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Storia di una moglie fedele 3


di Bullnordico
28.08.2018    |    21.975    |    10 9.5
"Era un’erezione da manuale, duro, possente, con una grossa cappella violacea in cima..."
Diana passò una notte piena di angoscia, l’aveva vista? Cosa le stava succedendo? Domande simili la assillarono per tutta la notte, togliendole ogni traccia di sonno. Continuò a girarsi nel letto, mentre il marito russava sommessamente. Quando cominciò ad albeggiare e gli uccelli presero a cantare, piombò in un sonno agitato e nervoso, carico di sogni angoscianti dove il marito piangente le chiedeva come aveva potuto tradirlo, mentre numerosi uccelli duri le penetravano la bocca e la fica a forza, facendola riempire di voglia e disgusto per se stessa. Dopo quella notte seguirono giorni di terribili per Diana. I sensi di colpa per quel ditalino notturno che si era fatta dopo aver visto Andrea la tormentavano. Il suo viso felice, sempre solare e soddisfatto della vita da sogno che stava facendo, ora era preoccupato e teso. Parlava meno, restava silenziosa e rispondeva a monosillabi. Paolo ovviamente se ne accorse e cominciò a riempirla di attenzioni, pensando che avesse problemi sul lavoro. Ma ottenne l’effetto inverso, aumentando ulteriormente i sensi di colpa. Fortunatamente Andrea non venne più a trovarli e ad una settimana da quella notte la stretta allo stomaco si allentò e lei riprese la sua vita quotidiana con più serenità. Di giorno si buttava nel lavoro e nello sport e la sera si dedicava al marito con rinnovato slancio. Un occhio più attento avrebbe trovato decisamente sospetto un cambio d’umore così repentino ma fortunatamente Paolo, dal suo carattere ingenuo e positivo, non aveva percepito nulla. “In fondo era solo una fantasia, non l’ho mica tradito” si ripeteva nella testa, cercando di razionalizzare il turbinio di sentimenti contrastanti che provava, quando sentiva la voglia crescere. Ma non sempre riusciva ad allontanare il desiderio, specialmente la notte. Ogni tanto si svegliava nei momenti più bui e silenziosi, turbata ed eccitata, probabilmente per un qualche sogno bagnato fatto su Andrea. E infine cedette alla lussuria, cominciò una sera, sempre col marito che dormiva accanto, un veloce e fugace ditalino, perché non riusciva a prendere sonno. Fu un orgasmo rapido e nervoso, lo visse angosciata e disgustata da quanto si eccitava a toccarsi, anche impaurita che Paolo potesse svegliarsi. Successivamente prese anche a farlo di giorno, mentre il marito era al lavoro. Quando la voglia la prendeva ed era sola si sfogava. Poteva essere di prima mattina, appena sveglia, quando Paolo era già andato al lavoro, oppure nel pomeriggio, sul divano in salotto. Ma il suo posto preferito era il bagno, il bagno dove aveva morbosamente spiato Andrea farsi la doccia. Abbassava il coperchio del water e ci si sedeva, iniziava sempre a toccarsi il seno, tirandolo fuori dal reggiseno e prendeva a sfiorarsi i capezzoli, facendoli indurire. Pensava ad Andrea, al suo corpo atletico, al suo cazzo pesante che pendeva tra le cosce. Pensava di guardarlo indurirsi mentre lei era lì, come una puttana con l’abbondante seno che trasbordava dal reggiseno. E poi si abbassava i leggings e mutandine fino alle caviglie, aprendo poi le cosce a farfalla cominciando a toccarsi la fica. Prima le grandi labbra, poi passando le dita tra di esse e strofinando lievemente il clitoride, facendole venire la pelle d’oca. Le dita entravano nella sua fica ormai umida e poi prendevano a strofinarsi il clitoride. La sua fantasia preferita mentre si masturbava era di avere Andrea, ancora bagnato dalla doccia, con il cazzo duro davanti a lei seduta sul water. Avrebbe voluto succhiarglielo, ancora mezza vestita, con le tette di fuori e i leggings abbassati, con il cazzo spinto in bocca a forza mentre lei era obbligata a succhiarlo. Su quelle immagini arrivava sempre sull’orlo dell’orgasmo, spesso ricacciandolo in dietro per godere ancora più a lungo di quella dolce tortura. Infine veniva, eccome se veniva, sempre pensando ad Andrea che le sborrava addosso, mentre quello sguardo predatorio, quei due occhi blu scuro inquietanti ed eccitantissimi erano fissi nei suoi.

