Racconti Erotici > Gay & Bisex > la bufera (1 di 2)
Gay & Bisex

la bufera (1 di 2)


di Zindo
19.04.2025    |    4.753    |    4 8.9
"Ho detto al receptionist di avergli mandato un cliente oggi e lui mi ha detto di averti ricevuto lui e che quando gli hai detto di essere amico mio ti ha dato..."
Si avvicina l'estate e molti staranno già pensando alle vacanze. Io questa volta non voglio programmarle, mi limiterò a fissare solo il periodo in cui le farò solo per poter organizzare di conseguenza anche i miei impegni lavorativi.
Come mai? Semplice: perchè ho imparato che la cosa più bella che possa capitare durante una vacanza è l'imprevisto.
Ecco che mi pare di riviverla adesso la bella "vacanza con imprevisto" che ho vissuto qualche estate fa.
Rivedo tutto come guardassi un filmino immaginario, uno del tipo di quelli che si girano "per ricordo" di eventi di rilievo
Mi vedo nell'immaginario filmato di alcune estati fa mentre sto andando in vacanza. Anzimentre sono già in vacanza: Da poco ma sono in vacanza.
Sono partito da casa senza una meta precisa, non ho prenotato da nessuna parte; ho in testa un itinerario da percorrere se possibile, secondo un programma di massima, molto di massima, adattabile alle circostanze ed ai miei umori.
Mi spiego: più o meno ho in mente il percorso da fare a tappe, i luoghi dove fermarmi, quanto fermarmi in ogni luogo, cosa vedere o fare nei vari luoghi, ma non voglio essere schiavo di un programma: farò quanto programmato se nei posti previsti troverò quello che immagino, se no cambierò tabella; se dove intendo fermarmi troverò una sistemazione logistica mi fermerò, altrimenti mi sposterò altrove. Voglio essere libero di vivere una vacanza in totale libertà.
Ho ipotizzato molte eventualità, positive e negative, e messo in conto possibili soluzioni a tutte le eventualità possibili. Pardon: che io ho ipotizzato come possibili, e sono davvero tante. Non ho tenuto conto però della cosa più ovvia: le condizioni atmosferiche!
Ho dato per scontato che essendo estate il tempo deve essere sicuramente bello in tutta la penisola, anzi no, l'eventualità di un temporale l'ho messa in conto, tanto che nel bagagliaio della mia macchina ho messo anche un ombrello, una mantellina impermeabile e scarpe chiuse. Un eventuale temporale l'ho messo in conto; un uragano no.
E' il terzo giorno di vacanza; faccio tappa, come preventivato alle scogliere del Conero, nelle Marche. Uniche attrattive le bellezze naturali. Così belle e cosi tante da aver programmato una sosta piuttosto prolungata, almeno di un paio di giorni o forse anche tre.
A pomeriggio avanzato il cielo si fa scuro all'improvviso ad occidente, la temperatura scende in maniera significativa, la brezza invece si alza e diventa vento. Un anziano del luogo dice a tutti che è il caso di lasciare la spiaggia perché la sua esperienza gli dice che è in arrivo una brutta burrasca. Io che sono arrivato nel primo pomeriggio non ho pensato a cercare subito una stanza in qualche albergo. Mi affretto a farlo ora.
Gli alberghi qui si contano su una parte delle dita di una mano e sono dislocati tutti nella stessa area. Ci metto poco a passarli tutti, ci mettono poco anche loro a dirmi che non hanno posto. Non mi danno retta più di tanto. Sono alberghi ad attività stagionale gestiti in regime di pensione da nuclei familiari. Hanno tutti troppo da fare per mettere al riparo tavoli, sedie, ombrelloni mentre il cielo più che scuro si fa nero, mentre la temperatura da calda che era tende incredibilmente al freddo ed è già tanto, per il loro punto di vista, se mi degnano di darmi una risposta che, dappertutto è la stessa: “Non abbiamo posto, siamo la completo”.
