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DALIA, TROIA D'ESTATE - Cap,13: il condominio


di DonEladio
06.02.2014    |    15.320    |    2 8.6
"Che ultimamente in questo appartamento…diciamo…che c’è un via vai alquanto strano, ecco…”; indirizzai lo sguardo verso il sig..."
La situazione aveva preso una brutta piega. Mio cognato Alfio continuava a presentarsi a casa ogni volta con persone diverse per scopare mia moglie Dalia, senza nessun preavviso: arrivava ogni venerdì sera ora con uno, ora con due, tre o quattro colleghi camionisti, sfondavano Dalia in ogni modo e toglievano il disturbo. Quando andava bene. Si, perché un paio di loro, alla seconda o terza “visita”, cominciarono a sentirsi a casa loro e chiesero ad Alfio (a lui, mica a me o a lei!), il permesso di poter restare ancora un po’ a divertirsi con la troia; mio cognato, infilandosi il cappotto, rispose che non c’era problema e quando io mi rivolsi a lui chiedendogli spiegazioni, mi rassicurò (secondo lui) con una pacca sulla spalla dicendomi che erano persone fidate e potevo stare tranquillo. Lo fissai incredulo mentre si chiudeva la porta alle spalle, avrei voluto obiettare che potevano essere suoi amici fidati quanto voleva ma che prendessero possesso di casa mia mi sembrava un tantino eccessivo, ma in un istante mi ritrovai a fissare la porta chiusa mentre i due “graditi” ospiti si erano caricati Dalia in spalla e la stavano portando di peso in camera da letto.
Quella notte rimasi sul divano del salotto e dormii ben poco a causa dei rumori di quei due maiali che si divertivano con mia moglie nel nostro letto matrimoniale, a un certo punto persi letteralmente conoscenza e mi svegliai che era mattino: mi alzai e mi recai in camera da letto, dove li trovai tutti e tre nudi e addormentati tra le lenzuola stropicciate. Il corpo sinuoso e glabro di Dalia contrastava con quello quasi informe di quei due cinquantenni pelosi, giaceva a cosce spalancate tra di loro che russavano a bocca aperta con quelle mani ruvide e nodose appoggiate sulle sue mammelle; anche lei dormiva esausta ricoperta di sperma secco mentre tra le mani teneva i loro peni flaccidi. La camera emanava un odore forte e pungente, odore di sesso misto a sudore.
Rimasi qualche istante a contemplare quell’affresco d’arte barocca del sesso per poi essere risvegliato improvvisamente dal trillo del campanello di casa. “Oh cazzo, e chi è adesso?”, feci appena in tempo a pensare mentre prima Dalia e poi gli altri due sembravano destarsi. Mia moglie, come svegliatasi da una catarsi, si alzò meccanicamente in piedi e si recò in bagno, mentre io mi avviai verso la porta di casa per guardare attraverso lo spioncino.
“Ecco, ci mancava solo lui…”, aprii mio malgrado la porta di casa e salutai il sig. Gatti. Da quando aveva visto Dalia alla porta che completamente nuda baciava svariati energumeni che la toccavano ovunque dopo essersela scopata, chissà come mai, non si riusciva più a tenerlo. Era sempre a suonare al nostro campanello con ogni genere di pretesto. Inizialmente rimediando solo cocenti delusioni, non avendo compreso che per tutta la settimana non avrebbe ottenuto altro che un quadretto familiare composto da una madre e moglie vestita di tutto punto impegnata nelle faccende domestiche o una bimba di cinque anni che veniva ad aprirgli la porta domandandogli cosa voleva. Poi, cominciò a capire la frequenza degli incontri e cominciò ad appostarsi nei momenti giusti: una volta suonò al nostro citofono poco prima dell’orario in cui aspettavamo Alfio, e si ritrovo davanti Dalia completamente nuda sui suoi tacchi da troia, appena uscita dalla vasca da bagno, tutta profumosa, incremata, acconciata e truccata come una puttana. Rimase inebetito a fissarla mentre lei, sfacciata e senza pudore alcuno, rimase impassibile in bella mostra di fronte ai suoi occhi increduli, chiedendogli di cosa avesse bisogno; incredibile come non più di un anno prima dovessi sudare sette camicie per farla esibire un po’, e adesso guardatela come si offre come mamma l’ha fatta agli sguardi voraci del nostro vicino di casa ultrasessantenne. Quando questi riuscì a biascicare che era venuto a ritirare il tal modulo per le spese condominiali, mia moglie si voltò di spalle e si chinò a novanta gradi sul mobiletto all’ingresso per raccogliere quanto richiesto, offrendogli così, casomai non bastasse lo spettacolo dato fino a quel momento, ampia visione del suo culo e della sua passera. Dopo aver consegnato il foglio rimase ancora in piedi davanti a lui, “Serve qualcos’altro?”, con un braccio appoggiato allo stipite e l’altro appoggiato su un fianco, mettendogli praticamente le tette in faccia grazie ai tacchi alti e alla statura non certo elevata dell’anziano signore. Poi, quando questi stava quasi per scrollarsi dalla bambola e dire qualcosa, lo liquidò “Beh, allora se è tutto la saluto, sa, aspetto ospiti…” e gli chiuse la porta in faccia. Ormai giocava con quel povero vecchio come un leone con la preda, facilitata dal carattere remissivo e adorante della sua povera vittima.
