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Il suo nome è Olivier 1.


di LoScrittore91
24.10.2016    |    16.110    |    9 9.3
"Un lungo divano in pelle color panna, a tre posti, è impiantato contro la parete a pochi metri di distanza dal tavolo..."
-Qui sta andando tutto bene. Nel pomeriggio ho fatto shopping con Virginia sugli Champs Elysees, ho comprato di tutto! Verso sera abbiamo cenato in un ristorantino italiano e adesso siamo in pub -, informo Riccardo che è all’altro capo del telefono.
- Sono contento che ti stai divertendo amore. Quando torni? -, mi domanda con una voce che nasconde un velo di tristezza.
Passeggio accanto alla porta di entrata del locale, c’è una temperatura così piacevole che mi dispiace quasi rientrare. - Già ti manco? Devi resistere 3 giorni -, gli rispondo cercando di essere il più dolce possibile.
- Va bene, resisterò. Ti stai comportando bene lì? -
Sorrido e contemporaneamente scuoto la testa, continuando distrattamente a passeggiare avanti ed indietro. - Certo, ti devi fidare di me -, rispondo.
- Non mi fido di Virginia -, ribatte.
- Lo sa che sono fidanzata e mi rispetta, tranquillo. Dai amore ora vado, ci sentiamo più tardi. Ti amo -
- Anche io ti amo, a dopo -, concludo la telefonata ed entro nel locale.
L’ambiente è piuttosto piccolo, molto illuminato, può contenere soltanto un numero ristretto di clienti. Le pareti sono rivestite in legno, il pavimento invece è coperto da una moquette nera. Un bancone in legno, decisamente alto e massiccio, si estende per diversi metri occupando l’intera ala sinistra del locale. Dietro al bancone vi è un cameriere intento ad asciugare un boccale di birra. Di fronte, o meglio alla mia destra, un piccolo gruppo di clienti ha occupato i pochi tavolini di legno, collocati in modo da ricavarne più spazio possibile. Il brusio delle persone che chiacchierano, e una tipica canzone francese come sottofondo, rendono piacevole l’atmosfera. Virginia è seduta al tavolo, impegnata a consultare il menù. Mi avvio verso di lei ma, prima di raggiungerla, noto un ragazzo nero al bancone seduto su uno sgabello. Sta bevendo una birra con un amico, appena si accorge che lo sto guardando mi sorride. È bellissimo, sembra uno di quei modelli che posano per Abercrombie. Ha i capelli corti, neri, che fanno da contorno ad un viso stupendo. Ha un po' di barba che lo fa sembrare ancora più sexy. Anche se è seduto mi rendo conto che è decisamente alto. Indossa una t-shirt bianca che mostra i suoi bicipiti robusti, ma anche i i pettorali, talmente vistosi e solidi da spingere prepotentemente contro il tessuto della maglietta, mostrandone così le forme.
Ricambio il sorriso, passando nervosamente una mano fra i capelli. È una situazione imbarazzante, sicuramente si è accorto che sono rimasta imbambolata a guardarlo più del dovuto. Cerco di non pensarci. Mi siedo al tavolo, di fronte a Virginia.
- Ah ce l’hai fatta! L’hai tranquillizzato il povero cucciolo? -, mi domanda sorridendo. Chiude il menù e focalizza lo sguardo su di me.
- È preoccupato che mi porti sulla cattiva strada -, rispondo.
- Ha ragione, non siamo qui per vedere musei o per fare noiose passeggiate. Vita notturna arriviamo! -, scoppia a ridere.
- Lo so, ma a lui non potevo dire così -, le sorrido.
Senza nemmeno pensarci torno con lo sguardo su di lui, è talmente bello che non riesco a non guardarlo. I suoi meravigliosi occhi si posano su di me e il mio battito cardiaco accelera di colpo. Immediatamente torno con l’attenzione su Virginia.
Inarca le sopracciglia e mi fa uno dei suoi sorrisi, so già cosa vuole dirmi, ha visto la scena. - Ti sta guardando anche lui -, mi dice.
- Non farti venire strane idee -
- Dai, divertiamoci un po'. Io mi prendo l’amico, è uno gnocco da paura -, ribatte dando una fugace occhiata ai due ragazzi dall’altra parte del locale.
- Tu non te ne fai scappare uno! >>, esclamo sorridendo.
- Sono single e non mi faccio molti problemi, tutto qui -, mi risponde mordendosi il labbro inferiore.
- Ci stanno guardando? -, le chiedo facendo finta di controllare il cellulare.
