Prime Esperienze
Alla Fine lo Son Tutte...


07.02.2025 |
10.221 |
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"“Beh sei tornata per questo?” le fa Camilla arrossendo..."
Camilla, 20 anni, come ogni mattina pedala fischiettando lungo la stradina sterrata che dal suo casolare di campagna la conduce alla strada principale. Ha una minigonna striminzita e una canottiera attillata che allietano la vista dei braccianti, per lo più stranieri e africani, già affaticati nei campi. I loro sguardi sono assuefatti dalle rotondità dell’enorme seno e dalle mutandine bianche che coprono a malapena una folta peluria nera tanto da provocare giornalmente un chiacchierio di sottofondo condito da volgarità e alcuni fischi. Lei non se ne cura e masticando il gambo di una margherita affretta la pedalata.Fa la barista nel piccolo bar del paese. Un luogo di altra epoca, con quattro tavolini all’interno e altrettanti all’esterno, sedie scassate e posaceneri con marche di superalcolici ripieni di mozziconi.
I clienti abituali sono semplici da intuire, pensionati e gente del loco che chiacchera, gioca a carte oppure vede le partite in tv. Tra gli avventori affezionati ci sono le signore anziane che dilapidano al gioco del lotto la loro pensione e quella del marito defunto oppure i fanatici dei gratta e vinci o, ancora, gli speranzosi del superenalotto, mentre sono scomparsi quelli che discutevano sull’”1, X, 2” per compilare le schedine del Totocalcio.
La modernità, in compenso, ha garantito un separé di (finta) privacy a coloro che intendono sputtanarsi gli spiccioli nelle due slot succhia soldi. Il rumore ridondante e assordante del “tin, tin, tin”, purtroppo alla lunga stanca, cosicché si è optato per avere musica a volume medio alto nel locale.
L’abbigliamento succinto della ragazza funge, inoltre, da calamita per i segaioli e bavosi del posto, che si piazzano al bancone per molestarla con parole sdolcinate o battute idiote confessando il loro amore e chiedendole di sposarla.
Camilla ammicca ma non è scema. Cerca quello con la grana, poiché conosce il valore del suo bel corpo e quello della sua preziosa fichetta, al che non intende minimamente concedersi a quei bifolchi sfigati.
Ogni tanto si masturba in casa con oggetti che assomigliano ad un pene finto o con il pomo tondo di legno all’angolo del letto, dal momento che non vuole immischiarsi in gossip deprimenti da paesotto, né spargere la voce che sia una puttanella facile.
I vecchi, ad ogni modo, sono quelli più sporcaccioni nei commenti. Lei sorride e si lascia scivolare via tutto, autorizzando saltuariamente qualche mano morta sulle gambe o sul culo. Li conquista così, ritenendoli innocui e con i cazzi mosci perenni, per ricevere copiose mance che si intasca all’insaputa dei padroni del bar.
Verso metà mattina, la quiete monotona viene disturbata dall’assordante rombo di una rossa fiammante Lamborghini Huracan. Tutti sono curiosi di capire chi sia che si può permettere un’auto del genere, compresa Camilla che si affaccia all’uscio per curiosare.
La portiera si apre e scende una sventola di almeno un metro e ottanta, tacco 12, occhiali da sole rettangolari. Si guarda attorno e punta il bar. A pochi metri dalla porta, toglie gli occhiali e sorride alla barista.
Camilla si desta riconoscendo immediatamente la visitatrice.
È Sonia, una sua pari età e compagna di classe alle elementari e medie. Le strade poi si sono divise. Camilla ha optato per l’alberghiero nel paesino a fianco, senza alcuna velleità di diventare qualcuna, solo per avere un diploma in tasca, mentre Sonia si è trasferita in città dove ha frequentato il liceo classico con ottimi risultati.
Carina, minuta con tettine piccole e fisico perfetto, gran scopatrice in cambio di piccoli regalini. Una troia fin da giovincella.
“Oh, guarda chi si vede. Sonia, tesoro, come stai?”.
Un intenso profumo le invade le narici quando la bacia sulle guance e la abbraccia in maniera affettuosa.
“Ciao Cami. Benissimo, E tu? Non sei stufa di questo posto dimenticato da Dio?” risponde con uno sguardo disgustato verso la platea che li contorna.
