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Giusy e i suoi 11 minuti


di Heroesfree
03.09.2017    |    15.348    |    8 9.7
"Il capo continuava ad incularla forte e le dava schiaffi sul culo ormai rossissimo, ci avrebbe messo anche le palle dentro e sentirla gridare lo aveva..."
Il mio primo racconto che ho deciso di pubblicare è un omaggio a un grande scrittore anche se non credo che ne sarebbe felice se lo sapesse... è un po' lungo, spero vi piaccia, buona lettura
by heroesfree

Giusy e i suoi undici minuti

Quella mattina Giusy si era svegliata a fatica, aveva ancora sonno ed era rimasta nel letto sotto le calde coperte a far riaffiorare i pensieri che le intasavamo la mente. Aveva fatto un sogno e cercava di metterlo a fuoco ma ricordava solo alcuni dettagli e pochi secondi. Di sicuro era un sogno erotico ma non riusciva a capire il luogo e soprattutto con chi si trovasse. Le sembrava di ricordare che addirittura non fosse con un uomo solamente ma che fosse al centro di più persone e ne era rimasta turbata, non tanto per il sogno, ma perché aveva compreso che il suo inconscio le stava mandando dei messaggi che, anche se non lo aveva ammesso a se stessa, erano le sue più grandi fantasie. Sentirsi preda e femmina e soddisfare più uomini era un desiderio che covava da tempo e che non aveva mai detto anche durante i rapporti che consumava con il suo compagno che sotto questo aspetto non le aveva mai fatto mancare nulla. Fantasia, vigore, complicità, tutto ai massimi livelli con il suo uomo, ma sempre e solo a due: la cosa iniziava a non bastare più a Giusy e la sua mente iniziava a farle comprendere che aveva necessariamente bisogno di far emergere e trasferire nella realtà le sue fantasie più sfrenate. Era rimasta nel letto così, cercando di ricordare come fosse nel sogno e le era parso di ricordare che più uomini la stavano inondando di sperma con lei al centro che godeva a sentirsi sporcata e dopo aver socchiuso gli occhi aveva iniziato a sfiorarsi; le mani erano finite sui seni morbidi e generosi che aveva toccato e stretto lentamente, sfilato la camicia da notte e allargato le cosce che aveva trovato bagnate al tatto con le dita.
Drinnn, drinnn, drinnn
Il suono del campanello la aveva improvvisamente destata da quello stato di torpore misto a piacere che la aveva fatta sprofondare, non era riuscita a ricomporsi così aveva messo un maglione lungo che la copriva fino a metà coscia e senza null’altro addosso era andata ad aprire. Ci aveva messo troppo tempo e non si era preoccupata di chi potesse essere alle 10 del mattino. Sarà il portiere che dovrà farmi firmare qualche raccomandata – aveva pensato – ed era corsa ad aprire ancora scalza.
“Buongiorno signora – si era presentato un uomo che precedeva altre tre persone – siamo dell’Enel, dobbiamo controllare i contatori e sostituirli perché sono passati diversi anni da quando sono stati installati, possiamo entrare e nel dirlo aveva già messo un piede dentro casa.
“Veramente dovrei ricompormi, stavo per andare a fare una doccia, magari potreste passare prima dai vicini così tra una mezzora sarò pronta”
“Guardi – aveva insistito l’uomo alto e con la barba – sul piano non c’è nessuno e non si preoccupi che ci metteremo pochi minuti, dieci minuti abbondanti minuti e saremo andati via”.
“Va bene prego- aveva risposto Giusy non prima di aver notato che l’uomo le aveva sbirciato le cosce nude e si era soffermato anche sui seni che gonfiavano il maglione.
Vado a prepararvi un caffè, voi nel frattempo potete trovare il contatore sulla parete a destra della porta e si era girata camminando a piedi nudi e lo faceva sculettando più del solito e mettendo in mostra le sue natiche sode e piene che disegnavano la forma rotonda e alta sotto il maglione attillato. Ma mentre stava andando verso la cucina aveva sentito una mano da dietro tapparle la bocca e stringerla forte per i fianchi.
“Questa volta siamo andati proprio bene - aveva detto uno dei quattro - oltre che una casa ricca e piena di tanti oggetti preziosi abbiamo trovato anche uno zoccolone da paura, ragazzi oggi ci divertiamo tutti, non addormentarla col cloroformio, deve restare sveglia altrimenti non ci farà godere”.
Giusy era immobilizzata, con la bocca tappata e sentiva le mani che stringevano forte i suoi fianchi, una sensazione nuova l’aveva invasa. Sapeva che era in pericolo ma la frase appena sentita l’aveva eccitata e aveva intravisto la possibilità di rendere reale il suo sogno segreto. Aveva provato a mugolare, in realtà voleva solo dire di non farle del male che avrebbe collaborato e dato i suoi averi ma l’uomo alto le stringeva la bocca e con l’altra mano le stava tastando il culo.