- Il nero ti sta mangiando con gli occhi -
Faccio un lungo sospiro. La situazione si sta facendo stuzzicante.
- Mi sa che è meglio che ce ne andiamo, non vorrei fare cazzate -, le dico con un sorriso malizioso.
- Perché? Dai è una situazione divertente -, ribatte sorridendo. Ha un’espressione esaltata. Virginia ama questi contesti dove ci sono dei ragazzi da sedurre. Io invece sono in difficoltà, so di avere un debole per i ragazzi di origini africane e non mi ci vorrei trovare faccia a faccia.
Si avvicina un cameriere con due bicchieri di vino bianco nel vassoio, arrivato al nostro tavolo si ferma. - Il vino è offerto da i due ragazzi alle mie spalle. Prego signore -, ci spiega il tutto in francese, io e Virginia ci limitiamo a ringraziarlo ed annuire.
Una volta serviti i bicchieri si allontana.
- Mi sa che abbiamo fatto colpo -, esclama Virginia scoppiando a ridere.
I due ragazzi ci sorridono dal bancone, l’afroamericano alza il boccale di birra verso di me, come a voler farmi capire che mi ha puntato.
Sono nel pallone, non so che fare. Contraccambio con un cenno della testa mentre Virginia, senza nemmeno consultarmi, li invita al tavolo con un gesto della mano.-
Ohi, sei impazzita? -, le domando sgranando gli occhi.
- Dai sono stati gentili -, si giustifica senza nemmeno darmi il tempo di finire la frase. I ragazzi non si fanno pregare, arrivano senza nemmeno darmi la possibilità di parlare con Virginia. Ci presentiamo rapidamente, il biondo è italiano e si chiama Matteo. Lo seguo con lo sguardo mentre va a sedersi alla mia sinistra. L’afroamericano, Olivier, alla mia destra. Dalle prime parole che scambia con noi scopriamo che conosce molto bene l’italiano. Bevo un sorso di vino, ha davvero un ottimo sapore.
Ora che Olivier è vicino a me riesco ad osservare meglio i suoi impeccabili lineamenti.
Ha gli occhi verde scuro, talmente espressivi che sembrano penetrarmi nell’anima.
Il naso regolare, le labbra rosse e carnose, gli zigomi abbastanza pronunciati.
Le spalle sono larghe, imponenti, anche uno stupido capirebbe che si tratta di uno sportivo. Mi sorride, mostrando dei denti di un bianco così lucente da sembrare finto.
- Ti piace? -, mi domanda indicando il bicchiere che ho ancora in mano.
- Si grazie, è veramente squisito -, gli rispondo sorridendo.
Scruto per qualche istante Virginia, nel giro di due minuti sembra già in sintonia con il bel ragazzo italiano. Si sono isolati nei loro discorsi, così mi ritrovo obbligata a socializzare con Olivier se non voglio finire in un silenzio imbarazzante.
- Che ci fa una bella ragazza come te a Parigi? -, mi domanda fissandomi intensamente negli occhi. Mi sento mancare l’aria, è perfetto.
- Siamo in vacanza, nulla di più. Te? -, rispondo bevendo un altro sorso di vino.
Poggia i gomiti sul tavolino, i bicipiti si contraggono apparendo ancora più possenti.
- Sono un calciatore, gioco nella Serie B francese -
Da lì è un susseguirsi di domande, di curiosità. Gli parlo dell’università, dei miei progetti, senza però accennare a fidanzati e fidanzate. È molto simpatico ma anche sicuro di sé. Mi racconta del suo lavoro, spiegandomi che a 26 anni le possibilità di andare a giocare per una squadra di categoria superiore sono molto poche.
Un paio di volte ci blocchiamo in silenzio, forse presi dall’imbarazzo, Olivier però risolve tempestivamente aprendo nuovi discorsi interessanti.
Virginia e Matteo sono più avanti rispetto a noi, spesso vedo lei che gli sfiora la spalla tra una risata e l’altra. Con ogni ragazzo con cui si è comportata così puntualmente ci è finita a letto.
- Matteo ci ha invitate a casa sua. Andiamo? -, mi domanda Virginia spiazzandomi completamente. Subito mi viene in mente Riccardo, non vorrei essere nei suoi panni. Aveva ragione a temere Virginia, non fa altro che cercare ragazzi da portarsi a letto.
Non voglio mentire a me stessa, con Olivier mi sto trovando bene, però so anche che andando a casa dell’amico ci metteremmo una situazione troppo pericolosa.
- Non lo so, mi sento un po' stanca -, le rispondo nella speranza che capisca la mia situazione da ragazza fidanzata.
