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DALIA - Cap. 19: affari di famiglia


di DonEladio
14.08.2015    |    10.627    |    0 8.1
"“Chissà con quante troiette ti sei divertito lontano dalla zia, eh? Quante? Rispondi, piccolo pervertito…” sollevò leggermente il bacino allentando la morsa..."
“Adesso non facciamo che ci perdiamo di vista, mi raccomando!”. Questa frase è indubbiamente una delle più comuni tra persone che hanno convissuto una piacevole esperienza come una vacanza o una collaborazione lavorativa, ripetuta al momento dei saluti senza nessuna convinzione da ambo le parti. La particolarità della situazione, in questo caso, consisteva nel fatto che a ripetere questa frase era un nutrito gruppo di uomini sudati e soddisfatti mentre afferravano a piene mani il culo di mia moglie Dalia completamente nuda davanti a loro, ricoperta del loro sperma dalla testa alle dita dei piedi.
Era il suo ultimo giorno di lavoro al pub di Salvatore e per l’occasione si presentarono decine di uomini, di cui gran parte abitanti del paese; fu una monta senza precedenti e Dalia faceva realmente fatica a reggersi in piedi; si lasciava sballottolare da un corpo all’altro completamente inerme e ringraziava tutti per i loro calorosi saluti in maniera quasi imbarazzata. “Grazie di tutto, sei stata fantastica”, le sussurrò quasi commosso un camionista cliente fisso abbracciandola stretta nonostante il liquido appiccicoso che le ricopriva, fu talmente sorpresa dal sentirlo quasi singhiozzare sul suo collo che quasi smise di prestare attenzione alle dita degli sconosciuti che alle sue spalle non smettevano un attimo di infilarsi nella figa e nel culo favorendo la fuoriuscita di altro liquido bianco e denso.
Lo ringraziò con un dolce bacio sulla bocca e si ritrovò tra le braccia del successivo, con altre mani sulle tette e altre dita tra le cosce; “Dio mio, ma questi non ne hanno mai abbastanza?”, pensò tra sé e sé; “mi hanno scopata in tutti i modi per 4 ore, la maggior parte di loro mi ha scopata almeno 3 volte alla settimana nell’ultimo mese e mezzo e guarda se la smettono per un attimo di mettermi le mani addosso…” Se non fosse stata esausta e letteralmente slabbrata, avrebbero potuto eccitarla al punto di ricominciare…
Finito il giro dei saluti, Salvatore optò per una foto ricordo che ritraeva Dalia nuda, sorretta a cosce spalancate da due camionisti mentre altri da dietro le maneggiavano le tette e continuavano a infilarle dita nel culo, affiancati dal grosso della comitiva, tutti nudi, col cazzo in mano e sorridenti verso l’obiettivo: quella foto è tutt’ora il wallpaper del mio pc.
Dalia accompagnò i clienti al portone e diede ad ognuno di loro un ultimo bacio di addio, poi tornò da Salvatore, che prima di consegnarle la busta con l’ultimo stipendio, le mance e un generoso extra come “liquidazione” visto l’impensabile successo del locale durante la sua presenza, insistette per incularsela un’ultima volta; Dalia lo lasciò fare impassibile, aveva il culo talmente largo e desensibilizzato che si mise a contare le banconote mentre il suo quasi ex capo glie lo riempiva per l’ultima volta; li ricontò nuovamente per sicurezza e finalmente si rassegnò all’evidenza che fossero realmente mille euro in contanti, prese il telefonino e me lo scrisse entusiasta.
“Brava amore mio, sono orgoglioso di te. Tutto a posto? Sei già a casa?” risposi al messaggio.
“Non ancora amore, Salvatore mi sta inculando un ultima volta proprio mentre ti scrivo. Appena finisce mi do una ripulita, mi vesto e torno a casa. Ti amo.”
