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Il Passaggio (capitoli 1 e 2)


di Federossetta
05.11.2018    |    8.520    |    1 9.0
"I suoi occhi esprimevano desiderio e nient'altro..."
Romanzo 2 - Il Passaggio

Trama: Il racconto segue a "Lo Scambio pubblicato a capitoli in precedenza. Ha come filo conduttore alcune delle relazioni trascritte nel precedente romanzo. Il giovane Federico, il protagonista, trascorrerà un po' di tempo delle sue vacanze estive con esperienze interessanti con il suo amico Edoardo e altri ragazzi, per poi fare un incontro che darà il via al famoso "passaggio".
Buona lettura!

Capitolo 1: Autogrill
Erano passati due anni ormai da quando io ed Edoardo avevamo fatto per la prima volta l'amore. Un momento fantastico che di certo non avrei mai dimenticato. Per l'intero mese successivo ci incontrammo costantemente, al parco oppure a casa di ciascuno, per fare delle scappatelle. Il nostro amore era diventato indissolubile e sembrava che niente potesse separarci. Almeno prima dell'inizio delle vacanze estive.
Infatti, terminata scuola, tutti quelli che conoscevo cominciarono a lasciare il nostro piccolo paese per trasferirsi temporaneamente, chi settimane o chi ancora per tutta l'estate. I villaggi turistici erano le mete più gettonate ed anche Edoardo non riuscì a rinunciare al divertimento di quei posti. Ovviamente insistetti per andare con lui, ma i miei genitori mi permisero di "disturbare" lui e la sua famiglia solo per la prima settimana, infatti anche se ero maggiorenne avevano insistito fortemente in quanto quella famiglia non andava loro a genio. Tutte le richieste che feci non andarono a buon fine, quindi decisi di accontentarmi comunque, in una settimana poteva accadere di tutto. Inoltre quella settimana sarebbe stata importante per me in quanto vi ricadeva il giorno del mio 20esimo compleanno.
Partimmo alle prime luci del giorno a metà circa del mese di giugno. Eravamo solo io ed Edoardo, lui guidava. I genitori e i due fratelli di lui erano già al villaggio ad aspettarci, pronti per accoglierci.
A separarci un romantico viaggio di tre orette. Viaggiavamo già da mezz'ora, la musica a pompa e cantavamo a squarciagola le nostre canzoni preferite.
Al termine di una piuttosto esaustiva, interrompemmo la nostra risata alla vista di un cartello sull'autostrada che indicava 5 ore di traffico.
"Nooooooo. Adesso cosa facciamo?"
"Prendiamo a calci in culo le macchine davanti" risi io.
"Ahah magari potessimo" si girò verso di me e i nostri sguardi si incontrarono. I suoi occhi esprimevano desiderio e nient'altro. I suoi capelli scuri gli erano cresciuti ed erano diventati mossi. Un ciuffo gli ricadeva ribelle sul volto. Era bellissimo.
Dalla maglietta estiva sbottonata, si intravedeva un capezzolo. Era duro e roseo. Non controllandomi, lo travolsi con la mia irruenta passione baciandolo prima sul collo e poi arrivando alla bocca. Le mie labbra si adagiarono sulle sue più umide e la sua lingua le oltrepassò per incontrare la mia. Fu un momento fugace perché subito dopo la fila di macchine si spostò di qualche metro ed Edoardo dovette fare lo stesso, lasciando il bacio a metà.
"Mi hai fatto venire una voglia maledetta di te, puttanella." Mi chiamava così da quando avevo avuto lo scambio di corpo con l'attraente Denise Melanie e ne avevo passate di tutti i colori. Da quegli episodi in poi la mia virilità era certamente venuta a meno. Tant'è che la mia abitudine di comandare e possedere durante i rapporti sessuali si era affievolita molto. Ora ero io il passivo.
Non potendo lasciare la guida, Edoardo continuò per un po' fino a raggiungere un'auto grill. All'esterno non aveva un aspetto magnifico, ma molti vi si erano fermati per spezzare la monotonia del traffico.
Scendemmo mano nella mano. Oramai non avevamo alcuna vergogna a farci vedere insieme in giro. Forse solo con i nostri rispettivi genitori continuavamo a nascondere il segreto. Degli insulti provenirono da un gruppo di ragazzini sulle panchine, ma non ci facemmo caso. Una volta in auto grill ordinammo e ci sedemmo al tavolo. Cominciammo a parlare del più e del meno. Quando arrivò la colazione la divorammo con avidità. Edoardo tenne un croissant da parte.
"A cosa ti serve?" Chiesi, pensando lo avesse tenuto per il viaggio. Lui sorrise. "Adesso vedi. Vieni in bagno con me?"
