Prime Esperienze

Brasa scoerta


di Honeymark
17.04.2017    |    22.448    |    6 9.7
"- Ci hanno provato un paio di volte, – disse stando sempre giù con la testa..."
Brasa scoerta
1.



Era da qualche tempo che andavo da solo al supermercato di Lorenza, perché mia moglie sta preferendo andare da un’altra parte. E io acquisto solo cose ingombranti o pesanti, come l’acqua minerale e il vino, e quanto serve alla mia gatta.
Arrivo alla cassa l’antivigilia di Natale.
- Ciao Lorenza, – le dico scherzando mentre passa la roba sul lettore. – Ti sei confessata per fare la comunione a Natale?
- E confessare cosa? – Risponde avvilita. – Purtroppo non ho proprio niente da confessare…
- Wow… – Dico sorridendo. – Allora dobbiamo proprio darci da fare.
- Puoi dirlo. – Commenta, sorridendo anche lei. – Quando mi porti a provare il nuovo ristorante che dicevamo?
Mi aveva chiesto se poteva accompagnarmi a una cena in un nuovo locale per scrivere una recensione sul come si mangia. È un servizio che faccio spesso e volentieri. E a lei piaceva l’idea di non pagare e anzi di poter esprimere il suo severo giudizio.
Avevo chiesto a mia moglie cosa ne pensasse e lei mi aveva detto che lo riteneva inopportuno.
- Portala lì a cena e basta, piuttosto. – Mi aveva suggerito. – Non mi va che si senta autorizzata a esprimere il suo parere sul nostro giornale. Il titolare del ristorante ha diritto ad avere la solita troupe che va a fare questi servizi di culinaria.

- Andiamo giovedì? – Le dissi la volta dopo.
- Al ristorante?
- Sì.
- Meglio mercoledì, che il supermercato rimane chiuso il pomeriggio. Ho tempo di prepararmi.
- D’accordo. – Dissi.
- A proposito, come devo vestirmi?
Domanda interessante. L’avevo vista sempre in blue jeans.
- Mettiti una gonna.
- D’accordo.
- Hai autoreggenti? – Le chiedo poi.
- No, non le compera nessuno qui da noi.
- No, domandavo se TU hai autoreggenti da mettere.
- Io? E perché mai?
- Per darti un tocco di femminilità.
Rimase un po’ avvilita dall’osservazione. Praticamente le avevo detto che aveva bisogno di darsi una mossa.
- D’accordo, – disse umilmente in conclusione.
- Dove vengo a prenderti?
- Passi a prendermi?
- Che scoperte! Cosa pensavi, che ci dessimo appuntamento al ristorante?
- No, cosa hai capito…! Di solito… Beh, abito in via Taramelli, 15. Dammi un colpo quando arrivi, che scendo.
Mi diede il suo cellulare.