E' l'anziano che ha previsto una brutta burrasca a suggerirmi “Le conviene tornare sulla statale e dirigersi verso Ancona perché una città offre più di questo villaggio o dirigersi verso sud, dove si susseguono molti paesi rivieraschi, Marcelli, Numana, Porto Potenza e via dicendo, tutti centri di turismo balneare e prima o poi una stanza libera la troverà”
Faccio in tempo a lasciare il Conero e raggiungere la non vicinissima statale sedici, quando il mondo sembra oscurarsi quasi come se ci fosse un'eclissi. In rapida serie due o tre lampi mi accecano, altrettanti tuoni mi assordiscono, qualcosa colpisce violentemente la mia auto. Ci vogliono attimi per mettere a fuoco quello che sta succedendo: grossi chicchi di grandine colpiscono la mia auto. Tutte le auto si stanno fermando a bordo strada. Non per scelta ma per mera fortuna riesco a fermarmi anche io, non a cielo aperto, ma sotto un cavalcavia. Non sono il solo, anche qualche altra vettura ha avuto questa opportunità. Scendiamo e, dal riparo del cavalcavia, vediamo l'apocalisse: i chicchi di grandine che prima erano grandi come ceci, sono diventati grandi prima come noci, ora come limoni. Colpiscono le auto in sosta oltre il cavalcavia e ammaccano le carrozzerie, mandano in frantumi i parabrezza. Sembra non voler smettere mai.
Quando finalmente la gragnola rallenta viene giù, a secchiate più che a catinelle, una pioggia torrenziale e il vento non smette di soffiare. Si sentono suoni di sirene, pianti di bambini, imprecazioni di adulti e piove, diamine come piove.
In tutto questo io posso dirmi fortunato: la mia vettura non ha subito ammaccature, i parabrezza non sono danneggiati, tutto merito del cavalcavia che mi ha riparato. Io posso aspettare che quest'inferno si plachi e poi ripartire. Non tutti gli altri potranno farlo, molte auto sono danneggiate in maniera davvero grave. Solo che forse tutti, dopo, avranno una meta da raggiungere ed io no, io sono allo sbando, devo ancora cercarmi una stanza.
Facendo le proporzioni il mio è un disagio minore, ma sempre disagio è, e poi, scusate l'egoismo, ma come gli altri si preoccupano delle loro macchine e dei bambini che hanno a bordo perché quelli sono i loro problemi, io devo pensare ad una stanza, perché questo è il mio problema.
Quasi attaccata alla targa della mia auto c'è un furgone al cui volante c'è un tizio che sta telefonando da quando è arrivato e continua ancora. Sul furgone c'è una scritta pubblicitaria, quella di una notissima marca di .., si può dire?...di patatine.
Finalmente smette di telefonare, scende e fa un giro intorno al furgone come a voler verificare l'entità dei danni subiti, ma è uno fortunato come me e di danni non ne ha riportati.
Mi avvicino e gli chiedo : “Scusa, tu devi essere un rappresentante e quindi forse conosci bene la zona. Sapresti indirizzarmi verso qualche albergo dei paraggi, anche non vicinissimo ma sulla statale, andando verso sud. Con questo tempaccio non vorrei proseguire ma fermarmi, solo che non ho la minima idea di dove rivolgermi”
Lui mi guarda da capo a fondo come se dovesse valutarmi e poi dice “Se vuoi proseguire basta che aspetti un poco. I temporali estivi, anche quelli devastanti, non durano molto e poi di solito si scatenano su aree circoscritte, magari se ti sposti di qualche chilometro scopri che il casino è successo solo qui. Comunque se vai in giù, tra tre chilometri, appena entrato in paese, trovi un motel con una grande area di sosta, area di servizio, ristorante ed annessi vari. Io mi ci trovo bene. Mi fermo sempre lì quando sono in queste zone, anche in questi giorni ci sto. Se vuoi puoi andare anche a nome mio, mi conoscono bene. Basta che dici che ti manda Giulio.. ( in realtà mi ha detto un altro nome che io ho cambiato in Giulio- nome di fantasia -, e anche il cognome mi ha dato ma non lo trascrivo, non mi pare opportuno farlo).
