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LA MERAVIGLIOSA ED INCONTENIBILE ATTRAZIONE


di sottodite
25.08.2010    |    53.570    |    3 6.1
"Annusai anche i piedi coi calzini di Saverio, che, però, fu pronto a sfilarsi, per farmeli annusare nudi, come mio padre: anche quelli di mio fratello..."
Stavo passeggiando tranquillamente, un caldo pomeriggio di Agosto, in un parco desolato della mia città, allora deserta, per le vacanze estive, quando udii, lontano, come degli strani gemiti soffocati, che non riuscivo a distinguere se fossero richiesta di aiuto o frutto di un godimento forzato. Lentamente e di soppiatto mi avvicinai verso il luogo da dove parevano provenire gli strani gemiti soffocati; dietro un enorme cespuglio parevano avvicinarsi, così, sempre cercando di non farmi sentire, mi avvicinai e, attraverso le fitte frasche mi feci spazio per intravedere: ai miei occhi apparve una strana scena: un ragazzino molto carino, biondino e magrolino, stava sdraiato, legato con le mani ad un enorme tronco d’albero con una resistentissima corda, mentre le gambe erano anch’esse legate, ma aperte il più possibile, e le caviglie erano legate, anch’esse colla stessa corda, ma a due tronchi, ai lati opposti, che spuntavano dal terreno, uno a destra e l’altro a sinistra. Pareva che una tale disposizione naturale fosse stata creata apposta per legare qualcuno in tal modo. Il ragazzino non era certo da solo: quattro ragazzi coetanei, o giù di lì, stavano seduti su un tronco, proprio davanti a questi legato, e sghignazzavano e parlottavano tra di loro, ridendo, come per prenderlo in giro. Cercai di sentire cosa dicessero. Intanto vidi che si stavano sfilandosi tutti e 4, gli scarponi anfibi militari, che indossavano ai piedi, poi con i mano gli scarponi, a turno, avvicinavano l’interno odoroso di sudore di questi al naso del ragazzino legato, facendogli sniffare tutto l’aroma, deridendolo. Sentii quello che gli dicevano: - Allora ti piace annusare la nostra puzza acida di sudore maschio? Toh, annusala bene, che ti piace tanto! – E continuavano l’operazione. Finito questo inizio, pensai si trattasse di una punizione dei 4 bulli nei confronti del malcapitato, sottomesso alle loro grinfie. Poi, avvicinarono i piedi, calzati da pesanti calze di lana, molto sudate e vissute, sempre al naso del ragazzino sottomesso, e gliele fecero annusare per bene, sempre a turno. Poi, infine, si sfilarono le pesanti calze, e mischiandole a due, gliele infilarono nella gola, cercando di fargliele contenere 2 o 3 il più possibile dentro la sua gola. Vidi, però, che il ragazzino, apriva la bocca di sua volontà, per farvi introdurre il più possibile le nauseanti calze sudatissime. Finita questa operazione, che mi pareva di tortura, avvicinarono i loro piedi nudi, che vidi molto sporchi e sudati, probabilmente non lavati da molti giorni, quasi ingialliti e con caccole nere, miste ai residui della lana dei calzini, che si intravedevano tra i loro diti dei piedi, avvicinarono i piedi zozzi al naso del malcapitato, facendoglieli annusare per bene e a lungo: - Allora, ti piace l’odore del sudore rancido dei nostri piedi non lavati? Beccatelo tutto e inala bene!!! Su, così, bravo, ecco, sniffalo per bene: è buono? Senti che puzza diversa hanno i piedi di ciascuno! Quale odore e di chi di noi ti piace di più? Ce lo vuoi dire, per favore, bel finocchietto? – Il ragazzino pareva gradire molto, tanto che, sin dai cespugli, sentivo come sniffava, oppure, pensai, era così spaventato da assecondare in tutto e per tutto la terribile bravata dei 4 ragazzacci. Poi, finito il lungo sniffa mento degli otto piedi lerci sul suo naso, i 4 ragazzi cambiarono l’oggetto. Uno di loro, il più alto e grande, come pareva, spostò il suo piedone zozzo dal naso alla patta del ragazzino legato. E con molta malizia iniziò, subito seguito dai piedi degli altri bulli, a palpare il pisello, che stava dentro i pantaloni: vidi che al contatto di tutti quei piedi, prima quasi invisibile, da sotto i pantaloni si stava indurendo e anche molto, tanto che divenne evidente l’erezione, anche se era pur sempre un piccolo pisellino; si irrigidì così tanto e si allungò, quasi da far uscire un pezzetto della punta del piccolo prepuzio rosato, coll’apertura per fare la pipì in bell’evidenza, fuori dei pantaloncini leggeri, corti ed estivi del ragazzino. A quella vista i 4 ragazzacci risero fortemente e sghignazzarono così. – Guarda che bel pisellino turgido che ha Andrea! Un po’ piccolino da finocchietto qual è, ma non pensavo divenisse duro e ritto. Adesso vedi cosa ti facciamo… -
