Racconti Erotici > orge > Il super attico delle puttane: wild party
orge

Il super attico delle puttane: wild party


di Membro VIP di Annunci69.it LucasFromParis
23.06.2019    |    10.143    |    4 9.1
"Li avevo incontrati più volte: come singolo, con la mia carissima amica Messalina, e durante una festicciola che avevo organizzato invitando una seconda..."
L’Attico, la Terrazza e la Festa

Giungemmo, Akira ed io, nel luogo che il navigatore ci aveva indicato, dopo un breve viaggio da Milano, seguendo l’indirizzo che ci era stato dato la mattina stessa. Era un sabato sera; le giornate si stavano decisamente allungando, e il sole finiva solamente di tramontare. Il piazzale era ingombro di automobili e stavamo cercando un parcheggio, con il cuore che batteva per l’emozione di una serata che, ne eravamo entrambi certi sarebbe stata emozionante. Nel silenzio udimmo delle voci che ci chiamavano e ci indicavano un posto dove potevamo parcheggiare senza problemi. Ci guardammo attorno, senza comprendere da dove provenissero le voci dei nostri amici. Poi alzammo lo sguardo. Gli edifici erano bassi, ad eccezione dell’imponente condominio che si stagliava esattamente di fronte a noi; i nostri amici erano affacciati all'ultimo piano, da quella che ci parve una terrazza. Erano minuscoli e si trovano altissimi. Da nessun altro edificio di potevano scorgere. Questo dettaglio avrebbe poi rivelato tutta la sua cruciale importanza. Il corridoio di ingresso conduceva all'ascensore. Vi entrammo insieme a due persone. Una coppia. Il sorriso di lui, il vestito sensuale e i tacchi di lei ci fecero intuire che stavano recandosi nello stesso luogo. Che stavano andando alla stessa festa. Che avevano voglia di vivere le stesse emozioni. Che erano animati dalla stessa voglia.

Non ci eravamo sbagliati. Ci riconosciamo subito fra noi, come membri di una setta segreta. Una setta di cui facevamo pienamente parte Akira ed io. Presentazioni e sorrisi mentre l’ascensore saliva inesorabile. È assai difficile far comprendere cosa si prova in quell'istante. Tu guardi loro. Loro guardano te. Tu sai cosa succederà. Loro sanno che tu sai; e così via in un gioco di rimandi infinito. Ma la setta ha le sue regole. Ci si presenta in modo affettuoso ma senza alcuna ambiguità. Chiunque fosse stato con noi nell'ascensore, chiunque non avesse fatto parte della "setta" avrebbe soltanto visto due coppie invitate a cena che si presentavano educatamente. Questa consapevolezza mi inebriava. Avrei voluto ci fosse qualcun altro con noi in quello stretto spazio in cui già aleggiavano i demoni burloni del gioco. Avrei voluto salutarlo con un compito “buonasera” quando fosse sceso. E avvertire il segreto non detto che univa in una catena invisibile e fortissima noi quattro. La avvertivo quella catena complice; la avvertivo sulla pelle come se ce l’avessi addosso.

Quella serata era nata in modo del tutto fortuito. E si sarebbe rivelata splendida. Ancora una volta compresi quanto il contesto, il modo, l’atmosfera siano importanti nel Mondo del Gioco. Di certo lo sono per le donne, più attente di noi a mille sfumature. Ma non crediate che tutti i maschietti siano lì solo in fremente attesa di consumare una brama volgare. Non tutti sono così. Non tutti siamo così. Al crescere dell’esperienza e della consapevolezza, quella che inizialmente è un semplice desiderio di sesso si muta in altro. Nella ricerca di sensazioni. Il corpo è solo uno strumento che permette la connessione. La vera magia, per me, è la straordinaria confidenza e intimità che si crea con perfetti sconosciuti. Sconosciuti che appunto non sono più tali. Il bisogno di libertà mentale che ci accomuna ci rende vicini. Uomini e donne. Al crescere dell’esperienza anche io comprendevo come sono le piccole sfumature che cambiano le serate. In fondo, una penetrazione è sempre una penetrazione. Banale. Una fisicità che si incastra per dare un piacere meccanico. La bellezza sta in altro. Sta nella conversazione, sta nel rilassarsi assieme senza fretta. Assaporando il desiderio che cresce impercettibile nell'aria. Una battuta un po’ spinta, un sorriso lascivo, sguardi di desiderio sempre più espliciti. L’ammirazione maschile che costituisce il vero carburante nel desiderio femminile. Una mano che si posa distrattamente sulla pelle nuda, un vestito che si alza di pochi centimetri e lascia intravvedere un lembo di coscia. E poi gli aneddoti: conoscenza comuni, esperienze divertenti che sono capitate a ognuno di noi. Risate. Tutto questo crea la miscela giusta, che esplode al momento giusto. E il momento giusto lo comprendi d’istinto senza che nessuno parli. Ed è il momento che preferisco fra tutti. Un istante prima siamo ancora una combriccola di amici che si ritrova per passare una bella serata fra brindisi e chiacchiere. L’atmosfera è del tutto distesa. Eppure. Eppure un istante tutto cambia. In un istante si varca la linea d’ombra. In un istante è come se un’eclisse improvvisa oscurasse il mondo. Si passa dall’altra parte. Le carezze non sono più casuali. Le risate e le chiacchiere si placano d’improvviso. Si ode solo il frusciare dei vestiti, i sospiri, il rumore umido dei baci. L’atmosfera si carica di eccitazione. In un istante cambia il mondo. Non siamo più una combriccola di amici. Siamo un gruppo di persone che stanno per consumare un’orgia. Quell’istante supremo è un’emozione che in me si rinnova ogni volta. Come se fosse sempre la prima volta. Forse è per questo che amo il gioco con persone nuove, quando questa trasformazione alchemica può esprimere tutta la sua forza oscura.