Passò oltre 1 mese senza rivedere Andrea. La sua vita, oltre alle occasionali sessioni di masturbazione, era tornata quella di prima: mezza giornata di lavoro al mattino, il pomeriggio svolgeva le commissioni e riordinava casa e la sera preparava la cena. Ormai Andrea era rilegato a una fantasia erotica, non lo vedeva nemmeno più come persona reale, solo come il maschione che una o due volte al giorno la rapiva per scoparla con furia nei posti più disparati. Quando il marito lo nominava per la faccenda dei quadri, anche se lo faceva raramente, sentiva tuttavia ancora un vago eco della morsa allo stomaco e al basso ventre, ricordandole il suo corpo nudo sotto la doccia.
Un bel giorno d’estate Paolo le annunciò che sarebbero andati in Sardegna, a Porto Rotondo, per un lungo fine settimana. Diana accolse la notizia con gioia, si era aspettate le solite 3 settimane di vacanza in Serbia dai suoi parenti e, magari, di andare a sciare d’inverno. Non si aspettava quella gita in quella lussuosa località, tra l’altro in altissima stagione! Ma l’espressione di gioia le si gelò in faccia alla risposta del marito, quando gli chiese dove avrebbero pernottato. “Da Andrea” gli rispose con aria sognante Paolo.

Visse il viaggio d’andata, in aereo ovviamente, alternando momenti eccitazione estrema e angoscia profonda. Tre giorni, tre lunghissimi giorni a contatto con la sua fantasia erotica. Non aveva paura di tradire il marito, quello no. Per quanto si fosse lasciata andare parecchio con tutta la storia della masturbazione l’idea di farsi scopare da un altro, per quanto fosse una travolgente fantasia erotica, non la sfiorava neppure, l’idea di prendere davvero quel bel cazzo in bocca era semplicemente troppo inverosimile, non aveva mai tradito ne mai l’avrebbe fatto. Più che altro temeva che Andrea avrebbe capito che i suoi sguardi inopportuni, avevano tormentato e dato piacere le sue notti nell’ultimo mese e che il suo onore ne avrebbe risentito.

Un autista informale attendeva il loro arrivo all’aeroporto, niente limousine, solo una elegante BMW nera. La casa non era nemmeno una villa da boss della droga, ma una elegante villetta su due piani con ampio giardino e piscina, ovviamente vista mare, a circa mezz’ora dalla città. Quando si videro non poté fare a meno di sentirsi a disagio, si sentiva una ragazzina al primo appuntamento, seppur Andrea non fece assolutamente nulla di speciale. Li salutò con calore come due vecchi amici, in particolare Paolo. Temeva, o forse sperava, che vedere l’uomo su cui aveva fantasticato così a lungo l’avesse portata a idealizzarlo, a immaginarlo molto più bello e fascinoso di quello che era e che rivederlo le avrebbe aperto gli occhi facendo evaporare le sue fantasie. E invece no dannazione, a rivederlo, specialmente in tenuta estiva, con una camicia arrotolata a metà braccia e dei eleganti bermuda, si era confermato dannatamente sexy. Il viaggio era scorso piacevolmente ma era già abbastanza tardi. Si aspettava di uscire a cena, pensava già a chissà quale ristorante lussuoso ed esclusivo li avrebbe portati Andrea. Perché era quello che facevano i super ricchi no? Li aveva visti quella volta che era stata alle Maldive, per lo più russi ma anche inglesi e americani: moglie rifatta, vestita con almeno 50000 euro di vestiti addosso, sguardo sprezzante per chiunque, al ristorante l’unico criterio di scelta era prendere la cosa più costosa sul menù. Andrea era un super ricco di tipo diverso, di quel tipo che era abbastanza ricco da non dover per forza sbattere in faccia a tutti quanto lo era. Per esempio, la donna delle pulizie, che usciva di casa proprio in quel momento, lo salutò chiamandolo per nome, oppure la cena la preparò lui stesso, mostrandosi estremamente abile anche in quello. Il primo era un semplice piatto di pasta al pesto e il secondo 3 filetti di manzo cotti in maniera impeccabile. Agli occhi di Diana, Andrea era diventato incredibilmente affascinante, manco li avesse portati a mangiare manzo Kobe in un ristorante dai tavoli d’oro sulla luna, mentre aveva semplicemente cucinato una cena di due portate, sostenendo amabilmente ogni conversazione. Seppur Diana era impressionata e rapita da quel modo di fare non lo lasciava intendere, al contrario di Paolo che sembrava davvero una ragazzina che aveva incontrato la sua pop-star preferita. Rideva in maniera esagerata ad ogni battuta di Andrea, lo guardava in maniera sognate. Si vedeva che Andrea incarava tutto quello che lui avrebbe voluto essere. E che grazie al commercio di quadri, magari, lo sarebbe diventato.