Il mercoledì passai a prenderla alle 20. Scese di corsa. Indossava una gonna, elegante forse ma un po’ troppo lunga. Glielo avrei detto dopo.
La baciai sulla guancia.
- Ben arrivata! – Le dissi.
- Sei gentile.
Arrivati al ristorante ci diedero il tavolo che ci avevano riservato.
- Esci spesso a cena con le amiche? – Mi domandò, dopo che ci sistemammo.
- Tutti i mercoledì – Risposi. – O quasi. A volte sorgono problemi e…
- A me hai chiesto se ero libera giovedì. C’era qualcun’altra?
- No, – sorrisi. – Avevo pensato che nel giorno libero avessi già degli impegni.
- Eh magari…! Da quando il supermercato fa orario continuato non frequento più neanche le amiche.
- E gli amici?
- E tu, cambi ogni volta la compagnia? – Disse eludendo la domanda.
- Esco con chi può uscire. – Risposi, eludendo anch’io la risposta.
- Scusa, ma tua moglie non dice nulla? Fai tutto così alla luce del sole?
- Non faccio proprio niente, – risposi. – Mia moglie mi lascia uscire una volta in settimana con una donna per due ragioni. La prima è che a passare una serata con una donna miglioro sempre. La seconda è che in questa maniera mi controlla perché non mento mai.
- Ma non le scopi le ragazze con cui esci?
- Solo se me lo chiedono. – Risposi, fingendo una certa tristezza. – Questi sono gli accordi con mia moglie…
- Una donna furba. – Commentò, quasi tra sé e sé. – E cosa puoi fare se non le porti a letto?
- Ammesso che ci stiano, le accarezzo, le bacio, ci gioco… Ci sono mille modi per divertirsi in due.
- E qualcuna ti ha chiesto di scopare?
- Sì, finora un centinaio.
Rimase a bocca aperta e per un attimo temetti che volesse alzarsi e andar via.
- Ma in dieci anni, – la rassicurai.
Sentii che in quel momento mi odiava.
- Non preoccuparti, – aggiunsi. – Non farò nulla con te.
Stavolta l’avevo toccata sul vivo.
- Questo è certo, – disse. – Ma cos’è che ho che non ti va?
- Scherzi? Mi piaci moltissimo, ma sono vecchio e so di essere fuori di ogni tentazione.
Cambiò completamente atteggiamento.
- Non sei vecchio e non sei fuori di ogni tentazione. – Disse, facendosi più intima. – Ma se questo ti consente di essere sincero con me, dimmi cos’è che ti ha spinto a invitarmi a cena. Anzi, dimmi cosa ho di bello e cosa ho che non va.
- Beh… – Risposi per guadagnare un po’ di tempo. – Non è così facile capire il perché, ma mi hai intrigato subito. Sembri una «gatta morta», una «brasa scoerta».
- Valà?
- Vedo che hai capito. Sembri una ragazza senza vizi né voglie, ma trapela qualche segnale che fa pensare che a letto faresti fuoco e fiamme.
- L’idea mi piace, – disse sorridendo. – In realtà non faccio niente per essere o non essere così. Probabilmente ho il lavoro che mi uccide e il tempo libero che protesta.
- A letto faresti cose turche, sì? – Sorrisi malizioso.
- Cos’è che ti attira di me?
- A parte il culo? – Domandai. – Perché sarebbe è un po’ scontato…
- No, – protestò – è già qualcosa!
- Beh, mi piacerebbe mordertelo.
- Wow… Poi?
- Ho almeno tre modi particolari in cui vorrei montarti.
- Cioè vorresti mettermelo in bocca, nel culo e in figa? – Disse volutamente sboccata. – Nell’ordine, ovviamente… he he
- Beh, sì, – ribattei. – Però non in quell’ordine… he he.
Sorrise anche lei. Stavamo affiatandoci.
- Mi riferivo a tre modi di scoparti, in una gamma di dieci.
- Ho paura di essermi messa in un vicolo cieco.
- D’accordo, – dissi. – Mangiamo e riprendiamo dopo il discorso.

- Volevo dire – cominciai a dire dopo la prima portata, – che alla mia età non mi spoglio più volentieri. Preferisco spogliare la donna e farla venire in uno dei miei trucchi fantastici.
- Per esempio?
- Mani, carezze, palpeggi, bocca, massaggi, giochetti, sculacciate…
- Ti piace sculacciare?
- Sì, molto.
Non commentò.
- Anch’io preferisco spogliare l’uomo e restare vestita, – disse dopo un po’.
- Non credo che ti lascino vestita… ha ha!
- No, – rispose neutra. – Ma è da tempo che non faccio sesso e al momento vorrei spogliare l’uomo e… farlo venire con mille trucchi.
- Per esempio?
- Mani, carezze, palpeggi, massaggi, giochetti, bocca…
- Ti piace fare i pompini?
Attese un attimo a rispondere.
- Sì, molto. – Disse alla fine.
- Possiamo fare una prova?
- Stasera no di certo, La prima sera mai, me lo ha insegnato mia madre.
- Contrariamente alla mia che diceva «ogni lasciata è persa»… he he
- Ma se mi inviti ancora, si può fare qualche puntatina…
- Ti fidi di me?
- Assolutamente.
- Ti ringrazio.

Quando uscimmo dal locale e entrammo in auto, le chiesi se non potevo avere un piccolo anticipo…
- Non mi hai chiesto se porto le autoreggenti.
- Giusto! – Risposi entusiasta. – Indossi le autoreggenti?
- Ti faccio controllare dopo, prima di scendere a casa mia.

