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Ho rotto il culo a mio figlio! (3a parte)


di Largebutt
15.05.2014    |    43.956    |    3 9.5
"Tra noi c'era stato sempre un odio feroce..."
La festa di Capodanno di cui parlai in precedenza fu per me una vera rivelazione. Mio figlio Carlo era apparso ai miei occhi nella sua vera essenza. Porcellonissimo, abbinava un desiderio inesauribile di sesso estremo con una dolcezza, una femminilità, una disponibilità ed un attacamento a mamma e papà che facevano veramente tenerezza. Non c'era nulla che potesse risultare per lui troppo lurido se si trattava di farlo con i suoi amati genitori. Non arretrava di fronte a nulla. Inoltre, avevo scoperto come Carlo fosse in grado di provocare eccitazioni incontenibili sia negli uomini che nelle donne. Le sue forme fisiche, il suo carattere, il suo modo di muoversi producevano effetti dirompenti sia sui cazzi che sulle fiche.
Ma le rivelazioni non erano finite qui. Ce n'erano state anche da parte di mia moglie. Che fosse una grandissima troia l'avevo sempre saputo (d'altronde me l'ero sposata apposta...), ma non sapevo ancora quanto fosse perversa e depravata. Tutti i giochi incestuosi più sudici venivano sempre suggeriti da lei. Era sempre lei la regista delle nostre orge casalinghe. Non solo, ma l'eccitazione e gli orgasmi che raggiungeva durante gli incesti con Carlo erano di una tale intensità che a volte mi facevano quasi spavento. Intendiamoci bene, non dico tutto questo con rammarico o delusione ma, al contrario, con una profonda riconoscenza e felicità. Quello che stavo vivendo era di gran lunga il più bel periodo della mia vita.
Almeno così fu fino alla fine di febbraio. Fu allora, infatti, che mi fu annunciato che mia suocera Tina sarebbe stata nostra ospite in casa per un certo tempo. Già da parecchio mia moglie mi ripeteva continuamente che sua madre si sentiva sola e voleva passare un periodo da noi. Alla centesima richiesta non potei più dire di no. Soprattutto considerando il debito che sentivo nei suoi confronti per il mio attuale stato di grazia.
Nonna Tina era una vecchia stronza, bigotta e baciapile, rompicazzo fino all'ennesima potenza. Tra noi c'era stato sempre un odio feroce. Ricordo che da fidanzati non perdeva occasione di dire a sua figlia che ero un cretino, un perdigiorno, un fallito, un uomo inaffidabile nonché un porco ed un maiale. Non c'era argomento di cui non si impicciasse e per il quale non si sentisse autorizzata a triturare il cazzo al prossimo. Ora, a 67 anni, vedova da 40, era ancora più stronza di prima. Solo il suo culone ed i suoi coscioni, che poi erano lo stampo madre di quelli di mia moglie e di Carlo, la salvavano. O, forse, c'era anche un altro particolare.... Una volta, da fidanzato, la spiai dal buco della serratura mentre era in bagno. Quando si alzò dalla tazza, vidi che in mezzo alle gambe aveva un ficone incredibile. I peli erano lunghissimi, fittisimi e cominciavano praticamente dall'ombelico. Ricordo di essermi masturbato furiosamente immaginando di affondare il mio cazzo in quell'osceno cespuglio.
Prima dell'insediamento della Stronza, mia moglie chiamò me e Carlo per un discorsetto. "La nonna non si fermerà molto", disse,"ma per il periodo che starà qui voglio assolutamente che tutto risulti totalmente normale. Lo so che è un grande sacrificio per tutti, me per prima, ma non ci sono alternative. Ti prego Carlo di girare per casa con abiti consoni. E tu (riferito a me) evita di fare le tue solite porcate. Sono sicura che un pò di astinenza ci farà bene. Quando la nonna sarà andata via, ci sfogheremo." Poi in privato, mi fece giurare solennemente che non avrei toccato Carlo neanche con un dito.
La Trita Cazzi arrivò una mattina di febbraio e si manifestò da subito per quello che era. Non perdeva occasione per manifestare il suo dissenso su qualsiasi cosa, per lamentarsi e per farsi gratuitamente i cazzi altrui. Ogni volta che parlavo, lei subito mi contraddiceva, mi insultava, mi diceva: "sta zitto tu che non hai mai capito niente". Non la sopportavo. L'avrei affogata ficcandole la testa nel cesso! In particolare, poi, si era fissata con Carlo. Ogni cinque minuti cominciava con la solita solfa. "Che strano ragazzo. Si muove e parla in modo curioso. E poi con quei capelli lunghi! Ma si droga? Alla sua età non ha ancora una fidanzata..." Il povero Carlo era in uno stato pietoso. Lui così carico di vita era ora come svuotato. Sempre triste, avvolto in quegli orribili vestiti da studentello universitario. Ogni volta che lo incrociavo, mi si stringeva il cuore. Mia moglie ed io, all'inizio, guardavamo insieme, chiusi in camera, le foto ed i filmini che avevamo girati con lui. Poi, smettemmo perché vederlo felice con la faccia coperta di sborra ci faceva soffrire troppo.
