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Con Roger a cena fuori … con sorpresa


di angietrav
29.03.2018    |    11.592    |    1 8.9
"Comunque imbiancato da poco e non si presenta malissimo..."
Di Roger ho già raccontato, è un amico che mi fa sentire donna per la sua gentilezza e passionalità. E' anziano, sui 70, però di bell’aspetto, sempre ben rasato, pulito e profumato. Un gentiluomo, pianista e cantante, elegante, sempre con la sigaretta in mano, si vede che ha “savoir faire” con le donne: il fatto di piacergli mi lusinga. Quando viene a casa passiamo ore amandoci, però è impotente e supplisce con la lingua, che usa molto bene, ed a volte con le sue belle mani (fisting). Da tempo mi chiede di uscire con lui una sera a cena fuori.
Io non sono mai uscita a cena fuori in un ristorante (non conto i club privé) per le mie insicurezze: non sono più giovane, fuori dal mio appartamentino sono timida, non mi sento femmina come vorrei, non voglio espormi a rischi, ho paura che mi vedano i vicini di casa. Angie è una parte ancora nascosta del mio essere.
Ma finalmente Roger mi ha convinta, però gli ho raccomandato di portarmi in un ristorante dove non farò incontri compromettenti, vicini o colleghi d’ufficio, cioè non nel centro città o vicino casa mia. Lui dice di non preoccuparmi, “vedrai ti piacerà e ci divertiremo…”, “spero sia un luogo tranquillo e romantico” chiedo io, “non ti preoccupare, ci divertiremo”. Divertiremo? Cosa vuol dire divertirsi in una cenetta tra amanti?
Emozionata ho cominciato a pensare alla serata due settimane prima immaginandomi scenari ed eccitandomi, ho anche comprato abbigliamento adatto per l'uscita. Infatti, ricevendo sempre in casa, ho solo vestitini e lingerie sexy, un po’ da … puttana, ma per uscire in pubblico ho bisogno di vestirmi elegante, come la MILF che mi sento di essere. Usciremo un venerdì sera di fine marzo, fuori ancora è freschino. Già dal pomeriggio comincio a prepararmi, non sono andata in ufficio per l’emozione. E’ la mia prima volta, voglio che Roger si senta bene con me, che mi tratti come la sua Signora ed io mi voglio sentire sicura, attraente, però non troppo provocante. Mi eccita sentire la curiosità della gente, gli occhi addosso, però non i sorrisini sarcastici per una femminilità mal riuscita.
Come sempre, presto molta cura al corpo, rivedo la depilazione, rasatura accurata, lavaggi interni prolungati (clisteri), molta crema dappertutto. Mi trucco con più attenzione del solito, un trucco semplice ma elegante. Curo soprattutto il fondo tinta, che copra bene; gli occhi li voglio grandi, profondi e brillanti, ciglia lunghissime e sopracciglia marcate da un filo nero. Labbra rosso corallo in tinta con le unghie di mani e piedi. Parrucca a caschetto castano chiaro. Al polso sinistro un braccialetto dorato, attorno al collo una collana dorata anch'essa. Infine profumo di tipo orientale come piace a me.
Mi vesto con un corsetto (nero) senza spalline, comprato per l’occasione, che aiuta a definire il giro vita e mantiene su il tubino nero, comprato anch'esso per l’occasione. Mi piace molto, è aderente, evidenzia le mie curve ed il mio culetto palestrato. Il tubino è senza spalline, mi copre il seno, lascia in vista le spalle ed è lungo solo fino a metà coscia. Quando mi muovo tende a salire e la cosa mi eccita: il dover sempre tirarlo giù. Sotto autoreggenti nere velate, tanga elasticizzato di pizzo nero, che copre e contiene bene il cazzetto inutile (il mio clitoride): lo costringo ripiegato indietro, con le palle dentro lo scroto, cosicché non si percepisce. Il tanga dietro entra con un filo in mezzo ai glutei, quindi sembra che sotto il vestito non abbia niente. Sopra al tubino metto un copri spalle (solo top) con maniche di cotone leggero e nero. Ho scelto di indossare scarpe eleganti e facili da camminare, delle décolleté nere, comode, tacco 8 cm. Quando esco mi metterò un soprabito, anch’esso comprato per l’occasione: è un trench leggero beige, di gabardina e corto fino alle ginocchia, lo stringo in vita con la cintola.