“Cosa vuoi, ci sono affezionata. Il lavoro mi piace, un po' meno i clienti, ma ci si abitua. E tu? Che fai ora?”.
“Andiamo dentro che ti spiego. Preparami subito un cappuccino dei tuoi, che sei bravissima, lo so. Intano vado a fare la pipì”.
Dopo un minuto Camilla sente la voce dell’amica.
“Cami. Non c’è carta igienica, che faccio?”
“Uff.. scusami, arrivo. Pensavo di averla messa ieri”.
Si affretta a recuperare dal magazzino un paio di rotoli. Quando bussa alla porta del bagno, questa si apre e compare la figura di Sonia a gambe aperte che si sta menando la passera con un dito e strizzando un capezzolino con l’altra.
“Ma che fai? Sei matta? Che vuol dire?”
“Dai santarellina, non ricordi come abbiamo perso la semiverginità? Sei tu che mi hai leccato questa per prima ed anche infilato su ben tre dita”.
“Ehm…si, ma eravamo ragazzine curiose e pazzerelle, ora è passato. Io non sono più stata con una donna da allora”.
“Oh dai Cami, non far storie. Vieni qua e fammi succhiare le tue mammellone gonfie mentre mi tocco…mmm… da quanto è che non scopi? Saranno mesi. Dai che ti faccio venire”.
La situazione è troppo morbosa ed ha voglia, per cui dopo un attimo di esitazione le risponde.
“Oh, beh, effettivamente è un bel po' che qualcuno non mi monta. E tu sei sempre bella, troppo bella”.
Così dicendo si accuccia tra le sue cosce e inizia a leccare quel fiore profumato e glabro. In lei si risvegliano istinti assopiti, una scarica l’attraversa fino al suo sesso che pian piano si inizia a bagnare. Le narici e la bocca si impregnano di umori mentre la lingua fruga nell’antro del piacere, mordicchiando il grilletto esposto e turgido. Sonia geme e si dimena accarezzandole i capelli, poi l’allontana, la fa rialzare e le cala le mutandine alzandole la gonnellina.
“Oh Cami, sempre la solita trasandata. Guarda che bosco che ricopre il tuo fiore, avresti bisogno di una bella sfoltita. Fammelo annusare…mmm. Buono, odore di campagna, odore vero di fica…mmm”.
La lecca con ardore, tanto da farla sussultare e gridare. Alle leccate si aggiunge un dito birichino, poi due. Ora il piacere cola nella bocca e lungo le gambe, è un orgasmo in piena regola che invade il corpo di Camilla.
“Oh, mmm quanto mi mancava la tua fica, amore. Ora però voglio godere, fammi succhiare le tue mammelle…mmmm”.
Addenta i capezzoloni e mordicchia tutta la superficie delle enormi tette, toccandosi con foga il clitoride fino a raggiungere pure lei il Paradiso.
Ad un tratto però una voce maschile interrompe l’atmosfera.
“Camilla ci sei? Sono dieci minuti che aspetto un caffè, dove sei?”
“Oh cazz…devo andare”.
Si tira già la gonna e si sistema il reggiseno, quindi torna in sala.
Sonia ne approfitta per raccogliere le mutandine che ha lasciato sul pavimento e annusarle, prima di rilasciare una zampillata di caldo piscio nel water.
Passano altri cinque minuti e l’amica riappare.
“Beh sei tornata per questo?” le fa Camilla arrossendo.
“No, tesoro, sono venuta a proporti un lavoro e portarti via da questo mortorio”.
“Veramente? E di che si tratta?”.
“Di diventare mia socia…”.
“Eh…quale sarebbe il lavoro?”.
“La puttana”.
Silenzio di tomba.
“La che? La Puttana? Ma sei fuori?”.
“Cami, ascoltami. La vedi la meraviglia là fuori parcheggiata? L’ho comprata dando via la fica. Scarpe e vestiti da oltre mille euro li ho comprati dando via la fica. L’attico in cui abito, l’ho comprato dando via la fica. Semplice. Dai via la fica a pagamento, ti prendi quello che vuoi”.
“Ma sei uscita pazza, non sono una puttana e non mollo la mia passera a chiunque. Aspetto quello ricco giusto, non ho fretta”.
