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Prime Esperienze

La prima coppia non si scorda mai (parte 1)


di Membro VIP di Annunci69.it NapoliDoc
29.01.2018    |    8.971    |    2 9.0
"Ricordo però che esser stato chiamato guardone mi diede fastidio, come se lo avessi percepito come una cosa negativa..."
Storia (in parte) realmente accaduta, circa 10 anni fa.

Avevo circa 25 anni, appena laureato, con i soldi dei regali riuscii a comprare la mia prima moto, una supersportiva. Era Giugno e con le belle giornate avevo iniziato ad uscire di domenica per delle lunghe scampagnate in collina, tra curve, saliscendi e qualche sosta per ammirare il paesaggio fumando una sigaretta.
Così una di queste domeniche decisi di recarmi verso un lago a circa 150km da casa
Degli amici motociclisti mi avevano consigliato l'itinerario e così decisi di percorrerlo. Sarei partito intorno alle 11.30, una sosta per il pranzo in collina e poi di nuovo già in direzione lago.
Così feci, partendo come da programma abbozzato il giorno prima chiedendo consiglio agli amici.
Era una giornata particolarmente calda, ricordo che indossavo solo una t-shirt sotto il giubbino di pelle.
I kilometri iniziarono a scorrere piacevoli sotto le ruote, mi godevo le curve in piega, i rettilinei, e il paesaggio intorno. Dopo un paio d'ore fu arrivato il momento di fermarsi per pranzare.
Avevo deciso il giorno prima di sostare presso una locanda molto famosa per i suoi panini a metà strada tra Napoli e Roccaraso.
Parcheggiai la moto e subito tolsi casco e giubbino, avevo la schiena sudata e bisogno di prendere un pò di sole per asciugarmi. Seduto schiena al sole notai poco vicino una gran bella donna intenta a farsi scattare delle foto dal marito. Sorrideva maliziosa mettendosi in posa, ora accavallando le gambe appoggiata al cofano dell'auto, ora appoggiando i gomiti alla ringhiera di fronte ed inarcando la schiena.
Indossava scarpe aperte rosse con un discreto tacco, ed un vestitino bianco molto leggero che lasciava intravedere il suo corpo giunonico.
Il vestito non era molto scollato, ma ricordo chiaramente di aver notato che non portava il reggiseno: i suoi capezzoli erano turgidi come se ci fosse passato sopra del ghiaccio, in quella che doveva essere una terza abbondante e ben fatta.
Mi incantai per alcuni minuti come un bamboccio, e quando mi risvegliai alzando lo sguardo notai che il marito mi fissava ghignando. Nel totale imbarazzo del momento, distolsi subito lo sguardo da entrambi e mi alzai prendendo velocemente casco e giubbino per poi entrare nel locale. Mentre mi allontanavo potevo sentire chiaramente le risatine di entrambi... diventavo sempre più rosso.
Entrai nella Locanda, ordinai un panino ed una birra ghiacciata e, nell'attendere la preparazione, provai a sbirciare per vedere se la coppia era ancora lì. Stavano rientrando in macchina.
Meglio così, pensai, potrò mangiare il mio panino in santa pace all'aperto e senza imbarazzi di sorta.
Mangiando il panino però mi accorsi che ero discretamente eccitato. Ripensavo a lei, mora dalla pelle chiara con un corpo da Dea e dei movimenti da ninfa del piacere.
Finito il panino presi il solito caffè e mi rimisi in moto.
Avevo appena smesso di pensare a quanto accaduto poco prima, quando dopo un pò riconobbi l'auto della coppia. Che faccio adesso? Sorpasso a tutta velocità? Gli sto dietro per un pò? Mi tengo a distanza? Se pensano che li abbia seguiti?
Nel pensarci ero in realtà già dietro di loro, non mi restava scelta che dare gas e sorpassarli quando mi accorsi che rallentarono accostando leggermente per lasciarmi strada. Questo semplice gesto mi fece venire però una gran curiosità di dare uno sguardo nell'auto.
Mentre sorpassavo ciò che vidi mi lasciò di stucco: lei aveva il sedile leggermente reclinato, nella mano destra una sigaretta accesa e la mano sinistra stesa sul poggiatesta di lui. La gamba destra alzata con il tacco puntato sul cruscotto, quella sinistra leggermente divaricata, con la mano di lui poggiata sopra.
Nel frattempo ero già davanti a loro. Complice il solito imbarazzo, diedi gas notando dagli specchietti quello che poi mi resi conto era stato un lampeggiare.
La loro auto scompariva dietro di me, mentre pensai che si, quella era una coppia esibizionista: gente strana c'è in giro.
Dopo circa mezz'ora ero finalmente al lago. Feci un primo giro per cercare la zona con meno persone (e quindi meno casino) e infine parcheggiai la moto nel poso prescelto, sulla strada. Scelsi un'incavo tra due collinette che scendevano ripide al lago. Cespugli ed alberi tutt'intorno, nessun barbeque o panchina e quindi nessuno intorno.
Utilizzando il giubbino a mò di plaid, lo poggiai sull'erba fresca, tolsi la maglia piegandola a mò di poggiatesta e mi distesi. Con la pelle baciata dal sole e da una lieve brezza fu impossible non chiudere gli occhi ed assopirsi.