“Ragazzi, prendiamo subito quello che c’è – questa ha un culo che me lo ha già fatto diventare duro. Avanti guidaci alla cassaforte che abbiamo fretta, fretta di fotterti come una cagna in calore e le aveva messo una mano anche sulle tette esclamando, sei uno sballo, signora guarda quanto me lo hai fatto diventare duro, le aveva preso una mano e gliela aveva appoggiata sul cazzo che si ergeva sotto i jeans.
Aver toccato la voglia di uno dei rapinatori aveva acceso Giusy che, anche quando l’uomo le aveva lasciato libera la mano, aveva indugiato sul pacco strofinandolo e sentendo crescere tra le cosce un palo durissimo.
“Ti piace vero le aveva detto l’uomo con la barba e aveva messo la mano tra le cosce trovandola bagnata di piacere dovuto un po’ al sogno del mattino un po’ alla situazione che si era creata; non ci crederete - aveva continuato – ma questa troia è già un lago”.
Arrivati nella camera da letto le avevano liberato la bocca con l’uomo più basso che aveva tolto un coltello e l’aveva minacciata: “Adesso ci fai vedere dove tieni gioielli, soldi e tutti gli oggetti di valore, che dopo ti fottiamo bene e sarai ricompensata con una dose di buon cazzo, anzi con quattro dosi…”.
In quel momento Giusy aveva una voglia incredibile, ma seppe mantenere un buon self control e rilanciò il discorso: “Datemi una possibilità - chiese con voce ferma e suadente e passando la lingua sulle labbra - facciamo un patto, anzi una scommessa e vediamo chi la vince. Vi piace giocare? Prima sulla porta avete detto di fare tutto in dieci minuti, io ve ne chiedo undici che è il titolo di un libro che ho letto da poco e parla di una prostituta che lo fa in undici minuti; io vi prometto che in questo tempo verrete tutti e quattro dentro la mia bocca, uno per volta altrimenti sarebbe troppo facile. Se sarà così allora potrò tenermi tutti i miei averi altrimenti vi darò il numero della combinazione della cassaforte e potrete prendere tutto. Siete in quattro, è una media che non arriva nemmeno a tre minuti a persona, non siete dei ragazzini credo che possiate raccogliere la sfida se siete veri uomini e non segaioli da quattro soldi”.
Gli uomini si sentirono un po’ offesi e punti nell’intimo: “Figurati se ce la può fare, io duro sempre almeno mezzora con mia moglie – disse il piccoletto – certo non è una porcona come questa ma credo che almeno dieci minuti reggo. Io pure si accodò un altro dai capelli lunghi e molto magro. Secondo me in undici minuti non ne fa nemmeno due. Il terzo fu più cauto: “Ma a noi cosa ce ne frega? La fottiamo e poi la derubiamo lo stesso,siamo noi che comandiamo”.
“Si vede che tu ce l’hai piccolo – disse ridendo Giusy – ma ti si alza oppure sei una checca? Secondo me dice così perché sa che sborra subito, sempre se sborra o gli resta moscio…”
Tutti risero di gusto e diedero ragione alla donna che capì che poteva far accettare la sua proposta. “Undici minuti, non un secondo di più - aggiunse Giusy - vi dirò di più, se non ce la faccio potrete venirmi a trovare una volta a settimana per un mese e sarò la vostra troia per tutto il giorno. Allora iniziamo altrimenti lui viene nelle mutande se continua a toccarmi il culo con questa foga”. E si mossero verso la camera da letto con Giusy che mentre li guidava si alzava il maglione e sculettava sempre con più voglia. I quattro si spogliarono e Giusy li guardò compiaciuti. Avevano tutti buone dotazioni che, se da un lato le assicuravano più piacere, dall’altro la mettevano in guardia sul fatto che doveva essere molto brava visto che essendo più grossi sarebbero venuti più difficilmente molto presto. Lei non si scompose anche perché non vedeva l’ora di iniziare a spompinare a dovere quei quattro cazzi. Quello che doveva essere il capo si avvicinò e le prese la testa tra le mani: “Adesso me lo succhi bella pompinara ma dopo, a prescindere dalla scommessa, ti voglio fare il culo, non pensare di cavartela solo con un pompino. Giusy annuì mentre iniziava ad imboccare quel cazzo nodoso che lentamente faceva sparire nella sua bocca. Voleva divertirsi anche, non farlo venire subito e allora iniziò a succhiarlo dalla punta fino alla base, scendeva sui coglioni e li imboccava sapientemente: ”Come succhia bene questa troia - diceva il capo – sembra abbia una fica al posto della bocca per quanto è accogliente ma devi lavorare ancora a lungo…”
“Invece no – disse Giusy riprendendo il pompino – adesso vieni e iniziò a succhiare il cazzo sempre più voracemente girando la lingua sul glande che diventava sempre più rosso, lo sentiva fino in gola ma non si fermava, era un turbopompino, la sua bocca lo aveva accolto tutto ed era come se lo volesse staccare dal corpo del boss che non riuscì a controllarsi e le scaricò in gola tutto il suo sperma urlando: “Grandissima troia succhiacazzi, sborro zoccola sborro, sborrooo, sborroooooo. Era passato un minuto e 35 secondi e i tre capirono che vincere la scommessa sarebbe stato molto più difficile del previsto.