“Cami, non dire cazzate!”.
Sorseggia il cappuccino e poi riprende.
“Io ci vado a letto con quelli ricchi, solo che non voglio né sposarmeli, né tenermeli come compagni fissi. Voglio i loro soldi”.
“I soldi non sono tutto. Ci sono altri valori. La dignità, il buon nome e la famiglia”.
“Cami, fottitene dei cliché convenzionali. Se molli la fica, non pensi più a quello. Sei tu che decidi con chi e quando. Soprattutto decidi il prezzo. Ad esempio, per una sveltina come quella che abbiamo appena fatto… e i clienti sono anche donne… avrei guadagnato dai 300 agli 800 euro come ridere”.
“Dav…davvero?”.
“Aspetta! Guardami con quei due pensionati seduti fuori, quando ci scommetti che gli faccio una sega a testa e mi porto a casa 100 euro? Attenzione, però. Prezzo stracciato solo perché sono grezzi contadini, altrimenti me ne farei dare molti di più”.
“No dai, son sposati da una vita, li conosco bene. Luciano e Antonio sono bravi mariti e padri. Non ci staranno mai. Ad ogni modo accetto la scommessa”.
Stretta di mano.
Due parole ed un sorriso da troia bastano per sedersi a loro tavolo.
Passano dieci minuti in cui i tre chiacchierano ridendo e bevendo spritz. Poi improvvisamente gli uomini si alzano e vanno in bagno. Sonia li segue poco dopo facendo l’occhiolino all’amica.
Lei resta esterrefatta.
Nel bagno con i piselli già al vento i due attendono che le manine curate si prendano cure degli arnesi. Sonia, da puttana navigata, sputa sopra i palmi e comincia a lisciare canna e cappella. Sono due cazzi diversi, non troppo lunghi né grossi. Quello di Luciano è un po' storto, mentre Antonio vanterà appena tredici, quattordici centimetri di nerchia dritta.
Lo sa bene lei, che ne ha visti moltissimi di uccelli. Quelli che hanno grossi calibri son pochi, la maggior parte sono modesti. Li massaggia e li mena guadando fissa negli occhi gli arrapati, che sono eccitatissimi. Ed infatti, bastano due minuti per veder schizzare il loro liquido seminale sulle sue mani quasi in contemporanea. Insiste nella sega finché non si sentono appagati, poi si lava e pretende i soldi.
I due escono a testa bassa e se ne vanno lasciando ben cinque euro di più come saldo delle loro consumazioni, mentre Sonia torna trionfante con due banconote da 50 euro in mano.
Le sventola sotto il naso di Camilla.
“Visto? Tutti porci, tutti vogliosi di godere”.
Con un gesto repentino estrae il cellulare per guardare l’ora.
“Ora vado. Alle tre nel pomeriggio ho la visita di un banchiere. Sai viene sempre in tuta. Racconta alla moglie che va a giocare a tennis”. Ride.
“Fammi sapere Cami, il mio numero lo hai. Soldi facili. Questi te li lascio per il disturbo e la prestazione”. Le schiocca un bacio sulla bocca con la lingua ed esce.
Camilla osserva i due pezzi da cinquanta sul bancone ancora frastornata.
Al rientro in bicicletta ripensa a quanto accaduto, non se ne capacita.
“Possibile che sti uomini siano tutti così maiali? Io che sogno il principe azzurro, l’uomo elegante, gentile, onesto, fedele. Ma esisterà, poi?”.
E poi sposta i pensieri sulla parte più turpe.
“Una sega 50 euro? Ho uno stipendio di poco più di mille euro al mese e questa guadagna in pochi minuti quello che prendo io in due giorni, ma ti pare?”
Sente un fischio provenire dai campi.
Si gira e vede che ci sono ancora tre braccianti di colore che lavorano. Probabile che il suo passaggio li abbia distratti. Li saluta con la mano sorridendogli. Poi le balena un’idea malsana per la testa. Frena di colpo e torna indietro.
“Ciao bei maschioni. Quando avete in tasca?”
Quelli la osservano curiosi e stupiti.
“Che vuol dire? Vuoi fare rapina? Noi poveri”.
“Ma no, ma no, però, voi fischiate me ogni giorno, volete mia fica, vero?”
