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MAZ E MORIX - 11 – BANANE MATURE


di Aleppe
31.12.2017    |    17.424    |    1 8.1
"«Allora te lo spiego io», rispose lui, «I vostri ragazzi ci hanno spiegato che a voi piace il cazzo e noi abbiamo pensato di omaggiarvi portandovene due..."
NOTA: Riprendo qui la saga di Maz e Morix, perchè questo racconto mi era rimasto nella penna. Spero che vi piaccia.

Quel giorno Maz e Morix avevano invitato a pranzo due loro compagni di scuola africani. Le due donne non prestarono particolare attenzione alla cosa, ritenendo fosse del tutto normale tra adolescenti. I due gemelli, Carlotta, Stefania e i due ragazzi di colore mangiarono con gusto, ridendo e scherzando su i vari argomenti. Carlotta sedeva a capotavola; alla sua sinistra stava Stefania. I due extracomunitari erano ai loro lati, mentre Maz e Morix erano defilati all’altro capo del tavolo. Il vino scorreva abbondantemente, fatto che contibuiva ad rendere l’atmosfera sempre più gaia e disinibita. Carlotta indossava un abito rosso, che metteva in risalto il suo seno prosperoso e la stringeva in vita. Stefania, indossava gonna e giacca blu, su una candida camicetta bianca. Entrambe portavano scarpe con i tacchi ed erano accuratamente truccate. I ragazzi, jeans e magliette di vari colori.

Terminato anche il dolce, quando ormai sembrava che non vi fossero più portate, uno dei ragazzi guardando negli occhi Carlotta disse: «Bene, ora passiamo alla frutta». Carlotta corrugò l’espressione del viso ad indicare che non aveva capito a cosa volesse riferirsi e incuriosita dall’argomento. «Signore, sappiamo che voi siete appassionate di banane e noi ve ne abbiamo portate due particolari», proseguì quello alzandosi, slacciandosi i pantaloni ed estraendo un lungo e vibrante membro di color cioccolato perfetto. «Non capisco …», balbettò Carlotta, confusa da questo nuovo sviluppo della situazione. «Allora te lo spiego io», rispose lui, «I vostri ragazzi ci hanno spiegato che a voi piace il cazzo e noi abbiamo pensato di omaggiarvi portandovene due magnifici esemplari», «Ma, veramente …», «Veramente un cazzo, guarda troia, questo è il video che ti riprende mentre spompini con passione i tuoi figliastri», disse lui assumendo improvvisamente un tono imperativo, estraendo dalla tasca il telefono cellulare e mostrando a Carlotta un video in cui appunto prendeva in bocca il membro di Maz. «Questo video ha fatto il giro di tutta la scuola», intervenne l’altro amico, che estranedo il proprio apparecchio cellulare concluse «… e in quest’altro ci sei tu, mia cara Stefania … la zoccola».
«Beh, ragazzi, ma questa era un’altra cosa …. Quali sono le vostre intenzioni?», balbettò ancora Carlotta, «Semplice, che ci sbocchiniate con gusto ad entrambi» riprese il primo. «Ma ragazzi …» «Basta, ora hai rotto i coglioni, prendilo in bocca e succhiamelo!» la interruppe quello mollandole un sonoro ceffone. «Va bene, va bene, te lo prendo in bocca, ma stai calmo» assenti allora Carlotta, che subito pose in atto quanto aveva appena detto. «E tu?» disse l’altro rivolto a Stefania alzando il braccio in maniera minacciosa. Stefania tuttavia preferì non rischiare e aprì immediatamente la bocca per soddifare la voglia dell’africano. Le due donne, sedute sulle proprie sedie con i due extra comunitari davanti, si impegnavano ciascuna in un saporito bocchino il cui effetto fu di ingigantire le nerchie dei neri in proporzioni spaventose. «Adesso mettiti in ginocchio, puttana» ordinò il primo a Carlotta, la quale con grazia si lasciò scendere dalla sedia inginocchiandosi e sporgendo il maestoso culo rivestito da un accattivante vestito rosso all’indietro. «Brava, ora segamelo e lavorami le palle con la lingua». Carlotta non si fece pregare e mentre con la destra menava l’asta del nero, con la lingua percorreva il tratto dai testicoli al glande e poi di nuovo verso il basso, insalivando ben bene quel bastone di carne. A questo punto fu lui a mettersi a sedere, godendosi appieno il lavoro della donna e allungando le mani in cerca delle poppe di lei. Stefania, toltasi la giacca, come prima, anticipò le richieste del suo africano, imitando alla perfezione l’amica.

