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Ogni maledetto weekend. (parte nona)


di Stalio
30.11.2016    |    10.702    |    1 8.3
"è giunta l'ora, vedrai che ti piacerà..."

Io, facendo il finto tonto: "A chi mandi il messaggio?"
"A Luca, il bellissimo gondoliere."
"Elena, porca miseria, siamo a Venezia, godiamocela un po'. Non puoi lasciar perdere per una volta? E poi è ora di pranzo."
Mi strinse a se abbracciandomi, e mi prese una mano portandosela sotto alla gonna, in mezzo alle gambe, era stra-bagnata.
"Vedi come sono messa? Ho bisogno, ti prometto che farò presto."
"Magari sta già remando con altri turisti."
"Forse, o forse no. Sai che faccio? Lo chiamo direttamente."
E lo chiamò veramente. No, Luca non era occupato con il lavoro, sentivo lei dire: 'Si, è mio marito, ma non è un problema', poi: 'Ok arriviamo.'
"Mi ha chiesto se ci va' di mangiare qualcosa insieme in un ristorantino che conosce lui, poi ci vuole offrire un caffè a casa sua, abita proprio vicino all'attracco delle gondole."
Mi trascinò di nuovo in Piazza San Marco, e quindi nella zona dove c'era il porticciolo delle gondole. Luca ci stava aspettando sorridente e, sempre, con l'uccello duro.
Andammo tutti e tre in un piccolo ristorante lì vicino, e su richiesta di Luca ci diedero un tavolo abbastanza appartato. Sentivo che stava per succedere qualcosa, e non mi sbagliavo. Il tavolo era rotondo e, quasi da subito, i due piccioncini cominciarono a darsi da fare. Probabilmente, ma non ne sono sicuro, fu lei la prima ad allungare le mani sul pacco di Luca, e ben presto lui le infilò due dita nella fica facendo avanti ed indietro, lo vedevo benissimo dal movimento del braccio. Elena non durò neanche due minuti ed esplose in un orgasmo devastante, meno male che ebbe il buon senso di mettersi un tovagliolo davanti alla bocca. Passato l'orgasmo lui le sussurrò qualcosa nell'orecchio, poi si alzò per andare in bagno. Lei, mentre si stava tirando su' per seguirlo: "Scusami amore, arrivo subito."
Tornarono insieme dopo dieci minuti, e lei non aveva più il rossetto sulle labbra, da quello capii che in bagno non c'erano andati per fare la pipì.
Mangiammo velocemente qualcosa, poi Luca ci portò a casa sua e ci offrì il caffè, quindi Elena mi pregò di andare a fare un giro, e che dovevo aspettare una sua chiamata per tornare a prenderla.
Uscii da quella casa stizzito e scoglionato e mentre chiudevo la porta si sentivano già i gemiti di piacere della mia signora, probabilmente se la stava già ingroppando.
Elena mi telefonò esattamente dopo 2 ore e 40 minuti! Alla faccia della scopata. Nell'entrare in casa incrociai Luca che stava uscendo, sorridendo mi disse che Elena mi stava aspettando in camera, e poi: "Ciao, ci vediamo domani pomeriggio, chiudete la porta quando uscite." 
Nooooo, ancora? I due si erano già dato un altro appuntamento.
Al solito, la signora mi usò per farsi ripulire, e alla fine non si fece neanche scopare, perché a suo dire 'era stanca'. La stronza.
Il pomeriggio passò tranquillo, ma la giornata non era ancora finita. Per la notte andammo nell'albergo che le aveva consigliato Luca, capii dopo perché ci aveva mandati in quel posto. Il portiere di notte era il fratello di Luca, (ancora un fratello) il suo nome era Lorenzo ed indovinate un po'? 
Elena dopo avermi 'messo a letto' scese giù al bar a bere qualcosa. E sicuramente bevve sborra a volontà, oltre a prenderlo in ambo i buchi. Mi svegliò alle due di notte, lei era a cavallo sulla mia faccia e mi stava facendo la doccia di sperma. Però dopo mi fece chiavare.
Questo è quello che accadde quel sabato a Venezia, ma la domenica fu addirittura peggio, e anche a me toccò...