Verso le 23 la stanchezza del viaggio cominciò a farsi sentire e tutti e 3 si ritirarono nelle loro stanze. Ascoltava con un sorriso accondiscendente il marito che continuava a parlare di quel viaggio, di quell’esperienza e di Andrea. Anche lei era più tranquilla, Andrea non aveva dato alcun segno di interesse verso di lei, era stato amabile e galante come sempre ma niente che le avesse fatto pensare che la desiderasse in qualche maniera. E non che fosse vestita a da suora, anzi! La scollatura era abbondante e il seno era ben in mostra ma non notò nemmeno uno sguardo rivolto alle sue tette. Anzi, mentre parlavano i suoi occhi erano sempre fissi sui suoi, non in maniera di sfida, non in maniera seducente, era come se le sorridesse con gentilezza pure con lo sguardo. Era incredibile quanto potesse cambiare solo in uno sguardo, quasi fossero un fiume di parole.

Quella notte non riusciva a dormire tanto per cambiare. Era abbastanza serena per Andrea a dire il vero, non era la solita notte di masturbazione compulsiva come pensava sarebbe successo a rivederlo. Era il caldo della Sardegna. E il sommesso russare di Paolo. E i grilli. E la musica che veniva da una casa lontana. Tante piccole cose che le davano fastidio e le toglievano il sonno. Pensò di masturbarsi ma quando aveva messo piede nella casa di Andrea aveva alzato come una barriera protettiva, una diga che avrebbe contenuto la sua rinnovata libido. Sotto sotto temeva che se avesse iniziato a dare libero sfogo ai pensieri questi sarebbero diventati sempre più osceni e che come un sassolino che rotola dal fianco di una montagna sarebbero sempre più forti e distruttivi, fino a travolgerle tutto come una valanga. Si alzò dal letto cercando una brezza d’aria che non c’era, sperando di rinfrescare un minimo quella notte rovente. Il pigiama che indossava era leggero, una maglietta nera in cui il pesante seno risaltava e sotto un paio di pantaloncini leggeri. Non indossava l’intimo. Scese al piano inferiore, si sapeva che l’aria fresca stava sempre in basso. Camminò lentamente nell’ampio salotto debolmente illuminato dalle luci della piscina e dalla luna. Osservava l’elegante arredamento e le fotografie. Tutto molto sobrio ed austero, mai pacchiano. Uno sciaquettio la destò dai suoi pensieri. Quasi fosse una ladra si acquattò dietro un ampio divano. Il rumore veniva dalla piscina, qualcuno stava nuotando. Non poteva che essere Andrea. Dopo pochi minuti, restando sempre nascosta nella penombra, ebbe conferma della sua ipotesi. Andrea si issò sul bordo della piscina. Il suo cuore si bloccò e sentì le crepe aprirsi nella diga eretta per contenere la libido. Infatti, Andrea era nudo. Completamente nudo. Evidentemente non era l’unica che soffriva il caldo. Il fisico era atletico come quella notte nella doccia. Nel gioco di luci dell’illuminazione della piscina si vedeva il suo cazzo ballare ad ogni passo mentre camminava verso la sdraio dove l’ombra di un asciugamano giaceva. Era come paralizzata, guardò pure quelle natiche muscolose che le passarono davanti qualche metro più avanti. Alla vista di quel bel culo la diga si ruppe. Sentì la morsa allo stomaco che ben conosceva e che era riuscita a reprime in maniera tanto efficace fino ad ora, esplose in tutta la sua forza. Sentii un incredibile calore giungerle dal basso ventre. Si era eccitata, si era eccitata terribilmente. Sentiva un fortissimo bisogno di infilarsi qualcosa dentro. Mentre formulava questi pensieri libidinosi si accesero le luci del soggiorno.

