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La mia vicina - cap .3


di cd1948
17.12.2014    |    34.801    |    3 9.1
"-”Fai piano, ti prego, mi hai fatto un po male”, mi disse..."
Capitolo 3 – Il culetto della mia vicina

Dopo che la mia vicina Rosa se ne fu andata, mi preparai qualcosa da mangiare ed infine andai a riposare dopo le fatiche della mattinata.

Al pomeriggio uscii in giardino per fare quei lavoretti che non avevo fatto la mattina causa i noti impegni.

La mia vicina stava stendendo i panni. Indossava la stessa canotta del mattino, senza nulla sotto. Ogni volta che si piegava per prendere i panni mi mostrava il culetto e la figa, quando poi si alzava in punta di piedi per appendere la roba nello stenditoio, la canotta si alzava e mostrava tutto quello che aveva, sorridendomi.

Quel suo lavorio mi fece, ovviamente, venire duro il mio membro. Scavalcai allora il basso muretto che divideva le nostre proprietà e mi avvicinai a lei. Lei mi si avvicinò e mi buttò le braccia al collo, mentre io le agguantavo le chiappette nude e la tiravo verso di me.

-”Mi fai venire voglia di sbatterti così su due piedi”, le dissi.

-”Oh, sìì, ho una voglia matta di te, del tuo uccellone dentro di me”, ribattè.

-”Ora te lo metto dentro tutto”, dissi, mentre con una mano mi abbassavo i calzoncini corti che indossavo.

-”Sììì, ti prego, mettimelo dentro”, esclamò.

Allora le alzai una gamba e le appoggiai il glande sulla fighetta. Lei si spinse avanti per farlo entrare tutto. Mentre iniziavo a pompare, sentimmo lo scuolabus che riportava i bimbi da scuola. Ci ricomponemmo in un attimo e lei andò a prenderli al cancello del suo giardino, sull'altro lato della casa. Io, nel frattempo, ritornai nel mio giardino.

Ma ero rimasto con una voglia matta di finire quello che avevo iniziato. Allora, andai in casa a prendere la vaschetta di gelato che tenevo in frigo ed alcune coppette. Nel frattempo Rosa ed i bambini erano arrivati sul retro, dove lei riprese a stendere i panni, facendosi raccontare la loro giornata a scuola. Uscii anch'io e li chiamai, offrendo loro il gelato.

-”Sìììììììììììììììììììì”, fecero i due in coro.

-”Ma no, dai, li riprese lei, non disturbiamo il signor Stefano”, fece Rosa.

-”Ma non è alcun disturbo, anzi. Su, su venite vicino al muro che vi aiuto a scavalcarlo”, risposi.

Vennero di corsa, stendendo le manine. Io li presi al volo e li feci volare oltre il muretto divisorio, fra le loro grida di contentezza e le risate.

-”Su, venga anche lei”, feci rivolto a Rosa.

-”Ma non posso, non ce la faccio, c'è il muro, e poi non sono vestita adeguatamente”, mi rispose.

-”Oh, venga, non si vergogni, anzi, guardi, la prendo e la faccio volare oltre il muretto, come con i bambini”, ribattei.

-”Sì, Sì, mamma, vieni, è divertente volare”, fecero i due in coro.

Al che lei si avvicinò, io la presi sotto le ascelle e la sollevai facendola passare oltre il basso muretto. Rimanemmo per un attimo incollati l'uno all'altra, con le che ansimava dall'eccitazione, la canotta sollevata fino quasi alla cintura. La lasciai andare e si ricompose un poco.

Ci accomodammo tutti e quattro attorno al mio tavolo da giardino, sedendoci sulle poltroncine. Io servii i gelati, due dosi abbondanti per i piccoli. Rosa si alzò per sistemare i bambini e verificare che non si sporcassero. Nell'inclinarsi verso di loro, mi mostrò il suo culetto. Io non resistetti e glielo toccai, iniziando ad infilarle un dito nel buchino. Rimase immobile per un po in quella posizione, poi si raddrizzò, sempre con il mio dito infilato dentro. Fece un passo all'indietro e, facendo finta d'intopparsi, cadde seduta sul mio grembo, ridendo. Rimase per un attimo seduta a cavalcioni sulle gambe, con le sue aperte, poi si alzò e si diresse alla poltroncina di fronte a me, dove si sedette accavallando le gambe.