In tutto questo il contesto ha molta importanza. Il filo che separa un’orgia da un volgare carnaio è assai sottile. Basta un istante. Una parola di troppo. Un gesto inopportuno. Il luogo in cui ci si trova aiuta. Aiuta molto. E il luogo dove Akira ed io ci trovavamo era semplicemente spettacolare. In quell’edificio apparentemente modesto il padrone di casa occupava l’ultimo piano. Fummo introdotti in un salotto arredato con gusto. Ampio, elegante; era fatto per il sesso, era fatto per le feste. Le luci erano soffuse, i mobili etnici di legno scuro massicci. Gli ampli divano occupavano un vasto angolo. Il pouf centrale era grande abbastanza che una donna poteva sia stare sdraiata che a pecorina. Una robusta cavallina si trovava in modo apparentemente casuale a fianco del tavolo. Un caminetto faceva mostra di sé. Durante i mesi freddi accenderlo doveva creare un ambiente ancora più erotico. Ma questo non era nulla. La sala dava direttamente accesso all’immensa terrazza che sovrastava l’edificio. Tendaggi, mobili di teak. Nulla era lasciato al caso. Dal parapetto si godeva una visuale tutto intorno. Nessun poteva scorgerci lassù. Nessuno ci avrebbe visti. Un grande tavolo era apparecchiato. Prendemmo posto. C’era il padrone di casa e due suoi amici. Un ragazzo giovane e riccio e un altro con i capelli rasati e un corpo tonico da sportivo. Poi c’erano tre coppie. L e P che erano già lì e i due che avevamo incrociato nell’ascensore. Prendemmo tutti posto. Avevo alla mia sinistra Akira e alla mia destra la sconosciuta. Il vino fu versato, brindammo e iniziammo il nostro aperitivo nel buon umore.

Come avevo ottenuto il privilegio di essere invitato in quel luogo da favola? Come e chi aveva condotto la mia amica lì in mezzo ad affascinanti sconosciuti? Conoscevo e frequentavo da tempo L e P. Li avevo sempre trovati dei ragazzi fantastici. Lui era alto, gentile e con un sorriso buono che mostrava la sua anima. Era sorta una amicizia complice fra noi. L…. L mi faceva impazzire. I suoi occhi azzurri mandavano lampi. La sua dolcezza e la sua educazione seducevano tanto quanto il suo lato trasgressivo che contrastava in modo così stordente. Li avevo incontrati più volte: come singolo, con la mia carissima amica Messalina, e durante una festicciola che avevo organizzato invitando una seconda coppia per giocare in cinque. Ho un bellissimo rapporto con loro. Intimo e rispettoso. La serata era nata in modo assai diversa da come si sarebbe poi svolta. Mi disse che ero invitato a casa di un loro amico e che lei avrebbe voluto provare l’esperienza di una gang, sola con diversi uomini di cui avrei avuto il privilegio di fare parte. Mi promise anche una certa parte che finora mi aveva ritrosamente negato…e che bramavo di possedere, penetrare e dilatare. Poi mi avvisò che le cose erano cambiate e che ci sarebbe stata una seconda coppia. Infine, proprio la vigilia, mi chiamò Akira, sempre all’ultimo come era sua abitudine! Mi chiese se avrei fatto qualcosa quel sabato sera. Le dissi della festa e subito chiesi il permesso di portare anche lei. Mandai qualche foto di Akira stessa e come avevo immaginato il permesso ci fu prontamente accordato. Il corpo esile di Akira, i suoi occhi maliziosi pieni di voglia di vivere non passavano certo inosservati! Una donna in questo mondo ha sempre tutte le porte aperte, come è normale che sia. Se poi è bella e disinvolta come lo è lei, le porte sono addirittura spalancate!