Arrivati sotto casa sua, mi misi in un posto lontano dal lampione e spensi il motore.
- Ti metti in ginocchio sul sedile, per favore? – Le chiesi.
Ebbe qualche attimo di indecisione perché non aveva capito bene cosa doveva fare. Poi si girò e si inginocchiò come le avevo detto di fare,
- Brava, – dissi affettuosamente. – Adesso vieni tra le mie braccia.
Si avvicinò, anche se il cambio delle marce stava in mezzo.
La presi tra le braccia e l’aiutai a mettersi comoda. Poi portai la mano sotto la gonna e risalii la coscia fino a raggiungere la parte senza calze. Sentii un certo calore invadere l’uccello e indugiai sul piacere che la pelle liscia mi dava. Arrivai alla base del culo e sentii le piacevole curva del culo. Sembrava nuda, cioè non trovavo le mutandine. Poi capii.
- Ehi, indossi un tanghino!
Annuì sul mio petto.
- Chi mi ha venduto le autoreggenti mi ha chiesto se avevo le mutandine giuste. – Spiegò, come per giustificarsi. – Mi ha detto che le autoreggenti con un paio di mutandine normali fanno ridere e allora mi ha venduto il tanghino. Ti dà fastidio?
- Al contrario, – dissi soddisfatto. – Hai il più bel culo del mondo!
Cominciai ad accarezzare la parte che piace più a me, la rotondità che prende corpo dalla piegolina di base. Poi le due natiche per sentire il solco, dove avevo sentito in tanghino. La prima volta che palpo il culo ignudo di una donna cerco di ricostruire quello che mi ha intrigato di più vedendola vestita. Di lei volevo proprio sentire il passaggio dalla coscia alla natica.
Lei era piuttosto tesa, Non collaborava, ma non aveva irrigidito i glutei. Si lasciava accarezzare senza lasciarmi capire cosa le piacesse di più, ammesso che la cosa le piacesse. Però si stringeva forte a me.
- Un giorno ti studio il culo e di dico come lo trovo. – Le dissi. – Lo guardo bene, lo palpo, lo pizzico, lo mordo… Lo sculaccio.
- Ti piacerebbe sculacciarlo? – Le riuscì dire di nuovo.
- Da matti.
- La prossima volta che mi porti a cena, OK?
- Fantastico! – Dissi.
Si dileguò uscendo dall’auto e scappò in casa.


Brasa scoerta
2.