Allora, sempre e solo coi grandi piedi, i 4 ragazzi cercarono di abbassare i pantaloncini del ragazzino, in modo che il pisellino venisse fuori in bell’evidenza, ritto e turgido. Coi piedi, soprattutto il più grande, iniziò, da esperto, a titillarlo per farlo godere: coll’alluce lo pungeva sulla punta, lo premeva e sollecitava nella fessurina coll’alluce provocante e prepotente, lo scrollava e poi presolo tra due diti, iniziò a farlo andare in su e in giù, masturbandolo. Gli altri lo imitavano, o gli grattavano le piccole palle, o lo pestavano e lo scrollavano con malagrazia come se fosse stato un birillo o un campanellino. Il ragazzino gemeva di godimento, questo oramai lo si capiva. – Guarda come gode il maialino, gli piace molto! Chissà se tu riesci a eiaculare come noi, che spruzziamo abbondantemente! Sarebbe bello vederti all’improvviso spruzzare il liquido bianco ed appiccicoso su in aria! Ma godi lo stesso! Guardate come sta ritto bene su da solo, se non lo tocchiamo più, si vede che ti piace assai! E come è diventato rosso da come lo martoriamo! Dai, ragazzi, strizziamolo un po’ e torturiamolo, che non va bene che goda solamente, deve anche un po’ soffrire per colpa nostra, e deve arrossarsi il più possibile. Forza! Di buona lena, ragazzi: torturiamolo un po’ di più! – Così dicevano, ridendo e divertendosi un mondo. Poi 2 di loro vollero andare oltre: gli tirarono su coi piedi tutta la maglietta, scoprendo il piccolo torace candido del ragazzo e i due capezzolini già un po’ turgidi e ritti, rosei e teneri. Ci pensarono i loro alluci ruvidi e callosi a titillarglieli un po’, così che questi si indurirono e rizzarono in maniera enorme: erano due puntini rosei ritti e duri, un po’ arrossati dal titillamento, ma ben puntuti, mentre i piedi e gli alluci dei ragazzacci si divertivano a lambirglieli e schiacciarglieli alternatamente, in modo che venissero stimolati all’indurimento e torturati coll’arrossamento, mentre il godimento del ragazzino aumentava a dismisura, egli gemeva e si lamentava dal piacere oramai in maniera più evidente, quasi guaiva dal piacere. – Guarda come sono ritte e dure queste tettine da finocchietto!!! Ti piace che te le titilliamo, eh!!??? Sentite come guaisce e si lamenta dal dolore e dal piacere insieme! Forza, ragazzi, più lena con questi allucioni! Ti piace, eh, sentire il mio rude alluce prepotente e ruvido passa sopra la tua tettina rosa, vero? Non ha nessuna pietà. Te la vuole schiacciare e pestare a dovere! Ma la tetta resiste al pestamento, si indurisce e tenta il mio alluce a pestartela sempre di più. Certo, se fosse bagnata, l’alluce scorrerebbe meglio nel titillare, ma tu godresti solamente, invece devi anche soffrire, così siamo contenti sia tu che noi, contemporaneamente! Sei tu che ce lo chiedi, noi lo facciamo, ma qualcosa dobbiamo guadagnarci anche noi, vero ragazzi? Non solo tu devi godere, ma anche soffrire un pochino, così ci rendi contenti anche noi! Altrimenti che gusto ne avremmo noi? Dai ragazzi, che tocca a noi adesso!!! – Detto questo, continuando la masturbazione coi piedi del pisellino ritto ed eccitato e il titillamento dei capezzolini del ragazzino, che godeva come un matto, i 4 bulletti si aprirono le loro patte dei pantaloni, dalle quali uscirono 4 bei piselloni ritti e possenti, già un po’ grandi; iniziarono a menarseli o da soli o a vicenda e quando Andrea gridò, perché stava venendo, i 4 si menarono al parossismo, e quasi insieme, schizzarono del bianco ed abbondante liquido colloso, uscito dai loro turgidi uccelloni, che schizzando un bel po’ cadde sul corpicino mezzo nudo di Andrea. Allora io volevo intervenire, ma, finito il godimento, i 4 ragazzi, slegarono Andrea, lo aiutarono a pulirsi della loro sborra, così lui, amorevole, li pulì e ridendo e scherzando, senza assolutamente sapere che qualcuno, cioè io, aveva visto tutto, se ne andarono a giocare a pallone un po’ più lontano.
Perplesso, eccitatissimo e molto confuso, io ero rimasto senza fiato: non avrei mai immaginato che dei ragazzini, si trastullassero con tali perversi giochi da adulti. Ma mi rimase una gran curiosità: se era la prima volta o se loro insieme si intrattenessero abitualmente in questi “ strani “ ed eccitantissimi giochi.