Finito di mangiare i gelati, lei scavallò le gambe, tendole un po aperte e mostrandomi la sua fighetta nuda. Poi si alzò e raccolse le coppette e le portò nella mia cucina. Io la seguii, la raggiunsi vicino al lavello, e la abbracciai da dietro, prendendole le tette, che oramai avevano i capezzoli turgidi, duri come pietre. Iniziai a pizzicarglieli, mentre lei emetteva un sospiro di piacere. Sempre continuando a stuzzicarle i capezzoli con una mano, le infilai l'altra sotto il vestito ed iniziai a toccarle la figa, il clitoride, infilandole un dito dentro. Era tutta un lago.

La feci piegare in avanti, sollevandole il vestitino fin sopra la cintura, mi abbassai i calzoncini, estrassi il mio membro già bello duro e glielo infilai con un colpo nella sua calda figa.

-”No, ti prego, i bambini”, fece lei. Ma il suo no sembrava più un sì !

-”Non preoccuparti, stano giocando, li senti”.

-”Ma se venissero di qua ?”

-”Quando i bambini giocano si dimenticano di tutto”, ribattei, mentre le facevo delle lunghe e lente infilate.

-”Ohh, sììììì, mmmmmmm, ancoraaaaaa”, iniziò a fare.

-”Sì, porcellina, vedrai che ti riempio tutta”, dicevo io.

Dopo un poco le venni dentro e la lascia andare. Lei mi si inginocchiò davanti e mi pulì bene il cazzo, mentre dalla sua figa colava il mio sperma lungo una gamba.

Uscimmo in giardino. I bambini stavano ancora giocando del tutto ignari di noi adulti. Ci risedemmo fino a che lei si fu calmata. Si ripulì alla bell'e meglio la gamba con una mano, leccando poi lo sperma raccolto. Poi chiamò i bambini dicendo che era ora di andare, che il babbo sarebbe arrivato di lì a poco.

Li aiutai a ripassare il muretto e si allontanarono verso l'interno della loro casa.
Certo, una scopata al mattino ed una sveltina al pomeriggio erano proprio un bel modo di passare la giornata, ma erano anche stancanti, per cui mi sdraiai sul divano a guardare le tv.

Verso ora di cena, ricevetti una telefonata. Era il marito di Rosa se mi chiedeva se volevo andare a mangiare una pizza con loro. Io nicchiai per un po ma lui insistette ed alla fine accettai.

Ci ritrovammo di lì a 15 minuti davanti a casa loro. Rosa indossava un top che le lasciava l'ombelico e la schiena scoperti, ovviamente senza reggiseno, ed una minigonna di jeans. Ai piedi dei sandaletti col tacco. Il marito ed io eravamo vestiti casual, jeans e maglietta. Ci sistemammo nella loro macchina per via dei seggiolini dei bambini. Lei stava appollaiata sul sedile posteriore, in mezzo ai due seggiolini, le gambe aperte per via del poco spazio disponibile. Mi accorsi che non indossava le mutandine. Io stavo voltato verso di lei per parlare e la vista che mi si parava era da infarto. Il mio cazzo ebbe un sussulto e si irrigidì immediatamente. Meno male che i boxer lo contenevano ed i pantaloni erano larghi !

Comunque, arrivati in pizzeria, scesi e le aprii la portiera per aiutarla ad uscire, poi lei si piegò in avanti per slacciare le cinture ad uno dei bimbi e la corta gonnellina si alzò, quel tanto per mostrarmi il culetto. Io le stavo dietro, il cazzo sempre in tiro. Lei fece un passo indietro, sempre piegata ed il suo culetto urtò contro il mio membro. Si strofinò un poco e poi si raddrizzo, prese il bimbo per mano e si avviò dietro al marito che teneva l'altro bimbo.Io li seguii. Ci accomodammo, il marito con a fianco un bimbo, lei di fronte con da una parte l'altro bimbo e dall'altra stavo io.