Beh, la povera vittima adesso era di fronte a me in questo momento, alla porta di casa mia, e nonostante gli parlassi, questi cercava insistentemente di lanciare lo sguardo oltre le mie spalle alla ricerca di mia moglie; non avevo dubbi sul fatto che avesse origliato attaccato al muro di casa la sera e la notte precedente, e adesso era venuto a reclamare la sua piccola parte di soddisfazione. Lo trovai buffo, come sempre, nonostante comprendessi perfettamente che mi stava dicendo che eravamo in ritardo con il pagamento delle spese condominiali. Mentre cercavo di spiegargli che eravamo dispiaciuti dell’accaduto ma che da quando Dalia aveva perso il lavoro eravamo un po’ in difficoltà economiche, uno dei due camionisti uscì dalla camera da letto, nudo come un verme, grattandosi i testicoli; si guardò intorno per capire dove si trovava, poi aprì la porta del bagno e vi si infilò raggiungendo mia moglie; il sig. Gatti non fece in tempo a capire cosa stava succedendo che anche il secondo camionista uscì dalla camera da letto e, anche lui nudo come un verme, si recò al frigorifero chiaramente visibile dalla porta d’ingresso (abbiamo la cucina a vista), bevve a canna un notevole sorso di birra e, non prima di aver emesso un fragoroso rutto, raggiunse gli altri in bagno. Completamente affondato nell’imbarazzo cercai di tagliare corto e chiudere nuovamente la porta in faccia al nostro vicino, ma per lui fu sufficiente prendere pochi secondi dicendomi che gli dispiaceva sapere che una così bella famiglia si trovava in difficoltà e che avrebbe fatto il possibile per aiutarci, che la porta del bagno si aprì e ci mostrò l’incontrovertibile immagine di Dalia che veniva scopata a novanta gradi sul lavandino da uno dei due camionisti mentre l’altro, evidentemente ancora assonnato, preferiva tornarsene a letto, senza premurarsi di richiudere però la porta. Dovetti quasi spingerlo fuori di peso mentre lo ringraziavo per l’interessamento, poi aspettai che il camionista finisse di scoparsi mia moglie e li invitai ad andarsene perché dovevamo prepararci per uscire; quello che era tornato a letto si lamentò non poco, poi acconsentì a levare le tende non prima di essersi fatto fare almeno un ultimo pompino da Dalia, la quale, manco a dirlo, ubbidì senza esitare.
Nei giorni successivi la vita nel condominio cominciò a farsi complicata, visto che molti altri condomini cominciarono a guardare Dalia con un occhio diverso e a lanciare a me strani sorrisini, i più audaci, sebbene fossimo una coppia solitamente molto riservata e non avessimo concesso confidenza a nessuno fino a quel momento, cominciarono anche loro a suonarci al campanello con ogni sorta di pretesto, dalla banale richiesta di zucchero alla preoccupazione per un non meglio precisato rumore sentito in giardino… Insomma, il buon sig. Gatti non ce l’aveva fatta a tenersi per sé la sua scoperta e aveva evidentemente cominciato a spifferare in giro per il palazzo che la bionda del piano terra era una gran zoccola e che si poteva assistere a spettacolini niente male.
Niente da dire, avremmo dovuto aspettarcelo prima o poi, forse se ci fossimo limitati al “giochino” della prima volta le cose sarebbero rimaste in un binario gestibile, ma ormai non riuscivo più a tenere mia moglie e la sua perversione crescente, e queste erano le conseguenze: ormai eravamo sulla bocca di tutto il condominio. Una sera, sempre a seguito delle solite spese condominiali non pagate, si presentarono a casa nostra il sig. Gatti e il sig. Alemanni: se il primo era solo un vecchietto bavoso piccolino e senza palle, il secondo era il classico stronzo del condominio. Anche lui sulla settantina, ma ben piazzato, abbronzato e direi pure belloccio, quantomeno lo era stato in gioventù: non perdeva occasione di vantarsi delle sue conquiste giovanili e non, si definiva un playboy d’altri tempi, Oramai, alla sua età, quasi completamente calvo e con la pancia che si ritrovava, era diventato solo un triste puttaniere inacidito, che sperperava gran parte del cospicuo gruzzoletto che aveva da parte in prostitute e che non perdeva occasione di attaccare lite con chiunque per ogni minimo pretesto.
