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I dubbi dell'amore - Str8 Version


di honeybear
02.05.2013    |    4.917    |    3 8.3
"“Che ne dici se domani mi prendo un giorno di ferie e ce ne andiamo da qualche parte per il week-end? Lui va coi bambini da sua madre, ma io non ho nessuna..."
Quali sono i dubbi dell’amore? Qualcuno li ha descritti provando a metterli in musica.
E qual è la sensazione di un bacio d’addio? Qualcuno ha provato a cantare anche questo. Io sinceramente non so rispondere. So solo che è difficile descrivere queste sensazioni. L’unica certezza che ho è che il bacio d’addio lo riconosceresti tra milioni d’altri baci.
È quello che mi hai appena dato. È il tuo saluto finale.
Ti guardo, mentre dandomi le spalle, ti rivesti: i movimenti lenti e compassati, sono il preludio a quello che mi dirai.

Stanotte, hai dato il meglio di te stessa, hai rasentato la perfezione del sesso da un punto di vista maschile. E quelle immagini si riaffacciano prepotenti alla mia mente.
Le luci soffuse nella camera da letto. Le lenzuola di seta che preferisco. I flutes di champagne e le fragole mature. Poi arriva tutto il resto: il tuo indice che disegna le mie labbra, la tua mano che mi avvicina alla tua bocca, le labbra morbide che si sfiorano delicatamente, si mordono leggere. Le lingue che si cercano, poi si trovano e si aggrovigliano appassionatamente mentre un caldo abbraccio è il preludio ad un tuffo in quel mondo perfetto. Solo nostro. Le lingue continuano a giocare mentre le mani provvedono a liberarci del superfluo. Restiamo nudi. Nudi ed abbracciati. Mi basterebbe anche solo questo: restare così. Per sempre.
Invece le lingue continuano a cercarsi, ad incollarsi tra loro. Infine si staccano e la mia scende ad accendere ogni singolo centimetro della tua pelle delicata.
Ecco, il ricordo ha nuovamente irrorato il mio sesso e l’eccitazione sale fregandosene di questo canto del cigno.
 La passione si scontra con la logica: vorrei alzarmi e strapparti ancora una volta di dosso quei dannati vestiti e farti sentire quanto desiderio corre ancora nella mia testa, tra le gambe. Ma tu, ormai hai deciso.
Cerco il tuo sguardo mentre ti allacci il reggiseno che torna ad imprigionare quella duplice sferica perfezione che fino a pochi istanti prima è stata tra le mie mani. Per un attimo gli occhi s’incontrano attraverso lo specchio e, ancora una volta, vedo la fine del nostro rapporto. 
Il pensiero, come il sangue nelle vene, scorre veloce.