Decisi allora il giorno dopo, ed i giorni successivi, visto che il parco era sempre deserto a quell’ora della calura afosa estiva, di tornare a controllare se i 5 ragazzini continuassero ad esercitarsi in tali giochi, e se, magari, ne inventassero di nuovi. Il giorno dopo, al solito posto, li vidi arrivare; Andrea, con calma si fece legare come il giorno prima, e vedevo che parlava all’orecchio del ragazzo più perverso (seppi proprio quel giorno i loro nomi, visto che si chiamavano, prima del gioco, a vicenda ed amichevolmente: Luca era il più grande e più perverso e fantasioso, coi piedoni più lunghi e possenti, alto bruno e riccio, occhi neri e sorriso perverso; poi c’era Riccardo, un biondone che pareva un angioletto; Mattia, piccolino con grossi piedi, capelli cortissimi e Claudio tozzo e robustello, capelli castani) come a dargli istruzioni sui desideri che voleva che essi esaudissero. Stavolta, oltre al solito rito di far sniffare gli scarponi, le calze sudatissime e i piedi puzzolenti, i 4 bulletti se li fecero leccare e pulire dalla linguetta rosea e guizzante ed esperta di Andrea. – E dai, lecca e pulisci bene! Ingoia nella gola tutte le caccole che trovi tra i nostri ditoni dei piedi, ti piacciono? Sono gustose? E lappa bene tra i diti, senti che gusto di maschio che ci trovi!! Ti piace il sudore maschio dei nostri piedi, finocchietto bello? Andrea, e pulisci ancora, non vedi che c’è rimasto del sudore tra i due diti di Mattia? A lui puzzano più di tutti, vero? E’ lui il tuo preferito per la puzza, eh? E ingoia tutto, sai deve rimanere niente di residuo, tutto nella tua gola di frocio deve andare e inghiotti tutto il nostro gusto!! – Così dicevano a vicenda, divertendosi da matti ed Andrea era eccitatissimo, così io, di nascosto a vederli così perversi, fantasiosi e provocatoriamente violenti. Poi inventarono un nuovo gioco inaspettato: facevano a gara a far ingoiare un loro piede dentro la bocca, che Andrea spalancava volontariamente quanto più poteva per contenerlo, e poi, quando Andrea era così pieno che il piede era entrato tutto o quasi dentro la bocca aperta, si sollecitavano a vicenda a stuzzicare la gola di Andrea, muovendo i diti dentro la gola e solleticandola; oppure in due piedi diversi o due piedoni della stessa persona cercavano di forzare dentro la bocca di Andrea, cercando di fargliene contenere quanto più potesse, spingendo con foga e senza pietà nella bocca squarciata di Andrea i piedi fino in fondo. A me sembrava quasi impossibile che Andrea, con una bocca così tenera e piccola, potesse spalancarla e riuscisse ad ingoiare quasi due interi piedi contemporaneamente, ma si vede l’eccitazione e la voglia gli erano di aiuto: infatti era quasi posseduto nella bocca dai loro piedoni a turno fino a due contemporaneamente, essi ci si accomodavano e spingevano più che potevano ed Andrea ci stava proprio bene, era molto eccitato: vedevo il suo pisellino durissimo, che usciva dai pantaloncini, quasi a scoppiare. I ragazzi gridavano senza ritegno: - E dai, ingoia tutti i nostri piedoni zozzi, ti piacciono? Dai, non fare il lavativo: e spalancala ancora la tua bocchina da finocchio, che te la violentiamo fino in fondo!! Quasi dentro la tua pancia vogliamo entrare attraverso la tua bocchina da frocetto! E coraggio, ancora uno sforzo che i nostri piedi si accomodano un po’ di più, e dai! Facci divertire! Ragazzi, lo stiamo squartando coi piedi!! – E sghignazzavano come forsennati. Tutti e 5 erano talmente eccitati, che i 4 bulli si aprirono di nuovo la patta dei pantaloni, ne fecero uscire i soliti uccelloni in tiro, sfilarono i piedi dalla gola di Andrea, e mentre stavano per sborrare, Andrea, che aveva ancora la bocca aperta, fu pronto ad ingoiare tutti gli schizzi, uno ad uno dei ragazzi, e ad ingoiare la loro copiosa sborra da giovani in tiro. Poi colla linguetta pulì e lambì le loro canne, ancora bagnate di gocce di sperma, fino a completa pulizia, e dato che erano ancora in tiro, come se nemmeno avessero eiaculato, ad uno ad uno, amorevolmente, li spompinò lungamente fino a farli venire ognuno dentro la sua bocca accogliente. Mentre ne spampinava uno, gli altri 3 si divertivano a giocare coi piedi sulla sua testa, a premerla, come se fossero i loro piedi ad obbligarlo a fare il pompino, e quando uno stava per venire, gridando e ridendo, sembravano costringerlo ad ingoiare tutto. Mentre spompinava, Andrea si masturbava colla sua mano, ma spesso i suoi compagni liberi, o gli titillavano i capezzolini coll’alluce o lo masturbavano e gli torturavano il pisello, sempre coi piedi, aiutandolo a godere.
Finito questo gioco eccitantissimo, i 4 ragazzi, dopo essersi aiutati a vicenda a pulirsi, dopo, al solito, aver slegato Andrea, questa volta lo salutarono, avendo, dissero, da fare e se ne andarono, lasciandolo solo nel parco.