Li facemmo accomodare sul divano dopo aver mandato Jasmine in cameretta a giocare e offrimmo loro un caffè, ascoltando le loro lamentele sul fatto che se un condomino non partecipa per la sua parte alle spese del condominio queste ricadono sugli altri, che non è giusto, che non è corretto e blablabla; ascoltammo e replicammo che non era nostra consuetudine comportarci in tal maniera, ma che eravamo veramente in difficoltà in quel momento e che avremmo sistemato la cosa non appena ci fosse stato possibile. Entrambi i nostri ospiti, manco a dirlo, mi degnavano appena di uno sguardo mentre parlavo, mentre non facevano nulla per nascondere il loro interesse verso Dalia, la quale, pur non indossando nulla di provocante, mostrava un generoso decolleteè dal proprio top e una buona porzione delle sue splendide cosce carnose avvolte in calze nere sotto la gonna. “Che poi fosse solo quello il problema…”, continuò l’Alemanni. “A cosa si riferisce, mi scusi?”, “Beh, diciamo che mi è giunta voce.. che ultimamente in questo appartamento…diciamo…che c’è un via vai alquanto strano, ecco…”; indirizzai lo sguardo verso il sig. Gatti, il quale era letteralmente perso nella scollatura di Dalia. “Non per farmi gli affari vostri, s’intende”, continuò il sig. Alemanni con tono fintamente amichevole, “dopotutto quello che accade a casa vostra non ci riguarda… Poi, voglio dire, sua moglie è una donna splendida, una vera purosangue…”, proseguì lanciando uno sguardo viscido alla mia signora, “se le piace mettersi in mostra e girare per casa nuda… o altro… a noi non può fare che piacere se possiamo dare una sbirciatina ogni tanto…”, adesso non le staccava gli occhi di dosso, “certo che se certe cose…diciamo certe abitudini…arrivassero alle orecchie delle nostre mogli… beh, sa com’è.. non credo che loro sarebbero così accomodanti… probabilmente succederebbe un vero e proprio scandalo.”, si alzò in piedi e si sedette di fianco a Dalia, cingendole le spalle con un braccio, “E qui a nessuno dei presenti farebbe piacere uno scandalo, giusto?”.
Si rivolgeva a lei con tono rassicurante, quasi paternalistico, ma nel frattempo la mano con cui le cingeva le spalle scendeva sempre di più fino a permettere al suo dito indice di accarezzarle i seni attraverso la scollatura. Beh, questo non era il sig. Gatti; quel ridicolo omuncolo che aveva avuto bisogno di chiedere aiuto a uno con le palle per ottenere più di quanto aveva generosamente ricevuto. Questo era un figlio di puttana di prima categoria, ed aveva avuto il fegato di venire a casa nostra a minacciarci e la faccia tosta di farci capire senza mezzi termini cosa voleva in cambio del proprio silenzio. Questo figlio di puttana sapeva esattamente che con la bimba piccola e la nostra famiglia in paese non avremmo mai potuto permetterci che le nostre avventure venissero rese di dominio pubblico. Sarebbe stata la fine.
Dalia rimase in silenzio con lo sguardo basso lasciando che il sig. Alemanni si facesse sempre più strada nella sua scollatura, al che intervenni io :”No, sig. Alemanni, ha ragione, qui nessuno vuole uno scandalo. E cosa possiamo fare per evitarlo?”. Mi guardò per un attimo, poi tornò a dedicarsi alle tette di mia moglie, ormai la sua mano era affondata completamente nella sua scollatura e aveva afferrato completamente un seno, “Sapevo che avremmo avuto a che fare con delle persone ragionevoli. Ecco, noi siamo persone semplici, di una certa età, non abbiamo esigenze particolari, anche se da quello che mi hanno raccontato, la qui presente signora è abituata a soddisfare anche esigenze mooolto particolari”, continuò imperterrito mentre con la mano estrasse la tetta di mia moglie dal top e continuò a maneggiarla sotto i miei occhi, “Però non mi sembra nemmeno giusto che a noi non tocchi proprio niente niente, che ne dici, piccola?”. Dicendolo sollevò delicatamente il mento di Dalia con un dito e la fissò negli occhi in attesa di una sua risposta.