Mi immagino una serata tranquilla e romantica, non prevedo fare sesso, se Roger vorrà lo faremo quando torneremo a casa mia. Quindi preparo la borsetta con dentro lo stretto necessario: documenti, rossetto, rimmel, stick di fondo tinta coprente e cipria, profumo; spazzola per i capelli e sigarette. Non porto preservativi e nemmeno il gel lubrificante.
Sono le 9,30 p.m., suona il campanello, Roger è giù in strada che mi aspetta. Scendo, lui è davanti all’auto con la portiera del passeggero aperta, un bel sorriso ed un complimento per la mia eleganza, gentile come sempre: “Che bella sei Angie, andiamo in un bel ristorantino tranquillo fuori città, sono amici e c’è una bella atmosfera stasera, anche piano bar”.
Arriviamo che sono circa le 10. Il ristorantino è proprio appartato ed isolato, alla periferia della città, dove finiscono i capannoni di un'area industriale ed iniziano i campi coltivati. Guardo perplessa, il ristorante è piuttosto modesto, sono un po’ delusa: in che posto mi ha portato, speravo di meritarmi di meglio, penso. È un piccolo edificio, un parallelepipedo di circa 15 m di lunghezza per 10 di larghezza, solo piano terra. Comunque imbiancato da poco e non si presenta malissimo. Per la posizione immagino lavorerà soprattutto di giorno con gli operai delle fabbriche lì vicino, però la sera, così isolato ed in una zona che la notte è decisamente solitaria, mah…. Mi fido di Roger, lo conosco e so che mi rispetta ed ha cura di me: confido che lui, per la sua vita di piano bar e "viveur" conoscerà posti adatti a tutte le necessità.
Con sorpresa vedo che il ristorante è abbastanza pieno, i tavoli sono quasi tutti occupati da coppie (etero) per lo più di mezza età. Entrando, a destra c’è un angolo bar con un paio di tavolini e sedie dove passano il tempo uomini ormai anziani attaccati a sigarette e bicchierini di alcolici, in fondo la porticina di un piccolo bagno, per arrivarci bisogna passare tra il banco ed i tavolinetti. Guardando il bagno, a sinistra, c’è la cucina ed un’altra porta chiusa ("riservato" c’è scritto). A sinistra dell’entrata c’è la sala principale, non grande, con circa 10 tavoli ben apparecchiati, al centro un pianoforte elettrico ed un signore anziano (amico di Roger) che intrattiene cantando canzoni conosciute. Sul dietro, parallela alla lunghezza del ristorante, corre una veranda chiusa in inverno con altri 5 tavoli; la veranda è separata con una vetrata dalla sala principale ed è lì che ci sistemiamo. Tutto sommato è meno peggio di quel sembra alla prima impressione, c’è ambiente. Mi tolgo il soprabito e lo metto sulla spalliera della sedia che, gentilmente, Roger sposta per farmi sedere.
La prendiamo con calma, Roger conosce Marco il proprietario, mi presenta, fuma e beve allegramente. Presentandomi guardo il proprietario, un tipaccio un po’ trasandato con un pancione e barba incolta. Marco è anziano come Roger, ma molto meno elegante e con un non so che da furbetto, mi guarda negli occhi insistentemente mentre mi dà la mano con fare lascivo, emozionata (ed eccitata) contraccambio lo sguardo. Sembra che già mi conosce, senz'altro Roger gli avrà parlato di me.