Allora mi avvicinai io. E visto che non c’era nessuno, gli dissi che avevo visto tutto quello che avevano fatto. All’inizio Andrea si spaventò, ma poi, rassicurato da me, che gli dissi, non avrei rivelato niente a nessuno, iniziò a raccontarmi: - Sai, sono io che lo voglio; mi piace proprio tanto. I piedi degli uomini e dei ragazzi mi fanno impazzire sin da quando avevo 3 anni. Ho trovato questi 4 amici, e sono stato fortunato, che si divertono a farmi quello che io desidero, ma vorrei poterlo fare con un uomo o più uomini. Credo che questa mia propensione sia nata in casa, con mio padre e mio fratello. Adesso ti racconto quello che mi successe. Ho sempre subito una grande attrazione per i piedi di mio padre e di mio fratello, e proprio per le cose che mi sono successe fin da quando ero piccolino. Mio padre, allora, aveva 43 anni, mio fratello maggiore di me, 17 anni. Mio fratello Saverio nacque quando mio padre, che si chiama Francesco, aveva 26 anni, e proprio perché primogenito, mio padre ha avuto sempre una predilezione per lui, era lui, Saverio, il preferito. Io mi chiamo Andrea, nacqui quando mio padre aveva 40 anni e mio fratello 14, e subii da allora, sin dall’età di 3 anni tante inimmaginabili umiliazioni e punizioni, che, se ci penso adesso, mi eccitano ancora tantissimo. Tutto iniziò una sera di Luglio: mio padre, che è un Dirigente importante di un’Azienda prestigiosa, si era separato da mia madre da un anno, ed io gli ero stato affidato; si occupava di me lui insieme a mio fratello Saverio, e vivevamo tutti insieme soli. Mio padre è un uomo altissimo, ha sempre giocato molto bene a basket, e porta il 49 di piede; mio fratello, degno suo figlio, non è molto alto ma da lui ha ereditato due enormi piedoni n° 48!!! Quella sera faceva molto caldo, e dopo mangiato, in salotto, io venni messo nudo per terra a giocare, mentre mio padre Francesco con mio fratellone Saverio stavano seduti sul divano, guardando delle riviste porno insieme. Man mano mio padre si era sfilato le grosse scarpe e da queste e dai suoi piedoni nei calzini emanava un fortissimo e virile odore di piedi stanchi e sudati. Mio fratello indossava scarponi da ginnastica, e imitando mio padre se li era sfilati cosicché nella stanza si fondevano due forti e amari odori di piedi virili: me lo ricordo ancora benissimo, pur avendo io allora solamente 3 anni. Mentre guardavano insieme foto di donne nude e amplessi vari, mio fratello disse a mio padre: - Senti pà, ma tutte queste fotografie sono banali, sempre le stesse chiavate e scopate. A me piacerebbe qualcosa di più trasgressivo, strano, originale -
- Hai proprio ragione, Saverio. In questi giornaletti non c’è mai nulla di interessante…- Rispose mio padre. – Ma se io volessi far venire una ragazza ininterrottamente e varie volte, col mio cazzo, dopo un po’ non ce la farei più. Cosa mi consiglieresti di fare? – Chiese Saverio.
- Beh, una bella idea ce l’avrei, che spesso pratico, e le mie donne impazziscono: lavorarla coi piedi – Rispose mio padre. – E cioè?! – Chiese, molto incuriosito mio fratello.
- Dovresti penetrarla con un piede e dentro masturbarla coi tuoi diti, mentre con l’altro piede e con l’alluce e gli altri diti le titilli il clitoride – Rispose mio padre, esperto - Avrebbe così tanti coiti ininterrotti sia dentro la vagina, che sul clitoride - Continuò mio padre Francesco. – Non capisco molto bene… – Disse Saverio, perplesso. – Ti dovrei far vedere, ma non ho materiale umano… – Rise mio padre, e intanto si era sfilato i madidi calzini, gettandoli per terra vicino a dove stavo seduto io, e coi lunghissimi e volgari maschi piedi, in aria, muoveva i diti, facendo vedere nell’immaginazione a mio fratello; intanto aveva proteso le lunghe gambe e i suoi grandi piedi erano vicinissimi alla mia faccia. Io sentendone tutto il meraviglioso afrore aspro, candidamente, avevo avvicinato il naso verso questi, al che mio fratello e mio padre scoppiarono in una fragorosa risata. Poi mio padre disse: - Mi è venuta una bell’idea… – Avvicinò i suoi piedoni al mio molle e piccolo pisellino, e coll’alluce e tutti gli altri ditoni dei piedi, con grande maestria, iniziò a titillare il mio cazzetto, che subito, al primo contatto, iniziò ad indurirsi e ad ergersi, per come poteva, divenendo dritto e duretto, e intanto io iniziavo a provare un piacere mai provato sin’ora. – Vedi, ti faccio vedere con lo stupido uccellino del cretino di tuo fratello Andrea, tanto cretino, che quando sente la puzza dei miei piedi si mette lì a sniffarmeli! – Rise mio padre, umiliandomi, e con lui sghignazzò anche mio fratello. – Guarda, devi usare i diti dei piedi così, come faccio io coll’uccellino, come se fosse un clitoride di una bella donna. Vedi come si eccita il pisellino di tuo fratello, è già duretto, così si ecciterà ed indurirà il clitoride di una donna! – Sghignazzò mio padre Francesco.
