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Qualcosa, nel buio


di LovelyL
15.04.2016    |    17.049    |    8 6.7
"''Ora so di non essere da solo'' conclusi..."
Stavo cadendo, mancavano pochi metri al pavimento.
Mi svegliai di soprassalto.
Era piena estate. Presi il cellulare sul comodino, non era più collegato al wifi. Provai ad accendere l'abat-jour invano. Le luci della strada che di solito illuminavano un po' la stanza erano spente. ''Probabilmente un blackout'' La mia ipotesi fu confermata il giorno seguente: la notte precedente un blackout di qualche ora ''colpì'' l'intero quartiere.
Ero a casa da solo, mio padre era partito per un viaggio di lavoro.
Quell'anno il clima era molto umido, giravo per casa scalzo, in boxer e canotta.
La sera seguente mi svegliai per il solito incubo: io che cadevo nel vuoto.
Ad accogliermi impreparato c'era nuovamente il blackout. Il telefono, scarico, si spense.
Rimasi nel letto ad occhi chiusi, ma uno strano scricchiolio ruppe il silenzio.
Un scricchiolio più forte mi spaventò.
Appoggiai i piedi nudi per terra e alzandomi lentamente. Deglutii.
''La riga'' pensai. La presi dalla scrivania impugnandola come fosse una spada incamminandomi verso la porta socchiusa. Uscii dalla cameretta, fortunatamente avevo bene in mente la disposizione delle stanze, cosa che mi tornò molto utile. Un altro rumore sospetto. Appena misi un piede in sala notai la porta del frigorifero spalancata. ''Ora so di non essere da solo'' conclusi.
Brandendo la riga mi avvicinai e chiusi l'anta qualcuno però mi stava aspettando e mi corse incontro afferrandomi per le gambe e facendomi cadere per terra. Tirava fortissimo ed io cercai di scansarmi tirandoli un calcio per scappare verso la sala. Essendo al buio potevo affidarmi solamente agli altri sensi. Prima un grugnito a sinistra, poi dei passi a destra. ''Sono in due'' constatai mentre muovevo la riga spasmodicamente. Lanciai la sedia che avevo accanto rompendo il vaso di cristallo sul tavolino da caffè sul quale inciampai fuggendo. Uno dei due assalitori mi afferrò ancora una volta per le gambe. Il cuore mi batteva a mille, le sue mani cercavano di tenermi stretto. Ad un tratto fece forza sui miei boxer che mi sfilò lasciandomi finalmente la possibilità di scappare. Corsi in corridoio, intravidi la porta di casa semi aperta. Mentre avanzavo verso la salvezza caddi inciampando in un paio di scarpe e con la testa chiusi la porta. ''Cazzo'' Scaraventai la riga che avevo tenuto fino a quel momento saldamente in mano, davanti a me correndo poi nella stessa direzione, raggiungendo così il punto di partenza di quell'assurdo incubo, la cameretta. Chiusi a chiave e spostai il mobiletto li accanto davanti alla porta. ''BASTA!'' urlai. Avevo il fiatone, ma per fortuna ero salvo. Sedetti sul letto dopo aver tirato un po' giù la tapparella. Delle goccioline di sudore mi colarono dalla fronte finendomi sul pene.
Di punto in bianco mi gelò il sangue, un'ondata di calore arrivò sul mio viso.
C'era qualcosa lì di fronte
Mi bloccò le braccia. Tirai alcuni calci invano poi una mano mi tappò il naso. Inevitabilmente aprii la bocca per poter respirare, le cose si stavano mettendo male. Una grossa cappella umida mi si infilò in bocca. Tentai di urlare ma era troppo grossa e lui mi stritolò i polsi, così iniziai a succhiare. Doveva essere ancora molle perché dopo alcune poppate si gonfiò diventando enorme. Un bel po' di liquido prespermatico mi colò in gola dove venne raggiunto da tutta la mazza dura. Mi scopò la bocca fino allo spasmo lasciandomi respirare solamente ogni tanto. Finalmente si staccò lasciandomi andare anche le braccia. ''Ora'' pensai. Cercai di scappare ma lui mi afferrò i fianchi poggiando il glande sul culetto che bagnò con uno sputo. ''Ti prego lasciami andare'' provai a convincerlo inutilmente. Iniziò a spingere la cappella contro il mio buchetto che si aprì come una vongola. ''No aspetta'' cominciò a fottermi solo con il glande facendolo uscire ed entrare velocemente. In meno di dieci secondi il cazzo rispose a quelle ripetute spinte e mi si drizzò bagnandosi tutto. Davanti a me arrivò un altro bel pezzo di carne che mi piazzò anche lui il glande in bocca. Stavo vendendo fottuto in tutti i buchi da due cappelle fradice.
Lo stupro si stava trasformando in qualche modo in una sorta di piacere sublime.
I due iniziarono a farsi strada infilandomi piano piano tutti i loro cazzi fradici fino in fondo. Mi stavano montando come un cagnolino affamato e molto assetato.
Cominciai ad ansimare forte e l'uomo dietro me si accasciò sulla schiena giocando con i miei capezzoli turgidi. Sentivo le sue palle che mi sbattevano sul culetto e quel grugnito da animale aumentare sempre di più. Dopo alcuni istanti mi riempì di sborra calda leccandomi la schiena. Si staccò e arrivò il secondo ragazzo che me lo infilò dentro. Alcune forti spinte e anche lui si svuotò le palle nel mio buchetto riempiendomi per bene. Ero pieno di sborra calda di due sconosciuti. Pensai che fosse finita lì e invece, inaspettatamente, un terzo uomo si avvicinò alla mia bocca con il suo cazzo che si prestò a farmi succhiare. Due o tre poppate mentre mi torturava i capezzoli e sborrai anche io. Raccolse il mio seme caldo con la mano e me lo fece bere assieme al suo che mi irrorò con la quale mi irrorò la gola.
Alla fine si staccò anche lui.
Uno di loro spostò il mobile da davanti alla porta ed uscirono tutti e tre dalla stanza lasciandomi da solo.
Ero tutto sudato e pieno di sperma che mi colava sia dal culetto sodo che dalla bocca.
Sentii la porta di casa aprirsi e chiudersi e cinque minuti dopo il rombo di una macchina nella via.
Dei raggi di luce filtrarono attraverso i buchi della tapparella che alzai lentamente.
Il sole stava sorgendo su un nuovo giorno.
Lo sperma mi sgusciò fuori finendo sulle piastrelle, incanalandosi nell'intercapedine e gocciolandomi sul piede destro.
La luce dell'abat-jour si accese.
Qualcosa dentro di me era cambiato.
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