Vado al bagno, mi emoziona anche questo, prendo la mia borsetta, mi alzo lentamente, tiro giù il tubino che era salito, e cammino eretta passando tra i tavoli, davanti al pianista -guardandomi fa l’occhiolino (gli sorrido beata)-, passo davanti al bar con Marco ed i due omacci seduti ai tavolini che mi fanno i raggi X (mmm…). Entro nel bagnetto, la porta non si può chiudere, non c’è chiave ed è proprio piccolo, circa 1,5m x 1,5, però pulito. C’è un lavandino con specchio ed il water. Mi guardo, tutto in ordine, siedo e faccio pipì. Ripongo con attenzione il clitoride diventato piccolo, piccolo. Esco e, più sicura di prima, torno a passare attraverso la sala, percepisco gli occhi dei presenti che mi scrutano e cercano di capire. Al tavolo con Roger parliamo guardandoci intorno, fumiamo e beviamo. Mangio poco, per l'emozione e perché mi piace sentirmi leggera. Incrocio gli sguardi dei presenti, sembra che nessuno mi presta più attenzione del dovuto. Mi piace, sedendo, sentire il clitoride schiacciato sotto di me, è come se non lo avessi; accavallandole mostro le mie belle gambe con le calze che lasciano intravedere la pelle sotto la gonna. Roger ogni tanto si alza, parla col pianista e poi va al bar a parlare col proprietario, li vedo che fumano ed ogni tanto mi guardano, cosa si diranno?
Sono ormai le 11 passate, tutti hanno finito di mangiare, qualcuno balla, ma la maggior parte se ne sono andati, restano solo un paio di coppie: anche io vorrei andarmene. Però, alle 11,30 circa, arrivano altre coppie, o meglio sono tre uomini sui 50 anni, corpulenti e vestiti in modo poco elegante, direi da pappone, non sembrano italiani; e quattro donne, forse slave o comunque dell’Europa dell’est. Le donne sono sui 40, un po’ sovrappeso e fasciate in vestiti elasticizzati e corti dai colori vivaci, piattaforme da 12 cm, senza calze, trucco marcato e capelli lunghi. Insomma mi sembrano delle puttane. Sarà questo il divertimento di cui mi parlava Roger? Comincio a preoccuparmi. Lui resta sempre più spesso al bar con Marco. Quest’ultimo saluta a voce alta i nuovi arrivati, la visita sembra programmata e comunque sono molto ben venuti. Mi chiamano, vado al bar e Marco fa le presentazioni: sono preoccupata, non vorrei essere associata a dei protettori con le loro puttane. Prendo sotto braccio Roger cercando protezione, mi presenta: “ecco, questa è la mia amica Angie”, come se avesse già parlato di me, mi sento avvampare per l’emozione. I nuovi arrivati mi guardano, mi scrutano, sghignazzano: “aha, Angie, piacere” dicono i maschi, le loro mani stringono forte la mia, abbasso gli occhi intimidita. Le ragazze mi danno un bacetto sulla guancia, ed una dice: “oho, O’ femminiello!” I nuovi arrivati siedono vocianti ad un tavolo nella sala principale bevendo e fumando. Mi invitano, rifiuto gentilmente e mi siedo ad un altro tavolo vicino al pianista. E ora cosa succederà? Roger si è messo al piano, mi lascia sempre più spesso sola ed io fumo e cerco di non incrociare lo sguardo con i nuovi arrivati. Guardo Roger, anche lui mi guarda e fa l’occhiolino. Le slave cominciano a ballare, sono chiassose e di casa, sembra. Uno degli uomini viene al tavolo e mi invita a ballare un lento. Guardo Roger, mi sorride compiaciuto mostrando il suo accordo, accetto emozionata. Il maschio mi guarda fisso e subito si diverte a mettermi in difficoltà: “si vede che sei una checca travestita e ti piacciono i maschi, sei venuta per questo, vero?”; non rispondo, cerco di non fargli caso e di contenere la sua irruenza, tremo per l’emozione, però mi dice anche che, tutto sommato, sono “passabile”. Mi stringe forte, sa di fumo, sudore ed alcol, “lo senti il pacco”, lo guardo negli occhi e con fare di sfida dico “beh sì”; “Bene” dice lui “dopo mezzanotte andiamo in un club qua vicino, le ragazze lavorano lì, vuoi venire anche te?” La tentazione è grande, sarebbe per me come abbandonare le aspirazioni da Signora di Roger e cedere alla tentazione di essere la puttana che forse anche Roger vorrebbe che fossi (mi son venuti dei dubbi): “non so, devo parlare con Roger”. Terminiamo di ballare e mi avvicino al mio “fidanzato”, gli chiedo cosa ne pensa, mi dice che è meglio di no, “non è un posto per te”, “va bene caro, glielo dici te che non possiamo andare, quel tipo lì mi fa paura”, “chi Andrei? Lo conosco, è il più giovane dei tre rumeni, poco raccomandabile, si fa mantenere dalle sue donne, può essere violento, spesso è fatto di cocaina. Però, finché siamo qui non ci sono problemi, capito?”; “capito caro”, gli dò un bacetto in bocca guardando di sott’occhi i presenti per vedere che effetto fa.