– Dai prova tu con i tuoi piedi, insieme ai miei: tanto tuo fratellino godrà per la prima volta e ci sarà grato, e noi faremo una prova simulata dal vero! – Rise mio padre; intanto mio fratello Saverio si era sfilato i calzini sudatissimi, dopo una giornata caldissima e faticosa, io annusavo da vicino tutto l’afrore di entrambi, che era acidulo e potentissimo, ed intanto Saverio, molto meno esperto e con imbranataggine, tentava di titillarmi l’uccellino ritto ed eccitato. I quattro piedoni ci si misero di buona lena, cosicché io godevo a più non posso ( ma loro non lo potevano sapere! ) e il mio pisello si era indurito tantissimo, e sollecitato così duramente e spietatamente per divertimento si era tutto arrossato, avendo allora una pellicina delicata e rosea, e incominciavo a sentirmelo indolenzito e martoriato: ma il piacere aumentava, anche! Mio padre faceva vedere ad Saverio come doveva usare l’allucione e gli altri ditoni, enormi sul mio piccolo pisellino, e lui, maldestramente eseguiva coi suoi ditoni potenti e spietati, che giocavano col mio uccello oramai durissimo e ritto; poi mio padre disse che per eccitare una donna bisognava anche titillarle i capezzoli, e come se niente fosse, iniziò a titillarmi un capezzolino col suo enorme allucione, mentre mio fratello, maldestramente, provava col suo piedone a titillarmi l’altro capezzolino. I miei capezzolini si indurirono ed uscirono fuori, mentre i due, a questa vista, sghignazzavano a più non posso, divertendosi di più, e il mio piacere era arrivato al parossismo. Allora, mio padre si tirò fuori l’enorme uccello possente, come se niente fosse davanti a me e a Saverio, ed iniziò a menarselo, prima lentamente, poi sempre più velocemente fino a farlo come un forsennato, continuando a titillarmi con un piedone il pisellino ritto, e coll’altro un capezzolino. Mio fratello, intanto, continuava anche lui a titillarmi sia la punta del pisellino che l’altra tettina, e guardava come ipnotizzato il cazzone enorme di nostro padre, che alla fine, dopo molto smenazzamento sborrò copiosamente, inondando in aria e addosso a me il liquido della sua bianca e collosa sborra. Finito questo mio padre chiese a Saverio: - E tu? Non hai voglia di godere, dopo che ti ho eccitato con questa fantasia dei piedi dentro una donna? Ti ho dato anche un esempio pratico col cretino del tuo fratellino Andrea! Non sei eccitato? - - Sì, molto… - Disse con una voce fievole per la timidezza e l’eccitazione mio fratello. – E allora, dai! Tiratelo fuori e menatelo! Non ti vergognerai di me? Non ti ricordi quando eri piccolo…??? – Disse mio padre, con mistero. Al che mio fratello parve ricordare, ed incoraggiato fece come per tirarsi giù la cerniera dei pantaloni, ma mio padre, impaziente, infilò la sua grande mano dentro la patta dei pantaloni di Saverio, e tirò fuori un bel cazzetto ritto e lungo, che iniziò a divertirsi, ridendo, a menare colla sua manona. Saverio resistette poco, prima rigido e vergognoso, man mano si smollò e alla fine, lasciandosi andare del tutto sul divano, iniziò a godere attraverso la mano esperta di nostro padre, che per un po’, quando capiva che stava per venire, rallentava l’andatura, o smetteva di menare, ma poi, finalmente prese un’andatura spedita e lo fece sborrare copiosamente. Fatto ciò, ridendo, Saverio e mio padre andarono a lavarsi in bagno della sborra, lasciandomi solo sotto il divano eccitato ed insoddisfatto. Poi mi ordinarono di andarmene a letto. Andato a letto non riuscii a prendere sonno per il fantasticare su quello che avevo visto, che mi era stato fatto con mio grande godimento, e su quello che avrei voluto continuare a fare.