Mi ha messo in imbarazzo con il guardarmi in quel modo tra l'insistente e lo scrutatore, eppure è stato gentile con me. Lo scruto anche io da cima a fondo, solo perché lui lo fa con me. Direi che per essere un rappresentante non ha la “presenza” giusta, insomma non è uno di quei fighetti giacca e cravatta, tipo impiegato bancario, con il fisico curato dall'alimentazione, dalla palestra e con il volto curato da qualche visagista. Assolutamente no. Ha una faccia da malandrino, i capelli tagliati certamente non di recente ed abbastanza scompigliati. E' un finto magro con qualche etto più del peso ideale rivelati dall'accenno di pancetta sotto la maglietta troppo aderente, forse di una taglia inferiore alla sua e i jeans fintamente strappati sono decisamente poco consoni ad un rappresentante, però gli stanno da dio con quella loro eccessiva aderenza che evidenzia un vistoso malloppo tra le gambe ed un culetto tondo e sollevato molto interessante e poi...quel finto strappo sul ginocchio sinistro potrebbe anche passare inosservato ma quella specie di taglio sull'interno coscia destra che lascia vedere la gamba muscolosa cosparsa di corto ma uniforme pelo ...beh..è, a dir poco, provocatorio.
“Allora ti seguo e vengo con te” gli dico
Lui ride (che bellissimi denti bianchi ha, risaltano sul volto abbronzato) e mi risponde “Perderesti tempo. Io ho ancora altri clienti da visitare. Caso mai, se ti fermi al Motel, ci si vede stasera, io sto al secondo piano, la penultima stanza sul corridoio di destra, la numero 227. Se ti va ovviamente...”
La tempesta si sta placando, lui riparte con il suo furgone. Dopo un poco riparto anche io: seguo i suoi consigli andando direttamente al Motel che mi ha indicato. Sfrutto il suo nome credendo che possa facilitarmi l'assegnazione della stanza. Non so se sia stato effettivamente utile, di certo mi hanno assegnato la stanza, non una qualunque, ma quella adiacente a quella di Giulio, l'ultima stanza del corridoio di destra, al secondo piano, la numero 229.
Sembra ovvio che un motel conceda una camera a chi la richiede ma vi assicuro che non è scontato in un frangente come questo: a causa delle macchine danneggiate dalle intemperie e della stessa bufera innumerevoli sono quelli che pensano di fermarsi e stanno chiedendo stanze. Peraltro anche se l'insegna è quella di un motel, in realtà è prevalentemente un hotel per il turismo balneare quasi al completo. C'è ressa intorno, perché la hall del motel è comunicante sia con il bar che con il ristorante, entrambi affollati anche se, oggettivamente è un poco presto per cenare.
Io salgo in camera sistemo la mia roba e mi prendo cura della mia persona facendo la doccia e rasandomi la barba. Dalla finestra si vedono i danni creati dalla violenta bufera: quasi tutte le auto danneggiate, alcuni rami di alberi si sono spezzati, sul piazzale sono numerose le pozzanghere. Il rappresentante mi aveva detto che i temporali estivi passano velocemente, questo dev'essere una eccezione poiché dopo una breve tregua fuori la pioggia ha ripreso a scrosciare. Per quanto mi riguarda che faccia pure, ora io una stanza ce l'ho e con un piccolo supplemento ho avuto anche un posto macchina sotto la pensilina: anche se dovesse grandinare di nuovo pure la macchina è al riparo.
Posso stare tranquillo e scendere al ristorante per la cena sperando che si mangi bene o almeno discretamente.
Ops! Deve essere proprio così, altrimenti non sarebbe così affollato. Non mi pare di vedere posti liberi. Mi rivolgo al cameriere facendogli presente che sono ospite del motel dicendogli il numero della stanza (non so perché ma ipotizzo che per i clienti che alloggiano ci dovrebbero essere per forza dei posti riservati).
“La 229, ha detto? Quindi lei sarebbe l'amico di Giulio? Guardi è laggiù, lo vede? Può mettersi con lui se vuole, altrimenti deve tornare più tardi, non ho posti che stanno per liberarsi in questo momento”
Non mi chiedo come fa a collegare me a Giulio, suppongo perché io l'ho citato quando ho chiesto la stanza. Forse. Non mi interessa. Rispondo: “Se va bene anche a Giulio per me non ci sono problemi, vado a chiedergli se mi accetta”
Mentre vado verso il tavolo, lui mi vede e agita la mano come richiamo per me e mi sorride.
“Allora esiste il sesto senso !- dice Giulio- Sentivo che ci saremmo rivisti qui. Dai siediti qui, anche perché non mi pare che ci siano altri tavoli liberi”
Ha l'espressione di chi è veramente felice d'incontrarmi (ed ospitarmi al tavolo).