“Vado un momento al bagno” dico a Roger, mi guarda e guarda il gruppo, c’è uno scambio di sguardi complici, non capisco. La situazione mi eccita, mi sento al centro delle attenzioni. Prendo la borsetta, cammino lentamente, con portamento il più sexy che posso, attraverso la sala, passo davanti alla banco del bar, entro nel bagnetto, accosto la porta che non si può chiudere. Mi guardo allo specchio, controllo il trucco, tiro su il tubino e giù le mutandine, siedo sulla tazza per fare pipì; al ché si apre la porta, “occupato!”, incurante entra una delle ragazze, forse la più giovane e più chiassosa: "Ciao, piacere Marga, posso accompagnarti?”, non ho il tempo di dire né sì né no. Non dice altro, si tira su la gonna, è senza mutandine, e mi si mette davanti intimando:“leccami!”. Io stasera non avevo previsto di fare sesso, “scusami però no, non mi interessa”. Lei si innervosisce. “Come no?! adesso ti mando il mio maschio che ti sistema lui”, “no grazie, qui non mi piace far niente, non mi sento tranquilla, con tutta la gente fuori che ascolta e poi in questo spazio stretto”, “e cosa vorresti principessina, ciao bella, auguri!”. Tira giù la gonna e se ne va arrogante e spavalda. Rimango seduta cercando finalmente di fare pipì, ma ecco che di nuovo la porta si apre violentemente, è il maschio con cui ballavo, Andrei. L’energumeno, visibilmente nervoso mi urla, “adesso vediamo chi comanda e se impari le lezioni” e mi mette il cazzo in bocca: non voglio, cerco di liberarmi, partita persa, è molto più forte di me e nello spazio stretto non posso muovermi, mi affoga col suo cazzo, mi tiene la testa mentre pompa incurante dei miei conati. “Non venirmi in bocca per favore”, “No? Allora te lo metto nel culo”, “no per favore!”, mi riprende la testa, la tiene a forza venendomi copioso in bocca e costringendomi a deglutire tutto, ma siccome quasi non riesco a respirare, mi va di traverso e comincio a tossire, lacrimando e rovinandomi il trucco. “Allora, capito chi comanda? Capito che sei una puttana, o meglio un culattone, e che ti scopo quando e dove voglio!?”, “sì capisco”, dico per calmarlo. Se ne va. Resto sola e disperata, quel bruto mi ha scomposto la parrucca e devo rassettare il trucco. Fuori dal bagno immagino che tutti i presenti avranno sentito lo scandalo che ha fatto Andrei, saranno curiosi di vedermi quando esco. Sistemo il trucco meglio che posso con le mani tremanti. Esco, fuori ci sono Marco e Roger che mi viene incontro, “dov'eri sparita, è successo qualcosa 'ché ti vedo tremante?”, non gli credo, sapeva benissimo cosa mi stava succedendo nel bagno e lui ed il suo amico erano lì che si divertivano. “No, non ti preoccupare“, dico abbassando lo sguardo. Lui mi abbraccia. “Come non mi preoccupo? Guarda lì come tremi, dimmi“, e mi guarda dritto negli occhi. Al che gli racconto e sembra che Roger si eccita. “Scusami, non dovevo portarti qui, conosco questa gente, sono così, non riescono ad essere normali, però sei o non sei la mia puttanella?" e mi bacia, “si sono la tua puttanella, ma solo per te”.