" Eccolo il guardone!"
Sobbalzai. Di fronte a me in controluce ancora lui, con quello stesso ghigno compiaciuto. Mi guardai attorno rapidamente e scorsi a circa una ventina di metri Lei, distesa pancia sotto intenta a leggere un libro, le gambe alzate con i tacchi in bella vista, gli occhiali da sole lucenti.

"Io sono Luca.Hai da accendere?"
Mi alzai repentinamente ed iniziai a frugare nelle tasche del giubbino, balbettando nel frattempo che io non volevo, mi ero solo incantato ma davvero non era mia intenzione. Ricordo però che esser stato chiamato guardone mi diede fastidio, come se lo avessi percepito come una cosa negativa.

"Non ti preoccupare. E' tutto ok. Ti piace mia moglie Laura?"
"A chi non piacerebbe, ma l'hai vista bene?" Replicai, con un tono stavolta più sicuro, quasi seccato.

"Bene. Piaci anche a lei. Io adesso vado a fare una passeggiata ed a comprare l'acqua al bar dall'altro lato del lago. Voi fate amicizia."

Rimasi lì immobile a guardarlo incamminarsi su per la collinetta. Nel farlo ripassò davanti alla moglie dicendole qualcosa. Lei alzò la testa dal libro, si tirò gli occhiali sui capelli e fece una grassa risata tendendogli la mano. Lui gliela prese come facendole una carezza, sorridendo, e tornò ad incamminarsi verso la strada. Laura prese il borsello, tirò fuori una sigaretta dal pacchetto e, guardandomi direttamente negli occhi come se già sapesse dove fossero e cosa stessero ammirando, mi fece cenno di voler accendere.

"Ciao, Laura molto piacere" mi disse mentre le porgevo l'accendino. "Fammi compagnia, siediti vicino a me" mi disse, tirandosi su con la schiena e mettendosi seduta con una mano appoggiata sull'erba, le gambe leggermente divaricate ma comunque semicoperte dal vestitino.

"io sono Antonio, il piacere e tutto mio cara Laura".

Ci fu un breve silenzio che mi sembrò interminabile. Ero imbarazzato ed eccitato allo stesso tempo.
"Ti ho visto nel parcheggio prima come mi guardavi, vuol dire che tutto sommato sono ancora piacente" e scoppiò a ridere.
"Ma scherzi, sei più figa del 90% delle mie coetanee" Risposi, ridendo a mia volta.
"Più figa non lo so, di sicuro ho tante esperienze di vita in più" disse ancora maliziosa.
"Io questo non lo so, lo dici tu", risposi, stando al gioco.

Ormai l'imbarazzo era totalmente passato.
Mi chiedevo dove si sarebbe andati a finire e la curiosità e l'eccitazione avevano totalmente preso il sopravvento. Continuammo a chiacchierare e a stuzzicarci per un pò quando sentimmo un fischio.
Era Luca sull'altra sponda del lago che ci salutava, mano alzata.
"Vediamo un pò se si ingelosisce?" disse.
Di scatto quindi si girò verso di lui restando sempre seduta, divarcando le gambe e finalmente sollevando il vestitino. Nemmeno il tempo di rispondere o di guardare verso il basso che mi aveva già preso per la nuca ed infilato la lingua in bocca, guidando la mia mano con la sua in mezzo alle sue gambe.
Potevo sentire la sua eccitazione al di sopra dello slip.
"Ed hai anche il piercing sulla lingua...lo sapevo che eri un porcellino" mi sussurrò, mettendomi la mano sul pacco che nel frattempo stava per esplodere.
Il tempo di alzare lo sguardo e Luca, di fronte, era già scomparso.

"Vuoi provare?", dissi.

Nemmeno avevo finito di chiederglielo che già si stava tenendo lo slip largo e spingendomi la bocca contro la sua fica. Ricordo che mentre le infilavo la lingua dentro e la assaporavo, mentre spingevo su e giù il clitoride e poi scendevo fino al suo buchetto stretto, per poi risalire succhiare i suoi umori e ricominciare il tour, la sua mano dietro la nuca mi guidava nei movimenti. Finchè non mollò la presa, e allora potetti infilarle due dita dentro ed iniziare a stimolarla premendo contro le pareti della sua fica. Ci volle poco per farla venire e ritrovarmi le dita piene dei suoi umori.
Gliele misi subito in bocca, lei mi prese e mi spinse di nuovo la lingua in bocca, insieme alle mie dita.

"Vedo che avete seguito il mio consiglio!". Era Luca, di ritorno con una bottiglia d'acqua fresca.

Continua...


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