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incesto

Iniezioni


di Honeymark
19.08.2016    |    72.791    |    2 8.1
"E’ un’esperienza che gli servirà tutta la vita..."
Quando ero piccolo, le cure più diffuse erano le supposte, le iniezioni e i clisteri.
Ricordo che i clisteri piacevano solo quando si era sani, ma se si era sani non te li facevano. Bastardi… E comunque, piuttosto che una purga come quelle di allora, era mille volte meglio un clistere, anche davanti a tutti. Ti vergognavi, ma se serviva e evitare l’olio di ricino o la limonata rosé…
Le supposte erano la medicina più comune. I grandi se le mettevano da soli, a noi bambini invece le mettevano i grandi, bastardi. Terribili, perché bruciavano. Non erano i «dildo» che si usano oggi. Però non si nascondeva il piacere della profanazione anale per motivi superiori di salute e anzi correvano molte battute più o meno spiritose sull’argomento.
Le iniezioni invece erano la medicina più importante. Quanto te le prescrivevano c’erano serie motivazioni. Antibiotici, antinfiammatori, malattie infettive, mal di cuore, coliche… Perfino i ricostituenti te li davano in fiala quando eri ridotto male. Le più dolorose erano quelle di vitamina B o C, che oggi prendi in comodissime compresse colorate. Anzi, oggi si trova quasi tutto per via orale, ma allora non era così. A farla da padrone era il culo.
I bambini avevano terrore delle iniezioni, anche se in realtà le punture non ti facevano male. Il liquido iniettato, semmai.
I più ritenevano impossibile imparare a fare le punture. Io, invece, mi offrii volontario subito e informai i miei genitori che ero disponibile a imparare. Ovviamente non l’avevo detto a nessuno, ma vedere il culo mi piaceva in tutti i modi, specie quello femminile. E fare l’infermiere di casa attirava molto.
Per imparare, tuttavia, ci voleva l’occasione, che non si presentava mai. Chi si prestava le prime volte?
Beh, alla fine accadde. E credo che valga la pena raccontarla.