Ci alzammo ed entrammo nella toilette. Ci dirigemmo dai vespasiani ed estraemmo entrambi i nostri membri. Mentre pisciavo diedi un'occhiata. Non stava facendo niente, si limitava a guardare il mio cazzo, il suo riposto nei boxer.
"Cosa c'è?"
"Sbaglio o non ti ricrescono più i peli?" Io mi coprii rosso dalla vergogna. "Hey, guarda che non è una cosa di cui vergognarsi." Mi disse. "Stai prendendo qualcosa per il cambio di sesso?"
Mi trovai a confessare quello che in realtà andava avanti da alcuni anni.
"In realtà, sto provando ad essere diverso. Hai presente quello psicologo che sto seguendo su tuo consiglio? Ecco mi ha consigliato la plastica ma in verità non so ancora bene le mie intenzioni."
Lui annuì pensieroso. "Devo dirti che a me piaci così come sei, ma senza dubbio non sarò io a interpormi alla tua decisione. Di sicuro lo scambio di corpo con Denise Melanie ha contributo a cambiare qualcosa in te. Ora sei diverso, e in qualche senso mi piaci di più." Stupefatto assimilai quello che aveva appena detto. Mi sarei aspettato qualsiasi altra reazione meno che quella.
Nel frattempo, senza accorgermene avevo sistemato il mio membro splendidamente depilato nei miei slip e avevo preso normalmente a lavarmi le mani.
"Cosa fai?" Mi chiese ridendo Edoardo "Non abbiamo finito noi due"
Nella toilette pubblica c'erano ancora alcune persone, per cui lui uscì trascinandomi con lui.
"Cosa hai intenzione di fare?" Domandai dubbioso.
"Lo vedi quella porta laggiù? È di un bagno riservato al personale. Prima ho visto che aveva la chiave nella toppa."
Infatti così fu. Edoardo la sfilò e aprì la porta delicatamente. Dentro non c'era nessuno. "Aspettami qui" e ritornò nei bagni pubblici. Poco dopo si materializzò assieme ad un cartello con scritto "Guasto" a lettere cubitali. "Con questo voglio proprio vedere chi ci disturberà."
Chiudemmo a chiave la porta del bagno privato. Dentro c'erano ancora due toilette. Su quella in cui entrammo Edo attaccò il finto avvertimento. Dopodiché, sicuri come non mai, ci fissammo negli occhi. Senza proferire una parola, molto lentamente Edoardo si abbracciò a me inspirando e inalando il mio odore misto a quello del luogo in cui ci trovavamo. Io di risposta lo toccai e lo baciai delicatamente sul collo.
Poi mi sussurrò una cosa: "Visto che vuoi cambiare sesso, dovresti fare un po' di pratica, te la senti?"
"Sì!!" Esclamai pieno di piacere. Mi protesi verso il suo cazzo turgido e bagnato di piscio e iniziai a leccarlo e succhiarlo meglio che potevo. Prima che potesse venire un rumore ci interruppe. Sentimmo il girare di una chiave nella toppa e subito dopo una porta chiudersi nella toilette vicino alla nostra. Per niente preoccupato, il mio partner, estrasse dal borsellino il croissant ancora avvolto da un pezzo di carta. "Questo è un regalo per te, spero che sia gustoso" senza che me lo aspettassi, ci piantò il cazzo dentro. Della panna strabordò e per non farla colare Edoardo mi spinse la testa di forza contro il croissant ripieno. Mangiai tutta la pasta sfoglia, dal gusto dolce e misto a quello del mio cibo preferito, il suo sperma. Ma non aveva finito lì. Nonostante fosse già venuto. Si sedette sulla tavolozza e prese lo scopino. Mi intimò di appoggiarmi al muro che sarebbe stato doloroso. Infatti quando il manico dell'oggetto mi dilatò l'ano gemetti abbastanza forte da essere sentito dal signore che si stava ora lavando le mani e che scappò via. Allora Edoardo si fermò destando un senso di delusione in me. "È meglio se andiamo, probabilmente quel tizio chiamerà qualcuno per colpa tua." Ancora più depresso mi trovai a confermare che il suo ragionamento era vero e col culo sfondato ritornai in macchina assieme a lui.

Capitolo 2: Incontro
Quando finalmente intravedemmo il mare, era l'ora di pranzare. In circa mezz'ora fummo all'entrata del villaggio turistico "Cielito lindo" dove soggiornava la famiglia di Edoardo. Scesi tutti e due dalla macchina, ad accoglierci venne Gloria, la madre. Mi salutò e fece da intermediaria per presentarmi il resto della famiglia radunata davanti al bungalow.