«Ora troia mettiamoci comodi», disse il primo afferrando Carlotta per i capelli e costringendola a raggiungere carponi il divano posto di fronte, tragitto durante il quale perse le scarpe. Si mise quindi comodamente a sedere e lasciò che lei riprendesse il trattamento appena interrotto. Poco dopo, l’amico e Stefania, ciascuno per la propria parte, si disposero al loro fianco. Era bellissimo vedere i due seduti affianco e le due donne carponi, con il sedere svettante ed esposto alla vista avendo quelli tirato su le gonne delle rispettive donne, lavorare di bocca con passione ai loro genitali. Maz allora chiamò la cameriera, la fece accomodare sulle sue ginocchia e le sussurrò all’orecchio «Su, datti da fare anche tu, masturbaci mentre ci godiamo questo spettacolo» e le infilò la mano sotto il candido grembiule, in mezzo alle gambe. Morix invece, che aveva liberato il membro dai pantaloni per dare modo alla cameriera di fare il suo lavoro, si dilettava con le di lei tettone.

Ad un certo momento, i due africani si guardarono negli occhi e all’unisono sollevarono le gambe, le afferrarono con le loro mani mostrando alle due donne i rispettivi buchi del culo. Le donne non faticarono a comprendere i loro desideri e, scambiatesi anche loro un’occhiata di intesa, cominciarono a leccare, lappare e infilare la lingua nel culo dei due maschi. Dopo qualche minuto, il nero afferrò Carlotta, la alzò e la mise a sedere sulla sua asta svettante, cominciando così a scoparla viso a viso. Carlotta si aprìil reggiseno, liberando le poppe e, afferratolo per la testa, costrinse lui a leccargliele. L’amico invece preferì che Stefania si sedesse sul suo cazzo mostrandogli la schiena e scopandola quindi da dietro. Visto però che l’amico stringeva Carlotta a se con forza e le chiappe si muovevano armoniosamente, fece alzare Stefania e, continuando a masturbarsi per mantenere la massima erezione, si pose dietro a Carlotta, puntò il di lei buchetto e con un colpo secco la penetrò nell’ano. Carlotta tirò su la testa, rimase per un momento senza fiato e, raccolte tutte le sue forse, si morse le labbra nello sforzo di assecondare con il proprio i movimenti dei due ragazzi. Una volta stabilito il ritmo corretto, con calma cominciò ad assoparare quel trattamento e a godere dei due membri infilati nei suoi buchi. Lasciatasi andare, dopo un po’ raggiunse l’orgasmo lasciandosi andare al migliore dei sospiri di soddisfazione.

Nel frattempo Stefania si era messa a sedere sul divano per godersi lo spettacolo, ma quando i due ebbero finito con Carlotta, si voltarono verso di lei e «adesso tocca a te», le dissero insieme. Stefania, lì per lì rimase interdetta, ma poi quello che prima aveva inzuppato il biscotto nella fica di Carlotta, la sollevò e la impalò mettendoglielo brutalmente nel culo. Stefania non ebbe neppure il tempo di reagire che già l’altro le aveva spalancato le gambe e si apprestava a sfondarle la fica. Anche questa era una scena magnifica: Stefania, le cui curve di mezza età formose ma non disfatte, con la gonna blu tirata su quel tanto da permettere la penetrazione, se ne stava seduta sul cazzo di uno dei due africani e, a cosce completamente spalancate, prendeva nella fica quello dell’altro. E proprio questa scena suggerì ai Maz e Morix un’idea. Ai guardarono negli occhi e, insieme, chieserò alla cameriera: «E tu, non l’hai mai fatto» «Io, no, no …» rispose lei, consapevole che qualsiasi cosa avesse risposto, le conseguenze sarebbero state le stesse. E infatti Morix la sollevò, le impalò il sedere, quindi, con calma, le aprì le cosce e lasciò a Maz il compito di portare a termine la figura.

I due neri, che intanto non erano ancora venuti, trascinarono quindi le due donne in ginocchio sul tappeto di fronte al divano, l’una affianco all’altra, porsero a ciascuna il membo da succhiare e lasciarono che quelle facessero il loro lavoro. Dopo qualche minuto di seghe, bocchini e carezze sui coglioni, Stefania riuscì a far venire il suo maschio e, da brava, si riempì la bocca del suo sperma. Quindi fu la volta di Carlotta. Le due, con la bocca piena di sborra, si voltarono l’una verso l’altra, si guardarono intenstamente negli occhi e, aprendo le bocche da cui cominciò a colare il caldo liquido, si lasciararono andare ad un lungo bacio, scambiandosi l'ambrosia che avevano serbato per l'una per l'altra.

Fu questo evento che scatenò anche la venuta dei due gemelli nei rispettivi buchi della cameriera. Che a quel punto presero per le braccia, condussero dove stavano gli altri quattro, la posero in mezzo alle due donne e dicendo «Avanti troie, leccate anche la nostra sborra che cola dai buchi di questa zoccola», spinsero le teste delle due donne contro le chiappe e il ventre della cameriea affinchè potessero leccare e bere appassionatamente il seme colante dalla fica e dal culo della cameriera, che finalmente potè anche lei raggiungere l’orgasmo.
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