Passai più volte dal suo supermercato, ma non accennammo nulla finché non le chiesi se il prossimo mercoledì era disposta a venire nuovamente a cena con me. Lei accettò e passai a prenderla.
La portai nello stesso locale, dove avevo prenotato.
- Ho preso informazioni su di te, – mi disse mentre sorseggiavamo del vino bianco.
- Sei impazzita?
- No, tra amiche si fa. Ho detto che sei bello e ho chiesto chi sei.
- Mhhh. E cosa hai scoperto?
- Anzitutto che è vero che ti sei scopato un centinaio di donne negli ultimi 20 anni.
- Te l’avevo detto.
- Sì, ma non avevi detto che nei primi venti ne avevi scopate altrettante!
- Non so come hai fatto a saperlo, – commentai. – Ma la cosa di dà fastidio?
- A dir la verità non mi piace l’idea di diventare la numero 201… – Disse con una certa ironia. – E tua moglie non si è mai accorta di niente?
Non risposi.
- Però devo aggiungere che nessuna si è lamentata di te…
- Meno male…
- Però sei un maiale, – Continuò. – Almeno in quattro casi ti sei fatto la madre e la figlia…
- Ma non insieme! – Protestai.
- No, però non ti dispiace per niente andare a letto con due donne…
- Vero. Ma cosa ci trovi di male?
- Alcune amiche mie mi hanno addirittura consigliato di venire a letto con te.
- Wow…! Dunque non parlano solo male…
- Però corre voce che tu sia anche l’amante di un paio di coppie.
- Spiegati meglio.
- Non so se sia vero, ma dicono che tu vada a letto con marito e moglie. Insieme.
- Non confermo e non smentisco le malelingue, – dissi.
- E hai predilezione per il sadomaso.
- Ho la predilezione per tutto quello che piace alle mie amiche. – Precisai. – A me eccita fare felici le mie amiche.
- Forse è per questo che nessuna si è lamentata di te. – Ammise per la prima volta.
Non commentai.
- Comunque tutte concordano che hai un vizietto… he he
- Ossignore, e quale sarebbe?
- Hai una particolare predilezione per metterlo nel culo.
- Ma chi è che mette in giro queste chiacchiere?
- Le donne con cui sei stato, – Sorrise. – Alcune parlano un po’ troppo.
- Io sono riservatissimo.
- Tu sì.
- Senti, Lorenza, dopo questa premessa, cosa devo aspettarmi da te?
- Ho una richiesta precisa da farti.
- Dimmela.
- A sentire cosa mi hanno detto di te, mi è venuta voglia di fare uno scambio.
- Sentiamolo.
- Io mi metto a tua completa disposizione, – disse con fare sornione. – Puoi fare di me tutto quello che vuoi. Puoi anche mettermelo nel culo, a me non dispiace. Anzi.
- Ostia…! E in cambio di cosa?
- In cambio voglio che mi fai diventare una donna di classe.
Ci servirono da mangiare, così abbi il tempo di pensare. Quando se ne andarono, riprese l’argomento.
- Allora ci stai? – Mi domandò. Mi pare un’offerta interessante, no?
- Beh, comincia con lo stare a tavola in maniera educata e non parlare con la bocca piena.
Rimase senza parole, stupita per la mia osservazione. Poi sorrise.
- Sì, – disse. – Perché no? Devo imparare anche questo – Sono così volgare?
- No, piuttosto direi grossolana.
- Cosa?
- Non allarmarti, si tratta di farci l’abitudine. Mai tenere la mano libera sotto il tavolo mentre stai mangiando con l’altra. Guai se metti i gomiti sul tavolo. Quando mastichi devi tenere la bocca chiusa.
- Ma io la tengo chiusa! – Protestò.
- Non quando parli… he he
Scoppiammo a ridere.
- OK, – dissi. – Farò di te una signora.
- Di classe. – Precisò.
- Per «signora» si intende sempre una donna di classe.
- Quanto impiegherai?
- Boh, non l’ho mai fatto… – Risposi. – Però se mi ascolti e se fai quello che ti dico, una decina di lezioni potrebbero bastare.
- Bene. Affare fatto?
- Dunque – provai a ripetere, – in cambio potrò… Posso parlare liberamente?
- Certo. Gli accordi si fanno in due.
- Potrò chiavarti, incularti, venirti in bocca… Vado avanti?
- Non in questo ordine, spero… Ma direi che potresti andare andrai avanti insieme al grado di addestramento, no?
- Sì, – ammisi. – Per approssimazioni successive.
- E che vuol dire?
- Quello che hai detto tu.
- E perché non hai usato le mie parole?
- Perché sto iniziando a fare formazione.
- Beh, comunque sia, stasera ti permetto solo di sculacciarmi…
- Lo so, me l’avevi detto.
- Meglio precisare.
- Come ti ho detto, non ho istanze intempestive.
- E che vuol dire?
- Che so aspettare.
- Ecco…
- Non è escluso che alla fine si debba passare a perversioni particolari – aggiunsi, – come il bondage, sadomaso o altro…
- Da cosa dipende?
- Da quanto impieghi a imparare.
Avevo preso nota che sapeva cosa fosse anche il bondage.
- Volevo chiederti una precisazione.
- Prego, – dissi. – Sono qua.
- Spiegami meglio come funziona il sesso a tre.
- Un uomo e due donne o una donna con due uomini?
- No. Quello in cui marito e moglie ti fanno entrare nel loro letto.
Portarono il secondo piatto, così ebbi nuovamente il tempo di pensare fin dove spingermi nella risposta.
- Evidentemente ci sono coppie che gradiscono un uccello in più. – Provai a spiegare.
- Pare incredibile. – Commento. – Ma intrigante per la donna. E il maschio, cosa fa?
- Sì, di solito i mariti sono gelosi, – ammisi. – Ma alcuni, dopo un certo periodo, vogliono vedere la moglie tra le braccia di un altro.
- Incredibile. Fantastico.
L’idea le piaceva.
- E sono tanti?
- Più di quello che si pensa, ma la maggior parte è riservata e tiene per sé questo desiderio di trasgressione.
- Tu come hai fatto?
- Si sono mossi loro.
- I mariti?
- No, le mogli per conto dei mariti. – Risposi. – È un approccio delicato che può funzionare solo se riesci a nutrire la fiducia e la simpatia di entrambi. E non devi tradirli mai. Mai andare con la moglie se lui non lo sa. Aspettare che siano loro a chiamarti. Mai raccontarlo in giro.
- E devi piacere a entrambi.
- Il più delle volte è la persona che li attira, non l’aspetto fisico. Io sono stato «individuato» come terzo ideale da un certo numero di coppie. Purtroppo devo attendere che siano loro a muoversi.
- Ti piace? – Domandò. La cosa la intrigava molto.
- Mi piace cosa?
- Essere una sorta di oggetto. Disse.
- Posso parlare liberamente?
- Certo. Io sono riservata.
- Mi piace da matti che il marito mi lecchi le palle mentre gli inculo la moglie…
- Wow… – Esclamò. – Lo voglio anch’io!
Mi meravigliai non poco.
- Cos’è che vorresti, che tuo marito ti inculasse mentre un uomo gli lecca le palle?
- No, viceversa: vorrei che tu mi inculassi mentre mio marito te le lecca!
Mi montò una terribile erezione. Era la prima volta che incontravo una donna che sognava di avere un marito cuck.
- L’idea di avere un marito mi attira molto. – Disse. – Ma se poi riesco anche a dominarlo fino in fondo – aggiunse, – mi farebbe impazzire.
Decisi di provocarla.
- E a te piacerebbe leccarmi le palle mentre ti inculo il marito? – Domandai.
- Tu inculi anche i mariti?
- Non ho detto questo.
Non aveva abboccato.
- Tutto questo mi intriga… – Aggiunse però.
- Quindi ti piacerebbe anche il sandwich?
- Cioè?
- Tu in mezzo a tuo marito e me, lui ti prende davanti e io dietro.
- Smettila mi fai eccitare e stasera ti permetto solo di sculacciarmi.
Beh, era una conferma non da poco… Il mio uccello provò una rinnovata soddisfazione.