Scorre veloce quanto la tua lingua su di me. Lei sa dove vuole arrivare. E prende ciò che le spetta. Lambisce ogni centimetro della mia asta; il sangue che pulsa accende la cappella di un rosso vermiglio degno della più dolce delle fragole che abbiamo mangiato.
E tu ti appresti a gustarlo appieno quel frutto. Nascondendolo gelosamente tra le tue labbra per bagnarlo della tua rugiada. Annaffiando generosamente il resto della pianta, arrivando fino a quel terreno scuro da cui nasce, forte e rigogliosa. Ma è un frutto che preferisci non resti nascosto, come desidero fare io con te. Ed allora eccoti pronta ad accoglierlo tra i tuoi seni rigogliosi che stringi per paura che voli via... Pronta ad assaggiarlo ancora una volta, in punta di lingua, strappandomi gemiti di piacere infinito.
I pensieri corrono veloci, come la mia paura di perderti.
Avrei dovuto nasconderti al mondo per far sì che non mi lasciassi, per non vederti cambiare.
 Avrei potuto fare mille cose per tenerti legata a me. No, cazzo, no! Sarebbe stata una forzatura: non meriti di essere amata così.
Tu comunque non mi appartieni; appartieni prima di tutto a te stessa e poi alla tua famiglia.
Niente di strano dunque che anche qualcun altro possa desiderarti come ti desidero io in questo momento. Tuo marito per esempio...
Niente di strano che tu ti sentissi onorata d’essere al centro di tutte queste attenzioni. Non ti biasimo. Non biasimo nessuno. Ho coltivato te e ti ho curata, come il migliore dei giardinieri fa con la più bella delle sue rose. E come tale ti ho vista crescere e cambiare. Sei diventata donna, la più sensuale delle donne. Chi ti sta al fianco ufficialmente dovrebbe essere orgoglioso di te!
E il tempo ti ha insegnato il resto. Ti ha insegnato a gestire il tuo corpo, le mie richieste. Hai imparato ad ascoltare le mie esigenze, appagandomi in ogni singolo momento che abbiamo trascorso insieme. Uniti, avvinghiati, non lo so. Decidi tu come.
Da oggi potrò solo ammirare da lontano la sensualità che emani e che orgogliosamente ho contribuito a creare: infiammerà la passione e il desiderio d’ogni altro uomo che t’incontrerà. Sicuramente di lui...
Stanotte, ancora una volta, mi hai dimostrato d’essere pronta per camminare da sola. 
Ma con chi hai fatto l’amore stanotte? Eri lì, insieme a me, oppure ti sei limitata a lasciarmi un ricordo struggente, pensando a chi sta guardando la metà di un letto freddo e vuoto? A qualcuno che, quando spalancherai quelle magnifiche gambe permettendogli di arrivare a quella fessura che già è scomparsa al mio sguardo, godrà di tutti i benefici di cui ho goduto io sino a stanotte?
“Ci vediamo domani?”
Non sollevi nemmeno lo sguardo mentre finisci di sistemarti i collant.
“Non lo so: ti faccio sapere”
Niente di strano nella risposta. Fa parte di questa logica assurda dove, chiunque altro ti conoscerà come ti conosco io, vorrà sentire il sapore della tua bocca sulla sua o cercare il paradiso tra le tue cosce, sfoderando tutta la sua mascolinità com’è accaduto a me. È il pensiero che mi fa impazzire. Che mi annienta.
“Ho voglia di te…” mi hai sussurrato quando ti sei distesa al mio fianco mentre le mie mani scendevano verso il tuo pelo fino a raggiungere le altre tue labbra che le mie dita aprivano e chiudevano in un massaggio che ti faceva contorcere tra le lenzuola.
“Ho voglia di te…” sussurravi mentre osservavi l’ondeggiare della mia testa che ti accarezzava ancora più all’interno, con le dita prima e con la lingua poi, suggendo il nettare dei tuoi umori.
Il resto non hai avuto bisogno di sussurrarmelo: mi sono disteso sulle lenzuola fresche e tu ti sei seduta sul mio sesso, iniziando a dimenarti… Mi hai tolto il fiato.
E sei rimasta così, con le tue labbra allargate, colpo dopo colpo. Lento, lentissimo. Quasi esasperante. Forte, fortissimo conducendo un gioco in cui ormai eccelli. Senza trascurare il minimo dettaglio: i baci, le carezze, i sospiri, le parole. Fino al momento in cui tutta la mia passione non si è riversata in te. Insieme alla tua. Ne abbiamo assaggiata un po’ di questa passione. Ce la siamo scambiata con l’ultimo, lungo bacio che ha suggellato quest’ultima volta, che ostinatamente cerco di non farmi sfuggire, mentre, sfiniti e storditi dal desiderio soddisfatto, ti accoglievo sul mio petto senza mai farmi uscire da te. Fino alla fine.
Ed ora te ne vai. Torni da lui, forse definitivamente. L’ho sempre saputo che sarebbe successo. E il pensiero mi fa stare male.
So che una volta uscita dalla stanza, tutto avrà fine.
Sono geloso all'idea di ciò che farai, che dirai nei nuovi momenti d’amore che vivrai… Ed il mio stupido orgoglio non mi permette di trovare qualcosa per cercare di trattenerti.
Manca solo la giacca e hai finito di vestirti. Cerco d’imprimere la tua immagine nel più profondo dei miei ricordi, affinché sbiadisca il più tardi possibile. 
Ti guardi un’ultima volta in quello specchio che tante volte ti ha visto godere mentre, accarezzandoti, raggiungevo ogni singola parte di te… 
Sono ancora sul letto, nudo, sotto le lenzuola: sento il freddo della solitudine e il caldo del desiderio.
Adesso ti sei girata, mi guardi, alzi le sopraciglia e tiri un bel sospiro: il momento è giunto… 
Quello dell’inappellabile sentenza.
“Che ne dici se domani mi prendo un giorno di ferie e ce ne andiamo da qualche parte per il week-end? Lui va coi bambini da sua madre, ma io non ho nessuna intenzione di sorbirmi per tre giorni la vecchia!”
Che ne penso?
Sento il cuore impazzire per la gioia che sto provando.
Sono proprio un imbecille che si perde nelle sue fisime mentali. E i dubbi dell’amore di cui cantava qualcuno, svaniscono come la nebbia al sole.
“Adesso devo andare. E quella cosa dura che tiene alzate le lenzuola, risparmiala per il fine settimana, sarà un piacere smontarla!”
S’avvicina e mi bacia. Un bacio che sa di miele, niente a che vedere con l’aceto che m’aspettavo.
Si stacca da me e mi sorride.
Ricambio il sorriso accarezzando le lenzuola attorno al sesso.
“Aspetterò domani con ansia…”
La porta si chiude, ma non alle tue spalle.
Torni verso di me, sopra di me, con quello sguardo che ben conosco:
“Perché aspettare domani… Come dite voi uomini: ogni lasciata è persa!”
Difficile non riconoscere un bacio d’addio… Bellissimo sbagliarsi…
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