Un’estate, ero un ragazzino, mia sorella era andata a Roma dagli zii, i quali in cambio avevano mandato la loro figliola da noi a Verona. La cugina era sui 18 anni e aveva un culo stupendo. E’ bello anche oggi che è anziana,ma ricordo che allora l’unica cosa che desideravo era vedere il culo di Mariuccia, mia cugina.
Lei sapeva di suscitare il mio interesse e si divertiva a farsi desiderare senza mai concedere nulla. E credo che senza la complicità delle iniezioni non sarei mai riuscito a vederlo.
Come si usava a quei tempi, il medico prescriveva dei ricostituenti ai giovani delle famiglie per bene in modo che d’estate recuperassero le fatiche della scuola. E Mariuccia venne a casa nostra con la sua scatola di fiale. Io non avevo imparato e quindi ero tagliato fuori. Ma accadde l’imprevisto. Che forse tanto imprevisto non era – lo penso oggi – ma programmato forse da mia madre.
Verso le quattro del primo pomeriggio, venne da noi Elvira, la vicina che faceva le iniezioni di casa. Eravamo in salotto io, mia madre, Mariuccia e l’infermiera. Mi aspettai che mi facessero uscire, quando invece Elvira mi mostrò come si aspirava il liquido dalle fiale.
- Guarda, – disse, spiegandomi tutto. – La fialetta va segata al collo e poi rotta con le dita. Se hai paura di tagliarti, usa un panno, ma vedrai che ti riesce senza problemi.
Seguii le varie fasi con eccitata attenzione, finché non mi fece vedere che la siringa doveva espellere eventuali bolle d’aria.
- Si gira la siringa in su – continuò – e si preme lo stantuffo finché non si vede spruzzare dall’ago una goccia di liquido.
Guardai con attenzione, mentre mia madre stava seduta tranquillamente a guardare e mia cugina in piedi con lo sguardo interrogativo e imbarazzato.
- Una volta pronta la siringa – precisò Elvira, – l’iniezione devi farla subito, in modo che l’ago rimanga poco a contatto con l’aria.
Quindi si rivolse a Mariuccia.
- Mettiti giù e scopriti. – Ordinò a mia cugina, in un modo così perentorio che non consentì a Mariuccia di replicare.
E lei salì in ginocchio sul divano, sollevò la gonna, si abbassò le mutandine e si sdraiò in avanti.
- Vieni, – mi disse Elvira. – Ti mostro come si fa.
Mi avvicinai e guardai per la prima il culo favoloso di mia cugina. Anzi, era la prima volta in assoluto che vedevo un culo di donna con l’autorizzazione per farlo. Provai un piacere insano che mi provocò una erezione invereconda e sperai (inutilmente) che non se ne accorgesse nessuna.
Elvira alzò un po’ di più la camicetta e abbassò le mutandine per scoprire meglio le natiche. Ora il culo si vedeva bene, ma le mutandine coprivano la figa. Faceva comprensibilmente parte del comune senso del pudore di allora. Ma a me allora interessava più il culo della passera. Ero un ragazzino.
- Le iniezioni si fanno qui e qui. – Spiegò Elvira, premendo prima la parte alta destra e poi la sinistra delle natiche. – Comunque, prima palpa sempre per sentire se la ciccia è solida. Prova.
Feci quello che mi disse e per la prima volta palpai il culo di una bella ragazza, anche se era solo in un punto circoscritto.
- Adesso si deve disinfettare la pelle dove pensi di introdurre l’ago.
Prese del cotone idrofilo, lo imbevette di alcol e lo strofinò nella parte alta a destra che aveva scelto per fare l’iniezione.
- Un segreto, – disse. – L’ago devi farlo entrare d’un colpo, ma devi assicurarti che la persona tenga i glutei rilassati. Il consiglio è di accarezzare con la mano libera l’altra natica, aspettare che si abitui al contatto e poi, quando vedi che si è rilassata, zac! Infili l’ago.
Dicendomelo, aveva infilato l’ago e io vidi il culo di Mariuccia vibrare piacevolmente come se avesse preso un piccola scossa.
- Adesso per un attimo molli lo stantuffo – continuò – per vedere se hai colpito una venetta. Te ne accorgi perché vedresti entrare del sangue nella siringa. Ecco, vedi? Tutto bene. Adesso posso iniettare il liquido. Piano, con calma, in modo da non farle male.
Vidi il liquido sparire nel gluteo di mia cugina.
- Adesso metto il cotone alla base della siringa e tieni giù la pelle mentre la sfili.
Poi mi passò il cotone.
- Massaggia sempre per un po’, dopo, così il liquido si assorbe bene.
Non mi sembrò vero di poter far vibrare il culo di Mariuccia, che stava buona e ferma per me. Il potere delle iniezioni…

Quando Mariuccia riuscì a parlare con me da sola, mi saltò al collo.
- Sei un maiale! – Mi disse. – Ti sei messo d’accordo con tua madre e quella megera di infermiera per umiliarmi!
- Fermati! – Le dissi, alzando il braccio per fermare gli sberloni. – Non sapevo niente neanche io. Hanno deciso tutto loro…
- Beh, guai a te se provi a farmi un’iniezione! Già mi hai guardato il culo a buon mercato, – continuò. – Manca solo che mi fai male.
- Stai calma, farò quello che mi dicono di fare.
- Ti ho avvisato: guai a te!
Quella notte mi feci alcune seghe.

Il pomeriggio successivo, inevitabilmente, la scena si ripeté.
Elvira costrinse (senza difficoltà) Mariuccia a sdraiarsi sul divano con il culo scoperto, mentre mi faceva preparare la fiala da solo.
- Bravo! – Mi disse. – Oggi l’iniezione la faccio ancora io perché va sulla natica sinistra, la più scomoda se non sei mancino. Bisogna alternare le natiche per consentire al tessuto di normalizzarsi. Ma domani potrai farla tu.
Mariuccia, a culo scoperto e del tutto soggiogata dall’infermiera, non disse nulla. E mi sarebbe piaciuto sapere cosa pensava di me che la guardavo.
Assistetti nuovamente alla piccola vibrazione del bellissimo culo di mia cugina, per poi passare a massaggiarlo con il cotone imbevuto di alcol. Elvira aveva lasciato a me quel compito.
Mariuccia non mi minacciò più, sperava solo di evitare che una iniezione gliela potessi fare io.
Da parte mia, mi sparai un’altra manciata di seghe. Altri tempi…