“Cosa volete che faccia?”, rispose finalmente lei. “Il sig. Gatti qui mi dice che hai un corpo mozzafiato. Perché non ti spogli nuda e me lo fai vedere?”.
“Vi prego, non adesso, c’è mia figlia…”, implorò mia moglie.
“Non preoccuparti, non vogliamo che quella splendida bimba veda quanto è vacca sua madre”, aveva cambiato registro e adesso le strizzava con forza un capezzolo, “sono sicuro che tuo marito, qui, sarà felice di raggiungerla in camera e assicurarsi che non venga in salotto per i prossimi dieci minuti. Vero caro?” si rivolse a me senza guardarmi, era impegnato ad estrarre l’altro seno di mia moglie dal top.
Capii che non avevo alternativa, così guardai Dalia negli occhi e, ricevuto il suo cenno di sofferto assenso dopo pochi istanti, mi alzai e mi recai sulla porta della cameretta di Jasmine che stava giocando con le bambole.
“Ciao papà, cosa fai qui?”
“Niente tesoro, volevo assicurarmi che fosse tutto a posto.” con la coda dell’occhio sbirciai in sala e vidi Dalia in piedi davanti a quei due che si sfilava il top, poi la gonna, poi calze, reggiseno e perizoma, rimanendo completamente nuda davanti a loro.
“Si, sto giocando. Giochi con me?”
“Certo tesoro, ma preferisco restare qui in piedi”, il Gatti fissava a bocca spalancata Dalia che saliva in braccio al sig. Alemanni che cominciò ad accarezzare il suo corpo nudo e a baciarla in bocca. Invitato dal suo compare, prese coraggio e finalmente allungò anche lui una mano appoggiandola sul culo di mia moglie e cominciando a palparlo.
“Va bene, ma dov’è la mamma?”
“La mamma è occupata con delle persone al momento, tesoro..”, Dalia si alzò e riservò lo stesso trattamento al sig. Gatti, a cui non pareva vero di poter finalmente succhiare a bocca piena quelle splendide mammelle che più volte si era trovato sotto gli occhi mentre il sig. Alemanni prese a infilarle dita nella figa e nel culo.
“Ma io ho fame, tra quanto si mangia?”
“Tra poco amore, tra poco…”, Dalia fu fatta sedere sul divano in mezzo a loro due, con le cosce spalancate appoggiate una su uno e una sull’altro, e l’ammirai mentre li masturbava entrambi mentre questi le infilavano le mani tra le cosce e le strizzavano le tette e le infilavano la lingua in bocca.
“Mi scappa la pipì..”
“Aspetta un secondo amore, solo un secondo”, i due vecchi vennero dopo pochi minuti tra le mani di mia moglie ansimando nella sua bocca, poi il sig. Alemanni si alzò, le prese un piede e glie lo leccò avidamente infilando la lingua tra le sue dita laccate di rosso. Poi si tirò su i calzoni e così fece anche il sig. Gatti. Dalia raccolse i suoi indumenti e se li infilò alla bellemeglio,
“Ok, dai, fila in bagno, di corsa”.
La bimba sgattaiolò in bagno non prima di aver lanciato un’occhiata verso la sala, ma ormai non c’era più nulla che potesse turbarla. Raggiunsi i tre e chiesi loro se avessimo raggiunto un accordo.
“Certo, direi che per adesso abbiamo trovato un punto d’incontro. Ma non pensare di non farmi provare anche quella splendida bocca, cara la mia maiala…”, si rivolse a Dalia trascinandola a sé per una chiappa e infilandole nuovamente la lingua in gola.
“Come detto prima, siamo ormai persona di una certa età, non abbiamo esigenze particolari. Devo ammettere che questa cavalla meriterebbe un trattamento completo, ma dubito che nelle nostre condizioni saremmo in grado di darle quello che merita. Ci accontenteremo di qualche attenzione come quella di stasera e al massimo qualche pompino. Che ne dici, tesoro?”
Alternava insulti pesanti a vezzeggiativi, modi gentili a palpamenti rozzi.
“D’accordo, ma non dite niente in giro, sono una madre…”
“No, tranquilla, se tu continuerai a fare la brava, noi continueremo a fare i bravi con te. Vero Gatti? Saluta anche il sig. Gatti, dai, da brava…”
La spinse tra le braccia dell’altro che le infilò nuovamente la lingua in bocca e le mani sotto al gonna dandole un’ultima palpata al culo sul quale non aveva rimesso le mutandine.
“Bene, direi che è stata una chiacchierata utile e proficua. Ci vedremo molto presto. Buona serata!”.
E così dicendo, si dileguarono.
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