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Un lungo viaggio: terza parte


di deathdog
04.10.2017    |    2.603    |    0 9.8
"La tirai affianco a me, la abbracciai e ci addormentammo insieme..."
La terza parte di questo lungo viaggio e' la piu' controversa, ricca di esperienze. E' un giro di boa. Una di quelle esperienze che segnano un prima e un dopo.

- RITORNO ALLE ORIGINI -

Dopo quella meravigliosa quanto classica scopata mattutina mi torno' la voglia di penetrarla. Si risveglio' qualcosa in me, come la necessita' di mettere tutto il corpo nell'atto sessuale.

Ovviamente non ci fu una sostituzione, piu' che altro una aggiunta alle nostre attivita'.

Le volte successive il 69 era giusto un preliminare. Anche succhiarle le figa o lei il mio cazzo, era riscaldamento. Ormai riuscivamo a trattenerci. Il nostro sesso era rilassato, non c'era ansia o smania di venire. Sapevamo che le ore a disposizione erano tante. Non c'era mai fretta. Godevamo di ogni singolo istante senza cercare l'orgasmo.

Senza deciderlo spesso lasciavamo il 69 al secondo giro per evitare la penetrazione col mio cazzo potenzialmente sporco di sperma.

Tipicamente iniziavamo io sotto e lei sopra. Un dito nel culetto mentre le baciavo le tette. Ma resistevo poco in quella posizione. Mi piaceva scoparla alla pecorina e guardarle il buco del culetto mentre le pompavo la figa. Spesso uscivo, mi chinavo a baciarle avidamente il buchetto mentre le strizzavo dolcemente il clitoride tra pollice e indice. Quel buchetto era una calamita. Inizia a passare sempre piu' tempo in quella posizione, alternando il mio cazzo nella sua figa alla mia lingua o le mie dita timidamente dentro il buchetto.

Ci furono tanti incontri, belli, intensi e soddisfacenti. Venivamo entrambi piu' volte, senza fretta, cercando il piacere dell'altro, sperimentando ogni cosa ci venisse in mente. L'unione era perfetta. Capitava che non ci dicessimo niente per ore. I nostri movimenti sincronizzati come in una danza, dove ogni passo, anche se fuori programma, era sempre in armonia.

I nostri consueti messaggi iniziarono a farsi meno fitti. Anche il contenuto' inizio' a mutare verso una comunicazione piu' normale, se normale si puo' dire. Lasciavamo le “porcate” alle azioni, ai fatti.

Ricordo un giorno che stavamo festeggiando, non ricordo cosa. Stappammo un prosecco prestigioso e iniziammo a berlo a letto. Dopo il primo bicchiere iniziammo a giocare con i nostri corpi. Versai altri due bicchieri di prosecco... la sdraiai prona e le misi un cuscino sotto la pancia. Inizia a versarle il vino tra le natiche. Con la lingua lo bevevo mentre scendeva, tra il buchetto e la figa. Poi mi riempivo la bocca e iniziamo a succhiarle le labbra che si raffreddavano per via per vino freddo che lasciavo fuoriuscire.

Poi ci fu la volta della crema di whisky. Era piu' densa e creava una goccia densa e corposa che scorreva lenta tra le chiappe. Aspettavo arrivasse al buco del culetto per bere avidamente dal quell'improvvisato Santo Graal ricavato in quel magnifico buchetto. Il connubio era pressoche' perfetto. Non so quanto tempo passai li dietro, le piaceva tanto, e piaceva molto anche me.

Lei da parte sua provo' varie creme spalmabili al cioccolato, nocciola, gianduia... ma alla fine preferiva il sapore naturale del mio cazzo.

Parallelamente alla nostra vita sessuale iniziammo a fare anche una vita di coppia. Si usciva a mangiare fuori, quando gli orari lo permettevano; piu' spesso nei pomeriggi un caffe' o nei week end a cena da amici. Purtroppo in questi contesti “mondani” la nostra differenza di eta' iniziava piano piano a farsi sentire. Lei si sentiva sempre piu' sicura come donna e come tale le piaceva rapportarsi al mondo esterno. Io piu' riflessivo, piu' selettivo con le amicizie (poche ma buone), con lo sport in primo piano.

Ciononostante l'attrazione sessuale era cosi' forte che nulla poteva impedirci di finire a letto ogniqualvolta avessimo qualche ora a disposizione.

Passammo un periodo di relativa' tranquillita', fatta dei soliti incontri, della solita forza e di immutata quanto intensa piacevolezza fatta di piccole quanto significative variazioni sul tema.

Iniziai a provare estremo piacere a farmi venire addosso. Forse inizio' lei a farlo dando' continuita' a quella reciprocita' che ormai faceva da padrona (e che continuo'...). Ogni gesto aveva il suo reciproco: io bevevo da lei, lei da me. Io le venino addosso, lei mi veniva addosso. Una meravigliosa simbiosi.

Era fantastico sentire il suo liquido caldo scorrere in tutto il mio corpo, sul viso, sul petto, sul mio uccello. Di li a breve imparai a farla squirtare a comando anche durante la penetrazione. Lei sopra di me, nella classica posizione, un dito nel culetto e la pompavo nella figa per un po'... Poi lo toglievo fuori e le massaggiavo il clitoride con la cappella mentre me lo tenevo in mano. Pochi secondi e veniva copiosamente su di lui, e via di nuovo dentro, tutto bagnato del suo orgasmo. Si poteva continuare cosi' all'infinito... fino a quando non ci veniva voglia di prenderci reciprocamente in bocca e allora passavamo all'intramontabile 69.