Giacomo era il fratello più vecchio. Aveva 25 anni e lavorava da parecchio nell'officina del padre. Pietro, invece aveva 16 anni ed era il più piccolo della famiglia. Mancavano in quella vacanza, il padre e la sorella trentenne che li avrebbero raggiunti non appena si fossero liberati dal lavoro.
Gloria mi fece un sopralluogo dell'abitacolo. Non era grande di dimensioni ma piccolo e intimo. Vi erano tre camere da letto (una per lei e il primogenito che si era spostato per fare spazio a me, una per Edoardo e il sottoscritto, e l'altra per Pietro e i suoi 2 amici di scuola). Infine vi era una stanza con i fornelli e una con il bagno, comprendente anche la doccia.
Ovviamente per non dare troppo lavoro alla madre avevamo già detto che saremmo stati poco in casa giusto per dormire e consumare qualche pasto.
Per il resto avevamo deciso di arrangiarci. Siccome Edoardo era stanco per il viaggio si scusò e si assopì nel suo letto. Allora per non essere di intralcio, io feci un giro del villaggio. Passando lungo le stradine, mi accorsi che l'età media era la mia, infatti i bambini erano pochi e c'erano molte attrazioni per quelli della mia età. Senza pensarci mi trovai alla spiaggia, la sabbia che mi entrava nelle scarpe da ginnastica.
Lentamente come se fossi incantato, mi incamminai verso il mare. Attorno per me non c'era più nessuno: solo io e quella rara bellezza che rifletteva la luce morente del giorno. All'improvviso però la magia svanì, interrotta da un urlo indispettito. "Che cazzo, guarda cosa hai fatto!" Un signore in giacca e cravatta si era alzato vicino a me ed era alquanto arrabbiato. Mi accorsi solo in quel momento che la spiaggia era ancora abbastanza affollata sebbene si avvicinava la sera. Vicino all'uomo c'erano una seggiola e un tavolino, sul quale era appoggiato un computer. Il vento aveva sospinto della sabbia da me alzata su quest'ultimo che adesso era andato in tilt.
"Cazzo, cazzo. Spero di non aver perso tutti i lavori. Ho una riunione importante tra 3 giorni e questo ~scosse vigorosamente il computer~ è di vitale importanza che ci sia per quel giorno."
Io finora avevo ascoltato in silenzio, testa china senza avere idea di come contrastarlo. "Mi dispiace tantissimo, mi scusi... Non ho dato la giusta attenzione a chi mi stava intorno..." "E si vede!" Urlò lui. Ripresi: "Lasci che la aiuti a togliere la sabbia" alzai lo sguardo e rimasi di sasso. Non riuscivo a credere con chi mi ero imbattuto. Era Andrea, l'amico di Denise, con il quale avevo avuto un rapporto strap-on nel corpo della ragazza sua amica. Motivo per cui non poteva avermi riconosciuto, essendo io ritornato me stesso.
Lo squadrai meglio. Era cambiato rispetto ad un paio di anni fa. Più piazzato, più sicuro di sé e soprattutto più autorevole. Mi ricordai che in effetti era figlio di un magnate importante.
"Mi scusi..." Sollevai il computer e iniziai a lucidarlo con la camicia.
"Ma va. Lascia stare" mi fermò lui, con una calma ritrovata "Lo consegno al mio staff vedo cosa possono fare."
"Mi lasci almeno offrirle da bere" insistetti io, sollevato dal fatto che il PC non era più problema mio.
Lui sospirò e sorridendo rispose "Va bene, ma dammi del tu per favore avrò si e no cinque anni più di te." Esatti. Pensai io, ma non glielo dissi.
Al bar della spiaggia ci presentammo, anche se a me non servì, ma almeno così cominciai a chiamarlo per nome, ovvero Andrea.
"E quindi ti occupi di una parte della società di tuo padre." Chiesi dopo una lunga spiegazione della sua vita.
"Si esatto. Devo dire che la cosa mi diverte. Mi sento a mio agio tra il lusso e la bella vita."
Si stava facendo tardi. Non sapevo cosa fare, Andrea era attraente e non volevo perderlo di nuovo. Fu lui a rompere gli indugi "Senti, se ti va possiamo incontrarci di nuovo domani, sera però. Ti porto con la macchina in un pub carino che conosco."
"Sì grazie. Sarebbe perfetto, non penso che in un’oretta mi hai già completamente perdonato."
Lui rise, alzandosi dalla sedia. “Fossi in te mi guarderei le spalle più spesso adesso che sei in debito.”
Dovendo entrambi andarcene ci salutammo dandoci appuntamento all'indomani.
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