Mentre la portavo a casa sua, feci mentalmente il riassunto della situazione.
A parte le informazioni che aveva ottenuto sulla mia persona - che mi creavano non pochi interrogativi - l’aver conosciuto le vie del sesso l’aveva svegliata. Ovviamente non era scontato che si sarebbe lasciata fare di tutto, ma una cosa era certa: voleva fare un salto avanti nella vita. E io potevo essere l’asta.
La mia età era il doppio della sua e questo era un aspetto non da poco per la sua sicurezza. I giovani l’avevano delusa, volevano solo divertirsi senza neanche porsi il problema che doveva divertirsi anche lei e che a una donna non è sufficiente la botta e via. Inoltre, parlo per esperienza, un uomo di una certa età è affidabile, esperto, portato a insegnare, a formare. Un uomo di classe, poi, avrebbe potuto portarla a scegliere più in alto.
Le coppie che mi hanno fatto entrare nel loro letto mi avevano detto che non cercavano quel che si dice «bull», ma proprio un maschio che oltre al cazzo avesse anche la testa. Questo doveva valere anche per lei. Se, come aveva detto, era più di un anno che non scopava, uscire con me - e con tutto quello che aveva sentito dire di me - avrebbe potuto farle recuperare il tempo perduto.
Mi domandai se provasse un po’ d’angoscia all’idea di affrontare un mondo dal quale veniva attirata ma di cui sapeva sostanzialmente per sentito dire.
- Porti sempre autoreggenti e tanghino? – Domandai sotto casa sua.
- Puoi scommetterci.
No, non era affatto angosciata.


