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Sveltina da codice penale


di poldino
17.02.2017    |    33.295    |    10 9.0
"Essendo molto amico di Marco, il mio uomo, abbiamo spesso preparato esami insieme, superati poi con successo, non fu un problema quindi quando decidemmo di..."
Mi chiamo Fabiola, avevo 22 anni, non una strafiga, ma una ragazza comunque piacente: alta 162, un filo di carne (il peso non ve lo dico), capelli ondulati rossi naturali sul collo, ed una 4 di seno che ha sempre attirato lo sguardo di ragazzi e ragazze all'università. Già, proprio l'università, il posto dove ho conosciuto il mio attuale ragazzo, la tanto agognata università che tutti vogliono che tu finisca cosí puoi finalmente realizzarti economicamente. E quindi tutti a studiare!
Ero a casa di Antonio, un ragazzo di Benevento che aveva preso una stanza in centro storico a Napoli per evitare di essere pendolare. Essendo molto amico di Marco, il mio uomo, abbiamo spesso preparato esami insieme, superati poi con successo, non fu un problema quindi quando decidemmo di preparare un nuovo esame: Diritto Processuale Penale.
Antonio aveva un paio di anni più di me, fisico scolpito perchè dopo ogni giornata di studio correva in palestra ad allenarsi a boxe. Insomma era uno di quelli davvero tosti, alto 180, naso rotto dagli incontri, ma fuori dal ring, un campione di gentilezza e dolcezza.
Gran rottura di scatole studiare a giugno, la sessione estiva incombeva ed io volevo chiuderla in bellezza, quindi salii da Antonio che mi aspettava, come sempre, in tshirt e pantaloncini. Ammetto che era proprio bono, ma la nostra amicizia non è mai andata oltre, mai sconfinata a letto. Io vestivo invece con una bella maglia di cK regalatami dal mio boy, una collana lunga il cui ciondolo puntualmente mi cadeva tra le tette, accentuandone le generose forme, ed una gonna al ginocchio non eccessivamente alta e le Converse basse per stare comoda.
"Ciao Antonio"
"Ciao Faby" rispose cingendomi a se e stampandomi un bel bacio sulla guancia. "vieni ho preparato il caffè".
Ci sedemmo al tavolo per le classiche letture e ripetizioni, per fissare i punti importanti degli argomenti letti, quando ad un tratto, Antonio riceve un messaggio da Whatsapp. Prende il telefono, mi fa "no nulla solo un messaggio di un amico", sorride, risponde velocemente e lo posa.
Dopo pochi minuti suona il mio. E' lui, è Marco, sono sempre felice quando mi chiama, dopotutto sono innamorata persa di lui.
"Anto è Marco, prendiamoci 10 minuti di pausa"
"Ok!" fa lui
Prendo il mio telefono ed esco fuori al balcone per due chiacchiere intime.
"Tesoro come stai? Mi manchi, stasera usciamo?" ammetto di essere possessiva LOL
"Certo, lo sai che ti amo"
"Che fai? Io sono con Antonio, abbiamo iniziato Procedura Penale"
"Bene, allora ti lascio tranquilla a studiare"
"No dai stiamo al telefono ancora un pochino"
"Ok!"
Ero appoggiata alla ringhiera del balcone, beh si mettendo un pochino il culo in mostra, ma giuro senza nessuna malizia, non stavolta LOL, arriva Antonio da dietro, mi blocca alla ringhiera e mi inizia a leccare il collo. Provo a divincolarmi, ma lui, mi tiene salda a se, ma senza esercitare alcun dolore.
"Ti amo Marco" gli dissi ... "Hai un amico molto stronzo" pensai ed avrei voluto dirgli
"Ti amo Faby" mi rispose ... "Cavoli si sa fare con la lingua" pensai.
In fin dei conti mi piaceva, ero al telefono con il mio uomo, ignaro di tutto, almeno credo, mentre avevo uno stallone dietro che mi leccava il collo, mi stavo bagnando.
Mi resi conto che Antonio era in erezione piena, lo stronzone aveva appoggiato il suo cazzo sulle mie natiche. In compenso aveva mollato la presa, sarei potuta scappare, o almeno spostarmi, ma lui avev preso possesso dei miei sei e dei miei capezzoli, che abilmente mi torturava con le mani.
Ansimavo
"Amore tutto bene?" mi chiese Marco
"Si stavo solo bevendo scusa", troia e bugiarda ero ed Antonio che sorrideva in silenzio, mentre mi esplorava il corpo. Con una mano sbottonai la gonna e la feci scendere a terra. Antonio non si perse d'animo ed in un colpo solo me lo infiló tutto dentro.
Dovetti fare uno sforzo terribile per trattenere l'impatto della penetrazione, il dolore misto a piacere, per soffocare quell'urlo liberatorio di quando un bel cazzo, che non ho visto ma solo sentito, ti entra dentro e ti senti piena e pronta a ricevere solo orgasmi.
Lo stronzo spingeva forte, giocando anche con la ringhiera che faceva da contraltare ai suoi colpi.
Eravamo eccitatissimi, infatti dopo pochi colpi lui sborra nella mia figa, baciandomi il collo per non farsi sentire dall'amico.
"Marco devo salutarti torno a studiare"
"Ciao amore, a dopo"
Terminata la sveltina e la telefonata, mi voltai con la figa grondante sborra verso Antonio e lo baciai con passione, ma poi gli diedi anche un ceffone.
"Sei uno stronzo" gli dissi, ma non potevo negare che mi fosse piaciuto. "Sei uno stronzo perchè sai che Marco è tuo amico, e perchè mi hai smesso senza farmi venire" e mi sedetti sul divano, in attesa che lui portasse a termine l'opera.
Non riuscivo a smettere di pensare al cazzo di Marco che adoro, ed al membro di Antonio che mi ha sconquassato la figa...

Adesso però chi lo dice a Marco che un solo cazzo non mi basta? ;-)
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