Rimasi esterrefatto dalla semplicità con cui mi scrisse quelle frasi e restai alcuni secondi a fissare lo schermo dell’ iphone, venendo svegliato dal mio imbambolamento da una nuova notifica; aprii il nuovo messaggio e ammirai il “selfie” di mia moglie che mi sorrideva con il mazzo di banconote in mano, il trucco completamente sfatto sul viso, le tette lucide di sborra e, dietro di lei, Salvatore intento ad incularla; dovetti correre immediatamente in bagno a segarmi.
La monta selvaggia del giorno prima ebbe come conseguenza che Dalia dormi praticamente tutto il week end successivo per recuperare le forze: risposi negativamente a tutti gli inviti ricevuti (Patrick, Mohamed, ,Alfio, c’era la ressa di gente che mi chiedeva di fargli scopare mia moglie) e la lasciai riposare servendola e riverendola come una dea; mi bastava ascoltare il suo respiro profondo quando si addormentava sul mio petto tra le mie braccia e saperla, anche se può sembrare assurdo, solo mia.
Il lunedì mattina, recuperate le forze, fu in grado di dedicarsi completamente a Filippo: il caro nipote sedicenne di Dalia, che dopo essersela inculata al pub, fu “costretto” ad assentarsi dal paese per una breve vacanza di pochi giorni con gli amici e al suo ritorno era più carico che mai.
“Allora, hai fatto il cattivo in questi giorni?” gli chiese maliziosamente Dalia mentre era seduta a cosce larghe sulla sua faccia e lo masturbava con una mano dietro la schiena.
Il ragazzo tentò di rispondere, ma la zia gli premeva con forza la figa sulla bocca muovendosi delicatamente avanti e indietro impedendogli di proferire altro che versi incomprensibili.
“Si, si, tutte scuse…” proseguì Dalia continuando a godere della sua bocca, “secondo me mi hai tradito, non è vero?” consapevole che il nipote non poteva rispondere in alcun modo.
“Chissà con quante troiette ti sei divertito lontano dalla zia, eh? Quante? Rispondi, piccolo pervertito…” sollevò leggermente il bacino allentando la morsa sulla bocca di Filippo, il quale riprese fiato e con la bocca impastata di saliva e umori vaginali della zia rispose “Due, zia.”
Dalia affondò di colpo la figa sulla bocca del nipote e cominciò a muoversi avanti e indietro in maniera più energica e decisa, si stava praticamente scopando la sua bocca; “Hai capito il porcello…mmmm…. Adesso racconti tutto alla tua zietta…” e così dicendo si girò, si piegò a prendere in bocca il suo cazzo e offrì al nipote la sua figa nella più classica delle sessantanove.
“Allora, chi sono queste troiette? Come si chiamano?” chiese Dalia tra una leccata di cappella e l’altra; “Noemi e Chantal, zia, sono due compagne di classe…” riuscì a rispondere il ragazzo staccando per un attimo la bocca da quel capolavoro che era la passera della zia così spalancata, umida e a pochi centimetri dai suoi occhi.
“Noemi e Chantal, eh? Già si capisce dal nome che sono due zoccolette…e cos’hai fatto? Te le sei scopate?” continuò Dalia appena prima di una lenta leccata dalle palle fino alla punta del prepuzio.
“No zia…” rispose tremolante Filippo dopo aver recuperato la lingua che aveva infilato interamente dentro mia moglie, “macchè…un po’ di petting, ma non hanno voluto farlo fino in fondo… dicono che non se la sentono ancora”.
“Petting? Te lo sei fatto succhiare? Così?” insistette Dalia dando il meglio di sé sul cazzo del nipote.