Il tavolo è in una posizione d'angolo. Giulio occupa già uno di posti con le spalle al muro, se occupassi quello di fronte a lui avrei alle spalle un omone grassissimo che ha lasciato poco spazio per il passaggio; per ovvia conseguenza più che per scelta, devo mettermi al posto che dà le spalle all'altra parete e trovarmi di fianco e non di fronte a Giulio.
“So che stai nella stanza accanto alla mia” mi dice.
“Come fai a saperlo?”
“Semplice! Sono quasi di casa qui. Ho detto al receptionist di avergli mandato un cliente oggi e lui mi ha detto di averti ricevuto lui e che quando gli hai detto di essere amico mio ti ha dato la 229. Sono contento che tu gli abbia detto d'essere amico mio. L'ho capito subito che c'è feeling tra noi. Dai guarda il menù e scegli, io ho già ordinato”
“Che hai preso di buono?”
“Nulla di particolare, solo una bistecca ai ferri ed insalata. Qui tutti i piatti di carne, anche i più semplici, sono vere specialità”
“Mi fido di te e ordino la stessa cosa”
“Andiamo decisamente d'accordo in fatto di gusti noi due” dice battendo il suo ginocchio contro il mio sotto il tavolo e, fissandomi negli occhi, mi dice anche “Ti ho pensato dopo che ci siamo lasciati, sperando ardentemente di ritrovarti qui al motel stasera”
“Mi metti in imbarazzo. Non sono abituato a sentirmi dire certe frasi...che non so..., scherzo ovviamente, ma hanno un poco il sapore di dichiarazioni d'affetto...”
Lui sorride, riappoggia il suo ginocchio al mio, ma ci mette anche una mano sopra e dice “Non esageriamo. I sentimenti per il momento lasciamoli da parte. L'attrazione fisica c'è, almeno da parte mia c'è: tu mi piaci”
Altro che se sono imbarazzato a questo punto.
Sarò anche un frescone che tarda a capire ma adesso ho capito anche io e vorrei chiedergli “Ma che sei gay?” ma non posso. E' il cameriere che, mettendomi davanti il coperto e sistemandolo con automatismo professionale, chiede lui a me: “Ha già visto il menù? Cosa le faccio preparare? Io le consiglierei...”
Lo interrompo con “Ho già scelto, prendo quello che prende lui: bistecca ai ferri ed insalata”
“Acqua liscia e un quartino di rosso anche per lei?”
Sarebbe l'ideale per me ma voglio differenziarmi da Giulio perciò rispondo “No, facciamo anche mezzo litro di rosso e niente acqua”
Giulio interviene “ Caso mai gli do un poco della mia acqua e...tu – rivolto a me- mi cederai un poco del tuo mezzo litro di rosso...o no?”
Insisto nel voler differenziarmi: “Se devo bere acqua, la bevo frizzante, anzi, come si dice? Effervescente-naturale, senza troppe bollicine..”
“Quindi - dice il cameriere che evidentemente ha fretta- le porto anche acqua gasata?”
“La porti..., se vuole, anzi..sì. La porti”
Il cameriere si allontana, io mi sento in imbarazzo, Giulio è decisamente a suo agio e siccome non ha mai rimosso la sua mano dal mio ginocchio, sento che me lo sta stringendo ad intermittenza, mentre mi fissa negli occhi e sorride compiaciuto.