Brasa scoerta.
3



Entrati in casa sua, mi fece accomodare sul divano, poi andò in bagno. A rinfrescarsi, immagino. Quando uscì accese una radio che metteva in onda musica leggera, abbassò le luci e mi portò da bere la stessa cosa che avevo bevuto a fine pasto al ristorante. Notava le cose ed era ben fornita. D’altronde era comproprietaria del supermercato dove lavorava e viveva in una bella casa. Si sedette vicino a me e sorseggiò un po’ del mio liquore. Attese la mia iniziativa.
- Sdraiati sulle mie ginocchia, – le dissi dopo aver svuotato il bicchiere.
Si mise in ginocchio al mio fianco destro, poi si girò dalla mia e si allungò sulle mie ginocchia. Si mise comoda e si rilassò. Con calma cominciai ad accarezzarle le gambe, poi le cosce risalendo sotto le gonne. Quando arrivai alla fine delle autoreggenti mi gustai il caldo che la sua pelle liscia trasmetteva alle mie mani. È da quando ero adolescente che amavo accarezzare quel tratto di coscia. Se la ragazza ti lasciava arrivare fin lì, era come se ti avesse detto sì.
Intensificai le carezze senza ancora palparla nel vero senso della parola. Sapevo quanto piace alle donne essere accarezzate con crescente intensità. Quando arrivai al culo, era praticamente nudo perché il tanghino era insinuato tra le chiappe. Indugiai molto sul culo, portandola ad allargare di più le gambe. Forse era un modo per invitarmi ad andare avanti, ma più probabilmente era una reazione spontanea, un modo di lasciarsi andare al piacere.
Accarezzandole l’interno delle cosce, arrivai a sentire che era umida. Si stava eccitando. Col tanghino tra le natiche non era facile sfilarlo, anche se magari lei non era disponibile a farcelo togliere. Ma volendo comunque tentare, sfilai la mano e, aiutandomi con l’altra, le slacciai la gonna e gliela sfilai, notando con piacere che mi stava aiutando sollevandosi leggermente.
Gettai la gonna e ripresi ad accarezzarla con maggiore intensità. Ora reagiva alle mie palpate e quindi c’era sintonia. Presi il tanghino con due mani e provai a sfilarglielo, sperando che mi lasciasse farlo. Dapprima strinse le chiappe per impedirmelo, ma era una reazione spontanea di pudore, perché vidi poi che si sforzò e mi aiutò per lasciarsi denudare. Anzi, alzò ancora il bacino per aiutarmi e, una volta sfilato del tutto, allargò un po’ le gambe. Ora era comoda.
Le accarezzai con sempre maggiore insistenza l’interno delle cosce, per poi passare agli inguini. Passare lì con le dita è un doveroso preliminare prima di prendere in mano la figa. Non ci vuole mai fretta in queste cose. E infatti, quando gliela presi in mano era solo il termine di una lunga strada di preparazione.
Invece che sobbalzare alla mia presa, dolce ma piena, si lasciò andare. La masturbai un po’ così, senza entrare con le dita perché non era l’intenzione di quel momento, come se fosse una spugna. Dimostrò di gradire perché distanziò i talloni. Mi domandai se a quel punto avrebbe voluto essere penetrata, ma non era nei patti quindi passai solo alla fase concordata. Allontanai la mano dalla figa, le accarezzai il gluteo sinistro sfilandomi da lei. Tenni comunque la mano destra sulla pelle della schiena perché non si deve mai perdere il contatto del tutto.
Alzai la mano e le diedi una solenne sculacciata.
Sciaaack!
Sorpresa, sollevò la testa indietro e si girò un attimo verso di me come per chiedermi cosa avevo fatto. Ma poi ricordò che era quello che doveva aspettarsi e si rimise giù attendendo le sculacciate successive.
Sciaaack!
Sobbalzò nuovamente, ma stavolta si lasciò andare liberamente con le gambe, senza preoccuparsi di proteggere le intimità. Era come se a quel punto fosse mia. Anche se non lo facevo spesso, avevo una certa esperienza a sculacciare.