Eravamo in nove. La tensione erotica sotterranea saliva lentamente. Faceva caldo ma la brezza rendeva l’ambiente estremamente piacevole. Il padrone di casa e i suoi amici si allontanarono dal tavolo. Io continuavo a sbirciare sfacciatamente le cosce della bella sconosciuta al mio fianco. Il pensiero che di lì a poco l’avrei posseduta mi dava la vertigine. La sconosciuta, educata e rispettabile, si sarebbe trasformata in cagna, assieme alle altre donne. Vedemmo armeggiare nel salotto; una sorta di imbracatura venne calata dal soffitto dopo aver rimosso un pannello. Era una speciale altalena. Fu il segnale.
Le donne guardavano affascinate quel dispositivo. Fu Akira, con quel suo entusiasmo infantile che fa parte del suo fascino a rispondere per prima all’invito rivolto alle signore. “io, io la voglio provare!” gridò come una bambina. In un istante si tolse tutti i vestiti e si accomodò su quella spettacolare altalena. I due ragazzi la stavano divorando con gli occhi e in un istante le furono addosso come lupi famelici. Come spesso mi accade, mi pareva di stare in un sogno. Il senso del reale svaniva per entrare in una dimensione onirica, una dimensione in cui tutto è permesso. Anche L veniva spogliata del suo lungo vestito nero; apparvero i suoi capezzoli eretti (le sfilai io il reggiseno) e la sua fessura accuratamente depilata. Venne portata verso i divani. Mi spogliai a mia volta mentre gemiti improvvisi riempivano la sala. Quando mi voltai, ero come al paese dei balocchi. Cosa avrei fatto?

La signora dell’ascensore si era sdraiata sulla cavallina, con le cosce aperte. Gemeva mentre la leccavano. Sul suo corpo magro svettavano i seni opulenti e sodi. La baciai, le leccai i capezzoli, e mentre veniva infine scopata, glielo infilai in bocca. Non ebbe un istante di esitazione. Iniziò a leccare e succhiare come se non attendesse altro. Vedevo l’altalena oscillare al ritmo dei colpi di cazzo che venivano inferti ad Akira. Guardai per controllare che fosse tutto a posto per lei ma senza preoccuparmi eccessivamente. La mia amica sapeva il fatto suo. Era venuta per giocare. E per godere. Anche S era alle prese con due maschi. Il rapporto di due a uno era perfetto. Toccò anche a me scopare la sconosciuta che mi aveva dato tanto piacere con la bocca. La feci piegare con il busto sul tavolo. Ammirai le sue lunghe cosce, il culo perfetto. Con un unico fluido movimento la penetrai. Era già completamente aperta mi accolse. Fino alle palle. Vedevo il suo seno oscillare e mi dedicai a lungo al suo piacere mentre le sue frasi diventavano sempre più incontrollate. Sempre più oscene. Il suo linguaggio era ora da troia. Perché in quel momento la rispettabile signora era quello. Una troia. Felice di esserlo e felice di poter esprimere la sua personalità senza tabù.

Ma non mi ero certo dimenticato di S e della sua promessa. Per certe cose ho buona memoria. Anche lei mi accolse nella sua bocca quando mi accostai mentre cavalcava uno dei presenti dimenandosi sinuosa. Anche lei era fuori controllo. I suoi occhi azzurri erano velati dalla perversione che la pervadeva tutta come durante un rito orgiastico. La disposi a pecorina e la montai con forza. Il suo ano occhieggiava fra le sue chiappe che tenevo saldamente divaricate con le mani. Era così maledettamente scuro e invitante. Quando posai la cappella provò debolmente a protestare. Ma era tardi. Era troppo tardi ormai. Tardi per tirarsi indietro. Tardi per evitare di essere profanata. E me lo presi. Quel culo che avevo bramato era mio. Avvertivo le sue pareti intime avvolgermi strettamente il cazzo. E le avvertivo anche allargarsi progressivamente. Era mia! La stavo inculando! La stavo sfondando. Ormai in controllo della situazione sorrisi complice al tuo uomo: “pronto per la doppia?”. Lei non ebbe la forza, o probabilmente la voglia, di opporti. Si impalò docile sul suo ragazzo e si chinò per offrirmi nuovamente il suo culo. E fu bellissimo. Bellissimo e intenso come nei miei sogni. Finalmente. Non vedevo il suo volto, ma da come si muoveva cercando il suo piacere ebbi la certezza che stava godendo ogni istante e ogni centimetro di quella pratica così coinvolgente e perversa. Due cazzi erano saldamente piantati nel suo corpo le provocavano sensazioni estreme. La portavano al suo limite. La portavano nel mondo della lussuria senza confini.