- Dai, non facciamo tardi promesso -, insiste sorridendo.
La guardo in cagnesco, resto in silenzio.
- Non è lontana, a piedi arriviamo in 10 minuti -, interviene Olivier.
Faccio un lungo sospiro, lo sguardo passa da Matteo a Olivier, finendo per posarsi definitivamente su Virginia.
- Va bene, stiamo soltanto un’oretta però -
Mi arriva un messaggio di Riccardo. – Ehi amore, come procede la serata? –
Non posso dirgli la verità, diventerebbe una furia. Sto per andare a casa di due ragazzi conosciuti da un’ora e uno dei due è un bellissimo calciatore nero a cui piaccio.
Evito di rispondere.

Un quarto d’ora dopo mi ritrovo dentro casa di Matteo, in un salotto ampio e luminoso, ma soprattutto sfarzoso. Al centro della sala mi salta all’occhio un meraviglioso tavolo di cristallo rettangolare, dalla superfice trasparente, abbastanza grande da far accomodare otto persone compresi i capo tavola. Posso immaginare che costi un occhio della testa, non vorrei avvicinarmi soltanto per paura di graffiarlo. Intorno al tavolo sono disposte in modo ordinato delle sedie dello stesso materiale, si presentano alte e strette per dare un ulteriore tocco di bellezza. Un lungo divano in pelle color panna, a tre posti, è impiantato contro la parete a pochi metri di distanza dal tavolo.
Alla mia sinistra, infondo alla sala, campeggiano delle colossali tende color arancio, sono così alte e larghe che sembrano coprire una vetrata piuttosto vasta.
Virginia passeggia nel salotto, dando un’occhiata generale, dall’espressione sembra compiaciuta e stupita.
- Complimenti, hai ottimo gusto -, dice a Matteo sorridendo.
- Ti ringrazio. Ho cercato di fare il mio meglio -, ribatte il ragazzo con un’espressione soddisfatta.
- Dai accomodati -, mi dice Oliver affiancandosi a me.
- Ok, grazie -, gli rispondo incamminandomi lentamente per via dei tacchi piuttosto alti. Poso la borsa sul divano e mi volto verso i ragazzi, sono troppo tesa ed imbarazzata per sedermi.
- Dov’è il bagno? -, chiede Virginia.
- Ti accompagno, non vorrei farti perdere -, risponde Matteo.
Osservo il ragazzo che scompare dal salotto, segue Virginia che mi lascia completamente sola e abbandonata con Olivier.
- Quanto tempo restate a Parigi? -, mi domanda l’afroamericano avvicinandosi.
Si siede sul divano e punta i suoi occhi verdi su di me.
Il vestitino nero che indosso, decisamente succinto e aderente, si ritrae nel momento che mi accomodo accanto a lui, esibendo così un paio di gambe slanciate e seducenti.
Il suo sguardo, per un istante, cade inevitabilmente in basso. La cosa mi rende soddisfatta anche se cerco di mascherarlo.
- Altri tre giorni, poi torneremo a Roma -, rispondo.
Olivier annuisce con un cenno della testa. - Ti piace Parigi? -, domanda.
Voglio essere crudele, divertirmi. Accavallo le gambe, portando la sinistra sopra alla destra. Il vestitino si ritira ancora di più, arrivando a mostrare l’intero quadricipite e parte del sedere. Olivier, ovviamente, non può che tornare a scrutarmi, sta volta con un’espressione totalmente ammaliata.
Se c’è una cosa che amo è vedere i ragazzi che sbavano dietro al mio corpo. È come una sfida vinta, un ulteriore conferma della mia bellezza.
- Si, è la città più bella che abbia mai visitato -, gli rispondo sorridendo.
- Perché? Ti piace qualcosa in particolare di Parigi? -
- Adoro i ragazzi francesi, la loro lingua, il loro aspetto, la loro eleganza -, ribatto alzando le sopracciglia.
Olivier fa una piccola risata. - Anche i ragazzi francesi impazziscono per le italiane, specialmente se sono bionde -, afferma facendo chiaramente riferimento a me.
- Vedendo come mi guardi posso immaginare -, lo stuzzico facendogli sorriso malizioso. Lui fa lo stesso, dopodiché fa un piccolo sospiro prima di controbattere.
- Ti dispiace? -
- No, non mi dispiace, però sono fidanzata -, lo informo.
Olivier incrocia le braccia al petto, i suoi bicipiti si contraggono apparendo di nuovo possenti e perfetti.