La Stronza si sarebbe dovuta fermare solo due settimane ma, dopo due mesi, era ancora lì che girava per casa a rompere i coglioni.
Più volte cercai di convincere mia moglie a far venire di notte Carlo da noi. Ma niente. Niente da fare. Non se ne parlava neanche. "Le stanze sono troppo vicine e si sente tutto."
Una notte, mi svegliai con la vescica che mi scoppiava. Mi alzai ed aprii la porta della camera da letto per andare in bagno. Saranno state le due passate. Mia moglie dormiva profondamente. Una volta nel corridoio, vedo nella penombra Carlo di spalle davanti a me. Aveva i capelli sciolti ed il pezzo di sotto del pigiama completamente infilato nel solco del culo. La vista del suo enorme deretano mi fece perdere il controllo. Mi avvicinai rapidamente a lui e gli infilai la mano in mezzo alle chiappe. Lui subito di riflesso spinse il culo indietro in modo da far aderire le dita all'ano. Poi, si girò verso di me e con uno sguardo triste ed una voce lamentosa mi sussurrò: "Non ce faccio più, non ce la faccio più!". "Basta", pensai dentro di me,"ora basta, non ce la faccio più neanche io, questa storia deve finire!". Feci segno a Carlo di stare in silenzio e lo spinsi verso il salone. Piano, piano, una volta dentro, accesi una luce fioca che si trovava in un angolo della stanza ed accostai la porta di ingresso. Quando mi girai, vidi mio figlio che si era già liberato dei pantaloni e che mi aspettava piegato contro il tavolo con il culone nudo, ben aperto. Tolsi i pantaloni a mia volta e mi avvicinai con il cazzo svettante. Passata due o tre volte la cappella fradicia sul buco del culo, iniziai a fare pressione. Il cazzo entrò immediatamente come risucchiato da forze interne. Il suono "plooop" che produsse nell'entrare mi fece venire i brividi. Aaah! Finalmente ero a casa! Dopo due mesi di astinenza forzata, ritrovavo quelle meravigliose contrazioni dello sfintere e quei rapidi spasmi con i quali il condotto anale di Carlo accoglieva abitualmente la mia larghissima nerchia. Ero eccitato come non mai, tremavo tutto come fossi febbricitante. Mio figlio si muoveva morbidamente come una gatta in calore assecondando i miei affondi e offrendo ad ogni colpo una completa penetrazione. Dal riflesso dello specchio posto davanti a noi, nella semioscurità, lo vedevo stravolto dal piacere che si succhiava le dita come fossero un cazzo da spompinare. Malgrado avessi la vescica che mi scoppiava, lo pompavo con energia sentendo ad ogni colpo una scossa che mi trapassava il cervello.
Fu allora che sentii un piccolo fruscio, forse alcuni passi dietro di me. Mi parve addirittura di vedere passare un ombra veloce nel fondo dello specchio. "Cazzo! Cazzo!", pensai, "Se è la Trita Coglioni sono un uomo finito!". Fui preso dall'istinto di tirarmi indietro ma ormai era troppo tardi, non c'era più modo di fare dietrofront. Carlo, poi, non sembrava essersi accorto di nulla. Forse mi ero sbagliato. La tensione mi aveva giocato un brutto tiro. Dopo pochi istanti fui scosso da un orgasmo terribile. Forse, il più intenso della mia vita. Una decina di schizzi lunghissimi, quasi dolorosi, che mi lasciarono con i crampi ai coglioni. Ad ogni impulso sentivo salire una enorme massa di sborra su per il cazzo la quale, superato faticosamente lo sfintere, si tuffava furiosamente nel fondo dell'ano di Carlo inseminandolo a dovere. Al termine di questa sborrata oceanica mi sentii mancare le forze e rimasi qualche istante fermo nel culo mentre i miei muscoli iniziavano a rilassarsi. Fu allora che, senza che me ne accorgessi, un getto fortissimo di piscio usci violentemente dal mio cazzo. Carlo, invaso dal liquido caldo, si voltò verso di me e con espressione maliziosa mi sussurrò: "Sì, papà, pisciami in culo!". Andai avanti parecchio con il flusso alla massima potenza. Al crescere del terribile clistere, Carlo iniziò a contorcersi digrignando i denti. Malgrado dentro di me temessi di farlo scoppiare, non potei fare a meno di andare avanti fino in fondo senza fermarmi. Solo dopo aver versato l'ultima goccia e svuotato completamente la mia vescica, sfilai il cazzo dal culo. Avevo talmente riempito mio figlio, che l'uscita del membro fu accompagnata da un getto impetuoso che si proiettò all'indietro bagnandomi tutto il basso ventre.