C'è troppa gente intorno e gran parte è troppo vicina, non voglio dare spettacolo, spero di saper tenere un contegno civile, nel prendere la sua mano , spostarla dal mio ginocchio e dirgli “Mi spiace per te se ti piaccio; a me tu sei indifferente anche perché evidentemente in qualche cosa siamo molto diversi, negli orientamenti sessuali per esempio mi sa che la pensiamo molto diversamente”
Lui con una sfacciata normalità mi dice: “Io sono polivalente, cioè no, aspetta, diciamo ambivalente, nel senso che se un uomo mi piace posso fare o lasciargli fare tutto e, detto per inciso, tu mi piaci, potresti farmi o farti fare da me ciò che vuoi. Con le donne invece, uhm...diciamo che mi basta ciò che passa il convento, cioè mia moglie. Io sono sposato sai, e sono innamoratissimo di mia moglie, non la tradirei neanche con il pensiero con un altra donna, anche perché abbiamo due bambini di quattro ed uno anni e..., beh.., insomma la famiglia è famiglia, guai a chi me la tocca. Solo che a me da sempre piace anche l'altro fronte, quello che con mia moglie non posso vivere, perciò quando sono in giro per lavoro e incontro qualcuno che mi piace, come si dice? Cerco di andare subito a canestro. Capiscimi bene: posso essere palla che va a canestro o canestro che riceve palla, non è il dettaglio che conta, è che fare sesso tra maschietti mi piace tantissimo. Specie con alcuni, per esempio tipi fatti come te” e torma a riappoggiare la mano che gli avevo appena spostata, e non la pone di nuovo sul ginocchio, ma sulla coscia e la fa scorrere sensualmente su e giù.
“Sta fermo -gli dico - qualcuno potrebbe anche vederti”
“E chi se ne frega? Tu conosci qualcuno tra tutta questa gente? Io no. E anche se ci fosse chi potrebbe conoscermi, mica devo dar conto agli altri io. Delle donne, o meglio delle femministe di qualche anno fa apprezzavo un loro motto, cioè ''io sono mia e mi gestisco da sola''. Anch'io sono io, sono mio e mi gestisco da solo”
“Dovresti riconoscere lo stesso diritto anche agli altri” gli dico e poi chiarisco anche il concetto aggiungendo “per esempio anche io mi sento mio e vorrei gestirmi da solo e siccome a me non va che un altro uomo mi palpeggi la coscia, garbatamente ti chiedo di togliere la tua mano dalla mia gamba e ti sarei grato se lo facessi subito, prima che io dia spettacolo alzando la voce che, credimi, sarei capace di fare, anzi sto per fare”
E' sorprendente la rapidità con cui Giulio cambia espressione e colorito, si fa serioso e diventa giallo-rosso più di un tifoso romanista, ma celermente ritrae la mano e balbetta “Scusami”.
E' arrivato il cameriere a servirgli bistecca ed insalata e a dirmi “la sua sarà pronta tra poco”.
Il cameriere rapidamente se ne va, Giulio rapidamente dice “Scusami davvero. Non ho mai avuto intenzione di far fare a te o ad altri cose che non vogliono, e se questa volta mi sono sbagliato, credimi, è la prima volta che mi succede. Non saprei...-
S'interrompe, cambia discorso. Guardando il piatto chiede “..Ti dispiace se la mangio? Le bistecche fredde perdono il novanta per cento della loro prelibatezza, posso mangiarla?”
“E' tua. Puoi farne ciò che vuoi” gli dico con un tono freddo, antipatico, che sorprende anche me.
Se fosse possibile ridarei un ciac e ripeterei la battuta con un altro tono, ma non sto interpretando un film, sto vivendo davvero e le scene vere non possono essere cambiate. Giulio percepisce la mia freddezza. Capisce anche che avrei preferito non essermi mai seduto al suo tavolo e che ci resto solo per non dare nell'occhio, per non attirare l'attenzione su di noi, per non dare spettacolo.