- Anche io, solo che ho perso il conto delle volte in cui le ho messo le corna -, ribatte con un tono che sembra tutt’altro che pentito.
- Mi dispiace per la tua ragazza -, rispondo ironicamente.
- Facendo il calciatore mi sono capitate molte occasioni con delle belle ragazze ed io non sono uno che resiste facilmente -, mi spiega con un’espressione divertita.
- Quindi sei uno stronzo -, gli dico sorridendo, usando un tono piuttosto scherzoso.
- Si lo ammetto -, conferma sghignazzando. - Da quanto state insieme? -
- Sei anni -
- Ah, immagino che oltre a lui non hai avuto altre esperienze -
- No infatti -, rispondo con un lungo sospiro.
- Dal momento che è stato l’unico, spero che sia almeno dotato -, esclama.
Sentendo quelle parole scoppio immediatamente a ridere, abbasso lo sguardo scuotendo ripetutamente la testa. - Come mai ti interessa? -, domando tornando con lo sguardo su di lui.
- Curiosità maschile -, mi risponde con un sorriso da schiaffi.
- È una cosa privata, mi dispiace deluderti -
- Ho capito, ce l’ha piccolo -
Ha indovinato, mi vergogno quasi a dirglielo, passerei per la sfigata che è stata solo con un ragazzo che ce l’ha anche corto. Ho sempre evitato l’argomento con le mie amiche, soprattutto con Virginia. Lei, da quando si è lasciata, è stata con tutti ragazzi che potevano vantarsi di un 18 centimetri, in alcuni casi anche 20. Ho sempre provato invidia ma, cosa ancor più grave, mi è capitato di immaginare come sarebbe stato farsi scopare da un ragazzo dotato, magari africano.
- No, ce l’ha normale, 16 centimetri -, rispondo mentendo.
Olivier mi guarda fisso, come a voler decifrare la mia espressione. Fa scivolare la mano sul suo viso, lisciando delicatamente la barba, finendo per toccarsi il mento.
- Ti sei accontentata di poco -, afferma provocandomi.
Inarco le sopracciglia. - Da come parli sembra che sei messo meglio -
- Decisamente meglio -, ribatte con un sorriso di sfida.
Sto per controbattere, lo squillo del telefono però mi blocca improvvisamente.
Apro la borsa e afferro il cellulare, come immaginavo è Riccardo.
- È il mio ragazzo, fai silenzio altrimenti scopre che sto qui -, spiego ad Olivier.
- Ok, vai tranquilla -
Snodo le gambe, in precedenza accavallate, tornando pertanto in una posizione composta. Faccio un prolungato sospiro, ricco di ansia e sensi di colpa.
- Ehi amore -, rispondo con un sorriso forzato, lo sguardo fisso sul pavimento.
- Amore! Sei a casa? -, domanda Riccardo con un tono dolce.
- Si sì, sono appena tornata -
- Ok allora di do la buonanotte, io sto crollando -
- Va bene amore, ci sentiamo domani, ti amo -
- Ti amo anche io, a domani -, aggancia il telefono terminando una delle chiamate più lunghe della mia vita. È la prima volta che gli mento così, non mi riconosco nemmeno. Spesso mi capita di scherzare con i compagni d’università ma niente a che vedere con quello che sta succedendo sta sera. Non ho mai parlato di argomenti così spinti con un ragazzo che non sia Riccardo. Olivier mi piace, mi prende sempre di più, minuto dopo minuto, parola dopo parola. Una parte di me vorrebbe prendere la borsa ed uscire dalla porta, l’altra invece ha voglia di continuare a filtrare, a provocare.
- Virginia e Matteo sono scomparsi, magari lui le sta facendo vedere la camera da letto -, dice in tono ironico Oliver mentre ripongo il telefono nella borsa.
- Probabile, conoscendo Virginia -, ribatto sorridendo. Passo la mano fra i capelli ordinando una ciocca dietro l’orecchio.
- Prima della chiamata mi stavi per dire qualcosa -
- Già è vero, quanto sei messo meglio? -, domando con un mezzo sorriso.
- Come mai sei interessata? -, replica con un sorriso divertito, facendo riferimento alla stessa domanda fatta da me poco fa.
- Curiosità femminile -, rispondo scoppiando a ridere.
Olivier scrolla la testa sorridendo, sembra divertito dalla situazione.
- 21 centimetri -, risponde.
Sbarro gli occhi, è più di quanto immaginavo. - Non ci credo dai -
- Se vuoi puoi controllare di persona -, ribatte con un sorriso malizioso.