Ordinammo, cenammo, conversando piacevolmente. Lei stava seduta con le gambe aperta nascoste sotto la tovaglia. Ogni tanto le infilavo la mano sotto la gonna fino a toccarle la fighetta e i peli biondi del pube oppure le infilavo per un attimo un dito dentro. Era un lago. Alla fine della cena, quando ci alzammo, la sedia era completamente bagnata dei suoi umori. Io la infilai prontamente sotto il tavolo affinché nessuno se ne accorgesse.

Risalimmo in macchina, lo spettacolo analogo all'andata. Li ringraziai per la bella serata e la piacevole compagnia, lodando anche i bimbi che erano stati bravi ed educati. Lui, a sua volta mi ringraziò per aver intrattenuto i suoi bambini nel pomeriggio ed aver loro offerto il gelato. E così, alla fine andai a dormire.

Al mattino seguente, mi alzai prestino ed andai a lavorare in giardino. Vidi il marito di Rosa andare via con i bimbi. Quindi aspettai un poco e poi scavalcai il muretto ed entrai in casa loro. Lei era in cucina con indosso soltanto una corta camicia da notte trasparente, che stava rassettando dopo aver dato la colazione alla famiglia.

Mi avvicinai da dietro e, senza dire una parola, le sfilai la camicia da notte, agevolato da lei. Poi la sollevai, così, nuda e la portai nella sua camera da letto, la adagiai e mi spogliai a mia volta. Mi stesi vicino a lei ed iniziai a succhiarle i capezzoli, ad accarezzarla, a baciarla tutta, la bocca, la faccia, il collo. Con le mani le accarezzavo il corpo, le gambe, le braccia. Lei mi lasciava fare, sospirando e mugolando. Sempre baciandola e leccandola scesi fino alla sua fighetta e le affondai la lingua dentro per tutto quello che potevo estrarla. Iniziai a leccarla, a mordicchiarle il clitoride, mente con un dito iniziavo a lavorarle il buchino. Piano piano, iniziai ad infilarglielo, come già avevo fatto le volte precedenti, e ad andare dentro e fuori. Le infilai anche un dito dell'altra mano in figa mentre la leccavo. Andai avanti così per svariati minuti, fino a che lei proruppe in un urlo : aveva avuto il suo primo orgasmo !

Mi sollevai sulle braccia e le puntai le cappella sulla sua fighetta ed iniziai a spingere con decisione. Era talmente bagnata che entrai agevolmente fino in fondo, fino a che le mie palle sbatterono contro di lei. Iniziai a fare dei lunghi affondi, estraendolo quasi del tutto e poi spingendo con decisione. Lei ad un certo punto mi cinse i fianchi con le sue gambe come per non farmi più uscire. Allora la presi fra le braccia e mi rovesciai, tenendola sopra di me, sempre con il cazzo infilato in profondità nella sua figa bollente. Iniziò ad andare su e giù sempre più in fretta, urlando tutto il suo piacere, ebbe un altro orgasmo e si accasciò su di me. La tenni così per un po, poi la feci alzare, la feci voltare e la feci nuovamente impalare sul mio membro, ma voltandomi la schiena. La guidai su e giù al ritmo che piaceva a me, rallentandola quando lei cercava di accelerare. Ad un certo punto la lasciai libera e lei accelerò fino al parossismo per cercare il suo piacere e venne nuovamente.

La feci nuovamente alzare e la misi a pecorina, mettendomi dietro a lei ed infilandole nuovamente il mio cazzo, che non aveva avuto ancora alcun cedimento, dentro quel lago di lava bollente che era la sua figa. Nel frattempo, con il suo buchino in bella vista, iniziai nuovamente ad infilarle un dito, cosa che apprezzò moltissimo. Poi, un po alla volta, le infilai anche un secondo dito. Lei lanciò un urletto.