La mattina dopo con Elena decidemmo di andare a fare colazione in una pasticceria ben fornita che avevamo notato il giorno prima. Premetto che già, da appena sveglia, mi aveva confessato che aveva la fica in subbuglio e che non vedeva l'ora di rivedere Luca. La scopai, ma servì solo ad attenuare un po' il vulcano che aveva in mezzo alle cosce. Dopo colazione facemmo una passeggiata per le stradine strette del centro storico poi, passata un'oretta, un po' stanchi, ci sedemmo sui gradini di un monumento. Lei, al solito, indossava una gonna corta e seduta su quei gradini bassi mostrava quasi ogni cosa, tant'è che le dissi di chiudere le gambe perché stava dando scandalo. Infatti una signora anziana, passando, l'aveva guardata e apostrofata male, in dialetto veneto. Le cosce al vento di Elena non erano state notate solo dalla signora anziana, ma anche da due uomini sulla cinquantina che stavano sorseggiando un caffè seduti fuori da un bar, ad una ventina di metri da noi. Dall'abbigliamento dedussi che dovevano essere sicuramente due marinai, erano robusti e rozzi, e subito cominciarono a puntare Elena, che non si fece certo pregare, rispondeva ai loro sorrisi. Loro la puntavano con le dita e lei faceva la finta tonta dicendo: "Io? Io?" Ad alta voce, e rideva divertita. Ad un certo punto, su loro invito, si alzò dai gradini del monumento e si andò a sedere al tavolino dei due omaccioni, facendo in modo di mettere abbondantemente in mostra le cosce. Li vedevo parlare ma non potevo sentirli perché il chiacchiericcio della gente copriva le loro parole. Passati tre-quattro minuti ritornò verso di me, dicendo che i due ci avevano invitati a bere qualcosa in un posto lì vicino, e mi chiese se avevo voglia di andarci. Accettai perché quei due mi sembravano, così ad occhio, gente poco raccomandabile, ed avevo paura per Elena. Così ci avviammo a piedi, a loro dire il posto non era molto distante, infatti ci arrivammo subito, e non era un locale, ma casa di uno dei due uomini, che si chiamavano Cesare e Aldo. Ero perplesso ed anche incazzato: ma perché mia moglie si doveva sempre infilare in quelle situazioni? 
Le intenzioni di Cesare e Aldo si rivelarono immediatamente, già mentre Elena varcava la soglia per entrare in casa aveva una mano di Aldo sul culo, infilata sotto la gonna. Lei rideva, mentre io mi chiedevo cosa ci facessi lì. Ok, Elena se li voleva scopare entrambi, ma io? Perché avevano invitato anche me?
Lo compresi dopo pochi minuti, quando Cesare mi ordinò, e dico ordinò, di togliermi la maglietta e di rimanere a torso nudo. Loro erano già svestiti, con addosso le sole mutande, che facevano fatica a contenere gli uccelli belli gonfi. Per non irritarli decisi di assecondarli. Eravamo in cucina, Aldo si sedette e fece avvicinare Elena, che si inginocchiò ai suoi piedi, gli tirò fuori il cazzo e cominciò a segarlo e a stimolare la cappella con la punta della lingua.
Cesare li osservò qualche attimo, poi mi mise una mano intorno al collo e mi tirò giù mentre si metteva a sedere. In un attimo mi ritrovai con la faccia a contatto delle sue mutande, proprio sopra la cappella. "Tiralo fuori e fammi un pompino." Altro ordine categorico.
Ma io non ne volevo sapere e facevo forza sulle braccia per allontanarmi da lui, senza esito. Cesare era molto più forte, aveva le spalle il doppio delle mie. 
