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Il mio primo tradimento: continua 5° cap.


di martan
18.09.2012    |    17.017    |    7 9.3
"Andammo a prendere qualcosa in un bar e chiacchierammo senza avere un argomento particolare..."
A pecora
Però le sue carezze e quei discorsi comunque ci procurarono una certa eccitazione. Tornammo nel letto e ricominciammo a stuzzicarci. Le sue mani percorrevano tutto il mio corpo e si intrufolavano dovunque ci fosse spazio. Io cercavo il suo cazzo con le mani per sentirne il turgore e appena possibile gli tiravo delle segate per aumentare la sua eccitazione. Ad un certo punto mi fece mettere in ginocchio sul letto appoggiata alla spalliera con le mani. Lui si mise dietro e mi passò più volte il cazzo tra le natiche, che scivolava facile, perché già umido di piacere. Gli feci di nuovo capire che non volevo prenderlo in culo, forse perché avevo mangiato oppure per qualcosa d’altro, comunque non preferivo praticare sesso anale. Allora lui per non urtare la mia suscettibilità mi disse di non preoccuparmi e, stando in quella posizione, mi fece scivolare il bastone nella fica. Da dietro mi sbatteva forte il cazzo dentro facendo sbattere anche le palle sulla fica, mi afferrava i seni e li stringeva con passione, mi strizzava i capezzoli tra le dita e mi baciava la schiena ed il collo. Avevamo fatto parecchio sesso dalla mattina che stavamo in quell’albergo e la foia iniziale era scemata, la sborra si faceva attendere ed allora ingaggiammo quasi una battaglia a chi resisteva di più senza venire. Lui da sopra sembrava un dominatore e imponeva i ritmi, ora lenti ora focosi, pur sempre continuando a stantuffare. A volte mi faceva sbattere la testa nella testiera del letto, altre mi tirava a sé con forza facendomi sentire tutta la lunghezza del suo cazzo nella pancia. Quel gioco infuocato piaceva a tutti e due, ma col fuoco spesso ci si scotta, ed appena cominciai ad incitarlo di farmi sentire la fica piena del suo cazzo, di riempirmi di sborra e di farmi godere, lui si eccitò talmente tanto che in pochi secondi mi venne dentro e si accasciò su di me sfinito dalla cavalcata. Anche se non raggiunsi pure io l’orgasmo, tanto la fica era dilatata, mi piacque comunque da morire averlo sfinito di sesso e rimasi sotto di lui per molti minuti col suo cazzo ancora dentro ma che purtroppo si andava afflosciando lentamente. Erano passate molte ore da quando avevamo cominciato a chiavare ed io dovevo rientrare a casa prima che facesse sera. Allora con molta calma cominciammo a prepararci per andare via. Sfiniti e soddisfatti ci rinfrescammo e mi feci accompagnare a casa come se fossi tornata da una giornata di studio, dandoci appuntamento l’indomani. Una volta a casa aiutai mia madre a preparare la cena perché sarebbe venuto il mio fidanzato a cenare come spesso succedeva. Quella sera l’avrei salutato come al solito, anche se nella mia bocca ci sarebbe stato ancora il sapore dello sperma del mio amante.
L’indomani mi venne a prendere all’uscita dall’università perché non dovevamo andare in albergo dovendoci ancora riprendere dalle battaglie del giorno prima. Andammo a prendere qualcosa in un bar e chiacchierammo senza avere un argomento particolare. Lui sarebbe partito il giorno successivo e ci saremmo rivisti dopo un mese circa.
Nell’attesa tra un ritorno e l’altro continuavo la mia vita come se niente fosse accaduto. Uscivo quasi ogni sera con il mio fidanzato e puntualmente facevamo l’amore e ci godevamo insieme, senza nessun problema, tutte le gioie del sesso. Con lui stavo bene e non valeva la pena lasciarlo per vivere nell’attesa del mio amante. La passione esplosa per quest’altro riuscivo a gestirla senza che alterassi il mio modo di vivere. Avrei atteso finché era possibile prima di prendere una decisione e nel frattempo avrei vissuto contemporaneamente due storie parallele.
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