La sera dopo, al solito, mio padre e Saverio, dopo mangiato, si misero sdraiati sul divano a fumare e a guardare la televisione. Come al solito, io, ai loro piedi, davanti al divano, come un cagnolino, stavo aspettando che si sfilassero le scarpe. Anzi, presi io l’iniziativa e avvicinandomi alle bellissime scarpe grandi e nere da ufficio di mio padre, inizia a slacciarle, come se giocassi. Mio padre, divertito, mi lasciò fare, anzi, invitò mio fratello a guardare. Riuscii a slacciare a fatica, per i 3 anni che avevo, le stringhe; allora mio padre mi assecondò sfilandosi le lunghe scarpe e mostrando ai miei occhi quei lunghi e virili piedi calzati dalle eleganti ma sudatissime calze nere da maschio; infatti da queste uscì il solito odore di virile sudore di mio padre, che conoscevo molto bene e che mi piaceva assai, ma Saverio e mio padre non potevano immaginarselo, anche se la sera prima avevano sghignazzato insieme proprio di questo. Allora avvicinai il nasino a quei piedoni, calzati dalle calze sudate ed odorose, e iniziai ad annusare; al che mio padre, ridendo, disse a mio fratello: - E che a tuo fratello Andrea piaccia davvero la puzza dei miei piedi? Facciamo una prova… - Mio fratello osservava con interesse. Mio padre avvicinò i suoi piedi al mio naso con intenzione e me li porse : - Ti piace la puzza dei piedi di papà? Sei proprio un figlio cretino, Andrea. Ma a me che mi frega, anzi la cosa mi diverte. Nei guai semmai ci stai tu, io ci sto bene e me la godo… Dai, dai, annusa se ti piace, i miei piedi sono tutti qui per te! – Disse ridendo, rivolto a mio fratello. – Vediamo se gli piace anche la tua puzza di piedi. Dai, Saverio, togliti le scarpe e faglieli annusare anche tu! – Io stavo impazzendo, iniziai ad annusare tutti e due i piedoni lunghi di papà, uno per uno, poi mio padre Francesco, sempre divertito, si sfilò le calze, me le fece annusare sfilate, posandole sul mio naso, e poi iniziò a farmi sniffare i piedi nudi, che erano bagnati di sudore e molti sporchi: c’erano dei residui di sudore raffermo negli spazi interdigitali che erano molto evidenti. Come per giustificarsi disse: - Sono molti giorni che non ho tempo di lavarmi i piedi, poi con questo caldo, si suda subito! Ma se ti piace, ti saranno più graditi se puzzano molto e sono fetidi. Dai, annusa bene! – Non me lo feci dire due volte, sniffavo con grandi boccate, con enorme divertimento sia di mio padre che di mio fratello. Annusai anche i piedi coi calzini di Saverio, che, però, fu pronto a sfilarsi, per farmeli annusare nudi, come mio padre: anche quelli di mio fratello erano molto sporchi e fetidi, con un odore forte ed acidulo da ormoni adolescenziali: molto eccitanti! I due si stavano divertendo come matti, tanto che a mio padre venne un’idea geniale: - Senti, Andreuccio cretinetto mio, visto che non ho voglia nemmeno stasera di lavarmi i piedi, non è che avresti anche voglia di lavarmeli tu colla tua frescuccia linguetta? Dai, lavali e leccali per bene! Tutto lo sporco lo puoi ingoiare, magari è buono, saporito, ti piace, è un buon dessert per te stasera. E poi se vuoi, ci sono anche quelli del tuo fratellone, che non sono da meno, belli zozzi e puzzolenti: provali e vediamo se preferisci i miei o quelli suoi! – Per me era un ordine che aspettavo; non me lo feci ripetere, inizia a lambire, leccare, pulire, nettare, ingoiare, tutto quel ben di Dio, dal sapore forte, aspro e meraviglioso!!! I due sapori erano molto diversi: maturo e maschio quello di mio padre, dolce, salato e greve quello di Saverio, ma ottimi entrambi. Feci un bel lavoretto di pulizia e leccaggio, e alla fine erano ben puliti. – Proprio un bel lavoretto, sei stato così bravo, che potresti farcelo tutte le sere o tutte le volte che lo desideriamo, vero Saverio? E’ anche così rilassante, la linguetta sui miei calli è stata davvero un meraviglioso sollievo! Ce la facciamo fare tutte le sere? Che ne dici? – Chiese mio padre a Saverio. – E perché no? Se al cretino piace, a noi non ci crea problemi, se non un bel gran divertimento e godimento!!! – Disse mio fratello con disprezzo verso di me. Da allora dovetti sottostare quasi tutte le sere a quel lavoro di pulizia dei piedi sporchi, e anche altre volte che lo desideravano; non si lavavano mai i piedi, tanto c’era la mia lingua, e loro si divertivano a renderli più luridi possibile, perché scoprii, che sottomettermi ai loro piedi, anche se lo volevo e mi piaceva, per loro era un divertimento umiliarmi così. Poi inventarono il gioco, mentre crescevo, di titillarmi il pisello e farmelo eccitare e farmi venire asciutto, torturandomi il pisellino ritto; mi titillavano i capezzolini fino a renderli rossi e quasi feriti; poi inventarono il gioco di farmi ingoiare i loro piedoni dentro la bocca il più possibile facendo a gara a inserirli dentro la bocca aperta anche due insieme. Infine inventarono la tortura, che mi fa sentire un grande dolore ma anche un grandissimo piacere, che è quella di inserire l’alluce dentro il buchino del mio prepuzio, sgranandolo e cercando di farlo entrare dentro il più possibile, come se fosse una vagina: una cosa terribile e meravigliosa!!! L’alluce di mio padre è più lungo e quindi il dolore ed il piacere stanno nel cercare di infilarlo il più dentro possibile; quello di mio fratello è più grosso e più volgare e il godimento sta nel far allargare il buchino il più possibile, facendomelo slargare assai, per poterlo contenere. E poi, spesso, ho chiesto loro di farmi bere la loro sborra e loro lo fanno con grande piacere: mi schizzano dentro, mentre sto colla bocca aperta e devo ingoiare tutto e poi pulire le gocce lungo l’asta, oppure li devo spompinare coll’ingoio, mentre l’altro che guarda mi costringe col piede premuto sulla testa. Una volta ho chiesto di farmi bere il loro piscio, me l’hanno fatto fare, mi è molto piaciuto, e così, talvolta, quando non hanno voglia di andare in bagno, perché impegnati a fare altro, mi pisciano in gola e devo ingoiare e bere tutto! Una vera goduria!