Una volta una massaggiatrice, cui avevo chiesto di farmi un massaggio erotico, mi aveva colto alla sprovvista e mi aveva scaricato una raffica di sberloni sul culo. Lì per lì rimasi incredulo, ma poi mi prese in mano i coglioni e mi rasserenò. Quindi mi diede un’altra raffica, seguita da una maggiore attenzione ai genitali. Dopo alcune volte così, sempre maggiori, mi mise le mani sul culo e mi masturbò letteralmente il cazzo spingendomi così avanti e indietro. Ero venuto come un adolescente.
Avevo imparato ad alternare le sculacciate con le carezze al sesso e feci la stessa cosa con Lorenza. Sembrava impazzita, sia quando la sculacciavo che quando la masturbavo. Si era lasciata andare, attendendo l’orgasmo così, passivamente, anche lei come un’adolescente.
La feci venire tenendole in mano la figa, col medio che si strofinava sul clitoride. La tenevo come se volesse schizzare in cielo. Sbatteva con il bacino come se avesse avuto una molla che la stava azionando. Doveva essere un bel po’ di tempo che non le capitava di venire, come si dice, per… mano di un uomo.
Solo dopo qualche lungo minuto si placò. Allora prima allentai la presa e poi tornai ad accarezzarle il culo e le intimità, in modo che tornasse alla normalità per gradi.
Dal sorriso che aveva tenendo gli occhi chiusi, dava l’impressione che le sarebbe piaciuto dormire così, sulla mie gambe e tra le mie mani. Ma poi, con fatica riuscì a tirarsi su e si mise a cavalcioni. Io le misi le mani al culo come per tenerla e mi gustai le dita che le toccavano il buco culo.
- Vuoi che ti faccia venire? – Mi sussurrò, infilandomi la lingua in un orecchio.
- Non preoccuparti, – le dissi. – Può andar bene anche così. Mi è piaciuto molto.
- A me è sembrato di impazzire. – Aggiunse. – Credo di capire perché 200 donne hanno un bel ricordo di te…
- Adesso però, che sei ancora calda, ti voglio vedere nuda e studiare punto per punto il tuo corpo.
- D’accordo, – disse. – Ma perché?
- Voglio cominciare dal tuo aspetto fisico, a partire da quello intimo. Forza, spogliati anche dalla vita in su. E sfila anche le autoreggenti.
Con fatica si alzò. Mi girò la schiena mostrandomi il culo arrossato, si sfilò la maglietta e si slacciò il reggiseno.
- OK, – dissi alzandomi. – Adesso metti le mani sopra la testa e lasciati guardare.
Non è una cosa naturale per una donna farsi studiare il corpo ignudo per vedere se hai qualche difetto… Ma io avevo 60 anni e lo facevo proprio per darle quei suggerimenti che mi aveva chiesto.
- Metti le mani sopra la testa. – Ripetei.
Obbedì con calma. Le ascelle erano senza peli. Bene.
- Allarga leggermente le gambe.
Obbedì e cominciai a guardarla da vicino.
La prima cosa che notai furono le tette. Vestita non ci avevo fatto caso, ma aveva almeno la quarta misura e stavano su da sole.
- Hai due tette bellissime, – le dissi portandomi dietro per parlarle meglio. – Perché cerchi non farle notare?
- Perché altrimenti in negozio tutti i clienti farebbero commenti molesti.
- Hai ragione, – dissi. – Ma se vogliamo prepararti per il tempo libero, dobbiamo metterle in risalto.
- Come si potrebbe fare?
- Con il vestito giusto. Ho un’amica stilista che sa fare il suo lavoro.
- L’hai già inculata?
- Chi?
- La stilista.
- Daiii.
Passai a guardarle la figa.
- Bisogna dare un taglio migliore al pelo, – osservai.
- Spero non del tutto.
- Scherzi? Sembreresti una bambola invece che una donna.
- So che qualcuno la vuole totalmente epilata.
- È gente che non capisce un cazzo. Una donna epilata, nuda in piedi, sembra che non abbia la figa. Non vedi niente.
- Hai anche qui un’amica che sa fare il taglio tanga? – Chiese sorridendo.
- Sì, – risposi. – Ma il mio stilista gay è molto più bravo.
- Dovrei farmi vedere nuda da un gay?
- Sì, – confermai. – Oltre a non distrarsi solo perché vede la figa, ha una sensibilità eccezionale nel preparare le donne affinché vengano desiderate dagli uomini.
