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Usata! (e abusata): il cuck guarda...


di Membro VIP di Annunci69.it LucasFromParis
25.02.2019    |    25.238    |    11 8.9
"Quella frase mi fece letteralmente impazzire..."
“L’unico consiglio che posso darti è di non concentrarti troppo su di lei le piace sentirsi usata”. Stavo discutendo in privato da qualche giorno con A. Fra noi la simpatia era sgorgata naturale e spontanea. Ero quello che cercava. Ne fui immediatamente certo e giorno dopo giorno stavo convincendo anche lui. L’ineluttabilità del passaggio successivo cresceva. Fino a diventare certezza. A era il ragazzo di M. A era un cuck. A era un uomo che godeva nel vedere la propria ragazza montata e usata. Parlai anche con M. Mi colpì la sicurezza della sua voce che contrastava curiosamente la sua giovane età. Così giovane, così perversa. Il gioco del cuck è un gioco sottile. Un gioco eminentemente psicologico. La complicità fra i maschi non è affatto scontata. Occorre conquistare la loro fiducia. Nel Mondo del Gioco purtroppo la correttezza non è la norma come dovrebbe essere. M e A ci raccontarono anche di uno sgradevolissimo episodio capitato loro in passato. Troppi imbecilli infestano il nostro ambiente. A però capì velocemente che ero un tipo a posto. Le frasi divennero più esplicite, fino al messaggio che ho riportato testualmente. Quella frase mi fece letteralmente impazzire. Esplicito. Crudo. Diretto. Sapevano ciò che volevano e lo dichiaravano senza remore. A dichiarò anche “sinceramente durante i giochi vi preferiremmo volgari…”. Io in generale detesto la volgarità, non amo la donna troppo sfacciata. Ne ho conosciute e onestamente non le trovo eccitanti: tutto troppo esibito, troppo scontato. La donna deve avere prima di tutto classe ed eleganza. E ciò che mi conquista è vederla perdere progressivamente la patina di classe, per scivolare lentamente verso la depravazione. Allora sì che diventare “volgari” trova il suo senso. La principessa si tramuta in cagna. Nello spazio e nel tempo del gioco lei desidera essere così. Sentirsi così. Essere trattata così. Nel gioco vale tutto; rimane una donna libera da rispettare (e ringraziare per le emozioni che ha condiviso con me). Non esistono, credo di averlo già detto, le “puttane”. Esistono le DONNE: libere di concedersi o meno. A CHI decidono loro. COME decidono loro. E QUANDO decidono loro. Noi uomini dobbiamo solo cogliere ciò che ci viene offerto. Noi uomini lo dobbiamo meritare.

Ero stato fortunato. Sfacciatamente fortunato. Questa bella coppia aveva preso contatto con me. Fortunato oppure bravo. Fortunato oppure il mio profilo era riuscito a trasmettere loro qualcosa. A incuriosirli. A dar loro voglia di scrivermi. Mi scrisse A, che stava preparando una “lista” di papabili, fra cui M avrebbe poi estratto il candidato vincente. Li convinsero, mi disse, le righe che dedico alle coppie cuck ed al mio modo di rapportarmi a loro. Il lato psicologico che cercavo di illustrare. M era una ragazza di una bellezza assoluta. Giovane, maledettamente giovane. Le poche foto mostravano un corpo magro e sodo. Quando mi diedero un contatto privato parlai con entrambi. Erano selettivi, molto selettivi come dimostravano i pochissimi feed ricevuti. Di certo erano richiestissimi. Lessi con attenzione il loro annuncio. Giocavano poco. Giocavano con pochi. Ma cercavano concretezza e idee. Non erano lì per perdere tempo, bensì per vivere realmente il loro lato segreto. Con lui trovai subito feeling e complicità. I ruoli furono immediatamente chiari: nel gioco sarei stato il bull e lui il cornuto. Ma fuori dal gioco massimo rispetto. Come davo per scontato. Come dovrebbe essere ma purtroppo non sempre è.