“Oh cazzo…” gemette Filippo “si zia, me l’hanno succhiato, ma tu sei un’altra cosa, non c’è proprio paragone…”
Dalia ascoltò compiaciuta le parole del nipote e si alzò per sdraiarsi a cavalcioni su di lui e prese a baciarlo dolcemente: “Amore della zia… ma cosa dici? Io ormai sono vecchia per te… quelle due puttanelle, invece, sono giovani e belle…”
“No zia”, rispose Filippo mentre afferrava a piene mani le adorate mammelle di mia moglie, “ma cosa dici? Loro sono delle ragazzine, non hanno tutto questo ben di Dio qui” continuò infilandosi una tetta in bocca e cominciando a succhiarla mentre con le mani si concentrò sulle chiappe della zia, “altro che vecchia, zia, tu sei una bomba. Sei la donna più bella che abbia mai visto, non esista nessuna più bella di te”.
Non erano parole di chissà quale originalità, ma pronunciate con quella sincerità e spontaneità travolsero mia moglie che riprese a baciare Filippo con foga accompagnando il bacio con un sensuale movimento del corpo, finchè non si ritrovò il cazzo del nipote dentro di lei; nessuno dei due badò per poco più di un secondo alla casualità della penetrazione e cominciarono a muoversi nel loro primo amplesso vero e proprio: Dalia dettava il ritmo sollevandosi e calandosi sul cazzo di Filippo che a sua volta assecondava i movimenti della zia rispondendo col bacino; andarono avanti una decina di minuti buoni in quella posizione, Filippo non sapeva dove mettere le mani, era una continuo spostarle dalle tette al culo, si stava godendo la zia in tutti i modi possibili e sembrava in estasi.
“Adesso accarezzami la schiena” lo istruì Dalia, “così, sulle spalle, bravo… adesso scendi dolcemente… così… e adesso sul culo, perfetto….” Il ragazzo eseguiva attentamente gli ordini e finì con l’afferrarle con decisione le chiappe, poi se ne uscì con un sonoro schiaffone su entrambe, scaturendo la reazione sorpresa della zia.
“Ahi!” esclamò divertita mia moglie “e questa come ti è venuta?”
“Al pub ho visto che ti piaceva…” si giustificò Filippo, “non è così?”
Dalia ripensò alla gang a cui aveva assistito suo nipote al pub la settimana precedente, e capì dove voleva arrivare.
“Cosa ne pensi di quello che hai visto al pub?” gli domandò senza smettere di scoparlo, solo rallentando il ritmo.
“Non lo so zia…”, rispose il ragazzo continuando a palparle a piene mani le natiche, “è stato molto diverso da quello che mi aspettavo. Quegli uomini non ti accarezzavano come tu mi stai insegnando a fare, anzi: ti maltrattavano e ti insultavano. E ti piaceva.”
Dalia cercò le parole per rispondere alla legittima considerazione di Filippo: “Ecco, vedi, ad alcune donne … non a tutte .. piace.. beh.. anche farlo in maniera…un po’ più… decisa”.
“Zia…” obiettò Filippo infilandole due dita in bocca, “li ho visti che ti sputavano in bocca e ti tiravano i capelli” Dalia rispose succhiando avidamente le dita del nipote, “te lo infilavano a forza in gola fino a farti soffocare… ti riempivano di schiaffi… questo è un po’ più che deciso…”
Dalia estrasse le dita umide di Filippo dalla bocca e se le portò tra le gambe, usandole per toccarsi il clitoride mentre continuava a scoparlo ora un po’ meno lentamente di prima. Il ragazzo comprese subito cosa voleva la zia e cominciò a muovere energicamente le dita provocando in lei un piacere improvviso che le fece chiudere gli occhi, aprire la bocca in un gemito e accasciarsi su di lui.
“E poi, zia…”, continuò imperterrito mentre con la mano libera raggiungeva le sue chiappe, “il tuo buchetto…non te lo lasciavano proprio stare…” mentre il suo dito medio trovò il forellino posteriore di mia moglie e cominciò a massaggiarlo esercitando su di esso una pressione sempre maggiore.
“Ti piace tanto prenderlo nel culo, vero zietta?” incalzò Filippo affondando il medio nel culo di Dalia senza smettere un istante di sditalinarla con l’altra mano mentre lei accelerava il ritmo sul suo cazzo;
“Siiiii….” si arrese mia moglie, “mi piace prenderlo nel culo, mi piace da impazzire” esclamò afferrando la mano del nipote e invitandolo a infilarle dietro anche l’anulare.
