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La moglie Troia e il Cuck 2 (Amélie)


di Membro VIP di Annunci69.it LucasFromParis
21.03.2019    |    13.937    |    4 8.5
"Una era sdraiata con le cosce aperte, l’altra la montava con forza dominandola..."
Ero convinto di aver lasciato un ottimo ricordo a S. e al suo marito cornuto. C’era stata partecipazione, sesso, trasgressione. Avevo avvertito distintamente la mia connessione mentale prima che fisica con la provocante bionda. I suoi orgasmi non erano finti; l’espressione dei suoi occhi mentre umiliavo il marito non poteva ingannarmi. Quando gli annunciava fra un assalto e l’altro del mio cazzo che ormai lui doveva solo masturbarsi e che non aveva più diritto di scoparla (chissà quanto di questo era recita e quanto mascherasse di vero) era invasa dalla sua stessa depravazione. Qualora mi fossero servite ulteriori conferme, queste arrivarono ben presto. Il loro feed riportava (scritto da lui, ma sotto dettatura della troia): ”…la sua ricca esperienza gli permette di sapere cosa cerca una donna… pronto a soddisfare ogni tipo di fantasia desiderata, all'insegna di un pomeriggio di fuoco…”

Anche i messaggi che scambiai nei giorni seguenti sia con S che con il cornuto facevano ben comprendere la loro soddisfazione e il loro desiderio di rivedermi. Troppi erano stati i bull deludenti, finti, improvvisati. Troppi dilettanti unicamente in cerca della loro scopatina infestano il Mondo del Gioco. Sono gli stessi tristi singoli pronti a spendere cifre importanti per entrare nei club. Io non li comprendo. Non li amo. Intollerante? Probabile. Purista? Di certo. Ma capita troppo spesso di imbattersi in loro, prima che l’esperienza acquisita consenta di percepirli da subito. Il loro desiderio era da me completamente ricambiato. Erano semplicemente perfetti.

La troiaggine di lei si sposava perfettamente con la sottomissione di lui. Era troppo eccitante. Troppo tentante per oppormi al Demone che mi chiamava ancora e ancora. Non era semplice per me organizzarmi. Vincoli logistici e di orario rendevano la cosa difficile. Difficile ma non impossibile. Entro una certa misura volere è potere. Questa volta però desideravo qualcosa di diverso. Di più spinto. Di più estremo. Chi, se non Amélie, la dolce e perversa Amélie poteva essere la mia complice? Chi se non lei poteva cogliere le sfumature del gioco? Chi meglio di lei poteva percepire il gioco mentale? Essere dominante con lui e sottomessa alle mie voglie. Di natura sessualmente sottomessa la mia amica aveva una eccezionale duttilità e una capacità innata (che certo avevo rafforzato nel mio percorso di formazione) di calarsi in qualsiasi parte; in qualsiasi ruolo. Domina, slave, vanilla. La nostra intimità era assoluta e ci capivamo senza parlare. Avevamo fatto mille giochi assieme. Ne avremmo fatto uno nuovo. Quando le spiegai cosa mi aspettavo da lei non occorsero molte spiegazioni. Comprese subito. Ci saremmo recati assieme dal cornuto. Avrebbe portato due oggetti con sé: lo strapon, e il frustino a bacchetta.

Passammo, come già avevo fatto io in precedenza, per il giardino, il garage sotterraneo e infine per una scala interna che conduceva nell'appartamento. Senza dare nell'occhio per vicini impiccioni. La troia, agli occhi dei tristi borghesucci benpensanti che la salutavano ogni mattina, doveva mantenere a ogni costo la sua immagine linda e immacolata. Chissà quanti di loro la spiavano dalle finestre, la desideravano, si masturbavano pensando a lei. Senza immaginare quanto la realtà superasse di molto la loro limitatissima immaginazione. Chi avrebbe mai immaginato che questa coppia di amici, che si presentava come per un caffè in compagnia, avrebbe dato vita a una mattinata al calor bianco oltre ogni limite di decenza e ritegno?

La troia era già lì. Gli stivali neri, il vestitino da puttana. Esitò un istante, quasi intimidita dalla sua stessa audacia, ma conscia di aver già superato il punto di non ritorno. Accade spesso di vivere questo istante, un attimo prima di gettarsi nel vuoto e di affondare nel fango della depravazione. Un attimo di incertezza. Una vocina che dice “ma no, dai, cosa stai facendo?”. E il brivido di consapevolezza, la coscienza che si è già varcato la linea d’ombra quasi senza rendersene conto, spinti dal nostro demone interiore. Basta così poco. Un semplice passo avanti. E tutto cambia. Non vi trattenete in quell'istante supremo. Non fermatevi. Non sono dubbi a frenarvi, è lo sconvolgimento nella vostra pancia che rende i vostri occhi appannati. Godete di questa sensazione; vivetela appieno. Lanciatevi. Non sarete mai delusi. Aver vissuto è sempre meglio che essersi repressi. Non tutte le avventure sono ugualmente soddisfacenti. Capita la delusione ed è il prezzo onesto da pagare per vivere quelle più forti. Se non esistesse il pianto, come potremmo apprezzare la gioia?