E lei… mi conquistò subito. Una vocina da brava bambina, insospettabile. Seria. Rigorosa. Educata. Irreprensibile. Eppure, la sentivo troia dentro. E quella troiaggine segreta sarebbe esplosa sotto la mia attenta regia. Chiesi loro di fidarsi di me, di un perfetto sconosciuto. Dissi loro che mi sentivo responsabile della perfetta riuscita della serata. Non mentivo; non erano vuote parole per convincerli. Quando gioco con altri, che siano i miei lupi, una coppia, una singola ho un solo desiderio: rendere la serata indimenticabile. Amo (forse è semplice vanità) l’idea che rientrino a casa felici. Ancora eccitati. Amo che siano felici e che non rimpiangano di aver scelto me in mezzo a mille proposte. Non importa se non li rivedrò più, quello dipende da tante cose. Ma cerco di dare il meglio di me stesso. Ogni volta. Perché se incontro io per primo devo essere convinto, motivato, eccitato.

M mi eccitava, mi motivava e mi convinceva molto. La richiesta era stata chiara. Desideravano trovare un mio complice, e un cameraman oltre a me. La raccomandazione era “no super dotati”. M era delicata. Trovai quello che cercavano; trovo sempre ciò che mi viene richiesto, come i Grandi Magazzini Harrod’s di Londra! Convocai due fra i miei compari più fidati. Gente che sapeva giocare con la testa e che mi avrebbe aiutato a creare quell'atmosfera speciale. A fare impazzire M. A far scoppiare il cervello di A. Con il cameraman ero stato sincero e onesto come sempre. Aveva un ruolo. Ma lui, grande cacciatore di A 69 confidava di combinare qualcosa, anche le generose dimensioni di cui la natura lo aveva abbondantemente fornito gli precludevano l’accesso ai delicati buchini di M. Come sempre mi informai in modo quasi pignolo. Meglio fare troppe domande che commettere sbagli quando si gioca. Limiti non ne furono posti. Creato il giusto feeling M si sarebbe concessa a noi interamente.

Arrivò il giorno, in un crescendo di eccitazione e desiderio che montava nelle teste di tutti. L’appuntamento era stato fissato molto tardi la sera. Il giorno dopo sarei arrivato al lavoro distrutto, ma ne valeva la pena. Ne ero certo. In queste situazioni c’è sempre l’inconfessato timore che qualcosa vada storto. Che ci sia un contrattempo. O che banalmente la coppia cambi idea come nel loro pieno diritto. Solo quando mi scrissero che erano partiti e che, il navigatore stimava il loro arrivo alle 23:45 mi rilassai con i miei amici, che erano nel frattempo arrivati. M gradiva birra di una particolare marca, e si incaricarono di portarla. In fondo stavo offrendo loro una situazione da sogno. Scherzando dissi loro che avrebbero potuto farmi una statua! Suonò infine, dopo un’attesa che parve interminabile, l’agognato citofono. “Quarto piano” dissi e i miei compari si nascosero in camera.

Tutto era stato accuratamente pianificato per permettere alla coppia di rilassarsi e sentirsi a proprio agio. I primi minuti sono quelli più importanti. Quelli da non fallire. La corrente passa o non passa. Non si possono commettere errori per superficialità o pressapochismo. Non bisogna cadere nel tranello di pensare “ormai è fatta”. Sulla lama del coltello, bisogna trasmettere le emozioni senza barare e senza equivoci. Ero emozionato mentre attendevo paziente l’ascensore, lo ammetto. L’esperienza non a tolto nulla al mio entusiasmo e alla mia freschezza. Alla mia voglia di vivere e mordere la mela. Non me ne vergogno, il cuore pompava nelle mie vene e mi faceva sentire vivo. Il momento supremo. Quando nulla è ancora accaduto. Apparvero. Lui con il suo largo sorriso, l’orecchino, vestito di nero. La mia attenzione si concentrò su di lei. Quando si tolse il cappotto apparve il tutto il suo splendore. Superava ogni mia più rosea aspettativa. L’abito la fasciava strettamente, generose aperture orizzontali lasciavano intravvedere il seno. Le gambe, lunghe e magre, erano esaltate dalle calze a rete. Avrei scoperto di lì a poco che non erano autoreggenti e perché. Il suo sguardo magnetico sosteneva il mio senza tradire imbarazzi. Pareva ancora più giovane di quanto fosse. E il rossetto accesso attirava irrimediabilmente il mio sguardo. Confermai la mia sensazione. Una brava bambina. Una bambina composta. Una bambina troia.