“Perché zia? Spiegami perché..” continuò Filippo leccandole i capezzoli che Dalia gli aveva offerto rialzando il busto quanto bastava per fargli dondolare le mammelle madide di sudore davanti alla bocca.
“Perché mi fa sentire usata, dominata, perversa, sporca…. Mi fa sentire una grandissima troia!” quasi urlò mia moglie sull’orlo dell’orgasmo.
“E lo sei zietta, sei proprio una grandissima TROIA” confermò Filippo scandendo l’ultima parola direttamente nel suo orecchio aumentandone l’eccitazione, “la TROIA del paese che si fa scopare da tutti in un locale pubblico, sei la più TROIA di tutte le TROIE!!!”.
Dalia non capiva più nulla: com’era possibile che quel ragazzino sedicenne di suo nipote la stesse facendo godere in quel modo? Va bene che imparava in fretta, ma adesso le stava dicendo le cose giuste nel modo giusto nel momento giusto, la stava dominando carnalmente e mentalmente come se la conoscesse alla perfezione, e questo la faceva impazzire. Si faceva fare di tutto da tutti dappertutto senza alcun ritegno, ma l’unica persona che riusciva a farla sentire in quel modo a livello cerebrale, mentre la scopava, ero io: l’unico che la scopava per farla godere e non per godere lui stesso. L’unico, almeno fino ad oggi.
Era talmente fuori controllo che inizialmente non si rese nemmeno conto che Filippo si era improvvisamente irrigidito smettendo di colpo di dirle cose sconce all’orecchio; “Cosa c’è amore? Perché ti sei fermato?” chiese tra i sospiri.
Non ricevendo risposta alcuna aprì gli occhi e vide il nipote bianco come un cencio, con lo sguardo letteralmente pietrificato rivolto verso la porta che dava sul corridoio.
Le venne automatico pensare che fossi tornato a casa prima del solito, mi capitava ogni tanto e quando lo facevo giocavo a fare il marito geloso che le chiedeva dove avesse nascosto l’amante che la stava scopando fino a pochi istanti prima; certo, si sarebbe meravigliata nel vedermi lì, dato che avevamo concordato di mantenere Filippo all’ oscuro della mia consapevolezza per non confonderlo ulteriormente, ma evidentemente non avevo resistito e avevo deciso di godermi lo spettacolo.
Fu invece con orrore e sgomento che riconobbe Alfio, suo cognato, il padre di Filippo, altrettanto impietrito sulla porta della camera da letto: io e Dalia avevamo questa pessima abitudine di non chiudere quasi mai a chiave la porta di casa e Alfio, dopo aver visto mia moglie farlo entrare in casa nei loro incontri precedenti senza aprire la serratura, lo aveva capito e a volte gli piaceva arrivarle di sorpresa alle spalle e prenderla a tradimento; certo, quell’ ingombrante gesso e quelle stampelle lo avevano tenuto lontano dalle tre rampe di scale che portano al nostro appartamento, ma si dava il caso che arrivasse direttamente dal reparto di ortopedia dell’ ospedale vicino e avesse deciso di non perdere tempo prezioso e correre a dare una bella ripassata alla cognatina.
Certo, tutto si sarebbe aspettato tranne che di sorprendere il suo primogenito impegnato a fottersela! I tre rimasero immobili a fissarsi in silenzio, a bocca spalancata, per una manciata di secondi in cui il tempo parve fermarsi, poi fu Dalia a rompere l’ incantesimo :”Alfio…io…posso spiegare…”; le sue parole ebbero l’effetto di una secchiata d’acqua gelida su mio cognato, che la fissò con disprezzo e si scagliò verso di lei colpendola violentemente con un manrovescio che la sbalzò letteralmente dall’ altro capo del letto; “Papà, no!” intervenne Filippo, nudo come un verme e con la voce tremolante; Alfio spostò lo sguardo verso il figlio e lo afferrò per i capelli, trascinandolo letteralmente giù dal letto, noncurante dei lamenti del ragazzo “Vestiti e fila dritto a casa, con te faccio i conti dopo. MUOVITI!!!” tuonò in direzione di Filippo, che non potè far altro che raccogliere i suoi vestiti disseminati sul pavimento e scomparire con la coda tra le gambe.