Però tra me e mio fratello Saverio successe una cosa che non mi sarei mai aspettato: quando avevo 12 anni e Saverio 26, dormivamo ancora nella stessa camera; mio fratello era disoccupato e vagabondava per casa tutto il giorno, ascoltando musica in cuffia, oppure usciva per fare qualche lavoretto giornaliero di poche ore, o fingeva di andare a cercare lavoro, e a giorni fissi faceva gli allenamenti di calcio, e tornava la sera alle 23,30, quando io ero già a letto a leggere o già addormentato. Naturalmente, dopo gli allenamenti, tornava a casa lercio e sudatissimo, ma non si lavava mai: infatti, facendo finta di dormire, spesso sentivo che si spogliava e quando si toglieva le scarpe e i calzini, potevo annusare nell’aria il suo meraviglioso odore di piedi lerci e sudati, che conoscevo e leccavo nelle sere col papà. Ma una sera, stando sempre cogli occhi chiusi, fingendo di dormire, sentii mio fratello che armeggiava in modo diverso; poi lo sentii come sdraiarsi di lato sul mio letto e sentii, fortissimo, vicino alle mie narici, l’odore dei suoi piedoni puzzolenti. Poi Saverio mi disse: - E dai, Andrea, e finiscila colla commedia. Credi che non abbia capito che la sera aspetti con ansia che ritorni dagli allenamenti di calcio, restando sveglio, ma fingendo di essere addormentato, per godere dell’odore dei miei piedi sudati? Oramai lo sappiamo che sei un bel maialino, dopo le cose che ci combini a me e a papà, di là in salotto tutte le sere…Perché non dovrei divertirmi anch’io, un po’ con te, di notte, senza nostro padre? – Detto questo, io aprii gli occhi e mi trovai colle sue grosse fette vicinissime al naso, così che potevo goderne nello sniffa mento dei suoi piedi zozzi e sudati. Ma stavolta mio fratello inventò un gioco nuovo, che poi mostrò anche a nostro padre, senza rivelargli dei nostri giochi notturni in cameretta sul letto: iniziò a scaccolarsi i piedi tra i diti con le sue mani, e, asportando le caccole nere e i residui di sudore colle dita, me le faceva annusare e poi, ordinandomi di aprire la bocca, me le infilava in gola o mi obbligava a ciucciare le dita, dove aveva spalmato le sue caccole dei piedi, fino ad ingoiare tutto quel ben di dio di sudore e di sporco dei suoi piedoni. Naturalmente dopo, dovevo, colla mia lingua, lambire e succhiare tutti i diti dei piedi e tutti e due i piedoni, per pulirli perfettamente come lui voleva e fino a quando lui mi ordinava. Poi, o si masturbava venendomi in faccia o in gola, o dovevo spampinarlo coll’ingoio. Naturalmente anche con me da solo, esercitava gli stessi giochi che faceva con nostro padre: titillamento coi piedi del mio pisellino ben in tiro, quindi masturbazione ed eiaculazione, visto che mi bagnai proprio la prima volta, per sollecitazione dei suoi piedi, e questo divertì molto mio fratello Saverio, che disse che mi aveva proprio lui “ sverginato “; gioco dell’ingoiare il più possibile i suoi due grossi piedi infilati spietatamente nella mia bocca spalancata, pronta a contenerli il più possibile; titillamento dei miei capezzolini coi suoi ruvidi alluci di maschio rude e prepotente; forzamento col suo grosso alluce del mio buchino del pisello, così da poterlo infilare dentro quanto più possibile, in modo da ostacolare il mio sborramento, sollecitato dal suo alluce che mi trapanava dentro e si divertiva a torturare dentro, proprio perché otturato dal suo allucione che mi penetrava e sollecitava contemporaneamente, con mio conseguente piacere doloroso, molto eccitante e stimolante per me, ma anche molto divertente per mio fratello, che godeva a torturarmi, sottomettermi, umiliarmi e farmi anche un po’ soffrire, da sadico com’è.