Mi sorprende Roger, lo conosco abbastanza, però non del tutto evidentemente, “comunque se ti fanno delle avance cerca di essere gentile, stasera sei la mia donna, però mi piacerebbe vederti mentre ti tentano e li fai contenti”. Oh! Mi sorprendo: “Cioè? vorresti farmi scopare da quelli lì e godere a vedere, mi consideri davvero una puttana!“, “non esagerare, stai tranquilla, ti conosco e so che ti piacerà, mi interessa solo guardare, mi eccita” –adesso sto conoscendo meglio Roger-. “Quando te lo dirò andrai in quel magazzino di fianco alla cucina, io ti guarderò dalla finestrella”. Detta così la situazione mi eccita, però resto impaurita al doverlo fare con questi papponi e puttane. Comunque tranquillizzata, ed a braccetto del mio uomo, torniamo nella sala dove c’è il piano bar.
Roger suona e mi guarda mentre ballo invitata dal gruppo di rumeni. Ballo intimidita, senza rilassarmi, controllandomi, non so cosa aspettarmi. Le donne ballano e cantano sguaiate, i maschi ballicchiano, fumano e danno sculaccioni alle femmine che gli si strusciano addosso con i loro culoni. Io solo guardo con un sorrisino di circostanza sulle labbra. Ad un certo punto Marga, quella che avevo rifiutato nel bagno, mi si avvicina di dietro, mi abbraccia ballando e comincia a scendere con le mani verso il basso, cerca il mio cazzetto che però è ben nascosto: "mmm che femminiello sei”, “sono Angie, grazie”. Marga mi gira e continuiamo a ballare, mi bacia sulla bocca, prima slinguandomi e poi cerca di baciarmi forte, la interrompo perché mi disfa tutto il rossetto, “non adesso” le sussurro, “non qui”. Guardo Roger, mi fa cenno che posso andare. Sempre più eccitata e frastornata non so dir di no e mi incammino al magazzino dando un’occhiata a Marga, prima però prendo la borsetta e mi tolgo il top, restando solo col tubino.
Entro nel magazzino, sono sola, penombra, una debole luce di una lampadina pende dal soffitto. Cassette di acqua, vino ed altri prodotti accatastati ai lati. Al centro un divanetto (piccolo, a due sedute) in simil pelle marrone scuro, è pulito e sembra sia stato messo lì al proposito, c’è anche un rotolo di carta. Il divanetto è disposto di fronte alla finestra della cucina. Evidentemente questo magazzino è un’aggiunta posteriore all’edificio ed è rimasta la finestra della cucina. Mi siedo sul divanetto tremante per l’eccitazione, le gambe ben unite, spalle erette e culo in fuori più che posso, mi piace sentire il filo del tanga sulla mia figa-anale e le natiche que si muovono schiacciando il cazzetto-clitoride.
La cucina è già chiusa, di là è buio, quindi se qualcuno mi sta osservando non lo vedo, ma lui sì che può vedermi e confido che Roger sia lì, immagino col suo amico Marco.
Entra Marga, “allora, c'hai ripensato? che credi, anche tu sei una puttana e ti piace il cazzo, anche se vuoi fare la signora”. Marga è dominante, autoritaria e molto diretta, mi intimidisce, però dice delle verità e mi eccita. Io, al contrario, sono tendenzialmente docile e remissiva. Si avvicina decisa, mi fa alzare e mi bacia con forza lungamente, poi mi spinge giù in ginocchio: ” leccami”. La sua figa è totalmente depilata. Lecco meglio che posso, le chiedo di sdraiarsi sul divano, si sdraia ed apre le gambe, ho davanti a me una spettacolare figa, umida con due grandi labbra gonfie ed un bel clitoride già duro. Lecco e succhio, “scopami, vieni!” mi ordina. Timida dico di no, quando sono Angie mi sento femmina e sono passivissima. Questa sera poi, non sono a casa mia e voglio essere donna fino in fondo. “Vedo che insisti nel voler fare di testa tua: chiamo Andrei”, messaggia sul telefonino, “e vediamo cosa ne pensa lui, visto che continui a non collaborare”.