“Brutta puttana schifosa…” sibilò sfilandosi la cintura di cuoio dai pantaloni e dirigendosi lentamente verso Dalia; “No, Alfio, ti prego, non fare così…” piagnucolò invano mia moglie; “Ma con tutti quelli che ti potevi scopare e che te si sei scopata… proprio mio figlio?” la afferrò nuovamente per i capelli e la trascinò sul pavimento tra le sue grida di protesta e dolore; “Non è stata colpa mia, è venuto al pub e…ed è successo!” cercò infantilmente di giustificarsi mentre tentava di sfuggire a quattro zampe dal suo aguzzino che la teneva ancora saldamente per i capelli; “Zitta, puttana di merda!” urlò sferrandole una decisa cinghiata sul culo nudo che la fece stramazzare sul parquet, “non ti azzardare a dire che non è colpa tua! Sempre mezza nuda a provocare, a fare la troia con tutti, a farsi scopare da mezzo paese in quel locale di porci. Cosa credevate tu e quel cornuto di tuo marito, che non potesse andare storto qualcosa prima o poi?” continuò come un fiume in piena, tirandola in piedi per i capelli e sbattendola nuovamente sul letto, per poi assestarle una nuova scudisciata sul culo, ancor più forte della prima; “basta, ti prego Alfio, mi fai male!” protesto Dalia ormai in lacrime, con un vistoso livido sulla guancia e i segni delle frustate a bruciarle la pelle; “Ti faccio male? Io ti ammazzo con le mie mani, troia che non sei altro!” esclamò un attimo prima di lanciarsi su di lei per una nuova, tremenda frustata, quando una fitta improvvisa alla gamba lo colpì di sorpresa facendolo barcollare e costringendolo ad accasciarsi con le spalle alla cassettiera; lasciò cadere la cintura e si massaggiò dolorante la gamba appena guarita ed evidentemente troppo sollecitata; Dalia comprese che era il momento buono per calmare la furia cieca del cognato e scese dal letto raggiungendolo: “Adesso calmati Alfio, non vedi che ti fa male agitarti così, dai, ci penso io a farti rilassare” disse mentre era già in ginocchio davanti a lui e gli apriva la lampo dei pantaloni, “ci pensa la tua cognatina a farti passare tutto” e in attimo gli estrasse il cazzo dai boxer e lo fece sparire tra le sue sapienti labbra.