“Con me non ce la fai puttana – disse il secondo - avanti e la prese per la nuca sbattendoglielo in faccia. L’uomo iniziò a pensare alle cose più tristi che avesse vissuto nella sua vita per evitare di venire subito mentre Giusy ancora sporca di sperma prima si pulì poi scese lentamente e inizio a leccare mentre con le dita iniziava a sgrillettarsi il clitoride gonfio e bagnato. Spompinava e si toccava, tre dita erano dentro la fica e la bocca si riempiva di cazzo duro. Giusy mugolava di piacere, sollevò gli occhi e vide il suo uomo che li teneva chiusi per smorzare l’eccitazione, iniziò a mugolare perché sentiva l’orgasmo arrivare e per godere si infilò due dita anche nel culo. Gli altri che guardavano arrapatissimi esplosero con un “Che grandissima troia rotta in culo e succhiacazzi, ha un cazzo in bocca e le dita nella fica e nel culo” l’uomo non riuscì a vincere la curiosità di poter vedere questa scena e aprì gli occhi: vide le tette che ballavano, lo sguardo arrapato di Giusy che succhiava e godeva e la visione gli fu fatale perché come il primo venne urlando: “Puttana hai vinto tu, sei la migliore bocchinara del mondooo e sborrò tutto ancora in gola. Tre minuti e quindici secondi era un’ottima performance tanto che prima di ricominciare Giusy andò a prendersi un bicchiere d’acqua. La naturalezza e la sicurezza che ostentava era ormai un’arma e gli ultimi due avevano compreso che sarebbe stata cosa ardua resistere. Il terzo però si mise in piedi con il cazzo duro e la fece accomodare con un ghigno sul viso che sembrava dire che avesse diverse carte da giocare. Giusy comprese che questa volta avrebbe dovuto dare fondo alle sue capacità di provetta pompinara e soprattutto sapeva che l’uomo aveva una mossa segreta ma era certa di poterla scoprire anche perché non aveva molto tempo a disposizione. Iniziò il suo pompino sempre al solito modo, imboccando lentamente la cappella fino alla base, passaggio sulle palle e risalita fino al glande, sentiva le vene pulsare del cazzo duro ma capiva che l’uomo, pur apprezzando molto il suo lavoro di bocca, fosse ancora lontano dal raggiungere il piacere; aumentò il ritmo senza esito, l’uomo resisteva sempre con quel sorriso di chi si sente forte; dopo averlo guardato in faccia con il cazzo sempre teso e duro mentre abbassò gli occhi vide che l’uomo si teneva sulle punte dei piedi, un segno che lei aveva compreso e con una mossa a sorpresa lo aveva spinto sul letto saltandogli addosso e riprendendo il pompino. Adesso era tutta un’altra cosa, mentre in piedi i muscoli contratti erano anche quelli delle gambe e quindi il piacere ritardava a salire adesso poteva concentrarsi tutto sul cazzo, aumentò il ritmo, succhiò a fondo e in pochi secondi si ritrovò la bocca piena di sperma che ingoiò a fatica vista la quantità prodotta dal terzo uomo. Sette minuti e 25 secondi, un tempo di assoluto rispetto ma la prova più difficile doveva ancora arrivare. “Hai tre minuti e 35 secondi per farmi sborrare disse il quarto uomo, non ce la puoi mai fare”.
