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intrighi tra gli scogli


di lastranavoglia
13.06.2012    |    25.867    |    4 9.1
"Ha cominciato a masturbarlo, seminascosta dallo stesso scoglio di prima..."
Questa è una storia realmente accaduta, in zona Capo Gallo, vicino Mondello, a Palermo.
Per i non palermitani e per i palermitani che non la conoscono, si tratta di una bellissima scogliera, inclusa in una riserva naturale, che si protende su un mare splendido, cristallino, che appartiene ad un'area marina protetta. Naturalisticamente un posto davvero spettacolare, dal quale la città, che non è lontana, sembra distante centinaia di chilometri.
La zona dedicata al nudismo non è di facilissimo accesso, sopratutto nella parte dopo il faro, dove gli scogli permettono una certa libertà di movimento, senza il continuo assillo di essere osservati da gente sgradita, a meno di non desiderarlo espressamente.
Quando sono arrivato la coppia era piacevolmente distesa al sole, lui nudo, lei in perizoma, nei pressi soltanto un guardone, seminascosto da un masso, che non dava alcun fastidio.
Ho disposto il mio telo a non più di 3 mt dai due (la piazzola non permetteva una distanza maggiore), ma volutamente ho ignorato la loro presenza, e, con assoluta disinvoltura, una volta nudo, ho fatto un bagno, ho letto il mio quotidiano, ho preso il sole... senza dar adito a comportamenti che potessero in alcun modo turbare sia la loro, che la mia quiete.
L'unico accorgimento è stato quello di dispormi in modo di offrire alla vista della signora i miei genitali, a cosce "casualmente", ma oscenamente, spalancate, e attendere una qualche reazione, continuando a godermi il sole, la lettura, il relax offerto dallo splendido scenario naturale, e fingendo una certa qual indifferenza. Lui invece, leggermente coperto da un masso, poteva vedermi solo chinandosi in avanti.
Nel breve volgere di qualche minuto la signora, voltandosi con un gesto in apparenza casuale, si è accorta della mia posa, e ha dato il via ad un sottile gioco di sguardi, in cui i suoi occhi si muovevano agili dal mio sguardo alla sua rivista, e i miei ricambiavano spostandosi dal mio quotidiano al suo corpo, che nel frattempo lei cominciava ad offrirmi alla vista in pose che divenivano progressivamente sempre più inequivocabili. Aveva cominciato a provocarmi. Non potevo far finta di nulla, e con la mano, senza distogliere lo sguardo dal mio giornale, cominciavo a massaggiarmi il petto, il fianco, il pube, l'interno cosce.
Improvvisamente, con un gesto deciso, lei si è liberata del perizoma, ha offerto alla mia vista ciò che io offrivo alla sua, e ha cominciato a spalmarsi accuratamente la crema solare, indugiando a lungo e con perizia sul suo abbondante seno splendidamente abbronzato, sull'interno cosce e intorno alla zona pubica, titillandome ogni centimetro di carne, tutt'intorno. Meravigliosa la sua patata totalmente depilata, unta di crema, dischiusa e offerta oscenamente alla mia vista.
Il marito, un po'discosto, fumava, con finto disinteresse, una sigaretta.
Potete immaginare quanto la scena fosse eccitante, e la mia erezione ne era evidente testimonianza... ad un suo sguardo inequivocabile e determinato ho risposto aprendo un sorriso pieno di malizia e a quel punto si è alzata e, sedutasi accanto al marito, dopo avergli sussurrato qualche parola... ha cominciato a masturbarlo, seminascosta dallo stesso scoglio di prima.
Tutto quello che ho fatto a quel punto è stato prima alzarmi, passare accanto a loro, non fermarmi e proseguire verso l'acqua, per fare ancora un bagno veloce che aumentasse ulteriormente la suspance, ma sopratutto per accertarmi che dal mare non arrivasse nessun ospite sgradito, ed infine tornare al mio posto. Quindi, sporgendomi leggermente dalla mia posizione, l'ho nuovamente guardata negli occhi: mi fissava spudoratamente, sfacciatamente a bocca dischiusa, mentre continuava a segarlo.
Il suo sguardo e la bocca semi aperta non mentivano su ciò che desiderava: era eccitatissima, era lasciva, desiderava ardentemente qualcosa, e non intendeva nasconderlo.
A quel punto andarmi a sistemare accanto a lei è stato del tutto naturale, a cazzo durissimo, e con movimenti lenti, mi sono seduto proprio nello spazio libero che mi aveva lasciato, senza dire una parola nè pronunciare un saluto. Io a sinistra, lei in mezzo, il compagno a destra. Silenzio, solo i nostri respiri rivolti al mare poco più in là. Lei, con il cazzo di lui nella mano destra, non ha perso tempo. Ha afferrato con la sinistra il mio arnese durissimo, e finalmente, come se impugnasse due trofei, ha cominciato a masturbare i due cazzi con studiata lentezza, volgendosi a guardarli estatica, voltandosi da destra a sinistra, soppesandoli con le mani e con lo sguardo, ripetutamente. Alle sue mani sui nostri cazzi hanno risposto prontamente le mani di entrambi noi nella sua fica, voluttuosamente offerta alla nostra avidità, a cosce spalancate. Il compagno ne ha aperto le grandi labbra con due dita, e mi ha guardato. Ho colto l'invito e ho portato medio ed anulare alla bocca, facendovi colare un lungo fiotto di saliva, e mostrando tale gesto ad entrambi. Poi con le stesse dita affiancate e piene di saliva l'ho penetrata con decisione, affondandole totalmente nella sua fica, e trovandola già fradicia, le ho chiuse ad uncino e ho tirato con forza verso l'alto, per diversi lunghi secondi.
Un gemito soffocato con difficoltà, i suoi occhi che si chiudono, il suo capo gettato all'indietro, e infine il suo bacino proteso in avanti, per facilitare il mio affondo: ogni cm del suo corpo, ogni suo movimento tradiva una carica sessuale bisognosa di esplodere, e un desiderio furioso di cazzo.
Sollevandomi sulle ginocchia, e sostituendo velocemente la mia mano sinistra alla destra nella profondità della sua fica, ho offerto il cazzo durissimo alla sua bocca semiaperta. In un attimo l'ha ingoiato, continuando nel lavoro di mano, senza mollare quello del marito. E l'ha ingoiato tutto, sino alle palle lisce, massaggiandole con fare esperto, guardando il marito in viso, esibendo la sua abilità da consumata pompinara al marito inerme.