“Lurida troia”, continuò Alfio abbandonandosi sempre più al pompino ad arte che gli stava facendo mia moglie, “appena vedi un cazzo non riesci a non infilartelo in tutti i buchi, vero?”; Dalia annuì col capo senza smettere per un istante di succhiarglielo a fondo; “Sconosciuti, camionisti, mezzo paese, adesso pure tuo nipote…non mi meraviglierei se ti facessi scopare pure da tuo padre… Ma quel cornuto di tuo marito lo sa di Filippo?”, Dalia estrasse il cazzo ormai turgido del cognato dalla bocca e rispose di no prima di cominciare a leccargli le palle; “Brava troia, adesso gli metti anche le corna di nascosto, come una vera puttana”, si complimentò ormai quasi completamente rilassato, “Si, sono una vera puttana, la tua puttana, e mi faccio scopare solo da chi vuoi tu…” incalzò Dalia prima di riprendergli nuovamente il cazzo in bocca e infilarselo dentro fino in gola; “Brava la mia cagnetta, lo sai che il cazzo non te lo faccio mai mancare, né il mio né quello dei miei amici. Ma mio figlio non me l’ aspettavo…”, rispose lui spingendole la testa verso il suo pube; “Hai ragione Alfio, perdonami, non succederà più…” replicò mia moglie dopo essersi nuovamente liberata la bocca che restava attaccata al cazzo del cognato da un denso filo di saliva; “Ecco, brava”, la assecondò Alfio mentre le spalmava la saliva sul viso con le palle tendendola per i capelli, “oppure no, chissà, forse forse, a pensarci bene, a parte la rabbia del momento, è anche un bene che quella mezza sega impari finalmente come si scopa una femmina, magari un altro giretto o due con quella troia di sua zia glie lo faccio fare…”; “Se tu lo vorrai mi farò scopare da lui”, lo assecondò Dalia mentre Alfio la fece alzare in piedi; “E magari puoi insegnare qualcosa pure a Thomas…” insistette mentre cominciò a baciarla trasferendo nella sua bocca la saliva che aveva sul viso con la lingua; “Si, mi faccio scopare pure da Thomas se vuoi…” si arrese Dalia ormai convinta ad accettare ogni richiesta pur di non subire più le sue frustate; “Quanto sei puttana” sentenziò Alfio stringendole le guance per farle aprire le labbra e sputarci dentro, poi la spinse sul letto e si abbassò pantaloni e mutande; “Vieni, sfondami il culo come piace a te” lo invitò Dalia sollevando le gambe spalancate e divaricandosi oscenamente le natiche con le mani.
Mio cognato non si fece pregare nemmeno per un istante, si fiondò sopra di lei e cominciò ad incularla selvaggiamente alla missionaria, con le gambe di lei sopra le spalle, affondando ogni colpo in maniera decisa fino alle palle, infilandole la lingua in bocca e strizzandole i capezzoli, mentre non smetteva di elencarle tutti i parenti, di sangue e acquisiti, da cui l’avrebbe fatta montare; poi la fece mettere a quattro zampe e riprese a fotterla nel culo, alternando vigorosi schiaffoni sulle natiche già arrossate dalle frustate a energiche mungiture delle mammelle penzolanti; infine la fece sdraiare di spalle sopra di lui e se la inculò da sotto, scopandole la fica con due dita e la bocca con altre due, dicendole all’ orecchio che lo sapeva che era così che le piaceva, riempita di cazzo in tutti i buchi contemporaneamente, fino a inondarle l’ intestino con una spasmodica e rumorosa eruzione di sborra.
Dalia si contorse sul suo corpo per una decina di secondi in preda ad un orgasmo devastante, assaporando il cazzo del cognato pulsarle ritmicamente nel retto, godendosi le sue dita ancora affondate in fica e la sua mano che le mungeva le tette; quando Alfio cominciò a muoversi per sfilarsi da lei gli afferrò le dita che aveva infilate nella fica e se le portò tra le labbra per succhiare ogni goccia del proprio piacere, non riuscendo a fare meno di pensare che, per quanto rozzo e violento, sapeva farla godere davvero alla grande.
Lo accompagnò in bagno e lo aiutò a lavarsi e rivestirsi, poi lo accompagnò alla porta e lo salutò, completamente nuda e col suo seme che le colava tra le cosce, con un ultimo appassionato bacio sul pianerottolo; poi tornò a letto e si addormentò esausta, ripensando a quell’ incredibile scopata iniziata col nipote e terminata col cognato.
La sera, quando rientrai in casa e notai immediatamente i lividi sul suo corpo, diedi quasi di matto e Dalia dovette praticamente implorarmi di non andare a casa di Alfio a fare un macello: cos’avrei detto? Ero fuori di me e il rischio di creare uno scandalo con sua sorella era troppo grosso. Alla lunga mi calmai e mi lasciai convincere che la cosa più saggia da fare era lasciar perdere.
Dopotutto mancavano due giorni alla partenza di Alfio e tutta la sua famiglia per le vacanze estive e una settimana alle nostre: a tutto il resto avremmo pensato dopo.
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