"Se fai il bravo ti risparmio il culo, invece se mi fai incazzare te lo spacco in due." 
Poi urlando: "Apri la bocca cazzo!" L'aveva tirato fuori e mi sbatteva la cappella sulle labbra.
"Apri la bocca cornuto. Conto fino a cinque, poi ti rompo il culo. Uno, due, tre..." 
Il terrore che quella specie di animale mi volesse veramente  fare il culo prese il sopravvento e mi decisi per il male minore, ed aprii la bocca, ritrovandomi in un attimo con tutto il cazzo ficcato in gola. Mi tenne fermo così per un tempo interminabile, non riuscivo neanche a respirare e la saliva mi colava dalla bocca. Poi prese a pomparmi facendomi andare avanti ed indietro, quindi mi ordinò di segarlo e di succhiare forte. Non l'avevo mai fatto, ma imparai presto, tant'è che Cesare nel giro di cinque minuti mi cacciò una mega sborrata in bocca. Non mi diede fastidio, d'altronde ero abituato ad ingerire sperma.
Dopo Cesare arrivò Aldo, e mi cacciò in bocca un cazzo semimoscio che si era appena svuotato nella fica di mia moglie, cominciai a leccare, a succhiare con la cappella in bocca e presto riprese vigore. Lui ci mise più di un quarto d'ora a venire, ne fece meno di Cesare, e me lo fece ripulire tutto prima di mollarmi. Intanto Cesare si stava chiavando Elena, che godeva come una cagna. 
Lo notò Aldo, io non me ne ero neanche reso conto. Rivolto a Cesare disse: "Guarda il frocetto, è eccitato, si vede che gli piace il cazzo." È vero, ce l'avevo duro, e non me lo spiegavo.
Cesare che si era fissato con il mio culo, durante l'altro round, mentre Aldo scopava nuovamente Elena, cominciò a palparmelo da sopra i pantaloni, poi si insinuò dentro e con le dita arrivò al buco, io gli mollai l'uccello e: "No, no...fermo...hammmm...." Mi rificcò dentro l'uccello di botto: "Succhia il cazzo frocio...che ti piace tanto." Mentre mi teneva la testa impalata sul suo cazzo, con un dito cominciò a forzare il buco, sempre più con forza, e quando entrò mi arrivò una fitta tremenda.
"Senti come ce l'ha stretto...quasi quasi..." Arrivò in fondo, e cominciò a fare avanti ed indietro con il dito.
Dopo un paio di minuti, mentre sentivo il suo cazzo che si ingrossava sempre più nella mia bocca, decise di prendermi: "Basta.....lo voglio."
Io: "No per favore...non l'ho mai fatto."
"Appunto troietta.....è giunta l'ora, vedrai che ti piacerà."
Era decisissimo, infoiato, e mi stava già slacciando i pantaloni, quando intervenne Elena: "Cesare, vieni ad inculare me, vi voglio tutti e due insieme." E mi salvò, perché senza l'intervento di mia moglie, chi gli avrebbe mai impedito di rompermi il culo?

Ci lasciarono andare poco prima di pranzo dopo quattro sborrate nella mia bocca, mentre Elena aveva avuto circa una ventina di orgasmi, ed i due animali erano venuti non meno di tre-quattro volte a testa.
Cesare mi ammonì che la prossima volta mi avrebbe rotto il culo. È una promessa, disse.

Avevo la mascella e tutti i muscoli della bocca, del collo e della schiena che mi facevano male. Prima di rientrare mangiammo qualcosa in un bar, ed Elena riuscì anche a riposarsi un paio d'ore in albergo, poi uscii per vedersi con Luca. Io restai a letto in albergo, ero sfatto, e mi addormentai.
Rientrò alle sette di sera, facendomi anche sentire in colpa perché non l'avevo 'ripulita' dopo la scopata, e mi tenne il muso per tutto il viaggio di ritorno. 

Continua.
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