-”Fai piano, ti prego, mi hai fatto un po male”, mi disse.

-”Spingi, amore, vedrai che entrerà più facilmente”, feci a mia volta, muovendole le due dita dentro al culo.

Poi, quando si fu ammorbidito, le sputai sul culetto, sfilai il cazzo dalla figa e lo appoggiai all'entrata del culo, iniziando a spingere piano ma con decisione. Lei fece un altro strillo, ma iniziò a spingere. La mia cappelle poco alla volta entrò tutta. Allora mi fermai per farla abituare all'intruso. Poi, piano piano, ripresi a spingere, fino a che fu tutto dentro.

Iniziai ad andare avanti ed indietro. Era strettissima, le pareti del suo culetto mi avvolgevano il cazzo ed era una sensazione da favola. Lei, nel frattempo, iniziò a massaggiarsi il clitoride ed a infilarsi un dito in figa. Io andavo avanti ed indietro sempre più velocemente fino a che lei venne con un urlo ed io subito dopo le riempii il culetto di sperma.

Infine, dopo questa lunga cavalcata ci accasciammo, esausti. Io rimasi dentro i lei fino a che il mio cazzo, perdendo consistenza, si sfilò. Allora mi stesi supino al suo fianco. Lei si inginocchiò al mio fianco sul letto e, come le altre volte, mi ripulì ben bene l'uccello con la sua boccuccia. Alla fine si stese al mio fianco e mi si accoccolò contro, facendo le fusa come una gattina soddisfatta.

-”Oh, amore, è stato meraviglioso, sono dei giorni stupendi. Non pensavo che si potesse godere così tanto”, fece.

-”Amore, vedrai, se lo vorrai per te i giorni a venire saranno sempre meglio”, le risposi.

-”Pensa”, mi fece, “il mio primo uomo fu mio marito. All'epoca faceva il supplente nella mia classe e m'innamorai di lui. Gli cedetti e rimasi incinta. Ma fu una scopata dove sentii prima un gran male e poi lo sentii rantolare e venire quasi subito. Rimasi incinta e ci sposammo. Dopo, facevamo sesso quasi fosse un obbligo, rimasi incinta per la seconda volta e da allora, lui ha mille precauzioni per non farmi mettere incinta. Ma non è piacevole, è quasi come un obbligo. E poi, lui, due pompate, viene, si accascia subito e si addormenta”.

-”Non preoccuparti, cara, vedrai, proveremo cose nuove, ti divertirai. Il sesso è piacere. E poi, voglio metterti incinta. Non devi farlo mai con lui fino a che non ne saremo certi”.

-”Si, amore, voglio un figlio tuo, ma gli farò credere che sia suo. Ma voglio che tu mi insegni tutto. Farò tutto quello che vorrai”.

Andammo avanti così a parlare ed a raccontarci della nostra vita. Ad un certo punto, visto che iniziavo ad avere fame, guardai l'orologio. Erano le due passate. Oramai eravamo lì da quasi 6 ore. Che giornata !

Dopo, ci lavammo, pranzammo e poi mi diressi a casa mia.

Da quel giorno, ogni volta che lei restava libera, andavo a casa sua oppure veniva a casa mia e scopavamo come indemoniati. Le feci provare tutte le posizioni e la feci godere come mai aveva potuto immaginare.

Infine, rimase incinta, ma continuammo a scopare fino al nono mese. Infinocchiò il marito facendogli credere, come solo le donne sanno fare, che il bimbo era suo. Addirittura il marito, visto che aiutavo la moglie, mi chiese di fare da padrino a mio figlio.

Dopo il parto, lei veniva ad allattare a casa mia, e lì, completamente nuda, lo faceva mangiare fino a che si addormentava e poi scopavamo a tutta forza. Alla fine, rimase incinta un'altra volta.

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