Un giorno, mentre mi masturbava coi piedi, mi rivelò, che anche lui, quando era bambino ed aveva 10-12 anni, nostro padre, per scherzo, gli aveva tirato fuori il pisello, per vedere quanto ce l’aveva sviluppato, coi piedi nudi, e ci aveva giocato, masturbandolo. Poi, mio fratello, aveva fatto capire al papà che la cosa gli era molto piaciuta, e così, col consenso del papà, spesso anche lui giocava coi suoi piedi, li leccava e li mordeva, ci faceva la lotta, li puliva colla linguetta da adolescente, con grande divertimento del papà: a questo aveva alluso nostro padre, quel giorno in cui avevano giocato per la prima volta con me, e poi mio padre aveva sborrato e dopo aveva masturbato mio fratello colla mano per la prima volta, ma durante l’adolescenza era stata frequente la masturbazione di mio fratello solo coi piedi di nostro padre. Saverio mi rivelò che ancora adesso, quando giocavano con me al leccaggio dei loro piedi, egli avrebbe desiderato assaggiare di nuovo i piedi sudati e sporchissimi di nostro padre. Ne aveva un desiderio appassionato ed incontenibile, ma se ne vergognava, perché oramai era adulto.
Ma una sera, durante i nostri giochi, dove io ero il sottomesso e l’umiliato e loro i Padroni prepotenti e sghignazzanti, che si divertivano un mondo, Saverio, tutto rosso ed eccitatissimo, cadde in ginocchio davanti a nostro padre Francesco, gemente: - Padre, non ne posso più…Non resisto più…Ti ricordi quando anch’io da ragazzino, giocavo con i tuoi piedi e li leccavo…??? Ti prego, desidero farlo ancora, umiliami, sottomettimi… Non resisto a vedere come tieni sotto mio fratello idiota Andrea, ne sono geloso: ti prego metti sotto me!!! – A queste parole, vidi nostro padre super eccitato come mai lo avevo visto fin’ora. Mi scansò col piede con prepotenza, e obbligò mio fratello a leccare e pulire, lui solo, i suoi piedoni fetidi. Poi lo masturbò, sempre coi piedi per tre volte consecutive facendolo eiaculare abbondantemente tutte e tre le volte, ed infine si fece spompinare coll’ingoio da Saverio. Saverio non lo vidi mai così appassionato e preso nell’eccitazione nel rapporto con nostro padre: fu bellissimo, ma successe solo una volta davanti a me. Magari, poi, tra loro, la cosa continuò in segreto. Dopo, però, tutto continuò come sempre tra loro spietati e prepotenti, ed io sotto i loro piedi.
E’ una cosa meravigliosa!!! Quello che ho imparato con loro mi piace farmelo fare dagli altri come con i miei amici…Ma mi piacerebbe provare con un maschio adulto sconosciuto… -
Concluse così Andrea questa lunga confessione intima, con un punto in sospeso. Io ero allibito ma eccitatissimo. Capii l’allusione e allora, sedendomi sul tronco dell’albero, piantato per terra, gli dissi: - Inginocchiati ed inizia… - Intanto mi stavo togliendo le scarpe, mi tolsi le calze sudate e madide del mio sudore: scoprii di sentirmi eccitatissimo avendo ai miei piedi un ragazzino così dolce, carino e sottomesso: mi feci prima baciare dolcemente e languidamente, come ben sapeva fare Andrea, poi leccare e pulire i miei piedi, che, scoprii, erano davvero molto sporchi e puzzolenti, e con grosse caccole scure e residui di calzini e sudore mischiati, depositati negli spazi interdigitali dei miei piedi luridi. Fu bellissimo, facemmo tante cose insieme: cercai di fargli ingoiare prima quasi l’intero mio piede in gola, poi provai con entrambi infilati nella sua bocchina spalancata; adorava sniffare lungamente, sdraiato per terra ai miei piedi, sia i miei piedi infilati nei calzini madidi e bagnati, sia i miei piedi zozzi nudi, sniffando l’odore tra i diti, e leccandovi abbondantemente ed ingoiandone tutto il contenuto; lo masturbai fino al godimento con entrambi i piedi, mi spompinò coll’ingoio e spesso, masturbandomi, gli schizzavo addosso o dentro la sua bocca aperta; lo punii forzando il suo buchetto del pisellino, sprofondandovi dentro quanto più potevo il mio grosso alluce, sgranandoglielo e vedendoglielo allargare per contenerlo, come mai avrei potuto immaginare: egli godeva e soffriva insieme, per me era bellissimo ed esaltante; lui l’aveva voluto e mi insegnò a goderne con dolcezza e tenerezza.


P.S. Se qualcuno volesse fare un’esperienza simile con me, da solo o in gruppo, uomo maturo o no, che voglia o provare o dilettarsi dell’esperienza di farsi leccare i piedi sporchi da me, e tutti i giochi sopradescritti, o per dirmi delle impressioni sul racconto, o raccontarmi delle proprie esperienze o fantasie, mi può scrivere a [email protected] oppure Telegram@Sottodite, ed io sono a sua disposizione.
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