L’indomani, prima di passare alla iniezione vera e propria, Elvira mi portò in cucina. Prese una patata e la siringa usata il giorno prima.
- Prova a inserire l’ago nella patata, – disse.
Presi la patata con la sinistra e poi infilai l’ago con determinazione.
- Bravo! – Commentò – Perfetto, hai usato la forza giusta. Riprova, stai attento a infilare l’ago esattamente perpendicolare alla pelle.
Ripetei l’operazione.
- Bravo! Fallo ancora. Esercitati un po’ cercando di usare sempre la stessa forza e di infilare l’ago sempre nel punto che decidi tu.
Finita l’esercitazione, Elvira mi diede un ultimo suggerimento.
- Te lo dico qui perché non vogliono che tua madre e Mariuccia lo sentano. – Mi disse. – Quando sarà il momento di infilare l’ago, potrebbe mancarti il coraggio. È una cosa naturale. Il mio consiglio è di concentrarti sul… culo. A voi maschietti piace il culo delle ragazze. Guardalo, divertiti a guardarlo e infila l’ago per divertirti.
Sicuramente arrossii e sentire che aveva capito che mi piaceva, ma in qualche modo diventammo complici.
- Poi, quando diventerai bravo, cioè dopo un sacco di iniezioni, ti verrà tutto automatico.

Verso le quattro, avevo il culo di Mariuccia a mia disposizione, tutto per me. So che mi avrebbe ucciso se avesse potuto, ma volevo farlo e lei non poteva dire di no. Ero eccitato da morire. Il potere mi dava all’uccello.
Eseguii tutte le operazioni che mi aveva insegnato l’infermiera e alla fine venne il momento di infilarle l’ago. Ero teso, perché non è una cosa naturale infilare un ago nel culo di qualcuno e la prima volta è sempre un momento importante. Però seguii gli insegnamenti di Elvira. Mi concentrai sul fatto che avevo un culo a disposizione, passai col cotone la parte che dovevo bucare, misi la mano sulla natica sinistra godendomi il contatto, il che mi diede il coraggio di dare un colpo sicuro, e infilai l’ago d’un botto sulla parte superiore della natica destra. Perfetto.
Mi aspettavo l’urlo di Mariuccia, che invece era rimasta calma e zitta come se non avesse sentito nulla. Verificai la presenza di una eventuale venetta, Iniettai il liquido con calma, puntai il cotone alla base della siringa e sfilai l’ago, quindi le massaggiai la parte con il batuffolo imbevuto di alcol.
Ero padrone di me e mi stavo godendo un culo stupendo che dominavo al punto di poterlo bucare.
In quel culo finii la scatola di iniezioni, sempre con la supervisione di Elvira che mi ricordava ogni volta le dritte giuste.
- Ti ho mai fatto male? – Chiesi alla fine a Mariuccia un momento in cui eravamo soli.
- Me la pagherai, – disse senza rispondere alla domanda. – Quando verrai a Roma troverò il modo di farti un clistere!
- Un clistere? – Ripetei. – Scordatelo!
- Un clistere doppio con una cannula grossa e rigida.
- Dai, che è andato tutto bene.
- Ah sì? E allora perché non ti hanno fatto provare con tua sorella?
- È dai tuoi, a Roma… – Risposi. – Lo sai che d’estate vi scambiate l’ospitalità.
- D’ora in poi sarai tu a migrare, io e tua sorella ce la spasseremo insieme, senza di te.
- Beh, – dissi con ironia. – Ti ringrazio per avermi consentito di imparare…
- Grazie un corno! – Ribatté. – Preparati perché te la farò pagare.

Quando lasciò casa nostra, mia madre si dichiarò soddisfatta di quello che avevo imparato.
- Tu ti faresti fare un’iniezione da me? – Le avevo chiesto, per avere conferma delle sue parole.
- Certo! – Rispose sorridendo. – Hai imparato bene e alla prima occasione le iniezioni me le farai tu.
Sentii un’erezione salirmi incontrollata.
- Devo imparare anche a mettere le supposte e a fare i clisteri? – Aggiunsi titubante.
- Sì, sì… – Rispose pacata. – Quando ne avremo bisogno ce le farai.
L’erezione era al massimo.
- Non devo fare pratica prima?
- Certo, ma puoi farla direttamente sul campo. Non è come fare le iniezioni, che bisogna imparare a farle. Lì devi solo fare esperienza.