L'ho scopata in piedi da dietro, lei puntellata contro lo scoglio. Poi l'ho scopata con lei sistemata su di me, a smorza candela, approfittando dei suoi piedi sui massi per affondare il più possibile sulla mia asta bollente. Qualche curioso dal mare, in lontananza su un gommone, armato di binocolo, mostrava di essersi accorto dei nostri movimenti. Era lontano, e non faceva altro che esaltare l'eccitazione mia, della signora, del suo compagno. Che guardasse pure, il capitano Sega.
L'ho sollevata, girandola verso il nostro scoglio, splendido compagno di giochi, perchè vi si appoggiasse.
Mi ha offerto il culo, proteso all'indietro, pulsante.
Ad ogni fiotto di saliva che ho lasciato colare tra le sue natiche, un sussulto di piacere. Un brivido nel suo corpo. La mia mano sinistra che ne afferra con decisione un fianco, la destra che massaggiandole l'ano spalma la saliva per bene: tutto intorno al buco e poi... si... dentro, prima uno, poi due dita, ancora saliva e ancora dita che esplorano, che girano, che aprono, delicatamente ma senza esitazioni, per prepararlo con cura al nuovo ingresso. A quel punto l'ho aperta con il mio cazzo. La cappella che si poggia sul suo sfintere, qualche secondo di attesa, il suo corpo che si protende all'indietro, il fiato trattenuto, lo sguardo di lui che guarda mentre sembra incantato a menarselo ritmicamente, e infine l'affondo, improvviso. Un urlo liberatorio, il suo, e le mie spinte lente ma continue, lunghe, complete, totali, dalla cappella alle palle e ritorno, senza tregua. Ad ogni affondo un urlo soffocato, il cazzo turgido e venoso che si fa spazio, che apre, lui che si china per guardarsi la scena dal basso, senza smettere di masturbarsi.
Una lunga e profonda inculata, a tratti feroce, rumorosa, fatta di palle che sbattono violentemente sulla sua fica, fatta di carne su carne a ritmi incalzanti, a tratti lentissima, il mio cazzo che sprofonda e gode del calore delle sue viscere, assaporandone ogni millimetro come fossero un umido guanto di carne.
Le sue dita si afferravano agli appigli offerti dal masso. Il suo bacino si muoveva per offrirsi meglio al mio cazzo e la mia gamba sinistra si spostava in alto, sul masso, per cambiare posizione e offrire a lei un piacere nuovo, e al marito guardone visuali sempre diverse.

Infine, accorgendomi delle sue ginocchia sempre più affaticate, l'ho accompagnata al suolo, adagiandola a pecora, ho disposto le sue cosce intorno al capo del marito inebetito e ansimante, senza mai uscire dal culo di lei.
Ho continuato ad incularla per diversi minuti, godendo della nuova posizione e offrendo a lui lo spettacolo ravvicinatissimo delle mie palle compresse sulle sue natiche. Quando infine ho capito che la posizione più comoda facilitava il crescendo del piacere di lei, la nostra eccitazione ha raggiungo il climax: " si, si, siiii, vengo, così mi fai venire, si, si!!" lei era uno spettacolo senza pari, la sua voce roca mi implorava di non smettere, il mio sudore grondava sulla sua schiena, si mescolava al suo, ed i nostri liquidi, i nostri umori, finivano a spruzzi disordinati sulla faccia di lui, congestionata in modo inverecondo ed ora anche totalmente bagnata. L'odore di sesso, di carni eccitate, di corpi accaldati, era violento, pervadeva le nostre carni mescolate e non chiedeva permesso. Era lì, tutto intorno, ed era pregnante.
Pulsante il suo piacere quando infilato tre dita nella sua fica tirandola verso di me, affondandole il cazzo più dentro possibile: ha urlato e urlando ha liberato il suo orgasmo, e quest'urlo ha accolto la mia sborra, uno due tre schizzi prolungati, contrazioni violente che l'hanno riempita, senza che potesse far nulla per evitarlo, bloccata com'era tra il mio cazzo e la mia mano, sotto.
Siamo rimasti immobili, con il mio cazzo che lentamente arretrava, per "risucchiare" il mio sperma verso il basso ed accompagnarlo all'uscita.

Quando sono uscito, mi sono alzato e ho pulito la mia cappella sulla sua natica destra, prima di guadagnare la freschezza e il refrigerio con un tuffo nel blu, cinque o sei passi più lontano.

Mentre, in estasi, ancora al suolo, lui aspettava la sua razione di umori e lei, ancora carponi, attendeva di donarglieli, e di riacquistare le forze.

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