Si alza la gonnellina, sapendo che le mutande se le è portate via l’amica. Lascia che i libidinosi la osservino bene.
“Voi volete questa, si? Allora pagate me. Prezzo buono per stasera”.
I tre si guardano e infilano le mani nelle tasche, da cui estraggono in totale 120 euro.
“Questi pochi, ma prima volta, special price”.
Annuiscono e indicano un ricovero attrezzi ad un centinaio di metri.
Appena entrati, i braccianti si denudano liberando i loro uccelloni. Sono eccitati per cui le mazze si induriscono in breve e puntano dritte nel triangolo magico.
Camilla è appoggiata al una colonna con le mammelle a penzoloni. Si tocca con fare sinuoso le parti intime per far alzare la pressione e depravazione. Sculetta davanti a loro e giochicchia con i tronchi color ebano. Qualche lisciata di cappella, alcuni baci sul glande, poi torna lasciva al pilastro e attende di essere violata.
“Prima uno me la lecchi per bagnarla”.
Il più giovane, un ragazzino probabilmente suo coetaneo, la slinguazzza con foga facendola gemere. Ci sa fare, sente la sua lingua dentro di lei e lungo la fessurina. Le morde anche il clitoride aumentando i decibel del godimento. Lo trattiene per i capelli tra le sue cosce premendogli la fregna sul viso. Fissa negli occhi gli altri due che si stanno menando a più non posso.
“Mmmm, lecca dai…così… mmm. Ora scopatemi, ho voglia! Ma non venitemi dentro. Chiaro?”.
Il ragazzo con la faccia fradicia di umori è in completa estasi, ma viene spintonato dal più anziano del gruppetto che, con la bava alla bocca, si avventa sulla ragazza girandola e costringendola a posizionarsi a novanta gradi.
Avrà oltre cinquant’anni. La nerchia è piena di nervi e ingrossata. L’ingresso da dietro le procura dolore non essendo abituata a quelle dimensioni, ma resiste nonostante i colpi eccessivi e forti.
L’uomo blatera parole sconce nella sua lingua con inframmezzi di “Oh, mmm…Putana bianca prendi…mmm” oltre a trapanarla con estrema forza sino alla schizzata.
Camilla tenta di divincolarsi per non farsi venire dentro, ma è inutile, ormai il seme ha inondato il suo utero.
“Ho detto no dentr...”
Non fa tempo a terminare la frase che la avvinghia per i fianchi l’altro bracciante. È infoiato, lo si nota da come si menava la fava alla velocità della luce guardando la scena. Grugnisce e sbava mentre la fotte sempre a pecorina. Le rifila anche qualche ceffone sul culo, facendola gemere.
Dall’aumento del respiro sente che pure lui è pronto a sborrare. Tenta di estrarre il cazzo ma senza successo, una nuova colata di sperma si insinua in lei.
Tocca al ragazzo, che prima si sollazza con i meloni e poi stantuffa che è una meraviglia. La martella leccandole le tette con bramosità.
Camilla è stremata, spera che si svuoti in fretta. Eccolo sente il rantolo, ma ormai nulla oppone alla terza fontanella bianca. Si sente gonfia e appagata, lungo le gambe le cola di tutto.
Li saluta e dolorante risale in sella verso casa. I tre la salutano allegramente accompagnandola e spingendole la bici per aiutarla.
Passano due settimane.
Sonia si sta truccando per l’ennesimo porco da soddisfare, quando sente il campanello suonare.
Con le tettine al vento e un tanga azzurrino guarda dallo spioncino. Le viene quasi un colpo, quando vede una sorridente Camilla attendere di essere ricevuta.
Apre la porta.
Le due si abbracciano e si baciano con passione in bocca intrecciando le lingue.
“Cosa ci fai qui?”
“La Puttana, tesoro. La puttana ed ho voglia di iniziare subito a far soldi a palate!”
Lei la osserva stupita, quindi la trascina dentro per un braccio.
“Oh cara…vieni che ti preparo io come si deve. Diventerai una puttana di gran classe, vedrai!”
La porta si chiude…
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Vi invitiamo comunque a segnalarci i racconti che pensate non debbano essere pubblicati, sarà nostra premura riesaminare questo racconto.
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