Carlo cercò di tirarsi su. Aveva molta difficoltà a stare dritto. Scorsi sul suo volto una smorfia di dolore. Il suo ventre si stagliava gonfissimo nella penombra. Sembrava quasi che la mistura di sborra e piscio che aveva ricevuta copiosa dentro di sè lo avesse reso gravido. Poggiai una mano sul suo pancino teso come un tamburo e provai una grande tenerezza per lui e per quella creatura liquida che aveva nel grembo. Quando mi vide tutto bagnato, malgrado la difficoltà a muoversi, si mise in ginocchio ed iniziò ad asciugarmi con la lingua.
Che ragazzo d'oro! Dolce, servizievole, disposto a qualsiasi sacrificio pur di dare soddisfazione al suo vecchio padre! Incominciò con il farmi un succhiello all'ombelico scivolando poi verso la massa di peli che incorniciano il mio cazzone. Da qui passò a leccarmi l'asta e la cappella sulle quali si concentrò a lungo ripulendole da tutti gli umori che vi si erano depositati durante la notte. Quindi, si dedicò con scrupolo ai miei coglioni. Li succhiò uno per uno, separatamente. Lo guardavo con orgoglio ed ammirazione mentre si gustava i miei testicoli facendoli entrare ed uscire dalla sua boccuccia. Ma non era ancora abbastanza. Su suo invito alzai la gamba poggiando il piede sul tavolo ed aprii il mio culo con le mani. Ah che gioia sentire la lingua di Carlo incunearsi nel mio ano! Il mio figlioletto adorato stette lì a passare e ripassare la lingua sul mio buchino per un tempo che mi sembrò infinito. Ero in estasi. Avevo il cazzo di nuovo duro come la pietra. Stavo per impazzire. In preda alla furia, presi Carlo per i capelli ed iniziai a strusciare il mio culo contro la sua faccia come un forsennato.
Dopo poco, le mie ultime gocce di sperma sprizzarono via veloci. Avevo i coglioni in fiamme. Il mio porcellone gravido si chinò a fatica verso terra e leccò dal pavimento la mia ultima povera produzione di sborra. Al termine, lo aiutai ad alzarsi e lo baciai lungamente con la lingua. A questo punto era necessario tornare al più presto nelle nostre stanze. In altre circostanze lo avrei accompagnato in bagno per vederlo svuotare l'intestino ed eventualmente per lavorarlo ancora un pò sia in culo che in bocca. Ma ormai era troppo tardi ed il mio cazzo poi era completamente fuori uso.
Fu allora che sentimmo distintamente muoversi qualcosa appena fuori della porta di ingresso del salone. Probabilmente una leggerissima sequenza di passi veloci che si allontanavano nel buio. Il sangue si gelò nelle nostre vene. Rimanemmo impietriti. Urlai dentro di me: "che cazzo ho fatto!" Il mio cervello era completamente in tilt, non ragionavo più. Carlo al contrario mio rimase in possesso di sé stesso. Rapidamente raccolse da terra il proprio pigiama e si affacciò piano piano verso il corridoio. Nessuno. Silenzio più totale. A questo punto uscì veloce dalla stanza e si avviò verso la porta del bagno saltellando in punta di piedi e facendo sobbalzare il culone nudo ed il ventre pieno di piscio nell'oscurità. Ero sotto shock. Come un automa rimisi tutto a posto e mi diressi di corsa verso la camera da letto. Qui ritrovai mia moglie che dormiva esattamente come l'avevo lasciata... Era chiaro che non era stata lei a sorprenderci... "Cazzo! La Trita Coglioni!" dissi a me stesso. Mi sdraiai sul letto con gli occhi sbarrati. Avevo il cuore che pompava a mille... Immaginavo dentro di me il supplizio al quale sarei stato sottoposto l'indomani....
La mattina seguente, appena sveglio, andai verso la cucina. Sembravo il condannato a morte che si avvia verso il proprio patibolo. Con mio gran stupore, invece, trovai mia moglie, la Stronza e Carlo già svegli che parlavano serenamente tra loro. Addirittura la Trita Cazzi mi salutò con un sorriso, cosa che credo non fosse mai accaduta da quando la conoscevo. Non credevo ai miei occhi!
L'unica cosa singolare che notai furono due occhiaie profondissime che solcavano il volto di mia suocera...
Allora ero troppo felice per poter interpretare correttamente quello che era il primo segno di qualcosa di straordinario che si stava preparando e che avrebbe fatto fare un ulteriore salto di qualità alla mia esistenza.
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