Inizio' a capitare spesso che quando venivo in quella posizione rimanessimo ancora cosi'... io continuavo a succhiargliela e lei, senza toglierselo dalla bocca, continuava a ciucciare il pisellino ammosciato. Le piaceva da morire sentirlo morbido, mordicchiarlo e piano piano sentire il suo vigore ricrescere. Da parte mia sperimentai per la prima volta l'immenso piacere della sua bocca, della sua lingua, calde del mio sperma, continuare a darmi un nuovo piacere. Mi diventava sensibilissimo. Era strano come piacere. Nulla a che vedere rispetto a quando e' in tiro, un piacere che non porta all'orgasmo, e come tale puo' continuare senza meta... Poi il mio cazzo, riprendeva dimensioni e durezza degni di tale nome e via, nuovo giro nuova corsa.

A volte, scherzosamente diceva - “Non vale. Si drizza subito... lo voglio cucciare morbido.” Io le rispondevo che se lo avesse voluto nuovamente morbido vi avrebbe dovuto far venire una seconda volta. Ovviamente mi prendeva alla lettera. Una volta dopo la seconda, storica venuta nella sua bocca, lei continuo'... Io sfinito mi addormentai e lei continuo'. Vi svegliai dopo qualche minuto. Lei era li che piano piano succhiava quel poco che restava nel mio attributo maschile ormai appagato. La tirai affianco a me, la abbracciai e ci addormentammo insieme.

Quando non eravamo incastrati a 69, sperimentavamo nuove posizioni, sul letto e sul divano, quest'ultimo tanto eccitante quanto scomodo, veniva spesso relegato alle sessioni di “riscaldamento”. Penso di averla scopata (o era lei che scopava me) in tutte le posizioni: io sopra lei sotto, io sotto lei sopra, io sotto lei sopra dandomi le spalle, nella posizione a cucchiaio, lei sdraiata sulla schiena con le gambe di fianco.

Riscoprii la classica posizione alla pecorina, che ultimamente avevo trascurato. Lei sul letto, sul bordo, io coi piedi per terra. Anche lei, chissa' perche', inizio' a godere come non mai in quella posizione. A volte talmente trasportata dell'intensita' si poggiava col petto sul letto, lasciando il culetto all'aria, e il buchetto in bella vista.

Un giorno mentre eravamo in quella posizione inizio' a toccarsi il clitoride dicendo - “Scusami, non riesco a non toccarmi!” Inebriante. Uscii per qualche motivo che non ricordo. La sua figa rimase aperta, con la forma del mio cazzo, mentre lei continuava a sgrillettarsi. Mi misi in ginocchio e iniziai a baciarle il culetto e ad infilarci le dita. Venne dopo brevissimo con un inconsueto orgasmo secco. La ripenetrai subito e continuo' a godere. Dovetti uscire all'istante, poggiai la cappella sul buco del culetto e li venni. Lei continuava piano piano a toccarsi il clitoride mentre il mio sperma le scendeva giu' dalla grandi labbra. Dopo un po' iniziai a pulirle quel meraviglioso buchetto con la lingua, da quel poco che restava del mio orgasmo. Gli ultimi residui glieli misi dentro il culetto con due dita, quando lei ebbe uno spasmo e le mie dita entrarono tutte dentro, in fondo in fondo, come non era mai successo.

Le chiesi scusa. Ma lei rispose che non era stata una contrazione involontaria, ma un suo gesto. Voleva sentirsi il culetto pieno fino in fondo. Il mio cazzo torno' subito su, con un gesto di orgoglio, ma ormai era del tutto appagato.

Le chiesi se lo avesse mai provato li dietro. Non capii la risposta, disse qualche parola un po' sconnessa, ma tutto suonava come un invito.

La volta successiva, nel classico 69, ci andai pesante e le mie dita dentro il suo culetto andavano su e giu' mentre entrambi godevamo come sempre. Dopo un po' le chiesi se ci potessi entrare... Lei usci' dalla posizione, e senza dire niente si mise a 4 zampe col culetto all'aria.

Ero agitatissimo, teso. Duro come non mai. Cosi' duro da essere insensibile. Il mio membro entro' nel suo' culetto ammorbidito dalle mie dita, senza nessuno sforzo. Ero totalmente inebriato, come drogato. Le pompavo il culetto con delicatezza, mentre lei iniziava a godere. Io no.

Dopo un po' uscii, esausto, non riuscivo a venire. Il mio cazzo era enorme, avevo paura di farle male. Lei sussurrava mezze frasi, tipo “che meraviglia” o qualcosa del genere.

Ci sdraiammo su un fianco, rientrai nel suo culetto nella posizione a cucchiaio, facile facile. Era piu' comodo, la abbracciavo, sentivo il suo corpo, le sue vibrazioni, quando ad un certo punto mi disse - “Non ce la faccio, sto venendo!” Venne con un orgasmo asciutto. Ero incredulo, non riuscivo a capacitarmi di come fosse venuta mentre la stavo letteralmente inculando. Era tutto un fremito, inconfondibilmente era proprio venuta. Il suo ano si contraeva sul mio cazzo, come per dargli il colpo di grazia. Venni anche io, all'istante, copiosamente, dentro di lei. Un'esplosione. Un orgasmo che sentii in tutto il corpo, dalla testa, fino alla punta dei piedi. Indimenticabile.

- FINE TERZA PARTE -
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