L’orgia continuava senza soluzione di continuità. Fluida. Senza regole e senza copione mi sembrava che tutti avessero il proprio ruolo e la propria dimensione. Con la massima naturalezza e nessuna forzatura ci alternavamo nelle varie situazioni che si creavano di volta in volta. Il rapporto fra donne e uomini portava naturalmente a creare dei gruppi di tre, con due maschi a dare piacere a una delle ragazze. Ma non era sempre così. C’era chi si alzava per bere un bicchiere, chi trascorreva lunghi minuti godendo delle magnifiche visioni che gli si offrivano accarezzandosi lentamente. Si era creata l’atmosfera perfetta, che non accade sempre. Le donne non competevano fra loro bensì pensavano a donarsi senza limiti. Fra noi maschi si era creata una istintiva goliardia e complicità, nelle quale eravamo piuttosto portati a incoraggiarci simpaticamente l’un l’altro. Tutti tenevamo a dare il massimo piacere alle nostre ospiti. Nessuno si risparmiò. Nessuno mise sé stesso al primo posto.

Ci sparpagliammo, facendo pause, scomponendoci e ricomponendoci. Sulla terrazza spirava ora una piacevole brezza. Iniziammo a fare sesso lì, all’aperto. Fu magnifico. Nessuno poteva vederci. Eravamo in un centro abitato, eppure stavamo scopando con le stelle come unico tetto. Vidi Akira inginocchiarsi su una delle pesanti sedie di legno: aveva uno dei ragazzi dietro di lei. L’altro, in piedi, le scopava la bocca. Io avevo ancora a fianco la sconosciuta dell’ascensore. Era sempre nuda e ammirai di nuovo il suo corpo. Mi inginocchiai fra le cosce e la leccai a lungo. Con voce rotta dal piacere mormorava frasi sempre più oscene. Quando scambiammo posizione la vidi risucchiarmi con foga. Mi stava sbavando il cazzo come la più consumata delle troie. Lo fece con gusto. Poi mi diressi con lei al parapetto della terrazza. Luci, automobile, boschetti erano davanti a noi. Si piegò docile e la montai nuovamente come una cagna. Era completamente aperta e iniziai a muovermi con forza, tenendomi saldamente alle sue anche, fottendola fino ai coglioni. Suo marito ci raggiunse e osservò compiaciuto lo spettacolo della moglie che godeva senza ritegno, con il culo incollato alla mia pancia. Tutto assurdo. Tutto paradossale. Tutto incomprensibile. Ma le regole del Gioco non sono quelle del mondo normale. Quando vi si entra, tutto quello che prima sembrava inconcepibile prende un senso diverso. Tutto pare normale, ovvio. Ci si domanda perché non sia così per tutti.

Quando tornammo nella sala, dopo aver ancora giocato lasciammo anche spazio a un momento lesbo. Akira e S si desideravano dal primo momento. Alla forza del desiderio maschile si sostituì la dolcezza di quello femminile. Avevo la testa di S sulle ginocchia mentre ero seduto sul divano. Le accarezzavo con tenera complicità il viso, i capelli, le labbra. Vedevo il piacere montare nei suoi occhi mentre Akira la portava a un nuovo orgasmo con la sua bocca. La mia amica, lo sapevo, era una maestra assoluta in questo mondo. Abile con i maschi tanto quanto con le femmine. Sapevo sarebbe stata perfetta. Lo fu. Non ero il solo ad averlo pensato perché tutti gli uomini presenti avevano goduto di lei. Il suo corpo minuto e proporzionato aveva offerto uno spettacolo di rara bellezza.

Quando, dopo un ultimo brindisi, ci accomiatammo presi il volante. Il suo volto da bimba soddisfatta di rilassò e scivolò verso il sonno. La lasciai godere dell’istante magico in cui tutto il nostro essere si abbandona, dopo aver vissuto una tempesta che era prima di tutto mentale. Nel silenzio della notte rientrammo. Felici della nostra magnifica Orgia in Terrazza.
Disclaimer! Tutti i diritti riservati all'autore del racconto - Fatti e persone sono puramente frutto della fantasia dell'autore. Annunci69.it non è responsabile dei contenuti in esso scritti ed è contro ogni tipo di violenza!
Vi invitiamo comunque a segnalarci i racconti che pensate non debbano essere pubblicati, sarà nostra premura riesaminare questo racconto.
Votazione dei Lettori: 9.1
Ti è piaciuto??? SI NO


Commenti per Il super attico delle puttane: wild party:

Altri Racconti Erotici in orge:



Sex Extra


® Annunci69.it è un marchio registrato. Tutti i diritti sono riservati e vietate le riproduzioni senza esplicito consenso.

Condizioni del Servizio. | Privacy. | Regolamento della Community | Segnalazioni