Il cornuto era visibilmente agitato. Era rimasto colpito dalla bellezza e dalla sensualità di Amélie. Non smetteva di guardarla. In un angolo del suo cervello si fece certamente strada la segreta speranza di averla. Come un mendicante, sperava nelle briciole del banchetto che avevo apparecchiato. Ma in fondo sapeva che il suo destino era segnato. Neppure le briciole gli avrei concesso. Mai gli avrei permesso di sfiorare la mia Amélie, che pure in molte altre occasioni avevo concesso a uomini sotto il mio sguardo. La mia non era possessività; sto nel tempo imparando a controllare la mia gelosia e il mio bisogno di conferme. Sto crescendo, grazie anche e soprattutto a lei. Quel giorno era fuori questione che il cuck la sfiorasse anche solo con un dito. Da lei avrebbe avuto solo sottomissione e dolore. Era il suo ruolo. Il ruolo che si era assegnato. Gli avrei permesso di viverlo fino in fondo. Amélie era sicura e padrona di sé. S. veniva rapidamente conquistata dalla situazione inusuale perfino per la troia che era. Non vedeva l’ora di uscire da quel sottile imbarazzo iniziando a giocare. Io però non avevo fretta e desideravo assaporare ogni istante, distillandolo goccia a goccia come un liquore prezioso. Ci sedemmo sul divano e ordinai noncurante al cuck di farci il caffè mentre io “inizio a familiarizzare”. Adorai il suo sguardo umile e sognante quando ci porse le tazzine. Quasi gli uscirono gli occhi dalle orbite quando mi alzai, presi per mano le due donne e dissi loro: “andiamo a divertirci ragazze”. Che magnifico terzetto! In mezzo alle due bionde mi sentivo padrone del mondo intero. Avevo ciò che tutti sognano. Me lo ero conquistato passo passo senza regali. Ne avrei goduto fino all'ultimo morso.

Iniziammo a baciarci vorticosamente. Le nostre lingue guizzavano, si toccavano, si esploravano. Facevo baciare fra loro le ragazze, poi mi univo golosamente a loro. Non ero mai sazio di quel bacio perverso a tre. Le loro mani, mosse dall'identico impulso, scivolarono sul mio petto per poi scendere rapidamente. Sentii la cintura slacciarsi, dita femminili insinuarsi sotto la patta aperta, sotto i boxer, esplorando e tastando. Una testa bionda si abbassò, l’altra la seguì immediatamente. Con il cornuto a due metri da me, avevo le ragazze in ginocchio come due puttane. E come due puttane, perfettamente sincronizzate fra loro, si occupavano del mio cazzo come se fosse il centro del mondo. In quel momento quello ERA il centro del loro mondo. Si baciavano sul mio glande coprendolo di saliva, scendevano a turno verso le palle gonfie, si alternavano nel risucchiarlo profondamente, più profondamente possibile come ben sapevano mi piaceva. Le dominavo fisicamente mentalmente, mi muovevo ritmicamente in cerca di quel rumore gutturale, soffocato, che tanto mi eccita. E che tanto stava sconvolgendo il povero cuck. Stava assaporando la sua condizione, ma ben presto non resse la tensione e si allontanò dicendo che doveva lavorare nel suo ufficio. Come no? Avrebbe certo lavorato mentre sua moglie si prestava a un trio come l’ultima delle troie di strada! Più probabilmente si stava masturbando come un disperato Per qualche minuto fummo soli.

Ne approfittai per togliermi tutti i vestiti; le ragazze fecero lo stesso, a eccezione delle scarpe. Mi sdraia e le invitai a darsi ancora da fare. Ora le loro bocche passavano su ogni centimetro: labbra, collo, petto, cosce, ventre… e ancora lì sul totem di carne che svettava orgoglioso. Chiedi poi ad Amélie di occuparsi della nostra troietta. Erano già fradice entrambe. Senza esitazione la mia complice si tuffò fra le cosce di S. che le allargò senza indugio. Amélie, pur restando etero, aveva imparato a onorare il corpo femminile. A trarne eccitazione e piacere. La sua maestria non aveva uguali tanto con il cazzo quando con la figa. Vedevo la sua bocca guizzare. Il cornuto era tornato. Balbettò: “posso avere almeno un bacio da Amélie? “Non ci pensare neppure” ribattei perfido. “Adesso invece vedrai cosa ti darà lei”. Non le servivano ulteriori incoraggiamenti. La bacchetta fece capolino come per magia fra le sue mani. L’uomo sembrò quasi spaventato. Ma dovette bere l’amaro calice che si era lui stesso versato. I colpi, delicati seppur decisi, piovvero. “Girati!” ordinammo in coro. Eseguì goffamente e ben preso il suo culo fu segnato da sottili strisce rosse mentre squittiva.