La invitai a sedersi al mio fianco, mentre A si sedette di fronte a noi. Le birre vennero aperte, la conversazione fluiva semplice. Era soprattutto A che parlava con me, era emozionato e neppure lui lo nascondeva. Attendeva quell'attimo eppure lo temeva. Si contorceva le mani mentre lei, elegante come una bambola di porcellana, non esprimeva ancora le sue emozioni. Si sarebbe detta di ghiaccio ma il mio fiuto avvertì il fuoco sotto la cenere. Pronto a divampare. Iniziai a carezzarle con fare noncurante la parte alta della schiena, lasciata nuda. Chissà se iniziò a bagnarsi in quel momento.

Lui sorrideva sempre nervosamente, i suoi occhi spalancati per non perdere un solo fotogramma. Presi con più decisione l’iniziativa. Era il mio ruolo. Lo sapevo giocare perfettamente. Mi colse la consueta sensazione di sapere esattamente cosa fare come farla. La certezza che non potevo sbagliare. L’istinto del Lupo mi guidava e mi arresi a lui. Le mie mani si insinuarono nel vestito a cercare il seno. La sua meravigliosa consistenza mi inebriò. Cercai i capezzoli con il polpastrello. Erano piccoli rosa come quelli di una ragazzina. La mia bocca risalì dal collo alle sue orecchie, fino alle sue labbra. Non resistette. Schiuse la bocca e si lasciò invadere dalla mia saliva. Rispose al bacio con una passione inaspettata. Uno sconosciuto la baciava e l’avrebbe montata…. Andai brevemente in camera. I miei amici fremevano e feci loro capire a cenni che la ragazza era straordinariamente bella. Tornai con il guinzaglio. Lei aprì docile le cosce. Mutandine brasiliane di pizzo erano indossate sopra i collant. La scostai per ammirarle la figa. Chiusa. Delicata. Appena la sfiorai sentii che era umida. La feci alzare e le misi il collare, simbolo di sottomissione. Era mia e l’avrei usata. Assieme al mio complice certo. Ma ero io in pieno controllo. Adoravo quella sensazione. Le misi il guinzaglio al collo. Sottomessa a un uomo più grande ed esperto. Sottomessa a un dominatore come lei e il suo compagno desideravano.

Non si oppose quando le sfilai il vestito, e neppure quando le sfilai le mutandine. Lo spettacolo era straordinario. Indossava solo i collant, attraversi i quali tutto era visibile, e le scarpe. La feci voltare con fermezza. Il culo era straordinario. Non solo era alto e sodo, ma aveva una caratteristica che da sempre mi rende pazzo. Le sue natiche non erano posate una contro l’altra, bensì leggermente divaricate. Anche in piedi, il suo ano era ben visibile. Sarebbe stato mio.

Ad un mio cenno i compari apparvero a sorpresa. Non ne potevano più. Lessi nei loro occhi la stessa estasi che avevo provato poco prima. La sensualità della ragazza dominava la stanza. L’aria stessa vibrava. Si avvicinarono la stringemmo da ogni lato, come una preda in trappola. Come un cerbiatto in mezzo ai lupi. I suoi occhi divennero torbidi di lussuria. La partita era vinta. L’avremmo montata come una cagna. Era li per quello. Il suo ragazzo l’aveva fatta vestire come una puttana per noi. Era per noi che si era truccata e profumata. Era per noi che la sua figa era perfettamente liscia. Per noi. E per me in primis. La baciammo tutti a più riprese, le nostre mani scorrevano liberamente sul suo corpo nudo. Risuonò il mio ordine: “a quattro zampe!”. Mi segui docile tirata dal guinzaglio. La sua sottomissione era assoluta. Il mio complice S si affrettò a sdraiarsi sul letto ed estrarre il cazzo mentre F riprendeva tutta la scena. Mi si presentò uno spettacolo emozionante. M era a quattro zampe sul letto. La tua testa oscillava ingoiando il cazzo che le era stato presentato. I suoi fianchi erano inarcati. Vedevo ano e figa. Esposti eppure protetti da quelle maglie nere. Vissi uno degli attimi più erotici che ricordi. Afferrai con entrambe le mani le maglie e le strappai. Uno squarcio secco e brutale. In un istante ebbi libero accesso ai buchi della troia. Erano miei. Potevo farne ciò che desideravo. Fu magia pura, il momento per me culminante dell’intera serata. Lo ricorderò per sempre.