- Non ci credo! – Commentò.
- Tu fidati di me e vedrai se non ho ragione.
- Ti sembro ben fatta? – Mi domandò. – Non ho un filo di grasso…
- Sì sì, basta qualche ritocco.
Mi inginocchiai a guardarle i piedi. Erano normali, ma forse le unghie avevano bisogno di un ritocco.
- Senti, – le dissi con suadenza. – Adesso devo chiederti un’ultima cosa. È una cosa un po’ delicata ma…
- Dimmi pure.
- Devi metterti prona con la testa in giù. – Le dissi con gentilezza. Voglio visitarti.
- Ehi, sono sanissima!
- Non è per vedere se sei sana, – continuai. – Devo metterti un dito nella figa e uno nel culo.
- Che cosa?
- Hai capito bene.
- Dai, non mi pare il caso.
- Forza! – Insistetti. – È l’ultimo sforzo.
- Ma perché? A cosa ti serve?
- Lo capirai da sola.
Piano, con calma, si mise in ginocchio e poi abbassò la testa fino al pavimento.
Mi inginocchiai anch’io e la studiai.
- Anche qui hai bisogno di un ritocco, – dissi.
Non commentò.
- Qualsiasi traccia di pelo che non stia davanti sopra la figa, va tolto.
Non obiettò.
- Ci penserà sempre il mio amico.
Sospirò.
- Ti sei inculato anche lui vero? – Disse stando giù, in posizione.
- Smettila.
Portai il dito medio alla figa e lo passai sulla fessura. L’avevo già sentita così, ma non potevo infilarglielo senza un minimo preliminare. Poi appoggiai il medio alla fessura e lo infilai nella vagina. Lei mugugnò un poco, ma non disse niente.
Dopo aver studiato la cavità vaginale, sfilai il dito e lo portai al buco del culo. Poi feci pressione più volte, finché l’ano si aprì quasi spontaneamente. Spinsi il dito dentro del tutto e ascoltai il comportamento dell’ano. Tendeva a stringersi e a rilassarsi attorno alla base del medio. Era un comportamento vitale, sano. Anche lì la cavità sembrava perfettamente a posto, mentre il buco del culo faceva fatica a stare sempre rilassato.
- Te l’hanno mai messo nel culo? – Le domandai.
- Ci hanno provato un paio di volte, – disse stando sempre giù con la testa. – Ma non ci sono riusciti. Faceva male sia a me che a loro.
- Ti abituerò io, vedrai. – Risposi. – Sodomizzare è un’arte, soprattutto quando inculi qualcuno per la prima volta.
Sfilai il medio ascoltando l’ano che si richiudeva velocemente dietro il mio dito.
- Puoi alzarti, – le dissi. – Ho finito.
Si alzò ginnicamente e, come una molla, mi saltò addosso. Io, colto di sorpresa, riuscii a malapena a reggermi in piedi e a tenerla con le mani sul culo. Lei allora mi spinse fino a farmi sedere sul divano.
- Fottimi! – Disse infilandomi nuovamente la lingua in un’orecchia. Era la sua arma di persuasione.
- Scordatelo! – Risposi. – Ti ho promesso di non farlo e non lo farò.
- Non sia mai che io non faccia venire un uomo mi ha fatto venire. – Disse.
Si staccò da me e, nuda, mi sfilò i pantaloni e le mutande. Poi mi tolse resto.
- Dai… – Le dissi, – ho la pancetta…!
- Hai la pancia vera e propria, – precisò maliziosa e sorridente. – E non me ne frega un cazzo. Adesso ti faccio un pompino.
E quello glielo lasciai fare. Fu bravissima, me lo lavorava sia con lingua e palato che con la gola. Venni in breve tempo e lei seppe lavorare bene anche dopo l’eiaculazione. Mi era sembrato di schiattare, perché era tempo che non lo provavo così coinvolgente.
- Sai bravissima… – Le dissi mentre cercavo di riprendermi. – Chi te lo ha insegnato?
- Nessuno, – rispose. – Ho fatto solo quello che mi è venuto di fare.
- Wow…!
- Se aspetto gli insegnamenti da parte di un uomo… – Aggiunse.
- Adesso hai me, – le dissi.
- Ci conto! – Rispose con gli occhi socchiusi come una ninfa maliziosa. – In cambio dei pompini e quant'altro, devi fare di me una signora.

(Continua)

La seconda parte a questo link:
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