Amélie ed io, coppia diabolica, ci accanimmo da un lato per umiliare lui e dall’altro per dare il massimo del piacere a lei. Dopo la lingua venne il nostro fidato Magic Wand, la Ferrari dei vibratori. Lei non ne aveva ancora mai avvertito il tocco. Sobbalzò e godette come una cagna. La larga superficie di gomma stimolava le labbra e il clitoride assieme. Le variazioni di velocità e la sapienza della mano di Amélie finirono di devastarla in orgasmi a lunghe ondate mentre ancora forzavo il cazzo nella sua bocca aperta per l’intenso piacere che stava provano. Non ci limitammo a questo. Amélie l’avrebbe scopata con naturalezza. Vidi lo strapon; una estremità sparì nella fessura fradicia della mia donna. Che usò l’altra esattamente come un uomo avrebbe usato il suo cazzo. Lo tenne in mano con aria di soddisfazione, lo strofinò lentamente lungo il clitoride della troia per infilarlo con decisione. Erano magnifiche queste due bionde una sull'altra. I loro seni nudi si toccavano. Una era sdraiata con le cosce aperte, l’altra la montava con forza dominandola.

Quando poi mi unii con decisione le ragazze erano talmente eccitate che non desideravano altro che un vero cazzo, caldo, a rimpiazzare quel silicone inerte. Non ebbi alcuna difficoltà a sbatterle. Entravo nel burro. Entrambe a quattro zampe come due cagne in calore, fianco a fianco, si offrivano a me. Ne abusai a lungo. Ne abusai colmando il mio desiderio di loro. Ne abusai afferrando i loro capelli. Ne abusai tenendo la mano premuta sulla nuca e obbligandole a inarcarsi senza fare storie. Improvvisamente il cornuto ebbe un soprassalto di audacia. Si avvicinò ad Amélie e le carezzò la schiena. Mal gliene incolse. Subito lei si voltò: malizia, divertimento e perversione brillavano di mille luci nei suoi occhi. La sua frase fu perfetta. Il suo tono fu perfetto. Il suo sguardo fu perfetto: “Ti stai comportando male mio caro, adesso sono obbligata a punirti!”. Più del relativo dolore che lui provò alle nuove bacchettate, fu il senso di sottomissione a mordergli il cuore profondamente. Il suo cazzo rimaneva teso. Non avrebbe avuto alcuna carezza; nessuna bocca lo avrebbe sollevato dal desiderio che premeva in lui. Non avrebbe goduto di quei corpi.

Anzi, era pronto per lo sfregio supremo. Credo che per un cornuto vedere la sua donna inculata dal bull sia davvero l’essenza suprema. Quale atto di possesso e profanazione può mai essere più intenso? Quale gesto lo può rendere maggiormente conscio della sua condizione di cornuto? Amélie fu perfetta ancora una volta. Gli ordinò di guardare bene, mentre lei divaricava le natiche della puttana. Il suo ano rosa e palpitante era esposta alla vista di tutti. Non perse un solo dettaglio di quelle penetrazione. Vide distintamente il momento il cui la cappella superava le deboli difese di S. Udì il suo primo gemito di dolore e piacere. Osservò l’inesorabile avanzata che stava dilatando il culo della sua adorata mogliettina. Quella mogliettina tanto perbene che ogni sera metteva a letto i bambini raccontando loro la fiaba della buonanotte. E che ora era protagonista di un racconto di ben altro genere. Non distolse gli occhi mentre il mio movimento diventava sempre più fluido e profondo. Sentivo lo sfintere della donna cedere sempre più. Amélie tornò a stuzzicarla con il Magic Wand, e la combinazione delle tue sensazioni, che mai la troia aveva provato, la sconvolse.

La sua trasformazione in cagna da monta era completa. Del tutto in nostra balia non invocava che piacere senza ritegno né vergogna alcuna. Il cornuto e il suo sguardo allucinato puntato su di lei moltiplicava certo il suo perverso godimento. Venne sfondata finché non ritenni giunto il momento di vuotarmi. Non certo nel preservativo; bensì nelle bocche della due donne, spalancate mentre in ginocchio ai miei piedi desideravano e attendevano avide quel cibo prelibato. Un cibo tiepido, biancastro. L’essenza del piacere del bull che, compiaciuto della superba mattinata trascorsa, riversò quegli schizzi sulle lingue che si baciavano mischiando sperma e saliva.
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