Avvicinai golosamente la bocca…la mia lingua iniziò a saettare ovunque. La mia saliva calda le invadeva i buchi. Iniziava a gemere. I nostri incitamenti divennero sempre più crudi ed espliciti. “Guarda la tua troia come gode” dicevamo di continuo ad A. Venne obbligata dire a lui “ti amo” mentre si ingozzava di cazzo. Quando mi presi la sua bocca non fui né gentile né educato. Prima la lasciai libera di esprimere la sua maestria. Era una succhiacazzi di primo livello. Presto le afferrai la testa e la obbligai a ingoiare tutto, fino a soffocare. Fino alle lacrime. Rumori gutturali e colpi di tosse si susseguivano mentre, ormai senza controllo, sbavava copiosamente. Era così bella che decisi di farmela salire sopra per iniziare. “Guarda bene la tua donna che si impala, cornuto”, gli dissi. Se lo infilò ed entrai come nel burro; subito iniziò a dimenarsi sinuosa. Cambiava ritmo e angolazione per goderlo bene. Fu il turno di S. La possedemmo in molti modi. La stavamo letteralmente spaccando. Il cameraman non ce la faceva più e anche lui estrasse il cazzo nodoso per ficcarglielo in bocca. Eravamo perfettamente affiatati e ci incitavamo a vicenda senza volerci imporre. La facemmo godere a lungo con il re dei vibratori, il Magic Wand. Lei gemeva e si inarcava. Era sempre più eccitata. Dopo una meritata pausa venne il momento dei giochi seri. Desideravo quel buco segreto e proibito, nel quando avevamo già messo le nostre bocche e le nostre dita. Era il momento di farsi aprire il buco le culo, come le annunciai in modo crudo. Avvertii la sua resistenza iniziale cedere. Non volevo farle male gratuitamente e fui delicato. Un centimetro alla volta avanzai nel suo ano, fino ai coglioni. Mi mossi piano… poi sempre più veloce. Ormai come le dicemmo “aveva il culo rotto”. E dovette dirlo al suo ragazzo. Il momento topico su quando la prendemmo in tre. S si sdraiò. Lei gli montò sopra impalandosi per l’ennesima volta. Lui la obbligò ad abbassarsi verso si lui e le divaricò le chiappe brutalmente. Il buco era già aperto e occhieggiava voglioso. Non ebbi alcuna difficoltà a invadere il suo ano già arrossato e rotto. Era diventata un oggetto di lussuria. Apparentemente stava subendo un duro trattamento ma tutti sapevamo che dietro le apparenze era lei la regina. Non aveva altro che ciò che desiderava. Ciò che desiderava il piccolo cornuto. Ci muovemmo a lungo in lei, sempre più forte. I suoi gemiti vennero soffocati dal cazzo del cameraman.

I miei amici avrebbero proseguito tutta la notte. Eravamo tutti in grado di controllarci all'infinito e lei era magnifica con il trucco slavato e il rossetto sbiadito. Ma mi accorsi che era stanca. Aprì la bocca…e si prese lunghi schizzi sulle labbra e la lingua. A la incitava a non ingoiare, quindi la vedevamo sputare fare colare lo sperma sul mento, sul collo. Tutto si placò, come un urgano tropicale che lascia il posto al sole. La guardai con occhi ridivenuti gentili, come nella mia natura, e le chiesi: “tutto bene piccola?”. Annuì, troppo sconvolta anche solo per parlare. Portai la carta la pulimmo delicatamente e rispettosamente. Così doveva essere. Così fu. Rispetto e passione. Luce ed ombra.
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