“Lo vedremo – rispose Giusy forte del fatto suo e si avventò sul cazzo che era veramente enorme. Faceva fatica a tenerlo tutto in bocca, aveva compreso che in questo caso doveva lavorare molto solo sulla cappella, lingua e bocca si alternavano con voglia, stimolava il buchetto senza esito, i secondi passavano impietosi e quel cazzo non voleva sborrare, era durissimo ma senza esito. Nove minuti erano trascorsi ma Giusy non si dava per vinta e continuava la sua opera sicura che da lì a poco avrebbe vinto la scommessa. L’uomo palesava una calma apparente e lei non riusciva a comprenderne l’origine, nove minuti e mezzo e ancora non sentiva lo sperma salire. Dieci minuti e allora aveva iniziato a leccare fin sotto le palle, la bocca era scivolata in basso e aveva iniziato a solleticare il buco del culo, all’uomo era scappato un gemito di piacere e Giusy aveva capito il punto debole. La lingua aveva iniziato ad indugiare sul buco girandogli attorno, poi l’aveva inserita lentamente e aveva capito che ce la poteva fare, ancora alcuni colpi che avevano dilatato lo sfintere e aveva ripreso il pompino; mossa a sorpresa fu l’inserimento di un dito nel buco del culo e poi subito un secondo. In contemporanea aveva succhiato la cappella forte, dieci minuti e trenta secondi, l’uomo accennava spasmi, Giusy continuava a pompare con foga e muovere le dita nel culo, dieci secondi alla fine, sentì che le vene si stavano riempiendo e pochi attimi prima dello scadere l’uomo sborrò copiosamente innaffiandole il viso di calda crema. Aveva vinto la scommessa, era riuscita a far sborrare i quattro uomini in meno di undici minuti, un successo di erotismo e una vittoria su quattro persone rase al suolo ognuno dopo aver scoperto ed annientato le rispettive debolezze. Gli uomini non osavano proferire parola, avevano compreso di aver perso molto del ruolo che li vedeva padroni e anche la rapina in quel momento era l’ultima delle cose che sfiorava la mente dei quattro. Nessuno poteva avere alcuna rivalsa ed allora fu lei a dover interrompere il ghiaccio senza però essere troppo cattiva: “Beh, io adesso ho vinto la scommessa e posso tenere i miei averi ma mi avete tenuto testa fino all’ultimo, è proprio il caso di dire, mi avete tenuto per la testa…” e scoppiò una fragorosa risata di tutti i presenti. “Che dite – aveva continuato - adesso volete fare godere un po’ anche me che ho dovuto fare tutto da sola? Spero che siate pronti o ve lo devo fare rizzare ancora? E ancora risate prima che i primi due che avevano usufruito della sua bocca la prendessero di peso e la mettessero sul letto. Il capo si era messo alle sue spalle, il secondo sotto e avevano iniziato a stantuffarla forte, alternando il cazzo dentro i suoi buchi già bagnati e pronti per accogliere i due maschi. “Ti avevo promesso che ti avrei rotto il culo – aveva continuato il capo – te lo ricordi? Mi sa che non posso farlo, vinci anche questa volta perchè il culo ce l’hai già abbondantemente rotto. Ma è tuo marito che ha un cazzo enorme o ti fai sbattere come una cagna in calore”? L’altro invece la stava impalando sulla sua verga, Giusy gemeva e si contorceva sentendo il piacere arrivare da lontano, sapeva controllarlo ma questa volta voleva abbandonarsi ma prima di farlo le era venuto in mente il sogno e aveva deciso di farlo diventare realtà. “Avanti voi che cazzo guardate, venite qui che vi voglio tutti e quattro. Si erano posizionati davanti la sua bocca e lei aveva iniziato a spompinare alternando le verghe e imboccandole anche assieme. Si sentiva aperta, dilaniata e riempita ma andava avanti questa volta voleva farli sborrare tutti assieme per poi essere schizzata dovunque al centro proprio come aveva sognato la notte precedente. L’uomo alle sue spalle la stava inculando forte e la teneva per i capelli come una cavalla imbizzarrita, lei saltava sul cazzo dell’uomo di sotto e con la bocca riusciva a leccare e segare gli altri due cazzi. Tutti erano arrapatissimi, “sono una troia rotta in culo urlava Giusy – scopatemi porci e fatemi sentire quanto sono puttana”. Il capo continuava ad incularla forte e le dava schiaffi sul culo ormai rossissimo, ci avrebbe messo anche le palle dentro e sentirla gridare lo aveva trasformato in un animale. Montava forte urlava e gemeva e anche gli altri ormai si erano ripresi dall’umiliazione ed erano pronti ad innaffiarla. “Sborratemi addosso bastardi, fatemi sentire una vacca da monta” e si era messa al centro con i quattro che preso il cazzo in mano avevano iniziato ad eruttare fiumi di sborra che le era finita tutta addosso, sul viso, sui capelli, in faccia sulle tette e sulla fica. Era ricoperta di calda crema e leccava avidamente come nel sogno. Adesso era diventato realtà.
“Non abbiamo rubato ma almeno abbiamo fottuto – aveva detto uno dei quattro – e ne è valsa la pena perché una zoccola come questa non la troveremo così facilmente – aveva continuato un secondo. “Beh - aveva concluso Giusy con sguardo ammiccante e ancora ricoperta di sborra – vi avevo detto che se avessi perso la scommessa potevate tornare a trovarmi una volta al mese, facciamo finta che l’ho persa”?
Ed in coro era partita una esclamazione liberatoria: “Che grandissima troia...”
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