- Sicuramente rimarrei delusa -, lo provoco assumendo anche io la stessa espressione. Ma cosa sto facendo? Lo sto letteralmente provocando, sfidando, in poche parole ho appena iniziato il tradimento nei confronti di Riccardo. 21 centimetri, più di qualunque ragazzo con cui Virginia sia mai stata. È vero o ha solo esagerato? La situazione mi sta coinvolgendo sempre di più, sono così eccitata da sperare che Virginia e Matteo rimangano almeno per un’altra mezz’ora chiusi chissà dove.
Mi mordo il labbro inferiore mentre do una rapida occhiata fra le sue gambe.
- È una sfida? -, domando alzando le sopracciglia.
Olivier, per avvicinarsi a me, si piega in avanti, separandosi dallo schienale del divano su cui poggiava comodamente la schiena. Mi ritrovo pertanto il suo viso a meno di un metro dal mio, sento il battito cardiaco che aumenta di colpo.
- Si -, mi risponde avvicinandosi pericolosamente.
Sta per baciarmi, rimango immobile e chiudo gli occhi. Ha un sapore divino, da vero uomo, niente a che vedere con Riccardo. Le sue labbra vellutate e piene, cercano le mie con una foga irrazionale, la sua lingua smisurata si spinge in avanti sfidandosi con la mia. Ha un odore vigoroso, che mi eccita da morire, come un profumo che vorresti sentire all’infinito. Qualcosa di consistente e fresco si posa all’interno della mia coscia, a pochi centimetri dal bordo del vestito, in un attimo di lucidità mi rendo conto che è la sua mano che pigramente sale lisciando delicatamente la mia pelle.
Sento i brividi camminare lungo la schiena, una raffica di adrenalina che non provavo da parecchio tempo. Con Riccardo è sempre la solita minestra, riscaldata all’infinito.
Il più delle volte facciamo sesso per dovere, non provo più un vero orgasmo da mesi ormai. Lo sto tradendo, non sono riuscita a fermarmi, l’attrazione che provo verso Olivier è qualcosa di travolgente, di nuovo. Non so dire a che punto posso arrivare, è come se tutto questo non riguardasse la realtà.
Seguitiamo a baciarci, a desiderarci, senza un attimo di tregua. Sento un forte bollore fra le gambe, come un forno che è andato in funzione senza alcun preavviso, riesco a riconoscere la sensazione dei fluidi vaginali che gradualmente inzuppano il tessuto del perizoma che indosso. La sua mano sale, introducendosi sotto al vestitino, sento che si addentra sempre di più, le sue dita solide e longilinee mi sfiorano lì dove la stoffa fine nasconde il mio fiore. Dalla bocca passa al collo, non posso far altro che chiudere gli occhi e godermi i suoi baci carnali sulla mia tenera pelle. La sua mano, contemporaneamente, inizia ad armeggiare con il mio perizoma. Non so preparata, non ho nemmeno il tempo di fermarlo, ficca violentemente due delle sue dita corpulente dentro di me, provocandomi una fitta. In confronto Riccardo ha delle dita esili, è la stessa sensazione che provo quando entra un pene. Per fortuna mi abituo presto ai suoi movimenti, inizio ad ansimare mentre lui continua a masturbarmi con un’irruenza pazzesca. Allargo oscenamente le gambe per facilitargli il lavoro, ormai sono sua.
È un minuto favoloso, rischio addirittura di arrivare all’orgasmo, se non fosse per le voci di Virginia e Matteo che improvvisamente percepisco dal corridoio. Hanno finito, proprio nel momento più bello. Li sento sempre più vicini, a momenti saranno qui in salotto, non intendo farmi trovare a gambe aperte mentre Olivier è impegnato a farmi un ditalino.
- Cazzo stanno tornando! -, esclamo aprendo gli occhi di colpo, come svegliata da un brutto incubo.
A malincuore Olivier sfila le dita dalla mia vagina, provocandomi l’ennesima fitta, o meglio l’ennesima piacevole fitta. Nei pochi secondi che ho a disposizione cerco di riprendere fiato, di ricompormi, quindi sistemo il perizoma e successivamente stringo le gambe. Lui sembra più tranquillo, si limita a sorridermi, abbassando lo sguardo noto immediatamente un bozzo esorbitante all’altezza del cavallo dei jeans.
- Ti è piaciuto? -, mi domanda con un sorriso soddisfatto.
Mi passo una mano fra i capelli, raccogliendoli su una spalla.
- Sembra che sia piaciuto più a te -, ribatto indicando con un cenno del capo la formidabile erezione che sono riuscita ad ottenere.

CONTINUA...

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