Non passò un mese che mia madre ebbe bisogno di una scatola di iniezioni.
Mia sorella era tornata e aveva saputo della mia esperienza. Si incazzò e annunciò anche anche lei non si sarebbe mai fatta bucare da me, di due anni più giovane di lei e così attirato dalla nudità femminile.
Quando seppe che avrei fatto delle punture a mia madre, si scandalizzò.
- Non puoi metterti nuda davanti a lui! – Aveva esclamato alla mamma.
- E perché no? – Rispose sorridendo. – Ha imparato a fare bene le iniezioni. E’ un’esperienza che gli servirà tutta la vita.
- Dicevo che è insano mostrargli il culo!
- E perché?
- Ma non vedi che… si eccita? È un maiale!
- È una cosa naturale. – Rispose dolce. – Un po’ alla volta gli sembrerà normale e credo che sia giusto prepararlo così. Impara a conoscere e a dominarsi.
Mia sorella non don disse altro.
Quanto giunse il momento di fare le iniezioni a mia madre volli che mia sorella non fosse presente. La stronza.
Mia madre aspettò che fossi pronto con la siringa, poi salì in ginocchio sul letto, si abbassò le mutandine e si sdraiò, quindi sollevò il vestito fino a mostrarmi il culo.
Lo guardai con eccitato stupore. Era bellissimo. Ovale, liscio, senza una perfezione. Le mutandine scoprivano tutto ma non lasciavano vedere il sesso.
- Che ti pare, ti sembro ancora bella? – Mi chiese, probabilmente perché si accorse che ero rimasto affascinato.
- Sei… bellissima… – Riuscii a dire piano.
- Grazie.
- Posso accarezzarti?
- Ha ha! – Sorrise comprensiva. – Devi farmi un’iniezione, ricordi?
- Sì scusa, hai ragione.
Mi piegai in avanti, massaggiai col cotone disinfettante la parte in alto della natica destra, avvolsi con la mano sinistra l’altra natica e poi infilai l’ago come ormai avevo imparato a fare. Iniettai piano il liquido e poi sfilai l’ago tenendo ferma la base con il cotone.
Poggiai la siringa vuota e massaggiai bene la natica bucata tenendo la mano sull’altra. Indugiai forse un po’ troppo, ma non si lamentò.
Quando finii, poggiai la mano destra sul culo e mi chinai a baciarle la natica sinistra. Una cosa rapida e furtiva che mi era venuta in mente lì per lì.
- Fatto. – Dissi dandole una sculacciatina finale. – Hai sentito male?
- No, – fisse sorridendo e ricomponendosi. – Sei stato bravo.
- Mi sono eccitato. – Le confessai.
- È una cosa naturale, – rispose accarezzandomi. – Ma devi accontentarti da solo.
- Sì mamma. – Dissi arrossendo. – Se vuoi domani mi accontento… prima.
- Non occorre. Quello che importa è che tu sappia dominarti, sempre. Non solo con me.

È stata la più bella settimana della mia vita, l’appuntamento col suo culo ogni giorno alle 16. Qualche volta avevo indugiato un po’ con la mano sinistra e più volte le avevo spilorciato il bacio di sfuggita.
Alla fine avevo imparato bene e mia madre me lo confermò. Se ci fosse stato bisogno di iniezioni in casa, io ero quello predisposto a farle.
Solo mia sorella resisteva. Era sana e brava a scuola, non aveva bisogno di cure.
Insomma, anche le supposte e i clisteri li feci solo a mia madre, ma rimane uno dei ricordi chiave dell’adolescenza.
Mia cugina non portò mai a termine la sua vendetta. Anzi, col passare degli anni le mie prestazioni «sanitarie» vennero richieste anche da lei.
Il ricordo di averlo fatto rizzare all’inverosimile a un ragazzino adolescente come me generò in lei il bisogno di avere con il sottoscritto un rapporto di sudditanza.

(Fine)
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