Subito ecco che entra Andrei e dice “allora stronzetta, vedo che ancora non hai capito, se Marga ti chiede una cosa la devi fare!” e me lo dice prendendomi il viso nella stretta della sua grossa mano ed alitandomi sigarette ed alcol in bocca. Quindi mi bacia con foga, quasi si mangia le mie labbra. Resto senza fiato, tremante ed intimidita, guardo la finestrina della cucina sperando che Roger sia lì, pronto eventualmente a proteggermi. Poi Andrei mi fa alzare, “Marga, levagli le mutande e sdraiala sul divano”, al ché lui mi dà un violento sculaccione , “ahiiii!!!” “Marga fagli un pompino al culattone che si crede signora”, dice irridendomi. La giovane obbedisce, mi tira su il vestito, toglie il tanga e libera il mio cazzetto: prende con il pollice e l’indice della mano destra alla base del cazzo e dei coglioni e li tira forte facendomi male, poi succhia avida e veloce. Quando sono Angie, non voglio mai che mi tocchino il clitoride ed ancor meno che me lo succhino, mi sento donna: so già che per l'eccitazione verrò subito. Ma non c’è tempo, mi fanno sdraiare sul divano col culo sul bracciolo. Marga mi sta succhiando con foga e senza troppi preliminari, esegue gli ordini. Andrei mi prende per le gambe, le apre a V mettendosele sulle spalle, mi tira a se, sputa sulla figa-anale e me lo sbatte dentro deciso, “Ah!” Dolore e piacere al tempo stesso: la mia figa non è lubrificata come d’abitudine. Ma mostro solo il dolore, non voglio dargli soddisfazione a questo energumeno che mi sta violentando. Non posso negarlo, mi piace essere presa così con forza. “Per favore lubrifica tesoro”, “Marco passami l’olio” urla Andrei “che questo culattone ce l’ha stretto”, “Angie, per favore!", dico io. “Sì ... Angie”, ride Andrei. Si apre la finestrina e vedo due sagome: Roger e Marco, immagino. Andrei mi lubrifica inserendo le sue grosse dita dentro la figa-anale. “Per favore attento a non sporcarmi il vestito e non venirmi dentro”, dico con voce timida e tremante. Subito Andrei lo risbatte dentro con violenza, “stai zitta adesso”, mi scopa duro, ricordandomi che sarò la sua puttana come le altre, lo guardo dritto negli occhi eccitata. Marga non si è fermata e sto venendo, non so come la prenderà Andrei. Marga non si beve il mio sperma e mi fa schizzare sulla pancia continuando a mungermi incurante dei miei fremiti. Andrei continua a sbattermi, ” finocchio che non sei altro, sei già venuto!”, e mi scopa ancora più duro: mi piace, gemo con gli occhi socchiusi pensando a Roger che mi guarda. Marga intanto mi bacia in bocca succhiandomi la lingua e mi inonda della sua saliva. Cerco di riacquistare lucidità, “Andrei non mi venire dentro, per favore!”, “certo, tieni!” e caccia sborrandomi dentro: mmm, mi piace sentire il caldo dello sperma. Andrei capisce e, a voce alta, affinché sentano anche di là dalla finestra, dice “gli è piaciuto alla zoccola, adesso sarebbe pronta per battere". Il rumeno, sazio, se ne va, Marga si trattiene un attimo continuando a baciarmi con complicità, “muoviti Marga, è già mezzanotte passata e dobbiamo andare al club”, dice Andrei.
Resto sola nella stanza, mi pulisco con la carta, mi rivesto, dò un’occhiata alla finestra buia, avrò fatto contento Roger? Corro in bagno e mi rassetto come posso. Esco e Roger è lì davanti che aspetta col suo amichetto, hanno due sorrisoni stampati sul viso, “brava la mia Angie, mi sei proprio piaciuta, vieni andiamo a casa che mi hai fatto venire voglia”. Salutiamo e ce ne andiamo.
Sono ancora frastornata, mi sento femmina come non mai, “ti son piaciuta davvero? Vorresti farmi davvero fare la puttana per quei rumeni?”, “certo che no, per loro no tesoro, solo per me, ogni tanto vederti sbattere come una puttana mi eccita”, “come vuoi tu tesoro” e lo carezzo tra le gambe. Abbiamo così terminato la serata a casa mia, dove Roger mi ha riempita di baci e slinguata dappertutto. Era quasi l’alba quando se n’è andato.

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