare che voglio prenderti in giro? Ho voglia di sborrare e secondo me di bocca ci sai fare”.
Lo guardai negli occhi, la solita espressione da stronzo ma sembrava sincero.
“Abito qua vicino, vieni con me, me lo succhi e ti bevi tanta bella sborra. Che ne dici?”
“Va bene” risposi.
Ci ricomponemmo ed uscimmo dalla palestra.
Abitava davvero vicinissimo, appena entrati mi disse che i suoi erano a lavoro a quell’ora ma che dovevo comunque fare silenzio per i vicini. Si abbassò subito i pantaloni e gli slip ed il suo cazzo già quasi in completa erezione svettò fuori. Ad occhio superava già i 20 cm, con la mano destra gli afferrai il cazzo e con la sinistra gli massaggiai le grosse palle. Diedi una prima leccata alla sua cappella violacea, lui gemette.
“Mi prese il viso con la mano “Minchia se sei troia” disse, mi sputò sul viso, mi diede uno schiaffo “Ora succhia per bene”.
Iniziai a dedicarmi al suo bel cazzone e dai gemiti che faceva direi proprio che il mio servizietto era di suo gradimento.
Si rialzò i pantaloni. “Seguimi troia” disse e ci spostammo nella sua stanza, la tipica stanza di un ragazzo della sua età, libri (quindi almeno in apparenza sapeva leggere), la playstation ed il pc.
Si tolse la maglia e potei ammirare i suoi pettorali gonfi e la tartaruga.
“Belli vero” disse col solito sorrisetto stronzo notando che stavo ammirando i suoi muscoli.
Aiutami a spogliarmi.
Mi avvicinai a lui e gli sfilai prima le nike, i pantaloni e gli slip liberando di nuovo il suo bel cazzone su cui mi stavo per riavventare.
“Spogliati anche tu” ed eseguii.
Si sedette sul letto.
“Inginocchiati qui davanti a me”
Obbedii.
“Sei in mio possesso, lo sai vero?”
Feci cenno di sì con la testa.
“Voce!” disse sfiorandomi il viso col suo piede, il calzino era ancora bagnato di sudore.
“Sì, padrone” risposi.
“Massaggiami i piedi”
Presi il suo piede destro fra le mani e nel mentre il sinistro andò a poggiarsi sul mio viso. L’odore era forte ma mi stavo eccitando, avevo il cazzo che scoppiava.
Gli tolsi le calze, sia sul viso (su cui il piede ora nudo era tornato) sia fra le mani sentivo il calore della sua pelle e l’umidità del suo sudore.
Mentre gli massaggiavo il piede destro lui col sinistro giocava sul mio viso. Avvicinò l’alluce alle mie labbra, fu automatico aprire la bocca.
“Leccami i piedi, lavali con la tua lingua”.
Obbedii senza fiatare se non il “Sì, padrone”. La mia lingua passava da un piede all’altro, gli succhiavo le dita.
“Adesso torna al cazzo, ho voglia di sborrare e mi raccomando ingoia fino all’ultima goccia”.
Allargò le gambe ed io mi avvicinai al suo cazzo, mi cinse con le gambe per tenermi stretto il più possibile.
Il suo cazzo ritrovò la via della mia bocca, doveva essere al culmine dell’eccitazione perché, dopo due o tre minuti la mia bocca si riempì della sua sborra. Da bravo schiavo, come mi era stato ordinato, bevvi fino all’ultima goccia.
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