Lascia passare molti secondi, forse più di un minuto e intanto fa il primo boccone, lo mastica, lo ingoia e, prima del secondo boccone, dice: “Sai, tra etero, se uno inizia un approccio si dice che sta corteggiando, tra omo si dice sta molestando. Non sentirti molestato ma corteggiato anche se siano dello stesso sesso. E' mio desiderio darti piacere e avere piacere da te, non infastidirti e non sentirti a disagio. E' la prima volta che prendo un abbaglio, se davvero l'ho preso con te e, se è così, mi scuso con te. Scusami e resettiamo tutto. Ripartiamo da non so dove vuoi ripartire perché io da oggi, sotto il cavalcavia, prima ancora che tu mi parlassi, solo vedendoti mentre telefonavo ad un cliente, pensando a te, mi sono detto “è lui”. Non dirmi cosa significhi, non lo so. So che per ogni persona c'è, sulla faccia della terra, un o una partner ideale che forse incontrerà al momento giusto o al momento sbagliato o mai, ma certamente c'è per ogni vivente, in qualche parte dell'universo c'è un..., non so come dire.., una persona che è la perfetta integrazione, il giusto completamento, l'altra metà della mela come dicono i romantici. Io non so se quando dentro me ho sentito quel “è lui” ho pensato che tu fossi l'altra metà della mela, ma so che quel “è lui” l'ho avvertito in maniera chiara, distinta e che..., scusa se te lo ripeto, ...tu mi piaci un sacco, ma proprio tantissimo. Se davvero non sei quello che io ho sperato si vede che son sfigatissimo. Sarebbe stato meglio non incontrarti mai piuttosto che averti conosciuto, parlato, cenato con te e poi..., poi il nulla, il niente.... No, non sarebbe giusto. Per carità. Hai ragione tu. Tu sei tuo ed hai il diritto di gestirti da solo, Se non mi vuoi, non mi vuoi, io posso e devo sol adeguarmi, ma cavoli che sfiga! Illudersi d'essere arrivati al top e scoprire che in realtà non era il top all'inglese, ma il top, inizio dell'italianissimo toppare. Davvero ho top_pato io o tu sei il mio top?”. Questi concetti strani ed altri ancora lui li esterna, a volte a raffica, a volte come se meditasse su ogni singola parola, mentre continua con calma a tagliare pezzetti di bistecca e farne bocconi che gli permettono di fare pause. Io lo ascolto ma dopo un poco rinuncio a capire quello che vorrebbe dire perché forse non vuole dire nulla, solo rendersi interessante e con quelle ciance non ci riesce proprio. Infatti ad un certo punto gli dico: “Mi hai ubriacato di parole. Devo ammettere che con la lingua ci sai fare”.
E' ovvio che io intendo dire che sa usare le parole e farle girare e rigirare come gli fa comodo.
Lui evidentemente intende altro, sorride e replica: “In effetti nei lavoretti di lingua mi dicono che sono uno specialista, Certo un tuo parere in proposito mi interesserebbe molto”
“Insisti?”
“Sono un rappresentante di commercio, non scordarlo mai, e il piazzare la merce è il mio mestiere. Ecco che arriva anche la tua bistecca, almeno mangiamo insieme ...per ora, poi chissà.., .insieme forse faremo anche altro..”
L'arrivo del cameriere mi impedisce di rispondergli a tono, d'istinto e per le rime. Quando il cameriere va via sono già trascorsi dei secondi, la risposta istintiva non ha più senso dirla. Ci rinuncio. Assaggio la bistecca: davvero eccellente. E' proprio vero che i grandi cuochi si rivelano nelle ricette più semplici. Lo dico a Giulio come se, dicendolo a lui facessi già i complimenti al cuoco. Lui che ormai ha in testa solo quella sua idea mi dice “Però il cuoco può sfoggiare la sua bravura solo se ci sono persone che accettano di assaggiare i piatti che lui propone. Ho detto assaggiare, non mangiare. Fa finta che io sia un cuoco. Assaggeresti quello che io posso proporti? Magari tra qualche decina di minuti, non qui ma su, al secondo piano, in una delle nostre camere, non sul tavolo ma sul letto”
“Non molli mai tu?”
“Mai finché non colloco la merce. Non sarei un buon rappresentante di commercio” e sorride, anzi ride. Che bello il suo sorriso, che bianchi i suoi denti, che morbide le sue labbra. Maledetto lui, non mi ha ancora convinto ma ho voglia che insista, mi sa tanto che gli lascerò collocare la sua merce.

(la storia continua nella seconda parte, già on line)
Disclaimer! Tutti i diritti riservati all'autore del racconto - Fatti e persone sono puramente frutto della fantasia dell'autore. Annunci69.it non è responsabile dei contenuti in esso scritti ed è contro ogni tipo di violenza!
Vi invitiamo comunque a segnalarci i racconti che pensate non debbano essere pubblicati, sarà nostra premura riesaminare questo racconto.
Voto dei Lettori:
8.9
Ti è piaciuto??? SI NO

Commenti per la bufera (1 di 2):

Altri Racconti Erotici in Gay & Bisex:




® Annunci69.it è un marchio registrato. Tutti i diritti sono riservati e vietate le riproduzioni senza esplicito consenso.

Condizioni del Servizio. | Privacy. | Regolamento della Community | Segnalazioni