Si sentiva come i cerbiatti quando rimangono paralizzati dai fari del camion. Gli occhi erano sbarrati e lei era paralizzata. Andrea era lì, a pochi metri, davanti a lei che la fissava. L’asciugamano era appoggiato alla sua spalla sinistra, alcune goccioline ancora imperlavano il suo corpo e i suoi capelli corti. Non diede segno di sorpresa, era come se l’avesse fiutata, come se sapeva che lei era li. Lei non capì più nulla, l’occhio cadde subito a quel bel cazzone che notò essere già gonfio, seppur ancora cadente verso il basso. Il suo sguardo salì verso l’addome piatto, le spalle larghe e infine verso lo sguardo. Quello sguardo. Quello sguardo che la faceva bagnare nelle sue fantasie autoerotiche. Quello sguardo che ora era fisso su di lei. Non disse nulla, lei mormorò qualcosa di incomprensibile, senza distogliere lo sguardo dal suo. Incuteva timore, quasi paura, quello sguardo e quel viso di solito così cortese e disponibile, quel viso era completamente trasformato, ora esprimeva ferocia, lussuria… e sesso. Quello era lo sguardo dell’incarnazione del sesso animalesco e selvaggio. Ora le era vicino, a pochi centimetri, non se ne era nemmeno accorda di quanto fosse vicino. Ora il suo cazzo puntava verso l’alto, verso di lei. Era un’erezione da manuale, duro, possente, con una grossa cappella violacea in cima. Sentii le sue mani appoggiarsi sulle sue spalle che la spinsero verso il basso. No, doveva scappare. E allora perché si stava accucciando? Ora il maestoso cazzo di Andrea era a pochi centimetri dalla sua bocca. Scappa, tirati su e scappa. E allora perché si stava avvicinando? Ne sentiva il calore, manco fosse una sbarra di metallo bollente. Basta, doveva andarsene, tornare su, mettersi a letto accanto a suo marito, all’uomo che amava e dimenticare tutto, basta tutta quella situazione assurda, basta ditalini, si tornava alla vita di prima, senza Andrea. Senza tutta quella follia.
E invece aprì la bocca e accolse quell’enorme cazzo dentro la sua bocca. Prese a spompinare quell’erezione perfetta, gustandosi ogni singolo centimetro. Lo succhiava con devozione, con passione, come se fosse l’unica cosa che desiderava fare. Sentiva Andrea muovere quel grosso cazzo dentro e fuori la sua bocca, facendo fatica a tenere la mascella aperta. Alzò lo sguardo e Andrea la guardava compiaciuto, quasi deridendola. La bella mogliettina di un suo cliente, quella che mai si era venduta neppure per fare la modella, era in pigiama, inginocchiata come una puttana, a succhiargli il cazzo, mentre il marito ignaro dormiva di sopra. L’idea la travolse nella sua oscenità, prese a succhiare con ancora più intensità, sentendosi sottomessa e schiava di quella minchia. Prese a masturbarsi scostandosi i pantaloncini e liberando un seno. Lasciò le mani che fino a poco fa accompagnavano il movimento del pompino e iniziò a stuzzicarsi il capezzolo mentre l’altra mano si muoveva in maniera convulsa sul clitoride. Durò pochissimo, meno di un minuto, un orgasmo violento esplose, facendola singhiozzare e gemere con il cazzo ancora infilato in bocca. Dio. Non solo aveva succhiato il cazzo di uno sconosciuto ma aveva provato uno degli orgasmi più forti di sempre. Cosa era diventata? Ma non bastava. Andrea, con lo sguardo compiaciuto, le infilò il cazzo ancora più a fondo in gola come invito a continuare. Non chiedeva altro. Voleva vederlo sborrare, voleva vedere se era all’altezza delle sue fantasie più oscene. Prese a pompare come una forsennata, succhiando, sbavando e segando con forza quel cazzo divino. Non dovette aspettare troppo a lungo. Con un movimento convulso, mentre finalmente chiuse gli occhi, Andrea prese a sborrare. Diana agilmente se lo tirò fuori dalla bocca ma tenendola ben aperta, prese a masturbarlo a due mani. Il cazzo le esplose in faccia, schizzi di sperma bollente le atterrarono proprio in bocca e gli schizzi successivi, meno intensi le arrivarono sul viso. Ingoiò tutto, non l’aveva quasi mai fatto. A Paolo l’aveva fatto una volta e solo perché lui era venuto a tradimento, senza avvisarla. Quanto l’aveva insultato quel giorno. E ora farsi sborrare in bocca e in faccia da quella specie di demone del sesso le era sembrata la cosa più eccitante della sua vita. Aveva il fiatone ma non mollava quel cazzo divino. Fu infine Andrea a scostarsi, il cazzo era un po’ meno duro ma tuttavia ancora notevolmente grosso. Lei si alzò e si guardarono. Ora il suo sguardo era tornato gentile, sereno
“Buona notte” le sussurrò in un orecchio, girandosi e lasciandola li, a guardare nuovamente le sue natiche muscolose, con il viso sporco di sperma, come marchio del suo peccaminoso adulterio.


Continua...

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